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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Tuesday, April 20, 2021

La carriera di Marco Lollio, console romano

La carriera di Marco Lollio, console romano: Esposizione della carriera di Marco Lollio, console romano. Esistono due iscrizioni relative al suo consolato. Una è a Roma, sul ponte Fabricius, l'altra è stata rinvenuta nei pressi di Torino, e mostra Lollio rimasto momentaneamente 'sine collega', come riportato da Cassio Dione.




Monday, October 26, 2020

Una disputa tutta sabauda sul segno zodiacale di Augusto

Monod, Tesauro ed il Capricorno, ovvero una disputa tutta sabauda sul segno zodiacale di Augusto

In questo scritto parliamo di due gesuiti al servizio della corte sabauda, Emanuele Tesauro e Pierre Monod, che si scontrarono in una disputa sul segno zodiacale di Ottaviano Augusto. Tesauro diceva Vergine e Monod diceva Capricorno. Se guardiamo ai recenti studi sul tema, aveva ragione Monod. Il suo approccio basato sugli autori antichi, di cui fornisce ricca documentazione, e sugli studi a lui noti è molto interessante per chi vuol completare la panoramica sull'argomento. Monod usa anche le immagini sulle monete per avvalorare il Capricorno come ascendente di Augusto e questo lo rende un Paul Zanker del XVII secolo, alla ricerca del potere nell'immagini usate da Augusto. 

Tuesday, December 24, 2019

Augusto in camicia nera

" Egli infatti sembra recepire le novità rappresentate dai lavori del Kornemann, con la caratterizzazione del principato augusteo come il primo Führerstaat; e pare inoltre avere ben presente il Princeps di Wilhelm Weber, con l’interpretazione weberiana delle Res Gestae come ͑ιερòς λόγος del princeps – e di Augusto come σωτήρ instauratore di un nuovo ordine cosmico". 

Da un articolo la cui lettura fortemente consiglio. E ancora: 

9 maggio 1936, h. 22:30. Dal fatidico balcone di Palazzo Venezia Mussolini annuncia alla folla, nella retorica dell’epoca ovviamente sempre «oceanica e plaudente», «… la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma» – con clausola finale esametrica, epica! L’Impero, dopo quindici secoli! Gli officianti del regime non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione. Vi si avventurarono specialisti e dilettanti. L’opera era gradita. Serviva, alla legittimazione del nuovo impero – ed a giustificazione del risorgente imperialismo – il richiamo a Roma, all’impero di Augusto, alla pax romana, alla missione civilizzatrice della Città Eterna. Il regime apprezzava i suoi corifei."

Augusto in camicia nera. Storiografia e ideologia nell’era fascista, di Mario Mazza. Università La Sapienza Roma
Abstract: Il presente contributo si propone di analizzare gli interventi storiografici prodotti in Italia per il bimillenario della nascita di Augusto. Particolare attenzione è rivolta a tre nuclei tematici: Augusto come rivoluzionario, instauratore del  novus status rei publicae; Augusto capo carismatico, Führer  -  Dux; l’esaltazione dell’impero augusteo.




Monday, December 23, 2019

Il trasporto di frammenti dell'Ara Pacis a Roma per volere del Duce in o...



La Mostra Augustea della Romanità fu uno dei numerosi eventi organizzati in Italia durante il fascismo in occasione del Bimillenario Augusteo. Fino a tal mostra, alcuni dei pannelli dell'Ara Pacis erano al Museo degli Uffizi a Firenze. Altri pezzi erano sparsi in Italia e nel mondo.

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Ara_Pacis
"Tra il 1918 e il 1921 si iniziò a prendere in considerazione la proposta fatta dal professor Oreste Mattirolo, presidente della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, di riunire i frammenti ritrovati fino ad allora e sparsi in varie parti d'Italia e del mondo. Alla vigilia del ventennio fascista e del dominio italiano del Duce, l'idea di ricostruire il monumento edificato dal primo "vero" duce Augusto eccitò l'opinione pubblica, e si arrivò anche a ipotizzare le iscrizioni da riportare sul monumento restaurato, come “ARA PACIS OLIM AUGUSTAE NUNC TOTIUS ITALIAE A.D. MCMXIX” oppure “GERMANIA VICTA AUSTRIA DELETA COSTANTINOPOLI ET HIEROSOLYMA LIBERATIS ARA PACIS AUGUSTAE RESTITUTA ANNO MCMXIX”[9][6]."

/http://www.instoria.it/home/mito_augusto_ventennio_fascista.htm

N. 56 - Agosto 2012 (LXXXVII). BIMILLENARIO AUGUSTEO, IL MITO DI AUGUSTO NEL VENTENNIO FASCISTA, di Sonia Favale

"Il princeps fu stimato e smitizzato a seconda del contesto storico o delle diverse correnti di pensiero politico. Alcuni lo vedevano come il monarca buono e clemente, accostandolo ai propri sovrani con il fine di adularli, invece, altri come Voltaire e Montesquie intravedevano in lui un mostro e un tiranno assetato di sangue. Conservatore per alcuni, rivoluzionario per altri!
Fu il regime fascista, però, che fece di lui un mito! ... Il 1937 coincideva proprio con il bimillenario augusteo! Nel regime si iniziò a parlare di mistica millenaria."

Desidero riportare un altro pezzo dell'articolo.

"Nello stesso periodo storico, nel 1939, uno studioso britannico Ronald Syme, mostrandosi scettico riguardo ai festeggiamenti per il bimillenario augusteo, si apprestò al affiancare le figure di Mussolini a quella di Augusto. In particolare ciò che veniva posto sullo stesso piano erano i due golpe di stato. Syme accostava la vecchia e nuova marcia su Roma. La prima era stata quella del giovane Gaio Giulio Cesare Ottaviano nel 43 a.c. mentre la seconda era stata quella di Mussolini nel 1922. Entrambi avevano indirizzato la rispettiva marcia su Roma, cuore dello stato, in quanto nel 43 sede del senato romano e nel 1922 del parlamento italiano e della monarchia. Syme, con molta più lucidità e distacco, dagli eventi italiani taccia di panegirismo tutti coloro che avevano tessuto elogi per un uomo scaltro e manipolatore come Augusto, che era stato bravo nel creare un potere personale attraverso guerre civili."

L'inaugurazione delle statue di Cesare ed Augusto, dono di Mussolini all...




Giornale Luce B0754 del 24/09/1935

Un po' di storia sulla piazza Cesare Augusto, quella della Porta Palatina e le due statue di Cesare e Augusto. Oggi, la statua di Augusto, appare talvolta nei filmati che mostrano la città. Diciamolo però chiaramente: le statue non sono originali. Qualcuno, vedendole magari in televisione davanti alla porta romana della città può pensarle vecchie di duemila anni. No. Sono dono di Mussolini alla città Sabauda, come spiega il filmato Luce.
Da quanto mi risulta, non ci sono statue di Augusto e Cesare ritrovate a Torino. La testa di Cesare, quella di Tuscolo, che oggi è al museo archeologico di Torino, viene appunto dalla città laziale e non dal Piemonte.



Per maggiori dettagli si veda
https://www.beniculturalionline.it/location-166_-Porta-Palatina.php
oppure http://archive.is/k1tuA

"Riportata al suo aspetto attuale, la Porta Palatina fu nuovamente oggetto di restauro dal 1934 al 1938, su iniziativa del governo fascista. Vennero dunque aperti tutti i fornici e fu isolata la struttura dal contesto urbano circostante, abbattendo un gruppo di vecchie case troppo a ridosso del monumento.
Tuttavia, alcuni di questi interventi furono considerati erronei dagli archeologi, poiché la porta in origine era a ridosso dell'abitato circostante ma, soprattutto, venne contestata l'errata collocazione della coppia di statue bronzee.
Esse, infatti, sono poste erroneamente nell'area interna occupata originariamente dalla statio e non in quella esterna, dove avrebbero trovato una collocazione più credibile."




Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
PORTA PALATINA Piazza Cesare Augusto

Porta del lato settentrionale della cinta urbana di età romana.
Monumento di valore storico-artistico e documentario, con relativa area di pertinenza costituente integrazione storico- ambientale; esempio singolare anche per l'eccezionale stato di conservazione di porta urbana del I secolo a.C. - I secolo d.C.
Porta urbana aperta sul lato settentrionale, allo sbocco del cardo maximus, da cui partiva la strada per Roma, edificata contemporaneamente (età augustea) o negli anni immediatamente successiva (età flavia) alla creazione della cinta delle mura. Inglobata in strutture edilizie posteriori, fu conservata per intervento dell'ing. Antonio Bertola che ne impedì la demolizione all'inizio del XVIII secolo. Solo nella seconda metà dell'Ottocento iniziò la rivalutazione storica e scientifica con massicci interventi di restauro. Nel 1861 il Comune delibera l'isolamento della Porta Palatina e il restauro, durato fino al 1873, viene affidato a C. Promis. Vengono demoliti tutti gli edifici addossati alla porta e conservati (solo per l'autorevole intervento del Promis) i tratti delle mura adiacenti alle torri. Nel 1904 riprendono alcuni lavori di restauro sotto la direzione di A. D'Andrade, con lo scoprimento della base della torre orientale e il ritrovamento dei muri del cavaedium. I lavori interrotti per la guerra vengono ripresi nel 1932. Ultimi sondaggi e restauri nel 1937-38, con l'individuazione di strutture che fanno supporre l'esistenza di una porta precedente di età repubblicana.
Tavola: 41



Friday, November 29, 2019

Su una datazione archeoastronomica recentemente proposta per la fondazione di Augusta Taurinorum, l'odierna Torino | IRIS Pol. Torino

Su una datazione archeoastronomica recentemente proposta per la fondazione di Augusta Taurinorum, l'odierna Torino | IRIS Pol. Torino



Nell'articolo su Iris (identico a Zenodo) si sono discussi i risultati di un metodo di datazione archeoastronomica, definita come datazione ex sole, proposto in arXiv:1901.08545, ed applicata a determinare la data di fondazione di Augusta Taurinorum. La data del 30 Gennaio del 9 a.C. che detti autori propongono in arXiv:1901.08545 non è giusta, poiché si basa su diversi errori. Sono errati azimut ed altezza del sole sull’orizzonte astronomico. Con i dati giusti si arriva alla data Giuliana del 4 o del 5 Febbraio, che corrisponde, per il 9 a.C., ad una data storica, ossia del Calendario Romano in vigore all'epoca, tra il 31 Gennaio ed il 2 di Febbraio. Gli autori di arXiv:1901.08545 insistono sulla data Giuliana (astronomica) del 30 Gennaio, facendola corrispondere alla data storica del 30 Gennaio. Ma ciò è impossibile. Così, con errori vari e confusione tra date e calendari, l'articolo in arXiv deduce un legame tra la fondazione di Torino e la dedica dell’Ara Pacis. In questo articolo, oltre a segnalare gli errori, si mostrerà che la determinazione dell’anno di fondazione delle colonie romane, supposte come aventi orientazioni solari, ossia verso il punto ortivo del sole, non si può fare attraverso calcoli astronomici per via delle incertezze sperimentali. Al limite, per la fondazione di Torino, sembrano essere più pertinenti le Calende di Febbraio, che sono evolute nella Candelora, che non la dedica dell'Ara Pacis, che per altro coincideva con il compleanno di Livia, moglie d'Augusto.

...............

Il giorno 30 Gennaio del 9 a.C. del calendario Romano non è il giorno 30 Gennaio del 9 a.C. in data Giuliana. Il 30 Gennaio - data storica - è corrispondente alla data astronomica del 3 Febbraio, secondo Keplero, o del 2 Febbraio secondo altri. Per essere precisi. Quando Augusto   ha  dedicato  l'Altare   nel  Campo  Marzio,   la  data astronomica    era  il   2 o   il 3  Febbraio  dell'anno  -8 (ossia 9 a.C.).   Se volessimo  sapere,  invece,  la   data astronomica del 30 Gennaio dell'anno -8, a che giorno del calendario storico corrispondeva, si deve fare l'inverso. Si trova che la data era a.d. VII Kal. o a.d. VI Kal.  (ossia   il   26   o   il   27  Gennaio) dell'anno di Druso e Crispino consoli. 

Del resto, se si prende un'incertezza di quattro o cinque giorni, ci può stare di tutto. Se non era il 30 Gennaio data astronomica, poteva anche essere il 31 o il 29,  perché era brutto tempo.  In questo modo, una qualsiasi osservazione o critica sulla datazione può essere ribattuta.  Allo stesso tempo, però, anche il reiterato insistere  al 30 Gennaio (S.C. e M.C.) e sulla precisione dei loro dati, diventa inutile. 

Comunque, Nel lavoro proposto desidero  argomentare e correggere la presunta datazione di Torino al 9 a.C.. (come mi disse un giornalista che era stato fatto nei miei confronti). Per esempio, non deve essere confuso angolo di direzione (dalle coordinate di Mercatore del GPS), azimut di Via Garibaldi, si veda angolo di direzione ed azimut. A Torino, tra angolo di direzione ed azimut c'è una differenza di un grado. 


Un accenno alla storia contemporanea. La notizia sulla Stampa del 2018 è accompagnata dalla fotografia della Statua di Augusto alla Porta Palatina. Ma che cosa sappiamo di tale statua?





La statua è una copia, modificata in alcuni particolari, come i sandali ai piedi che nell'originale sono nudi, dell'Augusto di Primaporta, trovato nella villa di Livia. Il gesto di Augusto, quello alle Porte Palatine, non è però un pontefice benedice.  E' l'adlocutio, il gesto del duce che richiama i militari al silenzio, per fare il discorso prima della campagna militare. Non è la pace, è la guerra. E la statua è dono di Benito Mussolini a Torino nel 1935. L'impero era tornato sui colli di Roma.  La Stampa di Torino ha usato proprio quella statua e quel gesto, che non è gesto di pace, è di guerra.


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GUIDO COSSARD ED IL SUO TEAM HANNO DETERMINATO CHE L'ALLINEAMENTO CON VIA GARIBALDI CAPITA IL 4 FEBBRAIO 2020, CHE CORRISPONDE AL 6 FEBBRAIO DEL 27 BC (LO STESSO DICASI PER IL 9 BC). Per il 27 BC, si era alle None del calendario storico. Per il 9 a.C. si era, nel calendario storico al 3 Febbraio, più vicino alle None che non al 30 gennaio storico.

http://247.libero.it/rfocus/40970715/1/torino-citt-celeste-compie-2048-anni-uno-studio-del-valdostano-guido-cossard/

Forse il 9 a.C. era nuvoloso e i delegati di Augusto, queli con l'incarico di proclamare la festa, erano in ritardo. Tutto è possibile. 


Saturday, November 9, 2019

I messaggi di Augusto nell’orientamento astronomico

Ho trovato un articolo interessante sulla pagina web di Archeologando. Il link è questo. Chi scrive il post vuol portare un suo messaggio riguardo la direzione astronomica verso il solstizio d'inverno dei cardi di Aosta. Su questo non c'è nulla da dire, anche se la direzione di Aosta romana potrebbe essere spiegata in altra maniera. La città di Aosta ha comunque scelto di festeggiare il "compleanno" il 21 dicembre.
L'articolo di Archeologando punta al legame tra il solstizio d'inverso e il simbolo del capricorno scelto da Augusto, signore della terra e del mare. Magnus Gubernator, il Gran Timoniere.
Si dovrebbe parlar a lungo di Augusto, di quando è nato, della cronologia romana basata su calendario lunare, ... cose che Keplero conosceva molto bene, ed anche il suo mecenate, Rodolfo II, conosceva altrettanto bene. Vi rimando al mio Octavian Augustus at Apollonia and the Statement of His Astrological Sign,  SSRN: https://ssrn.com/abstract=3439646 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3439646

Dell'articolo di Archeologando voglio solo puntualizzare alcune cose riguardo la frase detta "Quanto significato si cela, dunque, dietro questo binomio “Ottaviano Augusto – Capricorno”. E quanto pervasivo si rivela dunque il messaggio subliminale dell’orientamento astronomico di Aosta (romana) così come di altre colonie augustee. Lo stesso orientamento si ritrova a Merida, in Spagna, l’antica Augusta Emerita fondata anch’essa nel 25 a.C., ad Augusta Raurica (attuale Augst in Svizzera), e nella città di Nicopolis (anticamente in Epiro), fondata da Ottaviano Augusto dopo la fatale vittoria navale di Azio avvenuta nel 31 a.C. contro le flotte di Marc’Antonio e Cleopatra."
Merida è orientata col lunistizio maggiore settentrionale, il punto più estremo di levata della luna verso nord. Augusta Emerita and the Major Lunar Standstill of 24 BC Come può essere legata al solstizio d'inverno? Augusta Raurica l'ho controllata e non ha orientamento solstiziale, né inverno né estate.


Linee gialle sorgere e tramontare del sole, linee azzurre della luna. Data 21 Dicembre 2019. Si ringrazia il Photographer's Ephemeris.

Eppure lo stesso sito Archeologandodiscute la Raurica. Ed anche Nicopolis, non è solstiziale!
Per cortesia, diciamo le cose cose stanno, senza voler forzare a tutti i costi le cose. 

Tuesday, September 3, 2019

Le Confessioni di Augusto

Federico Beghin, “Uno storico sospettoso verso dichiarazioni teoretiche e confessioni autobiografiche”. Analisi delle Res Gestae e della figura di Augusto secondo Ronald Syme
Anno Accademico 2016 / 2017.  Tesi di Laurea, Relatore Prof. Luca Fezzi

http://tesi.cab.unipd.it/54515/1/FEDERICO_BEGHIN_2017.pdf

Diciamolo: Augusto non era un santo come Agostino ...

Friday, July 5, 2019

Augusto ed i culti non romani


 Vita dei Cesari II (Augusto), 93
GAIO SVETONIO TRANQUILLO
TESTO IN LINGUA ORIGINALE
[93] Peregrinarum caerimoniarum sicut veteres ac praeceptas reverentissime coluit, ita ceteras contemptui habuit. Namque Athenis initiatus, cum postea Romae pro tribunali de privilegio sacerdotum Atticae Cereris cognosceret et quaedam secretiora proponerentur, dimisso consilio et corona circum stantium solus audiit disceptantes. At contra non modo in peragranda Aegypto paulo deflectere ad visendum Apin supersedit, sed et Gaium nepotem, quod Iudaeam praetervehens apud Hierosolyma non supplicasset, conlaudavit.
TRADUZIONE
93 Ebbe il massimo rispetto per i culti stranieri, ma solo per quelli che erano stati consacrati dal tempo, tutti gli altri li disprezzò. Così, ricevuta l'iniziazione ad Atene, quando in seguito a Roma, davanti al suo tribunale si trattò di una questione relativa al privilegio dei sacerdoti della Cerere Ateniese e si cominciò a svelare alcuni segreti, egli congedò il consiglio dei giudici e tutti gli assistenti e da solo seguì il dibattito. Al contrario, quando visitò l'Egitto si guardò bene dal fare la minima deviazione per andare a vedere il bue Api, e lodò vivamente suo nipote Gaio perché, attraversando la Giudea non era andato ad offrire sacrifici a Gerusalemme

Saturday, June 8, 2019

AEGVPTO CAPTA

(Questa immagine ha licenza CC BY-NC-SA 4.0).
Moneta della collezione del British Museum. Si ringrazia il Museo per aver messo a disposizione l'immagine con licenza CC BY-NC-SA 4.0. 

Curator's comments: This denarius celebrates the successful conclusion of Octavian's Egyptian campaign. The conquest the Ptolemaic kingdom of Egypt in August 30BC removed the last obstacle to Octavian's achievement of supreme power in the Roman world. In 29 BC, Octavian returned to Rome for his official triumph (a triple one, primarily celebrating his successes at Actium and Alexandria 

Augusto, magnus Gubernator, il gran Timoniere

Ci sono concetti che si ritrovano ben chiari in diverse epoche ed in diverse culture. Se non abbiamo dei testi scritti a raccontarci le cose del passato, ci sono degli oggetti che ci possono parlare attraverso le icone utilizzate. Questi oggetti sono le monete
Mentre guardavo una moneta d'Augusto, ho notato la messe di icone presenti. Ci parlano di lui e della sua età dell'oro.

 
(Questa immagine ha licenza CC BY-NC-SA 4.0).
Moneta della collezione del British Museum. Si ringrazia il Museo per aver messo a disposizione l'immagine con licenza CC BY-NC-SA 4.0. 

C'è il Capricorno, il Signore del Tempo (*), la Cornucopia dell'abbondanza, il globo a simboleggiare il mondo (anzi, tutto il cosmo), ed un timone. Un timone? Esso rappresenta il fatto che Augusto era un magnus Gubernator. Era lui che dettava la rotta del mondo, un vascello che governava con le sue mani.

Magnus gubernator et scisso navigat velo et, si exarmavit, tamen reliquias navigii aptat ad cursum. Un abile nocchiero sa navigare anche con la vela squarciata e, se ha perso il sartiame, tuttavia cerca di mantenere la rotta sfruttando quello che gli resta della nave. (Seneca, Lettera a Lucilio 30. Testo latino: L.D. Reynolds; Trad. Stefano Maso. Lucio Anneo Seneca è stato filosofo latino, 4 a.C.-65 d.C.).

Ecco da dove arriva il nostro "governo", dal gubernator latino. Ma prima ancora c'era il Greco, κυβερνάω. https://en.wiktionary.org/wiki/κυβερνάω From a Mediterranean substrate, probably Pre-Greek. Neumann sees it as a denominal verb from κύρβις (kúrbis, “turnable wooden cylinder”), from Proto-Indo-European *kʷerb- (“to turn”).

Nel secolo passato, c'è stato un altro Timoniere, Mao Zedong. Sotto la sua guida il partito comunista salì al governo cinese a seguito della vittoria nella guerra civile e della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, di cui dal 1949 fu presidente. Mao è comunemente chiamato Presidente Mao, ma anche soprannominato "Grande Timoniere" ( 伟大舵手,  Wěidà Duòshǒu).

(*) Leandro Polverini. Augusto e il controllo del tempo. Studi su Augusto. In occasione del XX centenario della morte, a cura di G. Negri e A. Valvo, Torino 2016, 95-114.
https://www.academia.edu/29210185/Augusto_e_il_controllo_del_tempo

Saturday, April 6, 2019

Augusta Raurica


Gegründet wurde eine Kolonie im Gebiet der Rauriker nach der Grabinschrift von Cäsars Feldherrn Lucius Munatius Plancus vermutlich am 21. Juni des Jahres 44 v. Chr. Aus dieser Zeit konnten bislang jedoch keine Funde nachgewiesen werden. Möglich ist, dass die Kolonie entweder als Folge der Bürgerkriege nach Cäsars Tod über den formalen Gründungsakt nicht hinauskam oder dass Plancus’ Kolonie nicht bei Augst, sondern in Basel (Basilia) gegründet wurde.
Zu einer dauerhaften Koloniegründung kam es erst im Gefolge der Eroberung der Zentralalpen unter Kaiser Augustus um 15 v. Chr. Der bislang älteste bekannte Fund konnte durch Dendrochronologie auf das Jahr 6 v. Chr. datiert werden.
Die Grabinschrift des Munatius Plancus nennt als Namen nur das lapidare Colonia Raurica. Eine – allerdings nur fragmentarisch erhaltene – Inschrift aus augusteischer Zeit spricht von der Colonia P[aterna] (?) M[unatia] (?) [Felix] (?) [Apolli]naris [Augusta E]merita [Raur]ica (Buchstaben zwischen eckigen Klammern ergänzt). Wie das emerita zeigt, hätte es sich also um eine Veteranenkolonie gehandelt.
Abgesehen von diesem verstümmelten Zeugnis findet man die erste sichere Bezeugung des Beinamens Augusta erst beim Geographen Ptolemäus um 150 n. Chr. in griechischer Form als Augústa Rauríkon (= lat.: Augusta Rauricorum).
Damit fügt sich Augusta Raurica in einen grösseren Zusammenhang von augusteischen Koloniegründungen, denn auch noch zwei andere wichtige Stützpunkte des augusteischen Eroberungsplanes tragen den Beinamen des ersten Kaisers: Augusta Praetoria am Südfuss des Grossen St. Bernhard-Passes, aus dem heute Aosta geworden ist, und Augusta Vindelicum, das heutige Augsburg als Vorposten gegen die Donau. Diese drei Augustae bilden die Ecken eines Dreiecks, das sich über die von Augustus eroberten Alpen legte und seine breite Basis vom Rheinknie bis zur Donau gegen das unbesetzte Germanien wandte.

Thursday, February 7, 2019

Augustus Σεβαστός

I due termini, Augustus e Σεβαστός, sono generalmente considerati equivalenti, entrambi significanti "venerabile". Ma non è proprio così al 100%. Vale anche il contesto culturale.
Augusto è un aggettivo dal lat. augustus, connesso con augur «augure»; propr. «consacrato dagli àuguri». Significa quindi degno di venerazione e di onore. Specificamente venne usato come titolo degli imperatori romani (a cominciare dal 27 a. C., con Ottaviano) e poi anche attributo a principi o  supreme autorità civili o religiose.  Σεβαστός ha invece il significato di "rispettabile" ed "onorabile". Rispettabile non significa proprio venerabile. In Grecia, patria della democrazia, non si vedeva il capo politico venerabile come gli dei dell'Olimpo.
Ossia, σεβάσμιος è diverso da ιερός.

Sunday, February 3, 2019

Augusta Taurinorum nella Gallia Cisalpina

"A colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi (Augusta Praetoria Salussorum) was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolne whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized."
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.04.0006:entry=augusta-taurinorum

GALLIA CISALPINA (o Gallia Citerior, Κελτικὴ ἡ ἐντὸς Αλπεων). - Si disse così in età romana, per contrapposto a Gallia trans Alpes o Transalpina, quella regione della penisola italica che rimane a settentrione della linea Ariminum-Pisae (Rimini-Pisa), dove giungeva, sino all'anno 90 a. C. e alla lex Iulia de civitate, l'Italia in senso stretto della parola. La Gallia Cisalpina fu - come si crede - organizzata a provincia da Silla, che per primo stabilì, secondo uno dei cardini della sua riforma, un confine politico fra l'Italia sottoposta alle magistrature ordinarie romane, dove un comando di truppe non doveva essere di regola tenuto, e la Gallia sottoposta per necessità a un magistrato fornito d'imperio proconsolare. Silla avrebbe anche portato il confine d'Italia dal fiume Aesis (l'Esino) al Rubicone, limite settentrionale del territorio di Rimini. Secondo altri l'organizzazione della Gallia Cisalpina a provincia sarebbe avvenuta in conseguenza della legge Vatinia che nel 59 a. C. assegnò a Cesare le provincie galliche; secondo altri, meno verosimilmente, nel 217 o nel 206 a. C. La provincia fu soppressa nel 42 a. C., dopo la battaglia di Filippi, quando il confine d'Italia fu portato al nord fino ai piedi delle Alpi e ad est dapprima sino al fiume Formio (odierno Risano poco a sud di Trieste), dipoi con Augusto sino al fiume Arsia (odierno Arsa) sul Quarnero.
Nell'età dell'indiscussa esistenza della provincia Gallia Cisalpina, e cioè dal 59 al 42, la provincia abbracciava approssimativamente il territorio dei Liguri e dei Galli Cisalpini, e il territorio dei Veneti: ... . Il territorio a settentrione dei grandi laghi alpini e la Valtellina erano ancora indipendenti da Roma; e indipendente era la massima parte delle altre popolazioni alpine. I Salassi della Val d'Aosta furono sottomessi solo nel 25 a. C., e i popoli delle Alpi occidentali e centrali non entrarono nell'organizzazione politica di Roma prima del 15 o del 14 a. C. Per riferirci alla posteriore divisione augustea dell'Italia in undici regioni, possiamo dire che della Gallia Cisalpina facevano parte - nei limiti fino allora sottoposti ai Romani - le regioni VIII (Gallia cis Padum o Aemilia), IX (Liguria), X (Venetia et Histria), XI (Transpadana). ...
Quando in dipendenza della guerra sociale e per effetto della lex Iulia de civitate (90 a. C.) e della lex Plautia Papiria (90-89 a. C.) le colonie latine divennero municipî romani, e la cittadinanza romana fu concessa anche alle città confederate, quasi tutta la Gallia a mezzogiorno del Po (l'espressione Gallia cispadana non fu mai adoperata dagli antichi) perveniva al diritto di città. Oltre alle colonie romane di Parma e di Mutina, e oltre alle colonie latine di Placentia e di Bononia, si erano infatti venuti costituendo tra il Po e il Rubicone, per effetto specialmente delle larghe assegnazioni viritane, numerosi centri romani che, per trovarsi di norma iscritti alla tribù Pollia, ci dànno un'idea dell'intensità della colonizzazione romana. Sono di fondazione romana e - per quei centri di cui la tribù è nota - iscritti alla Pollia i Fora Clodii, Cornelii, Druentinorum, Lepidi (più spesso detto Regium Lepidi), Licinii, Livii (?), Popilii, Forum Novum, e anche Claternae, Faventia, e, come sembra, Fidentia. In territorio romano erano altresì Tannetum, e, a cagione della sua ubicazione, certo anche Caesena. Tra le città confederate è soprattutto da ricordare Ravenna.
Ma nella Cisalpina a settentrione del Po (che fu detta di poi Italia transpadana e Regio Transpadana), pochi erano i centri romani, all'infuori delle antiche colonie latine di Cremona e di Aquileia, e oltre la colonia romana di Dertona (od. Tortona) fondata circa il 120 in territorio dei Liguri, e l'altra colonia romana di Eporedia (od. Ivrea) fondata nel 100, dopo la vittoria dei Campi Raudî; onde relativamente scarse erano le popolazioni che, pur dopo la lex Iulia de civitate, godevano dei diritti di città o della latinità (di Aquileia taluni credono che rimanesse colonia di diritto latino anche dopo la lex Iulia). Per venire incontro ai desiderî di tali popolazioni fu votata una lex Pompeia de Gallia citeriore che con una finzione giuridica trasformò in colonie di diritto latino quei comuni che avevano già un sufficiente grado di civiltà e di romanizzazione. Nel territorio dei veneti divennero colonie di diritto latino Ateste, Patavium, Vicetia; il territorio dei Cenomani divenne la colonia latina di Brixia, il territorio degli Orumbovii fu organizzato nella colonia di Bergomum, quello dei Boi alla sinistra del Po nella colonia di Laus Pompeia (od. Lodi), quello degli Insubri nella colonia di Mediolanum, quello dei Laevi nella colonia di Ticinum (od. Pavia); quello dei Vertamacori nella colonia di Novaria, quello dei Libici nella colonia di Vercellae; colonia di diritto latino divenne anche l'etrusca Mantua. Sulla destra del Po divennero colonie latine, nel territorio dei Liguri, Veleia (od. Velleia), Aquae Statiellae (od. Acqui), Albingaunum (od. Albenga) - centri rispettivamente dei territorî dei Veleiates, degli Statielli e degl'Ingauni - e senza dubbio anche Alba Pompeia (od. Alba), Genua (od. Genova), Tigullia, Libarna (od. Serravalle). Quanto ai distretti montani che non avevano raggiunto ancora un grado di cultura bastevole per essere organizzati a colonie latine, essi furono attribuiti o alle colonie latine di nuova formazione, o ai preesistenti comuni di diritto romano.
Finalmente nel 49 a. C. ai Transpadani fu conferito da Cesare il pieno diritto di città, come essi ardentemente desideravano. Nel 42 a. C. la Gallia Cisalpina, riunita all'Italia, cessò di esistere come provincia. La denominazione Gallia Cisalpina rimase però ancora nell'uso corrente, secondo che indicherebbe l'intitolazione di una delle leggi che regolarono l'organizzazione dei nuovi municipî, e cioè la lex de Gallia Cisalpina, da taluni ritenuta posteriore al 42 a. C.
GALLIA CISALPINA di Salvatore Aurigemma - Enciclopedia Italiana (1932)

Nel testo del 1932 è evidente l'equivalenza cultura e grado di civilizzazione con romanizzazione. 

Tuesday, January 22, 2019

Ara Pacis

Time, History, and Ritual on the Ara Pacis Augustae, by Peter J. Holliday
Pages 542-557 | Published online: 09 May 2014

Abstract
Studies of the Ara Pacis and similar public Roman monuments traditionally address the potent political symbolism of their decorative programs, and emphasize dynastic and other imperial policies. It is suggested here that the Altar's imagery of the Golden Age, usually discussed as mere poetic allusion, actually appealed to a significant component of the Roman populace. The program of the Ara Pacis addressed this group's very real fears of cyclical history, and promised that the rule of Augustus would avert the cataclysmic destruction of the world predicted by contemporary models of historical thought.

Ovid, Fasti

III. KAL. 30th
[709] The course of my song hath led me to the altar of Peace. The day will be the second from the end of the month. Come, Peace, they dainty tresses wreathed with Actian69 laurels, and let thy gentle presence abide in the whole world. So but there be nor foes nor food for triumphs, thou shalt be unto our chiefs a glory greater than war. May the soldier bear arms only to check the armed aggressor, and may the fierce trumpet blare for naught but solemn pomp! May the world near and far dread the sons of Aeneas, and if there be any land that feared not Rome, may it love Rome instead! Add incense, ye priests, to the flames that burn on the alter of Peace, let a white victim fall with wine anointed brow, and ask of the gods, who lend a favouring ear to pious prayers, that the house, which is the warranty of peace, with peace may last for ever.
[723] But now the first part of my labour is done, and with the month of which it treats the book doth end.

Cardo e Decumano

‘L’antico romano sapeva che il cardo lungo il quale camminava era parallelo all’asse intorno a cui rotava il sole, e sapeva di seguire il corso di questo allorché percorreva il decumanus; egli era in grado di decifrare, in base alle istituzioni civiche, il significato del cosmo e ciò lo faceva sentire intimamente inserito in esso’. (da J. RYKWERT, L’idea di città, Milano, 2002)

ROMA ANTICA E L’IDEALE DI CITTÀ (CON QUALCHE ESEMPIO DALLA STORIA COLONIALE REPUBBLICANA). Testo della relazione pronunciata il 29 gennaio 2014 in occasione dell’Incontro di Studio organizzato da Laura Solidoro e Anna Bottiglieri nell’Università degli Studi di Salerno sul tema ‘La città ideale’.


Ecco il decumano di Torino, sotto l'odierna via Garibaldi, 

Si veda anche

Ecco il decumano da un altro punto di vista.


Ringrazio il sito Museo Torino e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie. L'immagine è usata a solo scopo divulgativo e di analisi storico-scientifica.

Monday, January 21, 2019

Virgilio e la Centuriazione

https://it.wikipedia.org/wiki/Centuriazione
"I romani cominciarono ad utilizzare la centuriazione in relazione alla fondazione, nel IV secolo, di nuove colonie nell'ager sabinus. Lo sviluppo delle caratteristiche geometriche ed operative che sarebbero divenute quelle classiche si ebbe con la fondazione delle colonie nella pianura padana, a partire da Ariminum (Rimini) nel 268 a.C.[1].
La legge agraria di Tiberio Gracco del 133 a.C. che prevedeva la privatizzazione dell'ager publicus, dette un grande impulso alle divisioni di terre effettuate con la centuriazione[2]. In seguito la centuriazione fu utilizzata sia nei casi di bonifiche che di fondazione di nuove colonie, sia nell'assegnazione di terre ai veterani delle tante guerre civili tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'Impero, tra le quali la Battaglia di Filippi del 42 a.C.. In questo caso abbiamo anche una testimonianza illustre, poiché Virgilio nelle Bucoliche si lamenta appunto dell'assegnazione delle sue terre nel mantovano ai soldati che avevano partecipato alla battaglia."

«Mantua vae miserae nimium vicina Cremonae»
«Guai a te, Mantova, troppo vicina alla sventurata Cremona»
(Virgilio, Bucoliche, IX, 28)

"Nell'imperversare delle guerre civili, che seguirono per lungo tempo la morte di Cesare, quasi tutto il territorio mantovano fu confiscato ai vecchi proprietari e distribuito ai veterani. Per consenso della tradizione la confisca rappresentò in qualche misura la continuazione di quella interessante le terre cremonesi, probabilmente nel 40 a.C., e ne fu quindi contemporanea o di poco posteriore [6].
Ottaviano [Augusto], dopo la vittoria di Filippi, infatti, si trovò di fronte al problema di dover sistemare in Italia una enorme massa di veterani che, come premio di congedo, reclamavano le terre promesse; egli ripiegò sulla soluzione più facile ma anche più violenta, cioè cacciò dai loro terreni i legittimi proprietari, per sostituirli con i suoi vecchi soldati. Questa sorte toccò anche a Mantova che, a causa della sua vicinanza a Cremona, si vide sottrarre parte delle sue terre non bastando, nell'assegnazione ai veterani, quelle cremonesi [7].
Echi di questi avvenimenti si trovano anche nell'opera di Virgilio, in particolare nelle Bucoliche. Nel grande poeta mantovano si trova la testimonianza letteraria della espropriazione di terre e della conseguente divisione agraria avvenuta nell'agro di Mantova [8]: egli si fece portavoce di tutti quei coloni che, come lui, furono costretti a cedere le loro terre ad ignoti nuovi possessori [9]."

«Nos patriae fines et dulcia linquimus arva: / nos patriam fugimus»
«Noi lasciamo la terra patria e i dolci campi: / noi fuggiamo la patria»
(Virgilio, Bucoliche, I, 3-4)

«Impius haec tam culta novalia miles habebit, / barbarus has segetes...»
«Un empio soldato avrà queste maggesi così ben coltivate, / un barbaro queste messi...»
(Virgilio, Bucoliche, I, 70-71)

Pax


L'impero di Augusto, di Andrea Giardina. Gius. Laterza & Figli Spa. 2012.

"Pax  è una di quelle fondamentali parole latine che, ricorrendo  nelle lingue moderne in forma quasi uguale, trasmettono una sensazione di solida identità ... Ma se, proprio come gli archeologi fanno con la terra, procediamo alla stratigrafia di quelle parole, cogliamo subito i successivi e numerosi mutamenti nei secoli, e percepiamo, al fondo dello scavo, di esserci inoltrati in un mondo che ha anche forti tratti di estraneità. Un mondo per metà simile al nostro  per metà esotico. ... La storia della pace romana fu un precoce e progressivo allontanamento dall'etimologia. Come già rilevarono gli antichi, la parola rientrava nel campo semantico del patto: pax a pactione. "La pace viene dal patto", leggiamo in un lessico antico. Ma questa natura pattizia non apparteneva al sistema ideologico romano della pace. Il patto che portava alla pace era imposto dalla vittoria, un'intesa obbligatoria che aveva come unica alternativa la distruzione. Come disse il sommo Cicerone, "la pace si ottiene con la vittoria, non con il patto" ... I romani trasformarono presto i concetti in divinità: Speranza, Fede, Concordia, Onore, Vittoria, Salute, Pietà divennero figure autorevoli del loro pantheon. La Pace fu invece venerata solo molto tardi, e soprattutto per merito di Augusto. A porla in primo piano non furono i conflitti esterni, ma le guerre civili che avevano sconvolto il mondo romano. Quella terribile esperienza cambiò l'idea di pace, la complicò, la rese inquietante. In età imperiale, la pax appare infatti associata ad epiteti come aeterna, perpetua e publica, che rimandano tutti e tre prevalentemente alla dimensione interna. L'eternità della pace, come osservò Kant, è un "pleonasmo sospetto": se la pace ci appare come un'entità distinta ed autonoma, come un valore assoluto, è superfluo proclamarne il carattere perpetuo. 
L'habitat della pace eterna coincideva con il territorio dell'impero romano. E all'esterno? L'appagamento, dobbiamo riconoscerlo, non si addice ai grandi imperi, tranne in casi eccezionali. Può essere una condizione momentanea, una febbre benefica che porta quiete e riflessione, ma non dura mai a lungo. I grandi imperi si fingono appagati quando hanno nemici troppo forti e un'ulteriore iniziativa si rivelerebbe autolesionistica. Quando non avevano guerre in corso, i romani sprangavano le porte del tempio di Giano. Augusto si vantò di averle fatte chiudere per ben tre volte, mentre lungo tutta la precedente storia di Roma ciò era accaduto soltanto due volte:"

Ecco che cosa dice Augusto: «Il tempio di Iano Quirino, che i nostri antenati vollero che venisse chiuso quando fosse stata partorita la pace con la vittoria per tutto l'impero Romano per terra e per il mare, prima che io nascessi, dalla fondazione della città fu chiuso in tutto due volte, sotto il mio principato per tre volte il senato decretò che dovesse essere chiuso.»

"Chi volesse leggere queste parole sotto la lente del pacifismo moderno prenderebbe un abbaglio. Augusto non sospettava minimamente che qualcuno potesse giudicare disdicevole il fatto che la pace, per tre volte rinchiusa, per tre volte si fosse dileguata. La pace eterna era dinamica come la vittoria: fuggire era il suo mestiere, fino alla pacificazione dl mondo intero."

Sunday, January 20, 2019

Tribules

La Regio XI (Transpadana) - parte occidentale. Silvia Giorcelli Bersani, Mattia Balbo


Abstract
In the Roman Age the organization of the territory north of the Po river was accomplished intermittently: at first with a sort of indirect control reproducing pre-existing schemes of rural organization; then, during the age of Caesar and Augustus, by means of municipal organization. Consequently, also the ascription of individual communities to a tribe reproduces the same fragmentary character. In this area 12 tribes are recorded, with a strong concentration of Stellatina in Augusta Taurinorum. The scant available evidence does not allow a reconsideration of the model established by Mommsen and Kubitschek: on the contrary, the few new inscriptions attesting tribes confirm such a model. By the way, it must be noticed that the need of inserting the tribe among the tria nomina belongs, in a recently romanized area, to people striving to show their new status of Roman Citizens. This phenomenon belongs exclusively to the urban context, while rural areas seem not involved in it: a good example is provided by the case of the ager of Augusta Taurinorum, where nobody shows tribe, not even the municipal élite. Furthermore, available evidence shows the considerable presence of soldiers among the tribules, proving that the military career guaranteed a considerable improvement of personal status.

"L’iscrizione alla Stellatina della colonia di Augusta Taurinorum (e della non lontana Forum Vibii Caburrum) 17 è documentata da un cospicuo numero di epigrafi cittadine (22 tribules) ed è presente, come è lecito attendersi, nell’onomastica dei personaggi più in vista, protagonisti di carriere senatorie ed equestri e titolari di magistrature e cariche religiose: per costoro la città era il luogo per eccellenza dell’autorappresentazione sociale, l’ambiente ove era utile spendere meriti, qualifiche e esibizione della acquisita civitas; molto consistente anche il numero di cittadini taurinensi defunti extra regionem, ... A fronte di una significativa concentrazione di Stellatina ad Augusta Taurinorum, l’agro settentrionale della colonia presenta una situazione del tutto diversa: in questo territorio compreso fra Orco e Stura, sede di piccoli insediamenti rurali e luogo di ritrovamento di un cospicuo numero di iscrizioni (databili, complessivamente, nel I-II secolo d.C.), la tribù non è mai indicata, nemmeno nelle iscrizioni dei responsabili dell’organizzazione municipale (verosimilmente taurinensi con possedimenti in campagna)".


Liliana Mercando e il suo studio archeologico del Piemonte Settentrionale

Mercando Liliana. Note su alcune città del Piemonte settentrionale. In: La Città nell'Italia settentrionale in età romana.  Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI Atti del convegno di Trieste (13-15 marzo 1987)
Rome : École Française de Rome, 1990. pp. 441-478. (Publications de l'École française de Rome, 130);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1990_act_130_1_3847

Questo è un articolo estremamente interessante. Non si limita al Piemonte romano ma cerca le radici più antiche.

"È evidente l'importanza geografica dell'area su cui sorse la città romana, alla confluenza di due fiumi, il Po e la Dora Riparia, allo sbocco delle valli alpine e al centro di un vasto sistema insediativo e di un territorio il cui sfruttamento agricolo aveva già in precedenza offerto notevoli testimonianze 46. Alla coltivazione dei campi e all'allevamento del bestiame dovettero unirsi numerose altre attività in parte documentate specificamente in città da ritrovamenti ed iscrizioni 47, mentre non è da trascurare l'importanza che dovette avere per l'economia della zona il traffico fluviale sul Po 48. Come s'è accennato, insediamenti collinari furono con probabilità i precedenti della città romana; nulla di preciso si è scoperto per confermare ο meno l'ipotesi circa l'esistenza dell'originaria Taurasia sullo stesso sito di Augusta Taurinorum, e la doppia deduzione della colonia, prima Julia e nel 29-28 Augusta 49. Sicuramente fu un centro notevole, all'incrocio delle grandi direttrici di traffico nord-sud ed est-ovest, dalle valli alpine e dai passi d'oltralpe alle aree meridionali dell'odierno cuneese, verso la Liguria,  ... La vasta centuriazione 50 riconosciuta verso Eporedia, a nord, e Carreum Potentia a est, ancora ricorda l'intervento romano sul territorio, mentre una non meno importante rete viaria minore è ancora riscontrabile, anche a seguito della dislocazione dei ritrovamenti archeologici 51. "

L'articolo vi mostra anche una fotografia del decumano, quello vero. E' una foto del 1980.


Passava il tram in Via Garibaldi. Oggi non più. Nella foto vedete appunto le rotaie.


Vi faccio vedere il decumano anche da un altro punto di vista.


Ringrazio il sito Museo Torino
e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.
L'uso dell'immagine è fatta a solo scopo di studio e divulgazione storico-scientifica.