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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Thursday, May 30, 2019

Scarmagno, Romano e Strambino

Da
https://www.giornalelavoce.it/romano-incontro-su-groma-e-centuriazione-140549

"La pianura fra Scarmagno (ex Quadrumagmum), Romano, Strambino e Mercenasco conserva ancora i relitti della centuriazione romana. Questo territorio, già dei Salassi, nel 143 a.C. viene invaso dai Romani, che lasciarono sul campo 5000 morti. Il console Appio Claudio fu costretto a chiedere aiuto a Roma. Nel 140 a.C. i Romani sconfissero i Salassi, confiscarono le loro terre e le aurifodinae (miniere d’oro). In queste campagne militari i Romani costruivano accampamenti (castra) estesi; una legione contava 6000 uomini. Si ritiene che nel 143 fu costruito il castra ROMANOrum, con l’aggiunta del caSTRA(m)BINA nel 140 a.C. A seguito della vittoria finale dei Romani del 25 avanti Cristo contro i Salassi, si ritiene che dagli accampamenti militari siano sorti gli insediamenti civili di Romano (dal Castra Romanorum) e di Strambino (dal Castra Bina)."


Thursday, April 4, 2019

Caburrum

Il Museo di Caburrum

http://www.abbaziasantamaria.it/museo-archeologico-di-caburrum/

"La scelta della collocazione della sede museale, oltre a valorizzare ulteriormente il complesso dell’Abbazia, si propone di sottolineare in maniera suggestiva il legame tra gli oggetti e le evidenze della cultura materiale con il loro contesto antico di provenienza: il Museo Archeologico sorge infatti sul sito dell’antico centro romano di Forum Vibii Caburrum, fondato da Caio Vibio Pansa Cetroniano probabilmente nel 45-44 a.C., in qualità di legato del governatore della provincia della Gallia Cisalpina, Giulio Cesare, o l’anno successivo, rivestendo la suprema carica di console. Il restauro dell’edificio iniziato a partire dal 1978 ha infatti permesso di scoprire, proprio al di sotto del piano pavimentale dei locali del tinaggio, importanti strutture murarie in fondazione ed un tratto di selciato stradale di periodo romano, in parte musealizzati e tutt’ora visibili, resti delle antiche abitazioni della realtà insediativa sorta a sud-est della Rocca."

https://it.wikipedia.org/wiki/Consoli_repubblicani_romani

Oggi, Forum Vibii e Caburrum sono fusi in un solo sito.


Rivista di filologia e di istruzione classica, Volume 1, E. Loescher, 1873

Friday, March 8, 2019

Il barba (lo zio) e la magna (la zia)

Un bel discorso sul Piemontese. Bello.
https://rivistasavej.it/letimologia-dimenticata-c67d234dfa8
Ecco che cosa si trova a proposito del termine "barba" per indicare lo zio. C'è chi dice che sia arrivato nel Piemontese dal Longobardo. Ma ...
"A maggior ragione se si pensa, continua Villata, che le lingue germaniche assumono dal latino avunculus il materiale lessicale per il significato di “zio” che finisce per essere uncle in inglese e onkel in tedesco, per esempio. Barba rimane una parola di squisita provenienza latina, e il significato di “zio” abbastanza complesso. Per Villata, per stabilire l’etimologia di barba con il valore di “zio” è necessario partire non dal sostantivo barba bensì dall’aggettivo barbatus, che sin dal III secolo aveva assunto il senso di “uomo di forza e di prestigio”, tanto che nel romeno moderno bărbat significa “marito” ed è presente ancora in greco e in albanese.
Se la parola barba la si vuol penetrata in Italia attraverso i longobardi, è necessario quantomeno pensare che i longobardi stessi l’abbiano assimilata dalla Pannonia o dai parlanti del nord Italia attraverso i cui territori penetrarono nella Penisola. “Però tutto questo non basta per sostenere che barba sia una voce longobarda” conclude Villata.
Più probabile e verosimile è che barba derivi da quel barbatus in seguito alla comune sorte delle desinenze -atus, -atum, cadute già nel secolo XII nelle parlate settentrionali e penetrata quindi anche in quella lingua d’oé in cui son scritti i Sermoni, e in cui barba è attestato con il significato di “zio”."

Dal Vocabolario italiano e latino: diviso in due tomi; ne i quali si contengono le frasi piu eleganti e difficili, i modi di dire, proverbj ec. dell'una e l'altra lingua; aggiuntovi in fine e favole, e i nomi delle principali citta ... per uso degli studiosi di belle lettere nella regia Università di Torino, e in tutti gli stati di s. m. re di Sardegna. Tomo primo. presso Giuseppe Antonio Elia, 1751.


E per quanto riguarda la magna?


O di padre o di madre, sempre "magna" era.


Thursday, February 7, 2019

Ivrea e i Salassi

IVREA. C’era una volta Eporedia e pure i Salassi
Fabrizio Bacolla  13 giugno 2018

Eporedia è stata una realtà urbanistica, amministrativa e sociale che è durata almeno sette secoli, a partire dal 100 a.C.
Di questa importante città dell’Italia Transpadana si tramandano solo pochi scritti di autori classici, ruderi di un teatro e di un anfiteatro, resti di strade, di un acquedotto e di due ponti, frammenti di steli, di tombe, tratti di mura che ci danno alcuni elementi per tentare di ricostruire uno scenario.
Eporedia viene fondata nel 100 a.C. dai Romani come baluardo contro i Salassi. L’invasione romana della Salassia comporta una guerra, con alterne vicende, che dura dal 143 al 25 a.C., anno della definitiva sconfitta dei Salassi e della fondazione di Augusta Praetoria (Aosta). ...

Leggi di più https://www.giornalelavoce.it/ivrea-cera-una-volta-eporedia-e-pure-i-salassi-306609

Wednesday, January 23, 2019

Via Cottia per Alpem

Dal sito
http://www.comune.claviere.to.it/it-it/vivere-il-comune/storia
"Giulio Cesare vi passò per la prima volta nel 58 a.C., quando fu nominato proconsole della Cisalpina e della Transalpina: compì il viaggio da Roma a Ginevra in 8 giorni, percorrendo in media 150 Km al giorno e vi ripassò più volte in occasione delle 8 campagne che seguirono fino al 51 a.C.. Dopo aver domato le diverse tribù montane, Cozio, alleato di Cesare decise di far costruire una strada più adatta al transito delle legioni. La "via Cottia per Alpem" partiva da Torino e passava per Susa (Segusium), Oulx (Villa Martis), Cesana (Gadaone o Gaesao) e superava le gorge spaventose di Claviere, più tardi messe sotto la protezione di San Gervaso. Qui la roccia a strapiombo era intagliata per una larghezza di oltre 2 metri e mezzo, permettendo di arrivare al colle dove sorse un tempietto in onore del Dio Giano (che ha dato il nome al monte Ianus). Di qui il tragitto per Brigantio, l'attuale Briançon, era più facile e agevole. In questa conca sarebbe sorto il villaggio di Claviere (Las Clavieras nel medioevo) e possiamo immaginare il sollievo dei viandanti che vi giungevano anche in pieno inverno nonostante le forti nevicate e i pericoli di valanghe e slavine. I montanari erano soliti segnare il cammino con lunghe pertiche infisse nel terreno."

Monday, January 21, 2019

Forum Vibii - tra Revello e Staffarda

Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, Volume 1
Delfino Muletti, Lobetti-Bodoni, 1829.

In Revello, insigne terra lontana tre miglia da Saluzzo, fu già copiata dal nostro infaticabile scrittore  monsignor Della Chiesa una lapide dicente:
C - VIBIVS . VETTIVS - C - F  POLLIA - SACERDOS - AVGVS - - S - - - MINERVALIS - - - ET - SVIS T - F - I
Nelle campagne di Revello verso Staffarda esisteva sicuramente l'antico Forum Vibii ricordato in due luoghi da Plinio: Transpadana appellatur ab eo ( Pado) regio undecima, tota in mediterraneo, cui maria cuncta fructuoso aloeo important. Oppida Vibi Forum, Segusio, coloniae ab Alpium radicibus, Augusta Taurinorum ecc. (1) ed alquanto prima colle seguenti parole: Padus e gremio Vesuli montis, celsissimum in cacumen elati, finibus Ligurum Vagiennorum visendo fonte profluens, condensque sese cuniculo et in Forovibiensium agro iterum ecoriens, nulli amnium claritate inferior, Graecis dictus Eridanus ecc. (1). Questa particolarità narrataci da Plinio, e confermata da Solino che dice cap. 8 ): unde se primum Padus promit, submersusque cuniculo, rursus in agro Vibonnensi ectollitur, basta ad indicarci il sito del Forum Vibii. Il Po, dopo essersi parte perduto fra sassi e fra l'arena alquanto al di sotto del luogo di Sanfronte, e la porzione maggiore e restante nell'alveo dopo esser deviata in canali pei molini di Revello e per l'irrigazione del suo vasto territorio, rimane affatto asciutto nell'estiva stagione tra Saluzzo e Revello, ma non lungi dalle possessioni dette Laurentia e Paracollo, nel confine appunto dei due territorii, ritorna a sorger da vari fonti ricco d'acque in modo che appena ad un miglio di distanza da quel punto, e senza che riceva il soccorso d'altri torrenti o canali che possano nella calda stagione condurvi nuov'acqua, egli resta spesso atto a sostenere piccole barche verso il passo della strada che da Saluzzo tende a Cavorre, ma sempre però è navigabile in vicinanza di Cardè, luogo a due sole miglia da queste seconde sorgenti. ...
Questo luogo doveva dunque trovarsi tra Revello e Staffarda, come anche opinarono il Durandi in più luoghi delle sue opere e i dotti autori della raccolta de marmi Torinesi (1). Il nome gli venne dai Vibii, illustre famiglia Vercellese, i quali o fondarono o riedificarono la terra, o città che fosse. Un Crispo Vibio a tempi di Cicerone aveva fama di valente oratore, e fu rammentato da Tacito nel libro xiv de' suoi annali. In fine l'iscrizione qui avanti apportata, già esistente in Revello, che ci rammenta un C. Vibio, figliuolo forse d'altro Caio, secondo possono spiegarsi le lettere C. F., ci toglie ogni dubbio sul luogo del Forum Vibii, e la parola POLLIA, di cui in essa, ci fa vedere che questo Foro, e probabilmente tutta la valle del Po, fossero ascritti alla tribù Pollia, come lo erano parimente le valli di Varaita, di Macra, ed alcune colonie Romane nel Piemonte, fra le quali Ivrea (2).

Sunday, January 20, 2019

Tribules

La Regio XI (Transpadana) - parte occidentale. Silvia Giorcelli Bersani, Mattia Balbo


Abstract
In the Roman Age the organization of the territory north of the Po river was accomplished intermittently: at first with a sort of indirect control reproducing pre-existing schemes of rural organization; then, during the age of Caesar and Augustus, by means of municipal organization. Consequently, also the ascription of individual communities to a tribe reproduces the same fragmentary character. In this area 12 tribes are recorded, with a strong concentration of Stellatina in Augusta Taurinorum. The scant available evidence does not allow a reconsideration of the model established by Mommsen and Kubitschek: on the contrary, the few new inscriptions attesting tribes confirm such a model. By the way, it must be noticed that the need of inserting the tribe among the tria nomina belongs, in a recently romanized area, to people striving to show their new status of Roman Citizens. This phenomenon belongs exclusively to the urban context, while rural areas seem not involved in it: a good example is provided by the case of the ager of Augusta Taurinorum, where nobody shows tribe, not even the municipal élite. Furthermore, available evidence shows the considerable presence of soldiers among the tribules, proving that the military career guaranteed a considerable improvement of personal status.

"L’iscrizione alla Stellatina della colonia di Augusta Taurinorum (e della non lontana Forum Vibii Caburrum) 17 è documentata da un cospicuo numero di epigrafi cittadine (22 tribules) ed è presente, come è lecito attendersi, nell’onomastica dei personaggi più in vista, protagonisti di carriere senatorie ed equestri e titolari di magistrature e cariche religiose: per costoro la città era il luogo per eccellenza dell’autorappresentazione sociale, l’ambiente ove era utile spendere meriti, qualifiche e esibizione della acquisita civitas; molto consistente anche il numero di cittadini taurinensi defunti extra regionem, ... A fronte di una significativa concentrazione di Stellatina ad Augusta Taurinorum, l’agro settentrionale della colonia presenta una situazione del tutto diversa: in questo territorio compreso fra Orco e Stura, sede di piccoli insediamenti rurali e luogo di ritrovamento di un cospicuo numero di iscrizioni (databili, complessivamente, nel I-II secolo d.C.), la tribù non è mai indicata, nemmeno nelle iscrizioni dei responsabili dell’organizzazione municipale (verosimilmente taurinensi con possedimenti in campagna)".


Liliana Mercando e il suo studio archeologico del Piemonte Settentrionale

Mercando Liliana. Note su alcune città del Piemonte settentrionale. In: La Città nell'Italia settentrionale in età romana.  Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987)
Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 441-478. (Publications de l'École française de Rome, 130);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1990_act_130_1_3847

Questo è un articolo estremamente interessante. Non si limita al Piemonte romano ma cerca le radici più antiche.

"È evidente l'importanza geografica dell'area su cui sorse la città romana, alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, allo sbocco delle valli alpine e al centro di un vasto sistema insediativo e di un territorio il cui sfruttamento agricolo aveva già in precedenza offerto notevoli testimonianze 46. Alla coltivazione dei campi e all'allevamento del bestiame dovettero unirsi numerose altre attività in parte documentate specificamente in città da ritrovamenti ed iscrizioni 47, mentre non è da trascurare l'importanza che dovette avere per l'economia della zona il traffico fluviale sul Po 48. Come s'è accennato, insediamenti collinari furono con probabilità i precedenti della città romana; nulla di preciso si è scoperto per confermare ο meno l'ipotesi circa l'esistenza dell'originaria Taurasia sullo stesso sito di Augusta Taurinorum, e la doppia deduzione della colonia, prima Julia e nel 29-28 Augusta 49. Sicuramente fu un centro notevole, all'incrocio delle grandi direttrici di traffico nord-sud ed est-ovest, dalle valli alpine e dai passi d'oltralpe alle aree meridionali dell'odierno cuneese, verso la Liguria,  ... La vasta centuriazione 50 riconosciuta verso Eporedia, a nord, e Carreum Potentia a est, ancora ricorda l'intervento romano sul territorio, mentre una non meno importante rete viaria minore è ancora riscontrabile, anche a seguito della dislocazione dei ritrovamenti archeologici 51. "

L'articolo vi mostra anche una fotografia del decumano, quello vero. E' una foto del 1980.


Passava il tram in Via Garibaldi. Oggi non più. Nella foto vedete appunto le rotaie.


Vi faccio vedere il decumano anche da un altro punto di vista.


Ringrazio il sito Museo Torino
e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.
L'uso dell'immagine è fatta a solo scopo di studio e divulgazione storico-scientifica.



Thursday, January 3, 2019

Industria

Industria è un'antica colonia romana sita nell'odierno comune di Monteu da Po, nella città metropolitana di Torino. La colonia sorse probabilmente tra il 124 e il 123 a.C., nell'ambito di una serie di fondazioni di colonie nelle terre del Monferrato volute dal console Marco Fulvio Flacco, presso il precedente villaggio ligure di Bodincomagus ("luogo di mercato sul fiume Po", dal nome ligure del fiume, Bodincus) citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia. La città era iscritta alla tribù Pollia ed era compresa nella regio IX dell'Italia augustea.

Wednesday, January 2, 2019

La Porta Marmorea

AUGUSTA TAURINORUM was a colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolae whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized. All these sites were presumably brought into being according to a perfectly regulated and predetermined plan of the Roman land surveyors. The plan of the center of the city at Torino is unequivocally Roman in origin, connected with the geometric format of the castra metatio. Enclosed within a powerful defensive square, its area (ca. 800 x 700 m) is quite close to the canonical measurements fixed by Hyginus for the foundation of a fortified city.
The inner city was divided into four sections by the intersection of the cardo and the decumanus; the blocks were further divided by cardines and decumani minores. The perfect unity of the plan is evidenced by the position of the towers at the ends of the principal streets, where four gates, according to tradition, opened to meet the cardo and the principal decumanus.
The Porta Palatina, considered one of the most beautiful examples of an urban gate, has two vaulted openings to permit the passage of vehicles and a smaller one at either side for pedestrians. The architects of this gate knew well how to harmonize the solidity of a defensive structure with the refined elegance of a palace facade. The chronology of this gate is still under discussion, though its unity with the Augustan circuit wall would seem to obviate attribution to the Flavian and Trajanic periods.
The characteristics of the Porta Palatina are repeated in two other gates in the city: the marble Principalis Dextra, destroyed in 1635, recorded in a sketch by Giuliano da Sangallo; and the Porta Decumana, whose remains are still visible in the facade of the Palazzo Madama.




BIBLIOGRAPHY
C. Promis, Torino Antica (1865); G. Bandinelli, Torino Romana (1929); P. Barocelli, “Appunti sopra le Mura Romane di cinta di Torino,” Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1933); C. Carducci, “L'Architettura in Piemonte nella antichità,” Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura (1957); S. Finocchi, “I nuovi scavi del Teatro Romano di Torino,” Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1962-63) 142ff; id., BdA 49.4 (1964).

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.
The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina.
Nel dicembre del 49 a.C., dice Cassio Dione, Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana. Nel periodo in cui fu provincia, la Gallia Cisalpina venne amministrata da un proconsole.

Segusium

SEGUSIUM (Susa) Italy.
The city, cited in the itineraries, is mentioned by Strabo (4.1.6), Pliny (3.17), Suetonius (Ner. 18), and Ptolemy (3.1.40); and recorded by Ammianus Marcellinus, Cassiodorus, and Nazario in the Panegyric to Constantine. A Celto-Ligurian oppidum of the Segusians, the city came under Roman rule in the Augustan age, and under Nero became a municipium at the time the province Alpium Cottiarum was instituted. Segusium was fortified during the Late Empire, and witnessed the siege of Constantine during the contest with Maxentius in A.D. 312.
The city plan shows characteristics of spontaneous formation, radiating from the primitive nucleus which excavation has localized near the present Porta Castello. At the intersection of the major roads in the forum indeterminate remains of important buildings have been found, including remnants of statues and a large votive base. From there the Gallic road continues toward the S and arrives at the summit of the hill, where there are ruins of ancient structures, perhaps large homes or public buildings. There is also an Arch of Augustus, with a single arch between pilasters and Corinthian columns at the corners. It bears an inscription and a figured frieze commemorating the friendship pact concluded with Rome in 9 B.C. by Julius Cozius, king of the Segusians and of the 14 cities of the Cottian Alps.
Little is known of the city in the early centuries of the Empire. Remains of roads and buildings furnish fragmentary and uncertain dates, except for clues from the presence of a bath building in the area of the present theater.

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.

Piemonte Romano: nell'itinerario da Cadice a Roma


I bicchieri di Vicarello (o vasi di Vicarello) sono quattro bicchieri in argento ritrovati nel 1852 presso la fonte termale delle Aquae Apollinares, a Vicarello, sul lago di Bracciano. Datati al I secolo d.C., sono di forma cilindrica e portano inciso sulla parte esterna l'itinerario via terra da Gades (Cadice) a Roma (Itinerarium gaditanum), con l'indicazione della varie stazioni intermedie (mansio) e le relative distanze. I bicchieri alti da 95 a 115 mm hanno la forma di pietre miliari e portano incise su quattro colonne le 104 stazioni fra Gades e Roma per un totale di 1840 miglia romane (2.723,2 km).

In Piemonte troviamo: Segusionem, Ocelum, Taurinis, Quadrata, Rigomagum. In Lombaria: Cuttias, Laumellum e poi Ticinum.
Ecco la mappa moderna.



Verolengo: Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune di Verolengo è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli.

Trino: Il primo insediamento è di probabile origine celtica. Il toponimo originario, "Rigomagus", significa infatti "mercato del re" in tale lingua. Dal II secolo a.C. Rigomagus fu sede di una mansio romana (una stazione di posta, citata nell'Itinerarium Burdigalense) di una certa importanza, strategicamente posizionata in prossimità del guado sul fiume Po, ed all'incrocio tra le vie militari che univano la Civitas Taurini (Torino) con Ticinum (Pavia) ed in seguito Augusta Praetoria (Aosta) con la Civitas Asta (Asti).

Cozzo: Il piccolo paese è l'antico municipio romano di Cuttiae, capoluogo della regione Cottuta, che secondo lo storico Strabone si spingeva fino a Pavia, e importante stazione di sosta su una delle più frequentate vie per le Gallie. Da qui si poteva raggiungere Torino, seguendo il corso del Po, per proseguire per il Moncenisio e la Provenza, oppure dirigersi verso Vercelli, Ivrea ed Aosta ed attraverso il Colle del Gran San Bernardo raggiungere la Borgogna. E' citato in itinerari (Itinerario antonino, Vasi di Vicarello) e sulla tavola Peutingeriana, una copia medievale di un'antica carta della rete stradale romana. L'Itinerarium Burdigalense precisa che si trattava di una mutatio, cioè non di un luogo destinato alla sosta notturna ma solo al cambio dei cavalli, intermedio tra le mansiones, luoghi di sosta, di Lomello e Rigomagus.

Lomello: Laumellum was a Roman mansio (a stopping place on a road) on the way of Via Regina, the main road connecting Ticinum (now Pavia) with Turin along the way of the Galliae. The archeological excavations made by the Universities of Pavia and of London during the latest years, brought to light inscriptions, cemeteries of the Imperial period, as well as ruins of fortifications and an entrance door in the boundary wall. Laumellum was perhaps a pre-Roman center of the Ligures.

Friday, November 16, 2018

Piemonte Romano: Pontecurone

Il nome deriva dal latino pons Coronis o pontis Coronis, con riferimento  al ponte sul torrente Curone. Il primo nucleo abitato di Pontecurone si può dare per certo già in epoca augustea - con il rifiorire della Via Postumia (che collegava Piacenza a Genova passando per Voghera, Tortona e Libarna) nelle vicinanze dell'importantissimo guado sul Curone, grazie al ritrovamento di numerose monete di quell'epoca nel territorio.



Mi piace questa vista dal satellite perché sembra che Pontecurone abbia mantenuto la tipica planimetria a scacchiera romana.

Il Piemonte e Roma

Ecco alcuni estratti da Il Piemonte in epoca romana, di Sergio Roda
http://piemonteautonomie.cr.piemonte.it/cms/index.php/il-piemonte-in-epoca-romana

In Piemonte vi erano alcune tribù celtiche e liguri, talora definite come celto-liguri, le più consistenti delle quali sono i Salassi (stanziati in Val­le d'Aosta e nelle valli canavesane settentrionali), i Tau­rini (in una vasta area di pianura parzialmente corrispondente all'attuale provincia di Torino), i Sallui o Libui (nel Vercellese), i Vertamacori (nel Novarese), e, a sud del Po, i Bagienni (nella vasta area corrispondente all’attuale territorio di Asti, Alba e Cuneo), gli Statielli (nel territorio di Acqui Terme), gli Epanteri Mon­tani (stanziati nell'Alta Val Tanaro). Di questi ricordiamo che i Taurini si opposero invano alla discesa di Annibale in Italia nel 218 a. C..
"L’occupazione e la conquista romana del Piemonte fu assai più tarda rispetto alle altre zone dell’Italia settentrionale ove nel III secolo a. C. i Romani fondarono anche importanti colonie come Rimini, Cremona o Piacenza. ... Un primo stanziamento stabile romano sembra in ogni modo individuabile nel territorio compreso tra i fiumi Po, Tanaro e Stura ed ebbe come centro motore la città di Pollentia (Pollenzo): ...  Risale in ogni caso all’ultimo quarto del II secolo a. C. una serie di importanti realizzazioni viarie e stradali accompagnate da interventi di centuriazione nelle campagne che non determinarono però un’immediata urbanizzazione dell’area piemontese. Oltre a Dertona, istituita nel 122 a. C., il II secolo exeunte conobbe soltanto un’altra colonia, Eporedia (Ivrea), fondata nel 100 a. C. per ragioni strategiche sia militari (imposte dalla opportunità di controllare il territorio dopo la temibile invasione dei Cimbri fermata l’anno precedente – 101 – da Caio Mario in area vercellese) ..."
Sergi o Roda continua l'articolo dicendo che all'inizio del I secolo a. C. si era ancora lontani dall'avere una salda struttura amministrativa in Piemonte. Una svolta si ebbe nell'89 a.C. con l'emanazione della Lex Pompeia de Transpadanis e della Lex Plautia Papiria. Queste leggi concessero a tutte le comunità italiche a nord e a sud del Po il diritto latino di cittadinanza (ius Latii).
Questo fu "il segnale concreto della volontà romana di consolidare la propria presenza anche nella regione pedemontana, volontà che fu ulteriormente incoraggiata quando le campagne di Giulio Cesare in Gallia resero impellente la necessità di rendere agibili in maniera permanente passi di transito alpini di più antica o più recente apertura, dal Monginevro (via ad Alpes Cotitias) al Gran San Bernardo (via ad Alpes Poeninas) e al Piccolo San Bernardo (via ad Alpes Graias)."
Diventata un'area sicura per l’espansione territoriale in Gallia e nell’Europa Centrale, espansione che era nei disegni di Cesare e poi di Augusto, si ebbe il "riordino di realtà urbane come Novaria (Novara) e Vercellae (Vercelli) convertite in municipi, o della fondazione di importanti colonie come Augusta Taurinorum (Torino) e Augusta Praetoria (Aosta), o dello sviluppo di piccole città dal grande peso strategico come Segusium (Susa); mentre a sud del Po le fondazioni urbane di Augusta Bagiennorum (Benevagienna) in età augustea e quelle precedenti di Alba Pompeia (Alba) e di Aquae Statiellae (Ac­qui) erano avvenute in continuità con i centri indigeni protourbani." (Ricordiamo che Augusta Taurinorum, prima della rifondazione di  Augusto era un castrum di Cesare). Nascono anche altri centri come Forum Vibii Caburrum (Cavour), Forum Gema (San Lorenzo di Caraglio), Pedo (Borgo San Dalmazzo), la colonia lulia Augusta (Centallo). Questi centri erano, in larga misura, "corrispondenti alle stazioni di esazione della cosiddetta Quadragesima Galliarum, l’imposta del 2,5% sulle merci in transito da e per la Gallia Transalpina."
Nel 49 a. C. le colonie latine nella pianura padana divennero municipi e gli abitanti divennero cittadini romani. Nel 42 a.C. la provincia della Gallia Cisalpina, nata nella prima metà del I secolo a. C. (forse attorno al 90/89 a. C.), comprendente tutta l’Italia settentrionale, venne abolita. Era diventata parte dell’Italia romana, risultato della concezione politico-amministrativa di Augusto. Così, "l’intera penisola fino al confine della pianura con le Alpi veniva intesa come spazio sacro e inviolabile della città di Roma. " I cittadini godevano nella loro città dei diritti di una doppia cittadinanza, sia romana sia della civitas in cui vivevano.
Abbiamo finora visto cosa era successo alla pianura padana. Vediamo ora come erano governate le aree alpine. Per "i Romani, le aree di montagna costituivano una realtà geopolitica a se stante e peculiare che andava trattata amministrativamente con altrettanta specificità: in conformità a tale concezione, ... [Augusto] suddivise l’arco alpino occidentale in distretti militari governati da prefetti, le Alpes Maritimae, le Alpes Cottiae e le Alpes Graiae e le Alpes Poeninae, che si estendevano sui due versanti fino allo sbocco in pianura delle valli. Le Alpes Cottiae ebbero un regime particolare in quanto sottoposte all'autorità del re segusino Cozio che, con il titolo praefectus civitatum, dalla capitale Segusium estese il suo dominio su quattordici tribù stanziate sui due versanti alpini e garantì la sicurezza dell’importantissima via del Monginevro."
Il Piemonte non montano, da Augusto fino al III secolo d. C., era diviso in tra due delle undici Regiones dell'Italia. La zona a nord del Po era nella Regio XI Transpadana che includeva anche parte della Lombardia settentrionale. La zona a sud del Po era nella Regio IX Liguria che includeva anche l’attuale Liguria. Ecco le città. Nella Regio XI: Augusta Taurinorum (Torino), Augusta Praetoria (Aosta), Eporedia (Ivrea), Vercellae (Vercelli), Novaria (Novara). Nella Regio IX: Alba Pompeia (Alba), Aquae Statiellorum (Acqui Terme), Augusta Bagiennorum (Benevagienna), Carreum Potentia (Chieri), Derthona (Tortona), Forum Fulvii (Villa del Foro), Hasta (Asti), Industria (Monteu da Po), Iria (Voghera), Libarna (Serravalle Scrivia), Pollentia (Pollenza), Vardacate (Casale Monferrato).

Un saluto da Augusta Taurinorum, Regio XI.