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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Monday, February 24, 2020

Il Diritto di Contare (Hidden Figures)

Katherine Johnson Dies at 101; Mathematician Broke Barriers at NASA

She was one of a group of black women mathematicians at NASA and its predecessor who were celebrated in the 2016 movie “Hidden Figures.”

https://www.nytimes.com/2020/02/24/science/katherine-johnson-dead.html





"Ms Johnson helped our nation enlarge the frontiers of space even as she made huge strides that also opened doors for women and people of colour in the universal human quest to explore space," he said in a statement.

"Her dedication and skill as a mathematician helped put humans on the Moon and before that made it possible for our astronauts to take the first steps in space that we now follow on a journey to Mars."

Ms Johnson was awarded the Presidential Medal of Freedom in 2015. Then-US President Barack Obama later cited her in his State of the Union address as an example of the country's spirit of discovery.


This is the math that made Katherine Johnson — one of NASA’s “Hidden Figures” — a legend
Johnson, who died Monday at age 101, did groundbreaking work in helping return astronauts safely to Earth.

"The public needs more diverse role models in science. “When you think about what a scientist means, you probably think of an Einstein figure — a man in a lab or at a chalkboard with fuzzy, unkempt hair,” as my Vox colleague Julia Belluz has written. “When you think of a scientist’s voice, you might conjure Neil deGrasse Tyson or Carl Sagan. With these voices and images so pervasive in our culture, it’s easier to associate ‘scientist’ with ‘man’ — and in particular, ‘white man.’”

Women scientists like Vera Rubin, Nettie Stevens, Henrietta Leavitt, Rosalind Franklin, Johnson and so many others ought to be just as famous. Today, too many women — and minorities — still feel unwelcome in many corners of science. Johnson’s legacy shows them they have every right to be there."



Saturday, February 22, 2020

ΟΜΟΝΟΙΑ ΣΕΒΑΣΤΗ

"Un'altra moneta, dell'età di Domiziano, reca la leggenda ΟΜΟΝΟΙΑ ΣΕΒΑΣΤΗ e una testa femminile velata e diademata, con sul davanti un papavero fra due spighe. Nelle serie numismatiche di età romana O. è raffigurata con peplo stretto sotto il seno, mantello al di sopra, le cui pieghe la dea regge con la mano, mentre sostiene una cornucopia semplice o doppia, ricolma di frutti, ovvero una patera; più raramente tiene un ramo di palma. È rappresentata quasi sempre eretta, assai più raramente seduta su un trono ad alta spalliera, o accanto ad un altare fiammeggiante, inghirlandato."


Con la stessa mente, in concordia

"La grandezza di molte parole sta nella loro semplicità - e la parola 'concordia' non è solo semplice, è quasi naïf." https://unaparolaalgiorno.it/significato/concordia

Un grazie di cuore a Giorgio Kaniadakis per la discussione sull'omonoia.

Friday, February 21, 2020

Julia Augusta Taurinorum


Chiamarla Julia è omaggio all'immenso Carlo Promis

Ma il pedante preferisce Iulia ... 


Dal Dizionario della favola o mitologia greca, latina, egizia, celtica, persiana, siriaca, indiana, chinese, maomettana, rabbinica, slava, scandinava, affricana, americana, araba, iconologica, cabalistica, ecc., ecc. di Fr. Noel tradotto dal francese su la terza edizione del testo con correzioni ed aggiunte anche di nomi appartenenti alla storia antica da Girolamo Pozzoli. Volume 1. [-3.], Volume 2
1820

Pronome delle città o colonie romane. Quando Giulio Cesare ebbe distrutta la libertà della sua patria,  ed usurpata l'autorità dei consoli e del senato, avvenne che parecchi luoghi aggiunsero il nome di lui a quello che avevano , sia perché egli vi spedì delle colonie per accrescerne la popolazione, sia perché ebbero delle altre prove della sua benevolenza, o che si fece di procurarsela con questa testimonianza della loro divozione, o della loro adulazione. Checché si voglia pensarne, egli è certo però che si vedono città e colonie le quali si attribuirono a gloria di portare il nome semplice di Giulia senz'altra denominazione, come Julia in Germania; Julia, presentemente Fidenza o borgo san Donino in Italia ; oppure composto, come Juliopoli in Bitinia, Juliobriga nel Tarragonese; Juliodunum nella Celtica ; Juliomagus in Francia; Juliabona, Vienna, in Austria ; oppure congiunto a qualche epiteto o a qualche particolare qualità ; come Julia Fama nell'Estremadura ; Julia campestris , Habba nella Mauritania Tingitane ; Gulia nova nel regno di Napoli ; Julia Concordia , Julia Restituta, Segeda nella Beltica; Julia Traducta, Tingi nella Mauritania ; ossia semplicemente unito agli antichi nomi delle città, come Colonia Julia, Colonia Julia Accitana, Colonia Julia Sinope, ecc. 
Le Colonie romane, e molte altre città non riputarono il titolo di Augusta meno onorevole di quello di Giulia. Gli abitanti di coteste città erano persuasi di non poter meglio provare ad Augusto la loro gratitudine, e la venerazione che tributavano al suo nome, se non coll'adottarlo; e fu in qualche maniera eziandio consacrato per indicare la capitale, e il capoluogo di molti popoli particolari; d' onde venne l'Augusta Taurinorum, l'Augusta Trevirorun, Vindelinorum, Suessionum, Veronan duorum, ecc. Molte colonie prendevano anche si multaneamente la denominazione di Giulia e di Augusta ; perciò nulla avvi di più comune delle medaglie su le quali si legge : Colonia Julia Augusta Berytus; Colonia Julia Augusta Apamea ; Colonia Julia Augusta Pella; Colonia Julia Augusta, He liopolis, e tante altre , le une perché erano state fondate da Augusto in adempimento dell' ultime volontà di Giulio Cesare, o aumentate da nuove bande di soldati veterani ; le altre, perché erano state confermate ne' loro privilegi, oppure ne erano ad esse stati accordati dei nuovi. Per la ragione medesima trovansi delle città chiamate Justinopolis, dall'imperatore Giustino, ed anche un maggior numero di quelle chiamate Justiniana dall' imperadore, Giustiniano. Questo principe edificò delle nuove città, altre ne ristaurò , e costrusse delle fortezze che portano il suo nome, parecchie delle quali non lo ritennero lungo tempo. 


Nella libreria di Piazza Savoia

In Piazza Savoia a Torino c'è la libreria San Paolo.
Un giorno entro e chiedo al gentile signore alla cassa.
"Stavo cercando la Bibbia in Latino" Momenti di incertezza ... "Non l'abbiamo, ma può trovarla su Internet". "Lo so ma io vorrei un libro" .... "Se vuole abbiamo dei sermoni in Latino... " "Interessante ma preferirei la Bibbia". Qualche secondo e poi il gentil signore mi guarda e dice "Ho quello che fa per lei".



Santo subito!

A. Merk - Novum Testamentum Graece ed Latine - Ed. XI

Thursday, February 20, 2020

Il latino è come la matematica

"Questo premio internazionale “è la dimostrazione che le lingue classiche preparano a 360 gradi”. Lo ha detto Paolo Lauciani, il docente di Latino e Greco di Alessio Figalli, il matematico accademico che il 1° agosto ha ricevuto la medaglia Fields, una sorta di Premio Nobel della matematica che all’Italia mancava da ben 44 anni."


Tiberio e Gesù

Tiberio (ca. 35): Tertulliano fa cenno nell' Apologetico (del 197) al fatto che l'imperatore Tiberio (regno 14-37) avrebbe proposto al senato romano di riconoscere Gesù come dio (i romani spesso incorporavano nel loro pantheon le divinità dei popoli da loro sottomessi). La proposta fu respinta e questo costituì la base giuridica per le successive persecuzioni dei cristiani, seguaci di un "culto illecito". 
Non tutti gli storici sono concordi nel ritenere attendibile la notizia poiché secondo loro potrebbe essere stata o inventata dallo stesso Tertulliano o alterata successivamente. Secondo Edoardo Volterra, Tertulliano perché cristiano in anni di persecuzioni non aveva alcun interesse a inventare l'esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una "superstitio illicita", dato che l'esistenza di quel senatoconsulto rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani.

Di una decisione del senato romano ricordata da Tertulliano, Edoardo Volterra, 1946

La guerra contro Gesù, Antonio Socci, Bur, Apr 4, 2012 - Religion - 423 pages

"E' verosimile questa cronaca fatta da Tertulliano verso il 197 d.C., cronaca poi confermata da Eusebio di Cesarea, Girolamo e Orosio? Sì, è attendibile per un motivo molto convincente spiegato dallo storico Edoardo Volterra: Tertulliano era un cristiano del II secolo, un giurista che scriveva in anni di persecuzione anticristiane, egli non aveva alcun interesse a inventare l'esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una superstitio illicita. Anzi, aveva l'interesse opposto. Proprio l'esistenza di quel senatoconsulto infatti rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani."

Paolo Mieli, Paganesimo al tramonto
I tentativi d’incontro e le persecuzioni nel rapporto tra l’impero e i cristiani. Corriere della Sera, 29 marzo 2016. 
"Secondo l’ Apologeticum del cartaginese Tertulliano (155-230), l’imperatore Tiberio avrebbe ricevuto da Ponzio Pilato una relazione quasi rivoluzionaria in margine proprio al processo a Gesù. Pilato che, secondo Tertulliano, «già nel suo intimo era divenuto cristiano», avrebbe spiegato all’imperatore che i seguaci di Gesù non avevano, a differenza dei giudei, atteggiamenti antiromani e lo esortava, di conseguenza, a sottoporre al Senato un parere di legittimità a favore del nuovo culto. Tiberio avrebbe fatto sua l’iniziativa suggerita da Pilato, ma il Senato avrebbe respinto la proposta, ritardando di due secoli e mezzo la conciliazione di Roma con il cristianesimo. Una grande quantità di storici ha preso le distanze da questa ricostruzione ritenendola «inficiata da una finalità apologetica». Ma altri si sono spesi a favore della credibilità di queste tesi: Giovanni Papini, Luigi Pareti, Carlo Cecchelli, Edoardo Volterra e, in modo assai argomentato, in I cristiani e l’impero romano (Jaca Book), Marta Sordi. 

I cristiani e l'impero romano, Marta Sordi, Editoriale Jaca Book, 2004

No, we don't worship your fake gods. We don't worship men, and you admit that your gods were all just that once. So how did they become gods? What did they do, that made them divine? They certainly didn't make the world, or anything that is in it. Nor do the whoring, raping, murderous crew you describe as gods deserve anything more than imprisonment in Tarterus, since that is where you would assign any man who behaved like that. If they don't deserve that, why do you condemn in your courts men who do the same sorts of things? And does the status of each god really depend on a vote of the senate?

http://www.tertullian.org/works/apologeticum.htm

[1] Ut de origine aliquid retractemus eiusmodi legum, vetus erat decretum, ne qui deus ab imperatore consecraretur nisi a senatu probatus. Scit M. Aemilius de deo suo Alburno. Facit et hoc ad causam nostram, quod apud vos de humano arbitratu divinitas pensitatur. Nisi homini deus placuerit, deus non erit; homo iam deo propitius esse debebit. [2] Tiberius ergo, cuius tempore nomen Christianum in saeculum introivit, adnuntiatum sibi ex Syria Palaestina, quod illic veritatem ipsius divinitatis revelaverat, detulit ad senatum cum praerogativa suffragii sui. Senatus, quia non ipse probaverat, respuit; Caesar in sententia mansit, comminatus periculum accusatoribus Christianorum. [3] Consulite commentarios vestros; illic reperietis primum Neronem in hanc sectam cum maxime Romae orientem Caesariano gladio ferocisse. Sed tali dedicatore damnationis nostrae etiam gloriamur. Qui enim scit illum, intellegere potest non nisi grande aliquod bonum a Nerone damnatum. [4] Temptaverat et Domitianus, portio Neronis de crudelitate; sed, qua et homo, facile coeptum repressit, restitutis etiam quos relegaverat. Tales semper nobis insecutores, iniusti, impii, turpes, quos et ipsi damnare consuestis, a quibus damnatos restituere soliti estis.

http://www.tertullian.org/latin/apologeticum_becker.htm


Un grazie di cuore a Marco Omini, per avermi segnalato questo passo su Gesù.

Endangered Reproducibility

Truth in Science Publishing: A Personal Perspective, by Thomas C. Südhof
Published: August 26, 2016

https://doi.org/10.1371/journal.pbio.1002547

"The other pillar of scientific truth, reproducibility, means that another scientist can repeat an experiment and arrive at the same results or, conversely, show that the results are not reproducible. Just as for peer review, multiple problems increasingly imperil reproducibility. For example, it’s not uncommon for an initial high-profile study to report amazing results with a stunning conclusion. Then, when the experiments are repeated, only trends toward the same conclusion are observed with increasingly smaller effect sizes. This outcome neither contradicts nor confirms the original study but is a dead end, and the original paper is slowly forgotten. As discussed above, the problem is not that the initial paper is fraudulent, but that the results were “tweaked” or selected, or represented a statistical outlier, leading to a misleading conclusion.

A second emerging reproducibility problem is that many experiments are by design impossible to repeat. As formalized by Karl Popper [Keuth Herbert (Ed.): Popper Karl. Logik der Forschung. Akademie-Verlag, Berlin 2004, ISBN 3-05-004085-8.], scientific truth requires interpersonal reproducibility. Based on this postulate, any conclusion that cannot be falsified because the underlying experiment cannot be repeated in exactly the same way is not a scientific conclusion. Many current experiments are so complex that differences in outcome can always be attributed to differences in experimental conditions ... If an experiment depends on multiple variables that cannot be reliably held constant, the scientific community should not accept the conclusions from such an experiment as true or false. Such conclusions are simply non-scientific, even if based on an experiment."

Let us remember that the "falsifiability", according to the philosopher Karl Popper, defines the inherent testability of any scientific hypothesis.



The Philosophy of Karl Popper, by Herbert Keuth
Cambridge University Press, 2005 

Peer-reviewed

Why we can't trust academic journals to tell the scientific truth
Academic journals don’t select the research they publish on scientific rigour alone. So why aren’t academics taking to the streets about this?

https://www.theguardian.com/higher-education-network/2017/jun/06/why-we-cant-trust-academic-journals-to-tell-the-scientific-truth

by Julian Kirchherr, Assistant professor at the faculty of geosciences, Utrecht University, the Netherlands (keyword scholar: Energy infrastructure environment development sustainability).

" These high-impact journals demand novel and surprising results. Unsuccessful replications are generally considered dull, even though they make important contributions to scientific understanding. Indeed, 44% of scientists (https://journals.plos.org/plosone/article/file?id=10.1371/journal.pone.0005738&type=printable) who carried out an unsuccessful replication are unable to publish it. I have personal experience of this: my unsuccessful replication of a highly cited study has just been rejected by a high-impact journal. ..."  Il fatto che le pubblicazioni siano legate alla carriera ha un risultato. I ricercatori cercano di pubblicare su riviste ad alto impact factor. E per pubblicare "Fourteen per cent of scientists claim to know a scientist who has fabricated entire datasets, and 72% say they know one who has indulged in other questionable research practices such as dropping selected data points to sharpen their results."

I giornali di cui si parla sono giornali peer-reviewed. Gli articoli sono sottoposti ad un processo di revisione. Il problema sollevato da Julian è il seguente. Ha provato a replicare uno studio molto citato e non c'è riuscito; non è però riuscito a veder pubblicati i suoi risultati. Ma a monte c'è il problema che uno studio è stato pubblicato, anche se ha qualcosa che non funziona.

Thursday, February 6, 2020

Torinohenge! Il solstizio di Torino

(Foto, Cortesia di Massimo Brighenti)


Si ringrazia Guido Cossard, che ha diretto il team per lo studio del fenomeno, e Massimo Brighenti e Alberto Cora per le fotografie. 4 Febbraio 2020.

La differenza con il Manhattanhenge è che la nostra è cosa antica!


Courtesy Sevtibidou per Wikipedia.


Si definisce Torinohenge, poiché è come il Manhattanhenge, noto anche come solstizio di Manhattan. E' un fenomeno in cui il sorgere o il tramontare del Sole si allinea perfettamente con le strade che attraversano  Manhattan. Ciò avviene due volte all'anno.
Anche a Torino è così. La prima foto ritrae il Torinohenge al 4 Febbraio 2020.
Capita SOLO in tale data e alla corrispondente di Novembre.

Un grazie a Guido, Massimo ed Alberto, per le stupende foto del solstizio di Torino!

Sunday, February 2, 2020

C'è levare e levare (come anche il tramontare)


Dal  Dizionario enciclopedico delle matematiche delli signori ab. Bossut, La Lande ec. Traduzione dal francese arricchita d'annotazioni ed aggiunte del traduttore italiano: 3



1800
Come nella prima antichità la maggior parte de popoli non avea regolato del tutto la grandezza dell'anno, non conoscendo ancora abbastanza il moto apparente del sole, ... Adopravasi dunque allora il metodo usato fra genti, che viveano alla campagna; perché non potendosi questi regolare sul calendario civile, non rispondendo giammai gli stessi giorni del mese civile alle medesime stagioni dell'anno, così ricorrer doveasi ad altri segni per distinguere i tempi, e le stagioni. Ora i lavoratori, gli storici, ed i poeti v'impiegavano il levare, e il tramontare degli astri. A tal oggetto distinsero tre sorta di levare, e tramontare degli astri, secondo i diversi tempi dell'anno: il levare eliaco, il levare cosmico, ed il levare acronico, chiamansi anche il levare de' poeti. Il levare eliaco d'una stella, il levare solare, il levare apparente è la di lei apparizione dopo la di lei congiunzione col sole, il primo dì, in cui comincia a svilupparsi da raggi del sole, e ad essere visibile la mattina.
Ogni anno il sole, pel suo moto proprio d'occidente verso l'oriente, incontra le diverse costellazioni dell'eclittica, e le rende invisibili a noi pello splendore della sua luce. Quando il sole dopo aver attraversato una costellazione, è lontano da essa quanto basta per levarsi un'ora dopo, la costellazione comincia a comparir la mattina, levandosi un poco innanzi che la luce del sole sia bastantemente intensa per farla disparire; questo è ciò che si chiama levare eliaco, ovvero solare delle stelle. Così pure il tramontare eliaco, succede qualora il sole s'avvicina ad una costellazione: perocchè prima che ei l'abbia giunta, ella cessa di comparire la sera dopo il tramontare del sole, tramontando troppo pochi momenti dopo il sole : E soprattutto necessario per la cronologia, e per li poeti, l'avere una idea di questo levare eliaco. Cominceremo da quello di Sirio, tanto celebre presso gli Egizi. Il levare eliaco di Sirio, ... anni fa, succedeva in Egitto verso la metà della state, quando dopo un lungo disparimento, cominciava e questa stella a riapparire la mattina, un poco prima del levare del sole ...
Quantunque il levare eliaco delle stelle fosse il più considerabile presso gli antichi , essi distingueano altre specie ancora di levare, e di tramontare : il levar cosmico, che può chiamarsi il levar matutino, ed il tramontar cosmico, ovvero matutino , come pure il levare, e il tramontare acronico, che meglio direbbonsi il levare, ed il tramontare vespertino. Il momento del levare , o del tramontare del sole
regola il levare, o tramontare cosmico: quando  alcune stelle levansi col sole, o tramontano col sole levante, diconsi levare, o tramontare cosmicamente ; ma quando le stelle si levano , o tramontano, quando tramonta il sole , dicesi esser questo il levare, o tramontare acronico; donde ne viene , che il tramontare acronico segue, toltine 12, o 15 giorni , il tramontare eliaco, almeno per le stelle vicine all'eclittica, e che il levare cosmico precede della stessa quantità di giorni il levare eliaco . Il Padre Petavio ha compilato una tavola estesissima di queste varie sorta di levare , o di tramontare di varie stelle pel tempo di Giulio Cesare: ma per quanto calcolisi, mai si può giugnere a conciliare gli antichi autori, ne gli antichi calendari, in cui si confusero i luoghi, e le epoche.


L'ultima battaglia

Questa mattina sono andata alla messa per i caduti e dispersi in Russia. La messa si tiene ogni anno a San Lorenzo, Torino, alle 11. La data è la terza domenica di Gennaio. Quest'anno è stata spostata al 2 Febbraio. La data è scelta perché prossima alla battaglia di Nikolaevka, combattuta il 26 gennaio del 1943, in Russia, l'ultima battaglia degli Alpini.

L'ultima battaglia dei miei zii, Giovanni Dastrù (Caporal Maggiore, Divisione Cuneense), Remo Dastrù (Caporal Maggiore, Divisione Julia). Di Remo non si è mai più avuto notizia. Di Giovanni, si è saputo che morì il 19 Marzo, in un lager russo, grazie all' U.N.I.R.R. Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia. Dai lager russi non è tornato nessuno.
Dal fronte, l'ultima lettera di Giovanni è di dicembre 1942 e l'ultima di Remo è del 3 Gennaio 1943. Prima di sapere di Giovanni, sono passati molti anni. I miei nonni non hanno mai avuto alcuna informazione sui figli. E fino all'ultimo hanno sperato.

Come loro molti altri genitori, fratelli e sorelle, spose e figli delle vallate alpine.

Un caro saluto a tutte le genti delle vallate alpine!