di Giuseppe Antonelli, 1827
BATAVI, popoli che si crede facessero parte anticamente della nazione dei Catti, aventi allora il nome di Batti o Battes. Dopo una guerra civile, essendosi gettati sopra terre quasi coperte, o almeno tutte cinte dalle acque che si trovavano fra l'imbocc. del Reno, del Vahal e della Mosa, essi aggiunsero al loro originario nome la sillaba aw, significante acqua o palude, porgendo con ciò un'idea della loro nuova situazione. Questo paese era stato poscia per qualche tempo abbandonato da suoi primi signori, che si erano associati alle scorrerie dei Cimbri e dei Teutoni; e da suoi nuovi padroni, prese il nome di Insula Batavorum. – Gli autori variano sulla prima origine dei batavi. E certo però che 54 anni prima dell'era mostra, essi formavano già un popolo possente, allorché Cesare avanzossi fino a questa estremità della Gallia. Si estesero ancora di qua della loro isola, fra il Vahalis al Nord, e la Mosa al Sud. Le antiche cronache chiamano Batos, il capo di questo stabilimento. Quantunque Tacito non nomini che una sola città, parlando dei batavi, si può presumere che ne avessero molte. Forse l'Oppidum Batavorum, di cui parla, era la piazza più importante, come poscia lo divenne Neomagum o Noviomagus. I batavi erano potenti, ed i romani molto estimavano la loro cavalleria, specialmente pel modo con cui addestravano i loro cavalli, che passavano a nuoto i fiumi senza rompere le loro fila, manovra che molte volte decise della vittoria. – Furono le coorti batave quelle che caricarono le prime alla battaglia di Farsalia. Gli imperatori ebbero tanta confidenza nella fedeltà dei batavi, che furono ammessi nella coorte pretoriana, destinata a custodire le loro persone. La riunione dei fiumi che si riscontravano nel loro paese, e la facilità che avevano i romani di servirsene per rimontare nella Germania, fatta avevano della loro isola la riunione ordinaria degli eserciti romani che si avanzavano nelle Gallie. I batavi furono per molto tempo amici dei romani. Sotto i regni di Augusto, di Tiberio, di Caligola, di Nerone e di Claudio, rimasero costantemente attaccati al servizio degl'imperatori. Ma allorché Vitellio e Vespasiano si disputavano l'impero, alcune nazioni germaniche avendo tentato di ricuperare la loro libertà, anche i batavi ne seguirono l'esempio. Uno dei primi individui della loro nazione, chiamato Claudio Cirilide [Claudio Civile, Gaius Iulius Civilis], dopo aver dimorato per lungo tempo a Roma, dichiarossi apertamente contro Vitellio, battè nel primo combattimento i romani, e fece in seguito portare alla testa delle sue truppe le aquile romane tolte in questa prima battaglia. Il suo esercito fu ben presto rafforzato dai corpi dei batavi al servizio dell'imperatore, ed ebbe per qualche tempo felici successi; ma dopo l'arrivo di Cerealide [Quintus Petilius Cerialis o Cerealis], generale romano, egli combattè con assai meno vantaggio, anzi, facendo ripassare alle sue truppe uno dei rami del Reno, ritirossi nell'isola; ruppe la diga che Druso aveva fatta costruire, e diede con ciò origine ad un nuovo braccio del fiume, quello ch'è oggi chiamato il Leck, che si getta nella Mosa verso la sua imboccatura. La guerra poi terminò con un trattato onorifico pei batavi. Questo popolo, rientrato nel l'amicizia dei romani, servì con zelo i loro imperatori. Furono veduti sotto Adriano passare a nuoto il Danubio nella Pannonia, e cagionare con questo tratto coraggioso tanto spavento ai nemici, che più non osarono di combattere. Da questo istante, i batavi racquistarono il dritto di rientrare nelle coorti pretoriane. Qualche tempo dopo, essi acquistarono maggiori diritti alla stima di Settimio Severo, disarmando gli assassini di Pertinace, suo predecessore. Da quel tempo si formarono in Germania diverse leghe contro i romani, aumentandosi l'audacia dei nemici per la conosciuta debolezza degl'imperatori. I batavi però rimasero lungamente fedeli ai romani. Il loro paese fu esposto in progresso alle invasioni di taluno dei popoli barbari che da ogni parte si gettavano sulle terre dell'impero. I franchi, i borgognoni ed i visigoti, essendosi stabiliti nelle Gallie, non si fece più menzione dei batavi come facenti un popolo separato, e il loro nome dappoi più non ritrovossi che sulle aquile della coorti, che servivano negli eserciti romani, e che stavano di guarnigione nelle Gallie, in Italia, e fino in Oriente. I romani accordarono ai vecchi soldati di questa nazione delle terre nelle Gallie, nella Rezia e sul Danubio. Finalmente essa si rifuse in parte in quella dei franchi, ed in parte conservossi nel paese chiamato Betuwe. Gli olandesi moderni furono i primi discendenti dagli ultimi batavi antichi.
BATAVI (ISOLA ), Batavorum insula, is. nella quale abitavano principalmente i batavi, formata dal Vahalis al S., e da un ramo del Reno al N., che, unitamente al Vahalis, si congiungevano poscia con la Mosa. Qualche storico asserisce che i suoi primi abit. vi fossero trasportati dai cimbri e dai teutoni, allorchè questi si gettarono sulle terre dei romani. Sembra dunque che questa is. fosse libera, quando i batavi, che, secondo Tacito, facevano parte della nazione dei catti, scacciati da quest'ultimi, vennero a stabilirvisi. Cesare ve li trovò, 54 anni dopo, che già formavano una pop. possente, estendendosi anche oltre l'isola.
BATAVI (CITTA'), Batavorum oppidum o BATENBURG, città ch' esser potrebbe la stessa indicata da Tolomeo col nome di Batavodurum, diversa da quella di Tacito.