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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Tuesday, March 19, 2019

He came, he saw, we counted

He came, he saw, we counted : the historiography and demography of Caesar's gallic numbers

David Henige

Annales de Démographie Historique  Année 1998  1998-1  pp. 215-242. Fait partie d'un numéro thématique : Le mariage, règles et pratiques
https://www.persee.fr/doc/adh_0066-2062_1998_num_1998_1_2162

Abstract:
In his account of his Gallic compaigns, Julius Caesar frequently provided numbers for his opponents. These ranged as high as 430,000 and often exceeded 100,000. In modem times, Caesar's figures have been widely used to suggest, and even to calculate, population levels for ancient Gaul. In this paper, I take issue with the notion that it is expedient to treat Caesar's numbers seriously, and even more inappropriate to use them to infer overall population levels. To do this, I use logistical and textual arguments, pointing out, for instance, that Caesar's matter-of-fact discursive style is hardly warrant to take his itherwise uncorroborated numbers at face value. Rather, they should be considered as typical examples of the genre of exaggerated wartime numbers, a genre with a history reaching back as far as Old Kingdom Egypt and as far forward as the Vietnam war and beyond.

Come dice Plutarco "For although it was not full ten years that he waged war in Gaul, he took by storm more than eight hundred cities, subdued three hundred nations, and fought pitched battles at different times with three million men, of whom he slew one million in hand to hand fighting and took as many more prisoners."
Ottocento città prese in battaglia, col ferro e col fuoco. Dove erano? Non ce ne sono così tante nel testo del De Bello Gallico. Trecento nazioni? Ma non ci sono, né il numero né i nomi elencati nel testo di Cesare (ovviamente si intende con "nazioni" delle comunità locali). Non ci sono così tante battaglie da giustificare il numero di tre milioni di uomini con cui i Romani si sono scontrati.
In genere, quando si riporta il testo di Plutarco, si trancia la prima parte e si dice solo " he slew one million in hand to hand fighting and took as many more prisoners." Se leggete solo l'ultima parte, ovviamente, il senso estrapolato è diverso. E la frase diventa una frase ad effetto. Ma se la leggiamo tutta, allora vediamo il modo di Plutarco di descrivere il destino dei vinti, ossia di coloro che si erano scontrati coi Romani. Li divide in tre parti: morti, schiavi e liberi. La cifra mi pare simbolica.
Possiamo decidere, e sottolineo, decidere se prendere per buoni i numeri di Plutarco.
Ossia, "se Plutarco ha detto così, è così!". Ma la decisione diventa politica.

http://www.silviaronchey.it/articolo/1/650/La-Gallia-sullaltare-della-civilt-romana/

Per quanto riguarda Bibracte, Cesare non può essere incolpato. Bibracte è stata spianata da Ottaviano Augusto e rimpiazzata da  Augustodunum. Da Wikipedia: Autun was founded during the Principate era of the early Roman Empire by Emperor Augustus as Augustodunum to give a Roman capital to the Gallic people Aedui, who had Bibracte as their political centre. In Roman times the city may have been home to 30,000 to 100,000 people, according to different estimates.
Per quanto riguarda i Druidi, Wikipedia descrive la religione secondo quanto riportato da Cesare. "La forte religiosità dei Galli, testimoniata da Cesare, si manifestava anche di fronte alle malattie e nelle guerre, quando i guerrieri facevano voto della propria vita e si affidavano, per l'esecuzione del sacrificio, ai druidi. A monte di questo atteggiamento era la credenza che soltanto un sacrificio umano potesse placare l'ira degli dei. L'esecuzione del sacrificio prevedeva, presso alcune tribù, la realizzazione di grandi pupazzi di vimini, al cui interno venivano poste le vittime e quindi incendiati; le persone ritenute più adatte a tale scopo erano i rei di furto, rapina o altri crimini, ma in caso di necessità si ricorreva a innocenti (Cesare, De bello Gallico, VI, 16). Alii immani magnitudine simulacra habent, quorum contexta viminibus membra vivis hominibus complent; quibus succensis circumventi flamma exanimantur homines. Supplicia eorum qui in furto aut in latrocinio aut aliqua noxia sint comprehensi gratiora dis immortalibus esse arbitrantur; sed, cum eius generis copia defecit, etiam ad innocentium supplicia descendunt.
http://midsomermurders.altervista.org/episodio.php?id=034
Se vogliamo proprio "incolpare" qualcuno della sparizione della religione dei Druidi, magari ricordiamo la cristianizzazione del territorio, che certo è stata aiutata dalla romanizzazione avvenuta. E quindi, niente romani niente cristiani.
Attenzione, nell'articolo al link si legge anche "Catone denunciò Cesare in senato per violazione del diritto delle genti ai danni delle popolazioni galliche". NO! Tutti i dettagli in
Giulio Cesare e i Germani.