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Il sito della battaglia fu suggerito già agli inizi del Settecento da Zacharias Goeze, teologo e filosofo tedesco, appassionato di numismatica, il quale aveva saputo di alcune monete romane rinvenute in località Kalkriese, a 135 km a Nord-est del confine romano del Reno. Lo storico Theodor Mommsen nel 1885 era convinto che questa fosse la località della famosa battaglia, in base al numero di monete reperite sul sito; ma si è dovuto attendere il 1987 per averne conferma definitiva.
Maschera da parata in ferro ricoperta d'argento appartenuta ad un cavaliere romano, rinvenuta sul luogo della battaglia.
Il materiale archeologico trovato sull'area della battaglia (su una superficie complessiva di 5 per 6 km), era di oltre 4 000 oggetti di epoca romana:
3100 pezzi militari come parti di spade, pugnali, punte di lance e frecce, proiettili utilizzati dalle fionde delle truppe ausiliarie romane, dardi per catapulte, parti di elmi, parti di scudi, una maschera da parata in ferro ricoperta d'argento, chiodi di ferro delle calzature dei legionari, piccozze, falcetti, vestiario, bardature di cavalli e muli, strumenti chirurgici;
un limitato numero di oggetti femminili come forcine, spille e fermagli a testimonianza della presenza di donne tra le file dell'esercito romano in marcia;
1200 monete, coniate tutte prima del 14 d.C.;numerosi frammenti ossei di uomini ed animali (muli e cavalli);
ed un terrapieno lungo 600 metri e largo 4,5 metri, che si estendeva alla base della colline di Kalkriese in direzione est-ovest, dove i Germani si appostarono aspettando le legioni, dal quale sferrarono il primo attacco, nel punto più stretto tra la collina e la Grande palude (ora ridotta ad una depressione).
L'ultima campagna di scavo (estate 2016) ha riportato inoltre alla luce altri reperti tra cui otto rare monete d’oro con l’effigie di Augusto sul recto e, sul verso, i ritratti dei due nipoti Gaio e Lucio Cesare, designati suoi successori. I due sono raffigurati con scudo, lancia e lituo. Poiché il primo morì nel 4 d.C. e il secondo nel 2 d.C., le monete risalgono a pochi anni prima della battaglia ed appartenevano con molta probabilità a un ufficiale dell’esercito che le avrebbe smarrite o sotterrate (sono state trovate a pochissima distanza l’una dall’altra) nell’imminenza dei combattimenti. Si tratta di una somma notevole: all’epoca con un solo aureo si poteva mantenere un’intera famiglia, a Roma, per un mese, quindi la somma equivaleva al sostentamento per circa un anno.
Gli imperatori romani che si susseguirono nei secoli decisero di non battezzare più altre legioni con il nome delle tre annientate a Teutoburgo (XVII, XVIII e XIX), forse anche per via delle insegne perdute che furono in seguito recuperate. Perdere le insegne era onta incancellabile per la mentalità e la tradizione militare romana.