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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Thursday, January 31, 2019

Archive ouverte HAL - Libri coloniarum

Archive ouverte HAL - Libri coloniarum

Una massa di colonie romane, di tutto di più. Fondamentale per tutti coloro che desiderano farsi un'idea di cosa significava, per i Romani, "colonizzare",

Wednesday, January 30, 2019

San Giovanni

"La nomina di San Giovanni a protettore della città sabauda ha origini antichissime. In alcuni documenti storici risalenti al 602 viene già menzionata l’elezione a patrono di San Giovanni. In quell’anno il duca di Torino, Aginulfo, fece erigere una chiesa in onore del santo. La tradizione dei due giorni di festeggiamenti in occasione della festa del patrono risalgono al Medioevo. In epoca medievale tutta la popolazione, sia cittadini torinesi che abitanti nelle zone limitrofe, era coinvolta nei festeggiamenti. Le celebrazioni per la festa si articolavano in danze, canti, banchetti e appuntamenti religiosi."

Tuesday, January 29, 2019

Susanna Egri

All'Umberto I di Torino le bambine facevano scuola di Danza Classica e i bambini Scuola di Scherma. La nostra scuola di Danza era quella di Susanna Egri.

Susanna Egri: «Vi racconto mio padre, del Grande Torino e di quando portai la danza in tv»

Monday, January 28, 2019

Imbolc, February 1-2

Imbolc/Candlemas February 1-2
http://www.goddessandgreenman.co.uk/imbolc-candlemas
"Imbolc, in the Celtic seasonal calendar marks the beginning of the lambing season and signals the beginning of Spring and the stirrings of new life. It is Feile Brighde, the 'quickening of the year'. The original word Imbolg means 'in the belly'. All is pregnant and expectant - and only just visible if at all, like the gentle curve of a 'just-showing' pregnancy. It is the promise of renewal, of hidden potential, of earth awakening and life-force stirring. Here is hope. We welcome the growth of the returning light and witness Life's insatiable appetite for rebirth."

Si veda
https://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2019/01/augusta-taurinorum-analisi-degli.html

Lupa Senese

La Lupa senese commemora la mitica fondazione di Siena ad opera di Senio e Ascanio, figli di Remo, ucciso da Romolo nell'altrettanto mitica fondazione di Roma. Dopo la morte del padre, i fratelli fuggirono dallo zio su due cavalli che Apollo e Diana avevano dato loro. Uno era bianco e l'altro nero. Con loro aveva la Lupa che aveva nutrito e protetto il padre e lo zio, 

La Lupa al Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo
(Image Courtesy: Sailko - Opera propria per Wikipedia).

In questa scultura la testa della Lupa senese guarda avanti. In quella romana si vede la Lupa che guarda verso i gemelli.


Courtesy Wikipedia. Marie-Lan Nguyen (2006). " Retro del cosiddetto "Altare di Marte e Venere", ara romana di epoca traianea, riutilizzata in epoca adrianea (nel 124 d.C.) come base per una statua del dio Silvano. Il dettaglio del rilievo mostra qui Romolo e Remo con la lupa capitolina. Proviene da un sacello del Piazzale delle Corporazioni, ad Ostia Antica, ed è oggi esibito nel Museo di Palazzo Massimo alle Terme a Roma."

A Siena vi è però un'opera splendida, che raffigura la lupa, e che si deve ricordare ed è una porzione del pavimento del Duomo.




Saturday, January 26, 2019

Collège Lumière - Inrap

Collège Lumière - Inrap: A Besançon, Doubs, ce chantier urbain de 3 000 m2 environ fait suite à une campagne de sondages menée en 2001 dans la cour du collège Lumière.

Friday, January 25, 2019

Giorgio Gaber (25 Gennaio 1939)

Una serie, una somma di numeri
Un insieme di punti attaccati, fenomeno strano
Fenomeno strano si sono magnetizzati
Un ammasso dove ogni molecola vive da sola
A contatto di ogni altra molecola come
Una serie, una somma di uomini
Un insieme di uomini uniti, fenomeno strano
Fenomeno strano ma sono ipnotizzati
Un'inerzia caotica e opaca investita da strane correnti
Da instabili flussi, da moti sconnessi che lei non rimanda
O non vuole
E poi assorbe, diventa una massa, una grande potenza neutrale
Una morbida spugna che da sola si ingrossa e vive: LA MASSA ...

Laurens Reael a Galileo Galilei

Laurens Reael (1583-1637). Funzionario degli Stati Generali ed esperto praticante delle discipline sperimentali, nonché vice Ammiraglio e governatore dei possedimenti olandesi nelle Indie Orientali, Laurens Reael (Lorenzo Realio) fu uno dei principali interlocutori di Galileo (1564-1642) nelle trattative per la cessione alle Province Unite del metodo galileiano per stabilire la longitudine in mare. 


Con questa lettera risponde il Realio alla lettera di Galileo del 15 agosto del precedente anno, essendo stato impedito dal rispondere più sollecitamente da quelli impedimenti dei quali parla l' Ortensie nelle precedenti. 

LORENZO REALIO A GALILEO GALILEI
Amsterdam, 3 Marzo 1637

Non mi è mai bastato l'animo di sperare una felicità tanto grande, che di poter fare alcun servizio e cosa grata a V. S. Illustris. , persona da me sempre stata tanto stimata e pregiata , quanto il suo divino ingegno , accurato giudicio ed ingenui concetti appresso tutto il mondo meritano. Ho ricevuto la sua dalla Villa d'Arcetri in data de' 15 agosto 1636, accompagnata da quella stupenda invenzione per poter con ajuto di Giove e delle Stelle Medicee suoi Satelliti aver ogni notte accidenti diversi , e tali che ciascheduno sarebbe non meno accomodato , anzi molto più , che se fussero tanti Ecclissi Lunari per l' invenzione della Longitudine , della quale a V. S. Illustriss. è piaciuto per la mia mano fare offerta in libero dono agli Illustriss. e Potentissimi Ordini Generali delle nostre unite Repubbliche. Lasciando dunque di puntualmente rispondere a quella di V. S. Illustrissima , e principalmente all' encomio tanto grande , che a lei della mia bassezza è piaciuto fare , dirò solamente , che io l' assicuro, che avrebbe forse potuto trovare più dotto e atto a questo negozio , ma più affezionato , zeloso e ardente di me nessuno.
Avendo dunque fatta una traslazione della sua relazione nella nostra vernacula lingua, me ne sono presentato avanti questi Potentissimi SS. con questo suo da me tanto stimato dono; il quale con gran maraviglia prima , e poi con maggior affetto e benevolenza da loro fu ricevuto; come la Signoria V. Illustriss. .... E come a questo fine me ne trasporterò all' Aja , cosi prego la Signoria V. Illustriss. con un poco di pazienza aspettarla colle mie al suo tempo , ed in tanto non lasciar di comunicare col Sig. Ortensio tutto quello, che potrebbe aver preparato per perfezionare un' impresa al ben comune tanto utile , ed importante. E con questo umilmente le bacio le mani.

Bellissima lettera scritta a Galileo in Italiano.

Ma c'è una curiosità che ho trovato nel libro The multilingualism of Constantijn Huygens (1596-1687). Christopher Joby. Amsterdam University Press, Nov 4, 2014.

"In Huygens's correspondence he included the occasional Italian word or phrase in letters to his parents. In 1625 he wrote a letter in Italian to Lorenzo Reali[o], who had previously written to Huygens in Italian. Huygens's correspondent was in fact Laurens Reael, ... Like Huygens, he clearly excelled in languages, and it probably did not seem so strange for them, despite both being Dutch, to correspond in Italian."

Quindi, Reael non usava l'Italiano solo con Galileo, ma lo usava anche per scrivere a Huygens (il papà di Christiaan).

Christiaan Huygens

Christiaan Huygens  (L'Aia, 14 aprile 1629 – L'Aia, 8 luglio 1695) è stato un matematico, astronomo e fisico olandese, fra i protagonisti della rivoluzione scientifica. Come astronomo, nel 1655, adoperando un telescopio rifrattore di propria fabbricazione, scoprì la maggiore luna di Saturno, Titano,  e teorizzò che Saturno fosse circondato da un anello sottile e piatto, non collegato al pianeta, inclinato rispetto all'eclittica (Annulo cingitur, tenui, plano, nusquam cohaerente, ad eclipticam inclinato). Nello stesso anno osservò la Nebulosa di Orione. Huygens era conosciuto nella letteratura in Italiano come Ugenio.


Thursday, January 24, 2019

Si diventa quel che si mangia

PITAGORA TRA I CANNIBALI: DIETA E ORDINE DEI VIVENTI A PARTIRE DALLA LETTERATURA RINASCIMENTALE SUL NUOVO MONDO di Cecilia Muratori
Saggio di Cecilia Muratori da leggere!

Da https://it.wikipedia.org/wiki/La_cena_di_Pitagora
"L'immagine di Pitagora come iniziatore del vegetarianismo è legata ai versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il primo a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali, da lui reputata un'inutile causa di stragi, dato che già la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue."
Di sicuro Pitagora non mangiava le fave.
 https://it.wikipedia.org/wiki/Pitagora#L%27astensione_dalle_fave
"Una versione della morte di Pitagora è collegata all'idiosincrasia del filosofo e della sua Scuola per le fave, che i pitagorici si guardavano bene dal mangiare,[25] evitando anche il semplice contatto. Secondo la leggenda, Pitagora stesso, in fuga dagli scherani di Cilone di Crotone, preferì farsi raggiungere e uccidere piuttosto che mettersi in salvo in un campo di fave.[26]"

Envie

https://it.wikipedia.org/wiki/Envie
"Anticamente la zona compresa tra il fiume Po e il torrente Ghiandone era abitata da tribù di ceppo ligure denominate vibii. Il capoluogo era Forum Vibii e si trovava probabilmente tra gli attuali comuni di Revello ed Envie. Plinio il Vecchio, storico e geografo dell'età romana, dice che il Po dopo aver disceso i ripidi versanti del Monviso, da cui nasce, si nasconde in canali sotterranei per poi ricomparire più a valle nella campagna dei vibii (condensque sese cunicolo et in foro vibiensium agro iterum exordiens). Questo fenomeno è ancor oggi visibile; il Po da queste parti è poco più di un torrente il cui alveo rimane asciutto durante le stagioni secche."

Faye!

Popilio Lena

CESARE - Le Idi di marzo sono arrivate.
INDOVINO - Sì, Cesare, ma non passate.
ARTEMIDORO - Salve, Cesare! Leggi questa carta.
DECIO - Trebonio desidera che tu legga, appena ti è comodo, questa sua umile supplica.
ARTEMIDORO - Oh, Cesare, leggi prima la mia, perché la mia è una supplica che tocca Cesare più da vicino. Leggila, grande Cesare.
CESARE - Quella che tocca noi stessi sarà consegnata per ultima.
ARTEMIDORO - Non tardare, Cesare. Leggila immediatamente.
CESARE - Ma è pazzo quest'uomo?
PUBLIO - Pezzente, fatti da parte.
CASSIO - Ma come, presentate le vostre petizioni per strada? Venite in Campidoglio.
Cesare e gli altri entrano in Senato.
POPILIO - Vi auguro che la vostra impresa, oggi, abbia successo.
CASSIO - Quale impresa, Popilio?
POPILIO - (a Cassio) A dopo.
BRUTO - Che ha detto Popilio?
CASSIO - Ci ha augurato che la nostra impresa, oggi, abbia successo. Temo che il nostro piano sia stato scoperto.
BRUTO - Guarda come s'avvicina a Cesare. Osservalo.
CASSIO - Casca, sii rapido, temiamo d'essere presi d'anticipo. Che faremo, Bruto? Se la cosa viene saputa, o Cassio o Cesare non tornerà via di qui, perché io mi ucciderò.
BRUTO - Cassio, sta' saldo. Popilio Lena non parla del nostro piano, perché, vedi?, sorride, e Cesare non cambia faccia.
CASSIO - Trebonio rispetta i tempi; guarda, Bruto, si porta via Marc'Antonio.

http://www.shakespeare-online.com/essays/fromhistorytostage.html
"Shakespeare is clearly borrowing from Plutarch in the creation of these scenes, and the changes he makes in rearranging the language serve as a dramatic aid, flashing back to prior events and relating material that was to the audience yet unknown. In addition to using this technique to capture the audience's attention, Shakespeare uses suspense to keep their focus on the stage. Plutarch, however, was not a master of suspense. His narration of Caesar's story is concise and to the point, leaving little room for plot speculation. For Shakespeare's dramatic purposes this was unacceptable, and some of the changes he makes from Plutarch are designed to invigorate the tale with uncertainty. The effects of this are present in Shakespeare's adaptation of the moments before Caesar's assassination. As the conspirators prepare to finally undertake the action they had been plotting, Popilius Lena approaches them and warns that their plan is not entirely secret. .... Plutarch creates no ambiguity concerning the statement. Popilius Lena clearly favors the assassination and informs Cassius and Brutus that the cat was out of the bag. Although Shakespeare certainly derives his scene from Plutarch, he treats the incident somewhat differently."

Discussione di alcuni articoli sulla fondazione di Augusta Taurinorum

Discussione di alcuni articoli sulla fondazione di Augusta Taurinorum:

Come dal titolo. Discussione di alcuni articoli sulla fondazione di Augusta Taurinorum, la colonia romana che è diventata l'odierna Torino.

Wednesday, January 23, 2019

Le Radici Degli Alberi: BELANU - Divinita' solare della luce.

Le Radici Degli Alberi: BELANU - Divinita' solare della luce.: BELANU - Divinita' solare della luce. (Conosciuto anche come: Belenos, Belinos, Belinu, Belinus, Belenus, Bellinus, Belus, Bel...)   ...

Le Radici Degli Alberi: Alcune cose sugli antichi liguri, sui celti e sull...

Le Radici Degli Alberi: Alcune cose sugli antichi liguri, sui celti e sull...: E' praticamente da quando ho iniziato questo blog, alcuni anni fa, che voglio scrivere sui Liguri e sui popoli che successivamente abit...

Si parla del comportamento del console romano Marco Popillio Lena contro i Liguri Statelliati.
La trovate nel libro: Storia della Liguria sino a che sia stata assoggettata dai Romani e di Porto Maurizio sino ai nostri tempi scritta dall'avv. Luigi Raineri, Tipografia di Giovanni Ghilini, 1859


Gap - Via Cottia per Alpem

Dal sito
http://www.leshautesalpes.com/station/Gap/05000/1/3.aspx

Gap, chef-lieu du département des Hautes-Alpes, est non seulement la plus haute préfecture de France, mais aussi la plus importante ville des Alpes du Sud. Elle bénéficie d'une situation géographique privilégiée, au cœur de trois grandes régions européennes : Rhône-Alpes, Italie du Nord et la façade méditerranéenne. ... La première évocation du lieu accueillant aujourd'hui la ville de Gap, apparaît en l'an 14 avant Jésus-Christ avec un camp romain nommé Vapincum, installé sur la « via cottia per alpem » reliant la ville de Turin en Italie à la vallée du Rhône.  Le Gapençais fait alors partie du territoire des Voconces, peuple gaulois romanisé lors de la conquête de la Narbonnaise en 125-124 avant J.-C., dont les capitales sont Luc-en-Diois et Vaison-la-Romaine.  Cette grande cité va peu à peu éclater entre le IIe et le IIIe siècle, et Gap va acquérir son autonomie. Comme la plupart des villes de Provence, la ville se constitue réellement vers le Ve siècle de notre ère par la construction de remparts protégeant les habitants des invasions barbares des Goths, Francs et autres peuplades profitant de la chute de l'empire romain pour envahir la Gaule. 

Via Cottia per Alpem

Dal sito
http://www.comune.claviere.to.it/it-it/vivere-il-comune/storia
"Giulio Cesare vi passò per la prima volta nel 58 a.C., quando fu nominato proconsole della Cisalpina e della Transalpina: compì il viaggio da Roma a Ginevra in 8 giorni, percorrendo in media 150 Km al giorno e vi ripassò più volte in occasione delle 8 campagne che seguirono fino al 51 a.C.. Dopo aver domato le diverse tribù montane, Cozio, alleato di Cesare decise di far costruire una strada più adatta al transito delle legioni. La "via Cottia per Alpem" partiva da Torino e passava per Susa (Segusium), Oulx (Villa Martis), Cesana (Gadaone o Gaesao) e superava le gorge spaventose di Claviere, più tardi messe sotto la protezione di San Gervaso. Qui la roccia a strapiombo era intagliata per una larghezza di oltre 2 metri e mezzo, permettendo di arrivare al colle dove sorse un tempietto in onore del Dio Giano (che ha dato il nome al monte Ianus). Di qui il tragitto per Brigantio, l'attuale Briançon, era più facile e agevole. In questa conca sarebbe sorto il villaggio di Claviere (Las Clavieras nel medioevo) e possiamo immaginare il sollievo dei viandanti che vi giungevano anche in pieno inverno nonostante le forti nevicate e i pericoli di valanghe e slavine. I montanari erano soliti segnare il cammino con lunghe pertiche infisse nel terreno."

Tuesday, January 22, 2019

Ara Pacis

Time, History, and Ritual on the Ara Pacis Augustae, by Peter J. Holliday
Pages 542-557 | Published online: 09 May 2014

Abstract
Studies of the Ara Pacis and similar public Roman monuments traditionally address the potent political symbolism of their decorative programs, and emphasize dynastic and other imperial policies. It is suggested here that the Altar's imagery of the Golden Age, usually discussed as mere poetic allusion, actually appealed to a significant component of the Roman populace. The program of the Ara Pacis addressed this group's very real fears of cyclical history, and promised that the rule of Augustus would avert the cataclysmic destruction of the world predicted by contemporary models of historical thought.

Ovid, Fasti

III. KAL. 30th
[709] The course of my song hath led me to the altar of Peace. The day will be the second from the end of the month. Come, Peace, they dainty tresses wreathed with Actian69 laurels, and let thy gentle presence abide in the whole world. So but there be nor foes nor food for triumphs, thou shalt be unto our chiefs a glory greater than war. May the soldier bear arms only to check the armed aggressor, and may the fierce trumpet blare for naught but solemn pomp! May the world near and far dread the sons of Aeneas, and if there be any land that feared not Rome, may it love Rome instead! Add incense, ye priests, to the flames that burn on the alter of Peace, let a white victim fall with wine anointed brow, and ask of the gods, who lend a favouring ear to pious prayers, that the house, which is the warranty of peace, with peace may last for ever.
[723] But now the first part of my labour is done, and with the month of which it treats the book doth end.

NULLA VA PERDUTO: LA FONDAZIONE DI TORINO - Julia Augusta Taurinorum...

NULLA VA PERDUTO: LA FONDAZIONE DI TORINO - Julia Augusta Taurinorum...:

A cura di Luca De Chiara - 16 Settembre 2013
La città di Torino venne fondata in epoca romana sotto Ottaviano Augusto, nel I sec. a. C., (28-29 a. C.), in quel tratto di regione pedemontana (Piemonte, nel suo significato di territorio ai piedi della corona delle Alpi) delimitato a Nord dalla Dora Riparia e ad Est dal Fiume Po, anticamente occupato da tribù nomadi celto-liguri dette Taurini, da qui l’origine del nome Julia Augusta Taurinorum.
Quale avamposto militare romano, scelto per la formidabile posizione strategica, al fine di  controllare la via delle Gallie insieme alla più avanzata Augusta Praetoria (attuale Aosta), la città di Torino venne originariamente organizzata secondo l’impianto a castrum, caratterizzato da una forma urbis quadrata, cinta da mura e ripartita in scacchiera, i cui lati dovevamo approssimativamente misurare 720x 660 metri, per una popolazione che all’incirca contava tra i 5.000 e i 7.000 abitanti .






Cardo e Decumano

‘L’antico romano sapeva che il cardo lungo il quale camminava era parallelo all’asse intorno a cui rotava il sole, e sapeva di seguire il corso di questo allorché percorreva il decumanus; egli era in grado di decifrare, in base alle istituzioni civiche, il significato del cosmo e ciò lo faceva sentire intimamente inserito in esso’. (da J. RYKWERT, L’idea di città, Milano, 2002)

ROMA ANTICA E L’IDEALE DI CITTÀ (CON QUALCHE ESEMPIO DALLA STORIA COLONIALE REPUBBLICANA). Testo della relazione pronunciata il 29 gennaio 2014 in occasione dell’Incontro di Studio organizzato da Laura Solidoro e Anna Bottiglieri nell’Università degli Studi di Salerno sul tema ‘La città ideale’.


Ecco il decumano di Torino, sotto l'odierna via Garibaldi, 

Si veda anche

Ecco il decumano da un altro punto di vista.


Ringrazio il sito Museo Torino e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie. L'immagine è usata a solo scopo divulgativo e di analisi storico-scientifica.

Monday, January 21, 2019

Scatti e Pensieri. Il blog di Bruno Mora : L'abbazia di Santa Maria di Staffarda

Scatti e Pensieri. Il blog di Bruno Mora : L'abbazia di Santa Maria di Staffarda: L' abbazia di Santa Maria di Staffarda è uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte e si trova conservata in gran parte nella sua...

Forum Vibii - tra Revello e Staffarda

Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, Volume 1
Delfino Muletti, Lobetti-Bodoni, 1829.

In Revello, insigne terra lontana tre miglia da Saluzzo, fu già copiata dal nostro infaticabile scrittore  monsignor Della Chiesa una lapide dicente:
C - VIBIVS . VETTIVS - C - F  POLLIA - SACERDOS - AVGVS - - S - - - MINERVALIS - - - ET - SVIS T - F - I
Nelle campagne di Revello verso Staffarda esisteva sicuramente l'antico Forum Vibii ricordato in due luoghi da Plinio: Transpadana appellatur ab eo ( Pado) regio undecima, tota in mediterraneo, cui maria cuncta fructuoso aloeo important. Oppida Vibi Forum, Segusio, coloniae ab Alpium radicibus, Augusta Taurinorum ecc. (1) ed alquanto prima colle seguenti parole: Padus e gremio Vesuli montis, celsissimum in cacumen elati, finibus Ligurum Vagiennorum visendo fonte profluens, condensque sese cuniculo et in Forovibiensium agro iterum ecoriens, nulli amnium claritate inferior, Graecis dictus Eridanus ecc. (1). Questa particolarità narrataci da Plinio, e confermata da Solino che dice cap. 8 ): unde se primum Padus promit, submersusque cuniculo, rursus in agro Vibonnensi ectollitur, basta ad indicarci il sito del Forum Vibii. Il Po, dopo essersi parte perduto fra sassi e fra l'arena alquanto al di sotto del luogo di Sanfronte, e la porzione maggiore e restante nell'alveo dopo esser deviata in canali pei molini di Revello e per l'irrigazione del suo vasto territorio, rimane affatto asciutto nell'estiva stagione tra Saluzzo e Revello, ma non lungi dalle possessioni dette Laurentia e Paracollo, nel confine appunto dei due territorii, ritorna a sorger da vari fonti ricco d'acque in modo che appena ad un miglio di distanza da quel punto, e senza che riceva il soccorso d'altri torrenti o canali che possano nella calda stagione condurvi nuov'acqua, egli resta spesso atto a sostenere piccole barche verso il passo della strada che da Saluzzo tende a Cavorre, ma sempre però è navigabile in vicinanza di Cardè, luogo a due sole miglia da queste seconde sorgenti. ...
Questo luogo doveva dunque trovarsi tra Revello e Staffarda, come anche opinarono il Durandi in più luoghi delle sue opere e i dotti autori della raccolta de marmi Torinesi (1). Il nome gli venne dai Vibii, illustre famiglia Vercellese, i quali o fondarono o riedificarono la terra, o città che fosse. Un Crispo Vibio a tempi di Cicerone aveva fama di valente oratore, e fu rammentato da Tacito nel libro xiv de' suoi annali. In fine l'iscrizione qui avanti apportata, già esistente in Revello, che ci rammenta un C. Vibio, figliuolo forse d'altro Caio, secondo possono spiegarsi le lettere C. F., ci toglie ogni dubbio sul luogo del Forum Vibii, e la parola POLLIA, di cui in essa, ci fa vedere che questo Foro, e probabilmente tutta la valle del Po, fossero ascritti alla tribù Pollia, come lo erano parimente le valli di Varaita, di Macra, ed alcune colonie Romane nel Piemonte, fra le quali Ivrea (2).

Virgilio e la Centuriazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Centuriazione
"I romani cominciarono ad utilizzare la centuriazione in relazione alla fondazione, nel IV secolo, di nuove colonie nell'ager sabinus. Lo sviluppo delle caratteristiche geometriche ed operative che sarebbero divenute quelle classiche si ebbe con la fondazione delle colonie nella pianura padana, a partire da Ariminum (Rimini) nel 268 a.C.[1].
La legge agraria di Tiberio Gracco del 133 a.C. che prevedeva la privatizzazione dell'ager publicus, dette un grande impulso alle divisioni di terre effettuate con la centuriazione[2]. In seguito la centuriazione fu utilizzata sia nei casi di bonifiche che di fondazione di nuove colonie, sia nell'assegnazione di terre ai veterani delle tante guerre civili tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'Impero, tra le quali la Battaglia di Filippi del 42 a.C.. In questo caso abbiamo anche una testimonianza illustre, poiché Virgilio nelle Bucoliche si lamenta appunto dell'assegnazione delle sue terre nel mantovano ai soldati che avevano partecipato alla battaglia."

«Mantua vae miserae nimium vicina Cremonae»
«Guai a te, Mantova, troppo vicina alla sventurata Cremona»
(Virgilio, Bucoliche, IX, 28)

"Nell'imperversare delle guerre civili, che seguirono per lungo tempo la morte di Cesare, quasi tutto il territorio mantovano fu confiscato ai vecchi proprietari e distribuito ai veterani. Per consenso della tradizione la confisca rappresentò in qualche misura la continuazione di quella interessante le terre cremonesi, probabilmente nel 40 a.C., e ne fu quindi contemporanea o di poco posteriore [6].
Ottaviano [Augusto], dopo la vittoria di Filippi, infatti, si trovò di fronte al problema di dover sistemare in Italia una enorme massa di veterani che, come premio di congedo, reclamavano le terre promesse; egli ripiegò sulla soluzione più facile ma anche più violenta, cioè cacciò dai loro terreni i legittimi proprietari, per sostituirli con i suoi vecchi soldati. Questa sorte toccò anche a Mantova che, a causa della sua vicinanza a Cremona, si vide sottrarre parte delle sue terre non bastando, nell'assegnazione ai veterani, quelle cremonesi [7].
Echi di questi avvenimenti si trovano anche nell'opera di Virgilio, in particolare nelle Bucoliche. Nel grande poeta mantovano si trova la testimonianza letteraria della espropriazione di terre e della conseguente divisione agraria avvenuta nell'agro di Mantova [8]: egli si fece portavoce di tutti quei coloni che, come lui, furono costretti a cedere le loro terre ad ignoti nuovi possessori [9]."

«Nos patriae fines et dulcia linquimus arva: / nos patriam fugimus»
«Noi lasciamo la terra patria e i dolci campi: / noi fuggiamo la patria»
(Virgilio, Bucoliche, I, 3-4)

«Impius haec tam culta novalia miles habebit, / barbarus has segetes...»
«Un empio soldato avrà queste maggesi così ben coltivate, / un barbaro queste messi...»
(Virgilio, Bucoliche, I, 70-71)

Pax


L'impero di Augusto, di Andrea Giardina. Gius. Laterza & Figli Spa. 2012.

"Pax  è una di quelle fondamentali parole latine che, ricorrendo  nelle lingue moderne in forma quasi uguale, trasmettono una sensazione di solida identità ... Ma se, proprio come gli archeologi fanno con la terra, procediamo alla stratigrafia di quelle parole, cogliamo subito i successivi e numerosi mutamenti nei secoli, e percepiamo, al fondo dello scavo, di esserci inoltrati in un mondo che ha anche forti tratti di estraneità. Un mondo per metà simile al nostro  per metà esotico. ... La storia della pace romana fu un precoce e progressivo allontanamento dall'etimologia. Come già rilevarono gli antichi, la parola rientrava nel campo semantico del patto: pax a pactione. "La pace viene dal patto", leggiamo in un lessico antico. Ma questa natura pattizia non apparteneva al sistema ideologico romano della pace. Il patto che portava alla pace era imposto dalla vittoria, un'intesa obbligatoria che aveva come unica alternativa la distruzione. Come disse il sommo Cicerone, "la pace si ottiene con la vittoria, non con il patto" ... I romani trasformarono presto i concetti in divinità: Speranza, Fede, Concordia, Onore, Vittoria, Salute, Pietà divennero figure autorevoli del loro pantheon. La Pace fu invece venerata solo molto tardi, e soprattutto per merito di Augusto. A porla in primo piano non furono i conflitti esterni, ma le guerre civili che avevano sconvolto il mondo romano. Quella terribile esperienza cambiò l'idea di pace, la complicò, la rese inquietante. In età imperiale, la pax appare infatti associata ad epiteti come aeterna, perpetua e publica, che rimandano tutti e tre prevalentemente alla dimensione interna. L'eternità della pace, come osservò Kant, è un "pleonasmo sospetto": se la pace ci appare come un'entità distinta ed autonoma, come un valore assoluto, è superfluo proclamarne il carattere perpetuo. 
L'habitat della pace eterna coincideva con il territorio dell'impero romano. E all'esterno? L'appagamento, dobbiamo riconoscerlo, non si addice ai grandi imperi, tranne in casi eccezionali. Può essere una condizione momentanea, una febbre benefica che porta quiete e riflessione, ma non dura mai a lungo. I grandi imperi si fingono appagati quando hanno nemici troppo forti e un'ulteriore iniziativa si rivelerebbe autolesionistica. Quando non avevano guerre in corso, i romani sprangavano le porte del tempio di Giano. Augusto si vantò di averle fatte chiudere per ben tre volte, mentre lungo tutta la precedente storia di Roma ciò era accaduto soltanto due volte:"

Ecco che cosa dice Augusto: «Il tempio di Iano Quirino, che i nostri antenati vollero che venisse chiuso quando fosse stata partorita la pace con la vittoria per tutto l'impero Romano per terra e per il mare, prima che io nascessi, dalla fondazione della città fu chiuso in tutto due volte, sotto il mio principato per tre volte il senato decretò che dovesse essere chiuso.»

"Chi volesse leggere queste parole sotto la lente del pacifismo moderno prenderebbe un abbaglio. Augusto non sospettava minimamente che qualcuno potesse giudicare disdicevole il fatto che la pace, per tre volte rinchiusa, per tre volte si fosse dileguata. La pace eterna era dinamica come la vittoria: fuggire era il suo mestiere, fino alla pacificazione dl mondo intero."

Sunday, January 20, 2019

Madonna dei Boschi, Boves, Cuneo


Affrescho del Santuario della Madonna dei Boschi, Boves. Courtesy: Mattis, Wikipedia. 

Tribules

La Regio XI (Transpadana) - parte occidentale. Silvia Giorcelli Bersani, Mattia Balbo


Abstract
In the Roman Age the organization of the territory north of the Po river was accomplished intermittently: at first with a sort of indirect control reproducing pre-existing schemes of rural organization; then, during the age of Caesar and Augustus, by means of municipal organization. Consequently, also the ascription of individual communities to a tribe reproduces the same fragmentary character. In this area 12 tribes are recorded, with a strong concentration of Stellatina in Augusta Taurinorum. The scant available evidence does not allow a reconsideration of the model established by Mommsen and Kubitschek: on the contrary, the few new inscriptions attesting tribes confirm such a model. By the way, it must be noticed that the need of inserting the tribe among the tria nomina belongs, in a recently romanized area, to people striving to show their new status of Roman Citizens. This phenomenon belongs exclusively to the urban context, while rural areas seem not involved in it: a good example is provided by the case of the ager of Augusta Taurinorum, where nobody shows tribe, not even the municipal élite. Furthermore, available evidence shows the considerable presence of soldiers among the tribules, proving that the military career guaranteed a considerable improvement of personal status.

"L’iscrizione alla Stellatina della colonia di Augusta Taurinorum (e della non lontana Forum Vibii Caburrum) 17 è documentata da un cospicuo numero di epigrafi cittadine (22 tribules) ed è presente, come è lecito attendersi, nell’onomastica dei personaggi più in vista, protagonisti di carriere senatorie ed equestri e titolari di magistrature e cariche religiose: per costoro la città era il luogo per eccellenza dell’autorappresentazione sociale, l’ambiente ove era utile spendere meriti, qualifiche e esibizione della acquisita civitas; molto consistente anche il numero di cittadini taurinensi defunti extra regionem, ... A fronte di una significativa concentrazione di Stellatina ad Augusta Taurinorum, l’agro settentrionale della colonia presenta una situazione del tutto diversa: in questo territorio compreso fra Orco e Stura, sede di piccoli insediamenti rurali e luogo di ritrovamento di un cospicuo numero di iscrizioni (databili, complessivamente, nel I-II secolo d.C.), la tribù non è mai indicata, nemmeno nelle iscrizioni dei responsabili dell’organizzazione municipale (verosimilmente taurinensi con possedimenti in campagna)".


Liliana Mercando e il suo studio archeologico del Piemonte Settentrionale

Mercando Liliana. Note su alcune città del Piemonte settentrionale. In: La Città nell'Italia settentrionale in età romana.  Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987)
Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 441-478. (Publications de l'École française de Rome, 130);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1990_act_130_1_3847

Questo è un articolo estremamente interessante. Non si limita al Piemonte romano ma cerca le radici più antiche.

"È evidente l'importanza geografica dell'area su cui sorse la città romana, alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, allo sbocco delle valli alpine e al centro di un vasto sistema insediativo e di un territorio il cui sfruttamento agricolo aveva già in precedenza offerto notevoli testimonianze 46. Alla coltivazione dei campi e all'allevamento del bestiame dovettero unirsi numerose altre attività in parte documentate specificamente in città da ritrovamenti ed iscrizioni 47, mentre non è da trascurare l'importanza che dovette avere per l'economia della zona il traffico fluviale sul Po 48. Come s'è accennato, insediamenti collinari furono con probabilità i precedenti della città romana; nulla di preciso si è scoperto per confermare ο meno l'ipotesi circa l'esistenza dell'originaria Taurasia sullo stesso sito di Augusta Taurinorum, e la doppia deduzione della colonia, prima Julia e nel 29-28 Augusta 49. Sicuramente fu un centro notevole, all'incrocio delle grandi direttrici di traffico nord-sud ed est-ovest, dalle valli alpine e dai passi d'oltralpe alle aree meridionali dell'odierno cuneese, verso la Liguria,  ... La vasta centuriazione 50 riconosciuta verso Eporedia, a nord, e Carreum Potentia a est, ancora ricorda l'intervento romano sul territorio, mentre una non meno importante rete viaria minore è ancora riscontrabile, anche a seguito della dislocazione dei ritrovamenti archeologici 51. "

L'articolo vi mostra anche una fotografia del decumano, quello vero. E' una foto del 1980.


Passava il tram in Via Garibaldi. Oggi non più. Nella foto vedete appunto le rotaie.


Vi faccio vedere il decumano anche da un altro punto di vista.


Ringrazio il sito Museo Torino
e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.
L'uso dell'immagine è fatta a solo scopo di studio e divulgazione storico-scientifica.



Saturday, January 19, 2019

Dopo Azio

http://www.silviaronchey.it/articolo/1/612/E-infine-Augusto-cre-gli-Stati-Uniti-di-Roma

 Uno spunto di riflessione




Amedeo Avogadro e le “splüe” del 1821

Dall'articolo
Amedeo Avogadro Come Ritratto Da Eligio Perucca in Un Articolo Del 1957

Con l’arrivo alla cattedra di fisica dell’Università, sembra che Amedeo Avogadro abbia finalmente raggiunto uno status che gli permette di continuare tranquillamente i suoi studi scientifici. Ma non è così. Siamo infatti nel periodo dei moti del 1820-21, rivoluzioni organizzate da società segrete, come la Carboneria, che hanno finalità costituzionali, liberali e, in Italia, anche talora indipendentistiche e unitarie [45]. In Piemonte, si cercò addirittura di coinvolgere la dinastia sabauda nella rivoluzione.
Si voleva forzare il re Vittorio Emanuele I (1759-1824) ad accordare la Costituzione, e liberare Milano dagli austriaci, al grido di Vittorio Emanuele Re dell’Italia del Nord. Erano della congiura il Conte Santorre di Santarosa (1783-1825), Carlo Asinari di San Marzano e Giacinto Provana di Collegno. Il Santarosa doveva persuadere il giovane Carlo Alberto di Savoia Carignano ad aderire al piano, ma Carlo Alberto era titubante. I rivoluzionari allora ruppero gli indugi: il 10 marzo 1821 alcuni ufficiali della guarnigione di Alessandria si ammutinarono, imitati da alcuni reparti in Torino.
Il re rimase fermo nel suo rifiuto di concedere la costituzione ed abdicò in favore del fratello Carlo Felice (1765-1831), Dato che il nuovo re era a Modena, lasciò a Torino Carlo Alberto come reggente. Carlo Alberto concesse la costituzione, mentre Santarosa lo scongiurava di marciare su Milano.
Intanto Torino era rimasta indifferente a questa rivoluzione, come anche le provincie. E solo una piccola parte dell’esercito aveva aderito alla sollevazione. Il nuovo re arrivò a Torino il 16 marzo del 1821. Con un proclama, Carlo Felice dichiarava ribelli gli aderenti alla rivoluzione e sconfessava l’operato di Carlo Alberto, che doveva subito presentarsi a Novara, presso le truppe fedeli al monarca, altrimenti sarebbe stato diseredato. Il reggente obbedì e raggiunse Novara. Il piccolo esercito messo insieme dal Santarosa cercò di raggiungere il milanese, ma nei pressi di Vercelli, l’8 aprile 1821, l’armata imperiale li disperse con facilità. Finiva così la rivoluzione piemontese, ma non finivano le battaglie di Santarosa, che morì nel 1825 combattendo per l’indipendenza della Grecia [46].
Torniamo ai provvedimenti repressivi di Carlo Felice. Con decreto del 24 Luglio 1822, sopprime alcune cattedre universitarie tra le quali è quella di “fisica sublime”, cioè la cattedra di Fisica all’Università. “Il Sig. Cav. Avogadro avrà a godere dell'annuo trattenimento di L. 600 sulla Cassa dell'Università, sino a che sia destinato ad altro impiego.” Due anni dopo, nel 1824, gli è confermato l'annuo trattenimento di L. 300, come pensione per l'insegnamento di Vercelli. Totale, L. 900 annue. Ma di lì a qualche mese Avogadro è nominato “Mastro-Uditore sedente in Magistrato nella Reale Camera dei Conti,” una carica di cui nello stesso 1824 divenne titolare e che conservò per tutta la vita [3]. Nelle Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino del 1829, leggiamo infatti che Avogadro era il “Cavaliere Amedeo Avogadro di Quaregna, Professore Emerito di Fisica sublime nella Regia Università, Mastro Uditore nella Regia Camera de’ Conti”. Era professore emerito, perché la cattedra era stata soppressa. “È noto quali colpe macchiassero l'Alma Mater di Torino: nei suoi giovani fu il fermento delle “prime splüe”, le prime scintille ancor solo vagamente consapevoli del risorgimento.” [3] Non è noto quali colpe gravassero sul professore di fisica, “che [se] ci è facile immaginar col cervello pieno di molecole integranti, ci è difficile immaginar nelle vesti del cospiratore.” [3] Ispezioni fatte per l'occasione lo trovarono esente da connivenze. Era finito in una rappresaglia dovuta al clima dell’epoca. Come dice Wikipedia, per un sospetto entusiasmo per questi movimenti, l'università era stata “lieta di permettere a questo interessante scienziato, di prendere una pausa di riposo dai pesanti doveri dell'insegnamento, in modo da essere in grado di dare una migliore attenzione alle sue ricerche.” [47] A proposito di quanto gli era accaduto, Perucca ci dice che Avogadro non ne parla. 
Nell’immensa mole di pagine vergate di suo pugno, raccolte nella Biblioteca Civica, non si trova “un cenno che amarezza, scoraggiamento, irritazione, ribellione lo invadano, o almeno alberghino in lui. Se scritti privati, se un epistolario di Amedeo Avogadro [dice Perucca] esistono, essi sono tuttora ben ignorati; d'altronde troppo raccolta fu la sua vita, troppo tacita la sua morte, troppo tardo il suo riconoscimento, perché io osi sperare ancor fruttuosa la ricerca dello storico, e mutevole il ritratto di Avogadro.” [3]
Avogadro comunque continua le sue ricerche di fisica e chimica. La cattedra gli viene restituita con nomina del 28 Novembre 1834 di re Carlo Alberto, per “l'insegnamento provvisionale”, finché altrimenti disposto. In verità gli viene data dopo che l’aveva lasciata Cauchy, che l’aveva tenuta per un anno [47]. Il 10 Dicembre 1848, il Consiglio universitario chiede al Magistrato della Riforma che Avogadro sia nominato Professore effettivo. Secondo Perucca, “non risulta che la proposta abbia avuto seguito.” 

Thorbecke



Johan Rudolph Thorbecke

Johan Rudolf Thorbecke (1798 – 1872) è stato un politico olandese, tre volte primo ministro dei Paesi Bassi. Dopo aver studiato Letteratura classica e Filosofia ad Amsterdam e in Germania gli viene offerta la cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali all'Università di Gand.
A seguito dei moti del 1848 il re Guglielmo II nomina Thorbecke a capo di un comitato incaricato di rivedere la costituzione. Le proposte di emendamento di Thorbecke, che limitavano i poteri del sovrano introducendo elezioni dirette e la libertà di religione, vennero approvate dal Parlamento e la nuova Costituzione olandese venne proclamata il 3 novembre 1848.

Ecco la sua tesi di Dottorato
Johannis Rudolphi Thorbecke commentatio de C. Asinii Pollionis vita et studiis doctrinae
Hazenberg, 1820

Friday, January 18, 2019

De Bello Gallico by Julius Caesar (Dutch)

C'è un libro che propone in Olandese una traduzione del De Bello Gallico. Eccolo:
C. Julius Cesars Aantekeningen der Gallische, burgerlyke, Alexandrynsche, Africaansche, en Hispanische oorlogen, Volume 1. Caius Julius Caesar. by Nicolaas ten Hoorn, 1709



Thursday, January 17, 2019

Le Terrenuove Fiorentine e il Solstizio d'Estate

Le Terrenuove Fiorentine e il Solstizio d'Estate

Pax Romana, in particolare sulle Alpi

https://en.wikipedia.org/wiki/Pax_Romana

"The Pax Romana is said to have been a "miracle" because prior to it there had never been peace for so many centuries in a given period of history. However, Walter Goffart wrote: "The volume of the Cambridge Ancient History for the years A.D. 70–192 is called 'The Imperial Peace', but peace is not what one finds in its pages".[4] Arthur M. Eckstein writes that the period must be seen in contrast to the much more frequent warfare in the Roman Republic in the 4th and 3rd centuries BC. ... The first known record of the term Pax Romana appears in a writing by Seneca the Younger in 55 AD.[6] The concept was highly influential, and the subject of theories and attempts to copy it in subsequent ages. Arnaldo Momigliano noted that "Pax Romana is a simple formula for propaganda, but a difficult subject for research."[7] In fact, the "Pax Romana" was broken by the First Jewish–Roman War, the Kitos War (also in Judea, 115–117), the Bar Kokhba Revolt (also known as the Third Jewish–Roman War), the Roman–Parthian War of 58–63, Trajan's Roman–Parthian War of 113, the Dacian Wars, various battles with Germanic tribes, including the Teutoburg Forest, and Boudica's war in Britain in AD 60 or 61."
Così dice Wikipedia in Inglese sulla Pax Romana.

La Pax Romana, anche spesso definita come Pax Augusti, è generalmente intesa come un lungo periodo di pace imposto, all'interno dell'Impero romano, dalla presa del potere da parte di Augusto. Questo periodo viene, di solito, fatto partire dal 29 a.C., quando Augusto dichiarò la fine della grande guerra civile romana del I secolo a.C.. Il periodo di pace è fatto finire con la morte di Marco Aurelio attorno al 180. La pax romana significava, apparentemente, la fine delle dispute e delle guerre civili che avevano tormentato la Repubblica. Non significò però che Roma non fosse in guerra. Non erano più le epiche guerre contro Cartagine ed Annibale o le guerre per fronteggiare i Cimbri, o le guerre di Cesare, ma erano guerre, combattute anche da Augusto. Tra il 68 ed il 69 d.C. c'è anche stata una guerra civile,  che iniziò con la fine del principato di Nerone e finì con Vespasiano, unico imperatore. Si combattevano  quattro imperatori: Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano.
Torniamo ad Augusto. Alcune guerre da lui combattute erano contro i popoli alpini. Per le Alpi, la Pax  di Augusto significò la pacificazione della regione ed il controllo delle vie di comunicazione tra l'Italia, la Francia e la Svizzera (uso termini moderni, per circoscrivere la geografia al settore occidentale delle Alpi). Per esempio, il colle del Monginevro non era nel territorio controllato da Roma. Il confine era tra Susa ed Ocelum, centro presso l'odierna Avigliana. Susa era nel territorio controllato dai Cozii. Giulio Cesare, per passare dall'Italia alla Gallia, aveva dovuto fare un accordo proprio con il re Donno dei Cozii. Il successore di Donno, Cozio, stabilì un trattato con Augusto. Gli altri popoli non fecero lo stesso, tentando di mantenere la loro autonomia.
Così dice https://it.wikipedia.org/wiki/Conquista_di_Rezia_ed_arco_alpino_sotto_Augusto
"Quasi a dispetto dell'indole apparentemente pacifica di Augusto, il suo principato fu il più travagliato da guerre di quanto non lo siano stati quelli della maggior parte dei suoi successori. Solo Traiano e Marco Aurelio si trovarono a lottare contemporaneamente su più fronti, al pari di Augusto. Sotto Augusto, infatti, furono coinvolte quasi tutte le frontiere, dall'oceano settentrionale fino alle rive del Ponto, dalle montagne della Cantabria fino al deserto dell'Etiopia, in un piano strategico preordinato che prevedeva il completamento delle conquiste lungo l'intero bacino del Mediterraneo ed in Europa, con lo spostamento dei confini più a nord lungo il Danubio e più ad est lungo l'Elba (in sostituzione del Reno)."
Uno dei popoli che Augusto doveva ridurre sotto il suo controllo era quello dei Salassi, per poter controllare i passi alpini della Valle d'Aosta (sempre usando la geografia moderna).
https://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2019/01/i-salassi-e-larco-di-augusto-ad-aosta.html
I Salassi furono sconfitti e, secondo Strabone, venduti in massa come schiavi, mentre Cassio Dione minimizza la loro riduzione in schiavitù. Nel 24 a.C. Aulo Terenzio Varrone Murena creò la colonia di Augusta Praetoria Salassorum (Aosta) nel cuore del territorio dei Salassi.
Dice Strabone nella sua Geografia: "And once these men robbed even Caesar of money and threw crags upon his legions under the pretext that they were making roads or bridging rivers. Later on, however, Augustus completely overthrew them, and sold all of them as booty, after carrying them to Eporedia, a Roman colony; and although the Romans had colonised this city because they wished it to be a garrison against the Salassi, the people there were able to offer only slight opposition until the tribe, as such, was wiped out. Now although the number of the other persons captured proved to be thirty-six thousand and, of the fighting men, eight thousand, Terentius Varro, the general who overthrew them, sold all of them under the spear (sub hasta). And Caesar sent three thousand Romans and founded the city of Augusta in the place where Varro had pitched his camp, and at the present time peace is kept by all the neighbouring country as far as the highest parts of the passes which lead over the mountain."
Al link https://it.wikipedia.org/wiki/Salassi trovate una cosa diversa: "Le ultime resistenze organizzate cessarono nel 25 a.C. con la fondazione di Augusta Praetoria, l'attuale Aosta, attraverso la concessione del diritto romano agli abitanti." Sarebbe bene notare che gli abitanti di Augusta erano già romani, mentre ai Salassi, almeno inizialmente, non venne dato il diritto romano.

Desidero fare un'osservazione. Si dice "guerra" con Giulio Cesare e "pace" con Augusto, ma attenzione, Augusto applicava ai vinti lo stesso diritto dei Popoli che Cesare, Ariovisto e Vercingetorige conoscevano ed applicavano. Era quel diritto che diceva che il vincitore faceva quel che voleva dei vinti. Nl caso dei Salassi li ha fatti vendere come schiavi, non gli hato il diritto romano. La differenza  tra Cesare ed Augusto è che Augusto è riuscito a plasmare la sua immagine e tramandare le sue gesta, sottolineando concetti di pacificazione e di guerra giusta. Del resto, a Cesare questa opportunità è stata tolta dal suo assassinio.
Si veda https://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2019/01/sulle-res-gestae-di-augusto.html

I Salassi sono uno dei popoli che troviamo elencati sul Trofeo delle Alpi, eretto nel 7-6 a.C. per celebrare la sconfitta e definitiva sottomissione delle popolazioni alpine, Trofeo situato presso La Turbie. https://it.wikipedia.org/wiki/Trofeo_delle_Alpi
«All'imperatore Augusto, figlio del divo [Giulio] Cesare, pontefice massimo, acclamato imperatore per 14° volte[3], essendo investito per la 17° volta della potestà tribunizia, il senato e il popolo romano [eressero] poiché sotto la sua guida e i suoi auspici tutte le genti alpine, che si trovavano tra il mare superiore e quello inferiore sono state assoggettate all'impero[4] del popolo romano. Genti alpine sconfitte:[5]»
Trumpilini, Camunni, Venosti, Vennoneti, Isarci, Breuni, Genauni, Focunati, Le quattro nazioni dei Vindelici - Cosuaneti, Rucinati, Licati, Catenati -, Ambisonti, Rugusci, Suaneti, Caluconi, Brixeneti, Leponzi, Uberi, e tanti altri. Tra questi ci sono i Caturigi (in latino Caturiges), un piccolo popolo celtico stanziato sulle Alpi, precisamente nella valle dell'alta Durance, nelle Alpi Cozie. Diciamo meglio, sulle Alpi del Monviso. Furono vinti e "pacificati" sotto Augusto da Druso maggiore e Tiberio. Per maggiori dettagli sui Caturigi, si veda
https://archive.org/details/leguerrediaugust00oberuoft/page/182 (Le guerre di Augusto contro i popoli Alpini, di Oberziner, Giovanni. 1900).
I Caturigi sono nominati anche sull'arco di Susa, fatto erigere da re Cozio, figlio di Donno, per onorare Augusto, nel 9-8 a.C. Come Medulli e Vesubiani compaiono sia sul Trofeo delle Alpi che sull'arco di Susa.  Su tale arco vi è una serie di nomi di popolazioni su cui Cozio comandava. Questo mostra che l'arco di Susa era un elemento di propaganda per Cozio, non tanto per Augusto. Ed infatti Cozio dice di comandare su popoli che invece, due anni dopo, Augusto dichiara di aver sconfitto. Il Trofeo delle Alpi era invece chiaramente un monumento di propaganda per Augusto.

 http://judaism-and-rome.cnrs.fr/arch-augustus-susa-cil-v-7231
"The actions of Cottius, although steeped in the language of the Roman administration, were clearly aimed at a domestic audience; he presented his place within the context of Roman government, but in a way that avoided any suggestion of subjugation. Unlike the victory monument at La Turbie (Tropaeum Alpium – Trophy of the Alps (7/6 BCE)), which celebrated Augustus’s domination of the Gallic tribes, the arch at Susa was an overt statement of Cottius’s integration in the administration of Rome. Rather than appearing to capitulate to Rome, Cottius used the visual language and infrastructure of the Augustan regime, as well as a new name and title, to emphasise the active partnership of his dynasty with the Roman state. In the construction of the arch, Cottius played up the powerfully ambiguous nature of his position, a Roman prefect descended from kings, but fully immersed in the organisation of the region by his Roman colleagues. The arch at Susa is an excellent example of how a local leader was able to engage with Rome’s interests and image of their empire, whilst maintaining some semblance of autonomy. Cottius ‘integrated himself into Roman power structures...[transforming] his pre-existing position of authority into something palatable to Rome…[illustrating] the malleability of provincial administration in the early principate’ (Hannah Cornwell, “The King who would be Prefect,” p. 46)."

Wednesday, January 16, 2019

Stanislao Cannizzaro

Se non conoscete Stanislao Cannizzaro, vi invito a leggere
https://it.wikipedia.org/wiki/Stanislao_Cannizzaro
"La regola di Cannizzaro servì anche a dare la giusta importanza alla legge di Avogadro. Cannizzaro iniziò a fare esperimenti sulla determinazione dei composti, dei loro rapporti minimi all'interno di una molecola e soprattutto cercò di calcolare il loro peso atomico. Capì che l'idrogeno in natura era composto come molecola biatomica e così iniziò a studiarne le altre tenendo le molecole alla medesima temperatura così da verificare il Principio di Avogadro, fino ad allora non verificato universalmente."

L'assedio di Messina

https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Messina_(1848)
http://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/risorgimento-e-regno-delle-due-sicilie-la-politica-esterofila-dei-borbone-56367/

"Il 24 febbraio 1848 Ferdinando II fu costretto a concedere la Costituzione e inviare le truppe nella pianura padana per partecipare alla guerra guidata da Carlo Alberto di Savoia contro l’Austria. Ma appena possibile Ferdinando II fece spergiuro sciogliendo la Camera appena eletta e richiamando il corpo di spedizione di 11.000 uomini guidato da Guglielmo Pepe nella valle del Po. Ferdinando II di Borbone riconquistò la Sicilia per mezzo del Generale Carlo Filangieri, sciogliendo il Parlamento di Palermo. La pagina più tragica della riconquista della Sicilia fu l’assedio e il bombardamento della città di Messina. La città fu distrutta e abbandonata alla vendetta dei vincitori, supportati anche da delinquenti comuni inviati appositamente dal Re. Salvatore La Farina narra che «li Svizzeri ed i Napolitani non marciavano che preceduti dalli incendii, seguìti dalle rapine, da’ saccheggi, dalli assassinamenti, dalli stupri […]. Donne violate nelle chiese, ove speravano sicurezza, e poi trucidate, sacerdoti ammazzati sulli altari, fanciulle tagliate a pezzi, vecchi ed infermi sgozzati ne’ proprii letti, famiglie intere gittate dalle finestre o arse dentro le proprie case, i Monti di prestito saccheggiati, i vasi sacri involati».
La dura repressione borbonica dell’estate del 1849 contro un governo provvisorio ormai instabile decretava la fine dell’esperienza rivoluzionaria del 1848-1849 e l’ulteriore allargamento del preesistente divario tra la classe politica siciliana e quella napoletana. Il 15 dicembre 1849 venne imposto all’isola un debito pubblico di 20 milioni di ducati e il capo della polizia borbonica in Sicilia, Salvatore Maniscalco, dovette affidarsi alla criminalità organizzata per controllare un ordine pubblico ormai difficilmente gestibile in un’isola che rifiutava categoricamente il governo borbonico. Il tracollo borbonico nella Sicilia del 1860 di fronte all’avanzata garibaldina è perfettamente comprensibile alla luce del profondo risentimento maturato nei Siciliani contro la dinastia regnante in 44 anni di storia del Regno delle Due Sicilie."

Questo è quanto ci dicono i due link sull'assedio di Messina.

A comandare i Borbonici c'era Carlo Filangeri.
Vi riporto cosa dice Wikipedia su Messina alla voce sul Filangeri
https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Filangieri,_principe_di_Satriano#La_conquista_della_Sicilia
"La conquista di Messina
Il 1º settembre 1848 Filangieri fece informare dell'imminente apertura delle ostilità i consoli stranieri residenti nelle città costiere, comunicando che aveva il dovere di occupare alcune città anche con la forza.[45]. Filangieri si trovò nei giorni successivi a gestire una complessa situazione che vide operazioni combinate della flotta e delle truppe di terra, delle forze dentro e fuori le fortificazioni, di imbarchi e sbarchi di truppe e che doveva tenere conto della presenza della squadra navale della Gran Bretagna, ufficialmente neutrale, ma che simpatizzava certamente per gli indipendentisti. Il 4 settembre i cannoni siciliani iniziarono a bombardare la cittadella di Messina che rispose al fuoco sulla città. Questo duello d'artiglierie, proseguito per i quattro giorni successivi, danneggiò gravemente il centro abitato.[46][47]. Il 6 settembre Filangieri sbarcò a Contessa assieme ad un contingente che attaccò Messina dall'esterno. Per voce dei comandanti delle navi inglesi e francesi, i siciliani chiesero una tregua di ventiquattrore. Filangieri rispose chiedendo la resa della città, condizione che non fu accettata. Il risultato fu che il giorno dopo, a seguito di combattimenti durissimi durante i quali si verificarono episodi di crudeltà da ambo le parti, le difese di Messina cedettero. La resa definitiva ci fu tuttavia l'8 settembre 1848. Filangieri ammise perdite fra i 1500 e i 1600 uomini, oltre ai feriti (circa 900) e i morti della cittadella. ... Dopo la presa di Messina, Filangieri diede ordine ai genieri di spegnere tutti gli incendi che divampavano in città. Operazione resa più difficoltosa dalle mine inesplose e dai depositi di munizioni siciliani nascosti nei locali più impensabili come, si scoprì, in un monastero di Domenicani.[49]"

Mai pensato ai Domenicani come a insurgents.

Ferrovia Torino-Genova

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Torino-Genova

Tratta ed Inaugurazione
Torino–Trofarello, 24 settembre 1848
Trofarello–Asti, 15 novembre 1849
Asti–Novi Ligure, 1º gennaio 1850
Novi Ligure–Arquata Scrivia, 1º febbraio 1851
Arquata Scrivia–Busalla, 10 febbraio 1853
Busalla–Genova, 18 dicembre 1853

La ferrovia nacque per volere del Regno di Sardegna che ne finanziò interamente la costruzione (Regie Lettere Patenti № 443). I lavori iniziarono nel 1845 per terminare a dicembre 1853 con il completamento del collegamento tra le due città, con un totale di 166 chilometri. Per attraversare l'appennino fu costruita la Galleria dei Giovi, lunga 3 254 metri e, all'epoca, la più lunga d'Italia. Il completamento della ferrovia costituì un avvenimento di importanza eccezionale ed ebbe risonanza anche al di fuori dei confini italiani.

«...la Strada ferrata da Genova al Piemonte, con diramazione al Lago Maggiore e alla frontiera lombarda, verranno costrutte per conto e cura del nostro Governo e a spese delle nostre finanze»  (Lettere Patenti del 13 febbraio 1845 di Carlo Alberto)

"L'intera linea fu subito costruita a doppio binario e si dovettero costruire molti ponti, oltre trenta di rilevante importanza, fare sbancamenti e perforare gallerie con spese ingenti. Non si aspettò il completamento dell'opera per l'apertura al pubblico ma lo si fece man mano che i tratti di linea venivano completati, non si aspettava nemmeno il completamento delle stazioni e si apriva con un solo binario efficiente."



Due vedute della linea ferroviaria di Carlo Bassoli.



Le Ferrovie in Italia prima dell'unione nazionale.



Nel 1825 viene inaugurata la prima linea ferroviaria commerciale, la Stockton-Darlington, che collegava le miniere di carbone presso Shildon con Stockton-on-Tees e Darlington. Fu la prima ferrovia del mondo aperta al trasporto pubblico dei passeggeri e delle merci che abbia usato la locomotiva a vapore. Questa linea ferroviaria accese entusiasmi e progetti in tutta Europa, essendosi rivelata da subito un formidabile mezzo di trasporto al servizio sia delle persone sia dell'industria e del commercio. 

A differenza di altri stati come il Regno Unito o la Francia, in Italia lo sviluppo venne frenato da fattori negativi quali l'accidentata orografia della penisola, la divisione politica e l'influenza politica straniera. La storia delle ferrovie in Italia ebbe inizio con l'apertura di un breve tratto di linea ai piedi del Vesuvio, la Napoli-Portici di poco più di sette chilometri, che venne inaugurata il 3 ottobre 1839.  Nel 1842 la ferrovia aveva raggiunto Castellammare di Stabia e due anni dopo Pompei e Nocera (circa 40 km). Lo sviluppo successivo non fu altrettanto celere, la via ferrata si fermò, in direzione Nord, a Sparanise (circa 48 km) e, in direzione Sud, nei pressi di Salerno (circa 55 km) e tale rimase fino all'unità. Oltre alla strada ferrata fu avviata la realizzazione di un complesso industriale che rimase all'avanguardia per anni in Italia. Nel 1840 fu promossa la realizzazione dell'Opificio di Pietrarsa, la prima fabbrica italiana di locomotive, rotaie e materiale rotabile. Nel 1845 iniziò la costruzione di locomotive (all'inizio ne furono fabbricate sette utilizzando componenti inglesi del medesimo modello della locomotiva inglese acquistata nel 1843).
Venne avviata, nello stesso stabilimento, anche una scuola per macchinisti ferroviari e navali. Nonostante gli interessanti progetti in cantiere, alla data del 1860 la rete ferroviaria del Regno in esercizio regolare assommava a circa 127 km di ferrovie. Negli ultimi anni di vita del Regno (dopo il 1855) vennero approvati dal governo borbonico altri progetti di ampliamento della rete ferroviaria: al momento dell'annessione ne erano state completate 60 miglia (circa 110 km) ma questi nuovi tratti non erano ancora utilizzati.

Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto, soggetto all'Impero Austriaco,i primi progetti ferroviari si concretizzarono nl 1835 quando la Camera di Commercio di Venezia prese in esame la proposta di una linea ferroviaria che unisse Milano e Venezia. Considerata all'epoca un'impresa di dimensioni epiche per la sua lunghezza e per la necessità del ponte sulla laguna, la costruzione della Ferrovia Milano-Venezia iniziò un cammino, cosparso di insidie e complicazioni, cammino che procedette faticosamente. Nel 1842 venne inaugurato il tratto Padova-Mestre di 29 km, e nel 1846 i tratti Milano-Treviglio di 32 km, il tratto Padova-Vicenza di 30 km e il ponte sulla laguna di Venezia. Nel 1854 venne aperto il tratto tra Verona e Coccaglio, nell'ottica di collegare il Veneto con Milano passando per Bergamo. Nel 1859 fu inaugurato il tratto Verona–Bolzano della linea ferroviaria del Brennero; Bolzano fu poi collegata a Innsbruck nel 1867.

Passiamo al Regno di Sardegna. La prima richiesta di studio di un tracciato ferroviario nel Regno di Sardegna si ha nel 1826 quando alcuni affaristi genovesi avanzarono la proposta di unire Genova con il Po, senza aver alcun seguito. Al principio del 1848 non c'era in esercizio un solo chilometro di strada ferrata, ma le opere, una volta iniziate, procedettero velocemente.  Il 18 luglio 1844, con le Regie Lettere Patenti n° 443 il re Carlo Alberto dispose la costruzione della ferrovia Torino-Genova via Alessandria, attraverso l'Appennino. Si richiese la costruzione della galleria di valico dei Giovi, lunga 3265 metri, il cui scavo fu effettuato interamente a mano e che venne inaugurata il 18 dicembre 1853 e attivata il 16 febbraio 1854; seguiva l'apertura di altri tronchi in Piemonte che, nel 1859, aveva così collegato tra loro le frontiere svizzere e francesi con quella austriaca del Lombardo-Veneto. A differenza di altri Stati dove la progettazione era affidata all'impresa privata, a volte totalmente straniera (la Napoli–Portici era un progetto del francese Bayard e francesi erano anche i capitali), nel Regno di Sardegna l'impulso lo aveva dato lo Stato. Dietro impulso del conte di Cavour, allo scopo di liberarsi dal monopolio inglese nel settore, nel 1853 venne fondata a Sampierdarena l'Ansaldo, industria meccanica che dall'anno successivo avrebbe  avviato anche la fabbricazione di locomotive e materiale ferroviario. Desidero ricordare che, dal 1853 al 1859, durante la costruzione di dette infrastrutture, il Regno di Sardegna era separato dal Regno delle Due Sicilie.  La spedizione dei Mille avvenne infatti nel 1860. 

Nello Stato Pontificio, fino alla morte di papa Gregorio XVI, che aveva espresso la sua disapprovazione sulla prima ferrovia del Regno delle due Sicilie, nulla si era deciso. L'elezione del nuovo papa, Pio IX, a metà del 1846, sbloccò la situazione; questi infatti nominò una Commissione per le Strade Ferrate dello Stato di Sua Santità. Dopo qualche anno ci fu la costruzione di alcune linee nel centro Italia, come la ferrovia Roma-Frascati in servizio dal 1856, la ferrovia Roma-Civitavecchia in servizio dal 1859 e, molto più tardi, la ferrovia Pio Centrale tra Roma ed Ancona, così chiamata in onore del papa, inaugurata il 29 aprile 1866. È necessario ricordare però che già dal 1851 era iniziata - con alterne vicende e per la tratta di competenza - la costruzione della Strada Ferrata dell'Italia Centrale e il 21 luglio 1859 fu inaugurata la linea Piacenza-Bologna di cui 25 chilometri circa, dal confine con il Ducato di Modena nei pressi di Castelfranco Emilia a Bologna, erano in territorio papalino. Della stessa Strada Ferrata dell'Italia Centrale era inoltre in costruzione(e inaugurata da Vittorio Emanuele II nel 1864) la tratta della Porrettana che, da Bologna fino oltre Porretta Terme, correva anch'essa nel territorio dello Stato Pontificio. Infine, è necessario precisare che nel 1861 il neonato Regno d'Italia tenne a battesimo la linea Bologna-Ancona che naturalmente aveva visto i lavori iniziare quando ancora regnava il pontefice. 

Oltre a quanto già detto, si dovrebbe parlare del Granducati di Toscana, del Ducato di Lucca, del Ducato di Modena, di quello di Parma. Un'indicazione di massima mostra che alla vigilia dell'unità d'Italia la rete piemontese (al di qua delle Alpi) assommava già a oltre 800 km (cui andrebbero aggiunti, secondo alcune fonti almeno 50 km in costruzione e detratti circa 30 km di tratte comuni, quella del Lombardo-Veneto a oltre 500 km, quella Toscana a oltre 300 km, quella del Regno delle Due Sicilie a poco più di 120 km, mentre quella dello Stato Pontificio aveva 101 km in esercizio; si aggiungevano a queste le tratte ferroviarie ricadenti o realizzate negli altri stati più piccoli. La Sicilia avrà la sua prima, brevissima, ferrovia solo nel 1863 con la Palermo-Bagheria. 

Alla sua costituzione, nel 1861, il Regno d'Italia si trovava in possesso di una rete ferroviaria dello sviluppo complessivo di circa km 2 100; di questa soltanto il 18% era di proprietà dello Stato ed il 25% in sua gestione diretta il restante 75% era ripartito in più di 20 società private delle quali un buon numero a capitale prevalentemente straniero. 

Tuesday, January 15, 2019

Robert Grosseteste and his Thought on Light

Robert Grosseteste was one of the most prominent thinkers of the Thirteenth Century. Philosopher and scientist, he proposed a metaphysics based on the propagation of light. In this framework, he gave a cosmology too. Here we will discuss the treatise where Grosseteste proposed it, that entitled "De luce, seu de incohatione formarum", "On Light and the Beginning of Forms".

Robert Grosseteste's Thought on Light and Form of the World, DOI: 10.18483/ijSci.486 Downloads: 483 Views: 1308 Pages: 54-62 Volume 3 - Apr 2014

Links
https://www.ijsciences.com/pub/article/486
https://arxiv.org/abs/1404.3371

Alfarabi and his cosmology

Abu Nasr Al-Farabi, who lived in the ninth century, left a valuable heritage for Islamic thinkers after him. In the framework of his metaphysics, he developed a theory of emanation describing the origin of the material universe. Ten intellects or intelligences are coming in succession from the First Being, and, from each of them, a sphere of the universe is produced. The first intellect created the outermost sphere and a second intellect. From this second intelligence, the sphere of the fixed stars and a third intellect had been generated. The process continues, through the spheres of the planets, downwards to the sphere of the Moon. From the Moon, a pure intelligence, defined as the active intelligence, provides a bridge between heavens and earth. In the paper, we discuss this cosmology, comparing it to the cosmology of Robert Grosseteste, an Oxonian thinker of the thirteen century.

Keywords: Al-Farabi, Robert Grosseteste, Medieval Cosmology, Medieval Science

The Ten Spheres of Al-Farabi: A Medieval Cosmology
International Journal of Sciences, 2014, 3(6), 34-39

Links
https://www.ijsciences.com/pub/article/517
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2757693

Monday, January 14, 2019

Un pizzico di sale


Saliera von Benvenuto Cellini (Paris, 1540–1543) 
Courtesy: Cstutz - Own work, for Wikipedia.

Sunday, January 13, 2019

La delizia sul lago Fusaro

La delizia sul lago Fusaro di Bacoli.

Casina Vanvitelliana a Bacoli (NA). 
Courtesy: Armando Mancini - Flickr: Napoli, 15 maggio 2011

La Casina Vanvitelliana fu costruita nel 1782 su un'isoletta del Lago Fusaro, nel comune di Bacoli. I lavori furono eseguiti da Carlo Vanvitelli su commissione del re Ferdinando IV di Borbone. L'intento era quello di realizzare un casino di Caccia sul lago; successivamente, data la bellezza paesaggistica del posto, il complesso fu utilizzato come residenza degli ospiti illustri che facevano visita ai reali e alla capitale. Tra i tanti uomini di storia e cultura, all'interno dell'edificio furono accolti anche Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della repubblica Luigi Einaudi.

Carlo Vanvitelli (1739 – Napoli, 1821) è stato un architetto e ingegnere italiano, attivo principalmente a Napoli e nei dintorni. A lui sono dovuti numerosi edifici in stile neoclassico. Dal re, nel primo Ottocento, venne nominato primario del corpo degli architetti e ingegneri. Il Vanvitelli operò anche nel completamento delle opere paterne apportando spesso modifiche all'originale dando un aspetto più sobrio ed elegante agli edifici, tra questi spicca la Reggia di Caserta. Carlo Vanvitelli è il primogenito di Luigi Vanvitelli .Luigi era nato nel 1700 a Napoli, da madre romana, Anna Lorenzani e da padre olandese, Gaspar van Wittel, che si era trasferito per lavorare nel cantiere del palazzo Reale.

Friday, January 11, 2019

North magnetic pole is moving

Of course the magnetic poles of the Earth are moving, and the magnetic declination is changing too. However, it seems that the poles are moving faster than before.

09 JANUARY 2019 - Earth’s magnetic field is acting up and geologists don’t know why.
Erratic motion of north magnetic pole forces experts to update model that aids global navigation.
"Something strange is going on at the top of the world. Earth’s north magnetic pole has been skittering away from Canada and towards Siberia, driven by liquid iron sloshing within the planet’s core. The magnetic pole is moving so quickly that it has forced the world’s geomagnetism experts into a rare move."
From https://www.nature.com/articles/d41586-019-00007-1