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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Sunday, June 2, 2019

She-wolf



Stele antica

She-wolf



La lupa con Romolo e Remo, The She-Wolf with Romulus and Remus, Domenico Parodi and Francesco Biggi (1874). Palazzo Rosso - Musei di Strada Nuova

(Courtesy, Mongolo1984 for Wikipedia - Own work)

This is a photo of a monument which is part of cultural heritage of Italy. This monument participates in the contest Wiki Loves Monuments Italia 2014. 



Monday, April 1, 2019

Digital Atlas of the Roman Empire

Excellent atlas of the Empire! by Johan Åhlfeldt, Department of Archaeology and Ancient History, Lund University, Sweden. 

http://dare.ht.lu.se/places/16199.html

Eccoci!



Wednesday, March 27, 2019

Manipolare gli antichi

Estratti dall'articolo
Manipolare gli antichi: il finto razzismo dei Romani
MAURO REALI 08 GENNAIO 2019
"Perché, invece di desumere elementi di coesione spirituale dai grandi valori che il mondo classico ci ha trasmesso, abbiamo preferito cercare nell’antichità le pezze d’appoggio per costruire identità politiche, nazionali e perfino razziali? Da «La ricerca» #15.
...
Le discriminazioni dei Romani, ad esempio, non riguardavano mai tratti somatici o colore della pelle di altre genti, ma usi, costumi, valori diversi da quelli da loro incarnati; discriminazioni destinate poi a cadere con l’avvenuta “romanizzazione” dei popoli vinti, e completamente azzerate dalla Constitutio Antoniniana del 212 d.C. con la quale l’imperatore Caracalla concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero.
...
Roma, una civiltà multietnica
Già si è detto come Tacito non potesse essere un campione dell’autoctonia, tanto più di quella dei “nemici” Germani, che da ufficiale dell’esercito aveva probabilmente combattuto in quanto sudditi ribelli. Egli infatti sapeva bene, perché gli bastava guardarsi intorno, che Roma aveva costruito la sua forza proprio dalla fusione di etnie, lingue e religioni diverse, che si erano riconosciute sotto un’unica autorità politica". 

Faccio due osservazioni. La prima: il titolo. Manipolare gli antichi. Quanti esempi possiamo trovare, quanti! E adesso la seconda, che sfiora il BANALE.
Settimio Severo era un "Libico" ed è diventato imperatore. Lucius Septimius Severus Pertinax, (born April 11, 145/146, Leptis Magna, Tripolitania [now in Libya]—died Feb. 4, 211, Eboracum, Britain [now York, Eng.]). Ha incorporato nel suo nome quello del Piemontese Pertinace.
Nell'impero non esistevano le nazioni come le intendiamo oggi e quindi Settimio era un romano, esattamente come Pertinace. 
Nell'articolo di Mauro Reali è menzionato Caracalla. Che faccia aveva Caracalla? Eccola.


Sapete chi mi ricorda l'immagine a sinistra? Mi ricorda Alberto Tomba, l'imperatore dello sci.

Friday, March 8, 2019

Mamurio Veturio e i dodici scudi

Da
https://www.danielemancini-archeologia.it/un-giorno-di-ordinaria-legalita-a-teate-marrucinorum-prima-parte/

"il 14 marzo, il giorno Pridiae Idvs, la vigilia delle Idi, il giorno dei festeggiamenti dei Mamvralia , il giorno in cui si venera la cacciata di Mamvrio Vetvrio. In questa festa Mamurio Veturio, un personaggio semi mitico della Roma arcaica, impersonato da un vecchio vestito di pelli, rappresenta l’anno vecchio e viene scacciato, tra grandi risate dai bambini, con piccole verghe, per far posto all’anno nuovo."


"Numa Pompilio ricevette dal dio Marte l'Ancile, uno scudo sacro disceso dal cielo. Re Numa turbato da quel prodigio chiese consiglio, come spesso faceva, alla ninfa Egeria, che gli spiegò che il dono del dio era molto prezioso, perché costituiva il pegno dell'eterna invincibilità di Roma, finché fosse rimasto presso l'Urbe. Allora Numa per impedire che potesse essere trafugato, chiamò il valido fabbro Mamurio Veturio, nel quale riponeva grande stima e fiducia, e gli affidò l'Ancile, affinché ne forgiasse undici copie identiche. Una volta conclusa la sua fatica, Mamurio consegnò tutti e dodici gli scudi a Numa Pompilio, che li affidò in custodia ad un collegio di altrettanti sacerdoti scelti fra i membri delle gentes originarie, le più antiche e nobili famiglie di Roma.
Venne così istituito il prestigioso collegio dei Salii, che nei mesi di marzo e di ottobre, sacri al dio Marte, portavano solennemente in processione i dodici scudi sacri, saltando (da cui il nome, dal verbo latino salire) ed intonando un canto particolare, il Carmen Saliare, del quale ci sono pervenuti alcuni frammenti. Numa Pompilio voleva ricompensare Mamurio per il suo ottimo lavoro, ma il buon artefice non volle essere pagato in denaro; chiese però di essere ricordato dal popolo Romano, e Numa lo accontentò, disponendo che i Salii lo invocassero nel loro canto, inneggiando anche a Mamurio.
Mamurio Veturio venne ricordato anche in altri modi dai Romani: in suo onore la festa del 14 marzo, detta degli Equirria e corrispondente al nostro capodanno, venne chiamata Mamuralia. In quella festa Mamurio Veturio, impersonato da un vecchio vestito di pelli rappresentava l'anno vecchio, e veniva scacciato tra grandi risate dai bambini con piccole verghe, per far posto all'anno nuovo."


Friday, January 4, 2019

Sol Invictus


"Tomb of the Julii" (Mausoleum "M") survives in the Vatican Necropolis, beneath St. Peter's Basilica. Here a mosaic depicting Helios (Roman Sol Invictus) with an aureole riding in his chariot. The mosaic is dated to the late 3rd century to early 4th century. 

Saturday, October 27, 2018

San Pietro in Vincoli

Dal sito
https://www.romasegreta.it/monti/s-pietro-in-vincoli.html

"La basilica di S.Pietro in Vincoli deve il suo nome alle catene (dal latino vincula, catene) qui conservate e che, secondo la tradizione, furono utilizzate per legare S.Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme e nel Carcere Mamertino. Nel V secolo d.C. l'imperatrice Elia Eudocia, moglie dell'imperatore d'Oriente Teodosio II, ebbe in dono dal Patriarca di Gerusalemme, Giovenale, le catene con le quali, secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, S.Pietro era stato imprigionato a Gerusalemme. L'imperatrice inviò le catene alla figlia, Licinia Eudossia, moglie dell'imperatore d'Occidente Valentiniano III, la quale volle donarle personalmente a papa Leone I, detto anche Leone Magno. La Chiesa era già in possesso delle catene utilizzate per la prigionia di S.Pietro nel Carcere Mamertino, cosicché, quando il pontefice accostò le due catene, queste si fusero miracolosamente per divenirne una soltanto."

Al link dato sopra, potete vedere le catene miracolose conservate nella basilica.
Mi hanno ricordato il dipinto di Gherardo delle Notti, dove l'Angelo libera Pietro dai vincoli.



Per vedere le catene nella fotografia del quadro ho dovuto usare il Retinex.

GIMP Retinex filter applied to arts: Gerrit van Honthorst and his Chiaroscuro: Here we apply the Retinex tool of GIMP software for filtering the digital images of the masterpieces of an artist that used the Chiaroscuro, a strong tonal contrast between light and dark, in his painting technique. In particular, we use the GIMP Retinex for some works of Gerrit van Honthorst, known in Italy as Gherardo delle Notti. The filter allows the vision of significant details in the shadows of the image. 

 Gherardo delle Notti (Utrecht, 4 novembre 1592 – Utrecht, 27 aprile 1656), è stato un pittore olandese. All'inizio della sua carriera visitò Roma, dove venne a conoscenza delle opere dei maestri italiani e da cui fu influenzato, specialmente da Caravaggio. È proprio da quest'ultimo che trasse ispirazione per la caratteristica illuminazione usata in parte dei suoi dipinti. Ritornato nei Paesi Bassi, divenne uno dei pittori di spicco del suo periodo, dipingendo sia quadri che ritratti. 

Saturday, July 21, 2018

Torino è l'altra faccia della stessa Roma
Torino un pugno al cielo di terra buona.
Sì, ma per due che come noi si sono amati e poi
trovati qui come disperati, Torino sei
un mare nero per i figli tuoi
Torino occhi aperti non tradirmi mai
Torino strade dritte tu mi perderai.
Dimmi tu come stai in questa città malata di malinconia.

da Torino, Antonello Venditti

Saturday, July 14, 2018

Etruschi e Romani

Oggi ho trovato e  letto con estrema attenzione l'articolo dal titolo "Etruschi e Romani, fu una Shoah?", scritto da Franco Cardini e pubblicato il mercoledì 2 febbraio 2011 sull'Avvenire.
https://www.avvenire.it/agora/pagine/etruschi-e-romani-fu-una-shoah_201102020935019400000
E' un articolo da leggere e rileggere, perché costringe a pensare.
L'articolo comincia così "Ho letto le dichiarazioni dei Elie Wiesel riportate da "Avvenire" il 25 gennaio 2011. Ammiro il Wiesel scrittore, ho simpatia per il Wiesel uomo e testimone delle sofferenze del suo popolo e del nostro tempo. Tuttavia, .... " Io non ho trovato le dichiarazioni di Wiesel, ma sembra, dall'articolo di Cardini, che si parlasse di un genocidio degli Etruschi da parte dei Romani. 
Ecco cosa dice Cardini. "I Romani non commisero alcun genocidio, cioè non soppressero mai in massa il popolo etrusco; avrebbero potuto distruggere la cultura etrusca, commettere cioè un etnocidio: ma non fecero nemmeno quello, limitandosi semmai a un’assimilazione che cancellò cultura e memoria, non stirpi. ....  In realtà, nonostante la lingua latina sia di ceppo decisamente indoeuropeo e quella etrusca d’origine tuttora incerta (le polemiche continuano, le ipotesi si accumulano...), la "cancellazione" dell’idioma – il quale peraltro sopravvisse fino al V secolo d.C. come "lingua sacra", nei rituali magico-divinatori dell’etrusca disciplina – non corrispose affatto alla cancellazione demografica d’un intero popolo diffuso dalla Lombardia alla Campania e le vicende del quale sono strettamente legate a quelle dei Romani. Etruschi erano i "re di Roma" dell’ultima fase del periodo monarchico; etrusche, ancora in piena età imperiale, grandi famiglie aristocratiche come i Cecina e la gens cui apparteneva Mecenate, amico e consigliere di Augusto. Gli studi sul Dna nella media Toscana, nel Volterrano, hanno rivelato una realtà biologica ancora vitale che può esser fatta risalire agli Etruschi. Consiglio il ricorso al pur discusso, ma importante, Dizionario della lingua etrusca di Massimo Pittau, docente emerito nell’Università di Sassari (Dessì 2005), che ha sistematicamente vagliato le fonti etrusche e alla luce del quale risulta evidente come l’abbandono dell’idioma etrusco si dovette principalmente a un fenomeno di assimilazione etrusco-romana che non ci sono motivi di ritenere condotto con metodi violenti e tantomeno genocidi, ma che fu piuttosto portato avanti attraverso tecniche di organizzazione istituzionale e di politica matrimoniale".
Posso aggiungere che c'è una parola Etrusca che usiamo tutti i giorni, ed è "satellite".

Si veda: The Word Satellite, Its Origin from Etruscan and Its Translation into Greek
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2899407