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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Wednesday, January 16, 2019

Ferrovia Torino-Genova

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Torino-Genova

Tratta ed Inaugurazione
Torino–Trofarello, 24 settembre 1848
Trofarello–Asti, 15 novembre 1849
Asti–Novi Ligure, 1º gennaio 1850
Novi Ligure–Arquata Scrivia, 1º febbraio 1851
Arquata Scrivia–Busalla, 10 febbraio 1853
Busalla–Genova, 18 dicembre 1853

La ferrovia nacque per volere del Regno di Sardegna che ne finanziò interamente la costruzione (Regie Lettere Patenti № 443). I lavori iniziarono nel 1845 per terminare a dicembre 1853 con il completamento del collegamento tra le due città, con un totale di 166 chilometri. Per attraversare l'appennino fu costruita la Galleria dei Giovi, lunga 3 254 metri e, all'epoca, la più lunga d'Italia. Il completamento della ferrovia costituì un avvenimento di importanza eccezionale ed ebbe risonanza anche al di fuori dei confini italiani.

«...la Strada ferrata da Genova al Piemonte, con diramazione al Lago Maggiore e alla frontiera lombarda, verranno costrutte per conto e cura del nostro Governo e a spese delle nostre finanze»  (Lettere Patenti del 13 febbraio 1845 di Carlo Alberto)

"L'intera linea fu subito costruita a doppio binario e si dovettero costruire molti ponti, oltre trenta di rilevante importanza, fare sbancamenti e perforare gallerie con spese ingenti. Non si aspettò il completamento dell'opera per l'apertura al pubblico ma lo si fece man mano che i tratti di linea venivano completati, non si aspettava nemmeno il completamento delle stazioni e si apriva con un solo binario efficiente."



Due vedute della linea ferroviaria di Carlo Bassoli.



Le Ferrovie in Italia prima dell'unione nazionale.



Nel 1825 viene inaugurata la prima linea ferroviaria commerciale, la Stockton-Darlington, che collegava le miniere di carbone presso Shildon con Stockton-on-Tees e Darlington. Fu la prima ferrovia del mondo aperta al trasporto pubblico dei passeggeri e delle merci che abbia usato la locomotiva a vapore. Questa linea ferroviaria accese entusiasmi e progetti in tutta Europa, essendosi rivelata da subito un formidabile mezzo di trasporto al servizio sia delle persone sia dell'industria e del commercio. 

A differenza di altri stati come il Regno Unito o la Francia, in Italia lo sviluppo venne frenato da fattori negativi quali l'accidentata orografia della penisola, la divisione politica e l'influenza politica straniera. La storia delle ferrovie in Italia ebbe inizio con l'apertura di un breve tratto di linea ai piedi del Vesuvio, la Napoli-Portici di poco più di sette chilometri, che venne inaugurata il 3 ottobre 1839.  Nel 1842 la ferrovia aveva raggiunto Castellammare di Stabia e due anni dopo Pompei e Nocera (circa 40 km). Lo sviluppo successivo non fu altrettanto celere, la via ferrata si fermò, in direzione Nord, a Sparanise (circa 48 km) e, in direzione Sud, nei pressi di Salerno (circa 55 km) e tale rimase fino all'unità. Oltre alla strada ferrata fu avviata la realizzazione di un complesso industriale che rimase all'avanguardia per anni in Italia. Nel 1840 fu promossa la realizzazione dell'Opificio di Pietrarsa, la prima fabbrica italiana di locomotive, rotaie e materiale rotabile. Nel 1845 iniziò la costruzione di locomotive (all'inizio ne furono fabbricate sette utilizzando componenti inglesi del medesimo modello della locomotiva inglese acquistata nel 1843).
Venne avviata, nello stesso stabilimento, anche una scuola per macchinisti ferroviari e navali. Nonostante gli interessanti progetti in cantiere, alla data del 1860 la rete ferroviaria del Regno in esercizio regolare assommava a circa 127 km di ferrovie. Negli ultimi anni di vita del Regno (dopo il 1855) vennero approvati dal governo borbonico altri progetti di ampliamento della rete ferroviaria: al momento dell'annessione ne erano state completate 60 miglia (circa 110 km) ma questi nuovi tratti non erano ancora utilizzati.

Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto, soggetto all'Impero Austriaco,i primi progetti ferroviari si concretizzarono nl 1835 quando la Camera di Commercio di Venezia prese in esame la proposta di una linea ferroviaria che unisse Milano e Venezia. Considerata all'epoca un'impresa di dimensioni epiche per la sua lunghezza e per la necessità del ponte sulla laguna, la costruzione della Ferrovia Milano-Venezia iniziò un cammino, cosparso di insidie e complicazioni, cammino che procedette faticosamente. Nel 1842 venne inaugurato il tratto Padova-Mestre di 29 km, e nel 1846 i tratti Milano-Treviglio di 32 km, il tratto Padova-Vicenza di 30 km e il ponte sulla laguna di Venezia. Nel 1854 venne aperto il tratto tra Verona e Coccaglio, nell'ottica di collegare il Veneto con Milano passando per Bergamo. Nel 1859 fu inaugurato il tratto Verona–Bolzano della linea ferroviaria del Brennero; Bolzano fu poi collegata a Innsbruck nel 1867.

Passiamo al Regno di Sardegna. La prima richiesta di studio di un tracciato ferroviario nel Regno di Sardegna si ha nel 1826 quando alcuni affaristi genovesi avanzarono la proposta di unire Genova con il Po, senza aver alcun seguito. Al principio del 1848 non c'era in esercizio un solo chilometro di strada ferrata, ma le opere, una volta iniziate, procedettero velocemente.  Il 18 luglio 1844, con le Regie Lettere Patenti n° 443 il re Carlo Alberto dispose la costruzione della ferrovia Torino-Genova via Alessandria, attraverso l'Appennino. Si richiese la costruzione della galleria di valico dei Giovi, lunga 3265 metri, il cui scavo fu effettuato interamente a mano e che venne inaugurata il 18 dicembre 1853 e attivata il 16 febbraio 1854; seguiva l'apertura di altri tronchi in Piemonte che, nel 1859, aveva così collegato tra loro le frontiere svizzere e francesi con quella austriaca del Lombardo-Veneto. A differenza di altri Stati dove la progettazione era affidata all'impresa privata, a volte totalmente straniera (la Napoli–Portici era un progetto del francese Bayard e francesi erano anche i capitali), nel Regno di Sardegna l'impulso lo aveva dato lo Stato. Dietro impulso del conte di Cavour, allo scopo di liberarsi dal monopolio inglese nel settore, nel 1853 venne fondata a Sampierdarena l'Ansaldo, industria meccanica che dall'anno successivo avrebbe  avviato anche la fabbricazione di locomotive e materiale ferroviario. Desidero ricordare che, dal 1853 al 1859, durante la costruzione di dette infrastrutture, il Regno di Sardegna era separato dal Regno delle Due Sicilie.  La spedizione dei Mille avvenne infatti nel 1860. 

Nello Stato Pontificio, fino alla morte di papa Gregorio XVI, che aveva espresso la sua disapprovazione sulla prima ferrovia del Regno delle due Sicilie, nulla si era deciso. L'elezione del nuovo papa, Pio IX, a metà del 1846, sbloccò la situazione; questi infatti nominò una Commissione per le Strade Ferrate dello Stato di Sua Santità. Dopo qualche anno ci fu la costruzione di alcune linee nel centro Italia, come la ferrovia Roma-Frascati in servizio dal 1856, la ferrovia Roma-Civitavecchia in servizio dal 1859 e, molto più tardi, la ferrovia Pio Centrale tra Roma ed Ancona, così chiamata in onore del papa, inaugurata il 29 aprile 1866. È necessario ricordare però che già dal 1851 era iniziata - con alterne vicende e per la tratta di competenza - la costruzione della Strada Ferrata dell'Italia Centrale e il 21 luglio 1859 fu inaugurata la linea Piacenza-Bologna di cui 25 chilometri circa, dal confine con il Ducato di Modena nei pressi di Castelfranco Emilia a Bologna, erano in territorio papalino. Della stessa Strada Ferrata dell'Italia Centrale era inoltre in costruzione(e inaugurata da Vittorio Emanuele II nel 1864) la tratta della Porrettana che, da Bologna fino oltre Porretta Terme, correva anch'essa nel territorio dello Stato Pontificio. Infine, è necessario precisare che nel 1861 il neonato Regno d'Italia tenne a battesimo la linea Bologna-Ancona che naturalmente aveva visto i lavori iniziare quando ancora regnava il pontefice. 

Oltre a quanto già detto, si dovrebbe parlare del Granducati di Toscana, del Ducato di Lucca, del Ducato di Modena, di quello di Parma. Un'indicazione di massima mostra che alla vigilia dell'unità d'Italia la rete piemontese (al di qua delle Alpi) assommava già a oltre 800 km (cui andrebbero aggiunti, secondo alcune fonti almeno 50 km in costruzione e detratti circa 30 km di tratte comuni, quella del Lombardo-Veneto a oltre 500 km, quella Toscana a oltre 300 km, quella del Regno delle Due Sicilie a poco più di 120 km, mentre quella dello Stato Pontificio aveva 101 km in esercizio; si aggiungevano a queste le tratte ferroviarie ricadenti o realizzate negli altri stati più piccoli. La Sicilia avrà la sua prima, brevissima, ferrovia solo nel 1863 con la Palermo-Bagheria. 

Alla sua costituzione, nel 1861, il Regno d'Italia si trovava in possesso di una rete ferroviaria dello sviluppo complessivo di circa km 2 100; di questa soltanto il 18% era di proprietà dello Stato ed il 25% in sua gestione diretta il restante 75% era ripartito in più di 20 società private delle quali un buon numero a capitale prevalentemente straniero. 

Tuesday, January 15, 2019

Robert Grosseteste and his Thought on Light

Robert Grosseteste was one of the most prominent thinkers of the Thirteenth Century. Philosopher and scientist, he proposed a metaphysics based on the propagation of light. In this framework, he gave a cosmology too. Here we will discuss the treatise where Grosseteste proposed it, that entitled "De luce, seu de incohatione formarum", "On Light and the Beginning of Forms".

Robert Grosseteste's Thought on Light and Form of the World, DOI: 10.18483/ijSci.486 Downloads: 483 Views: 1308 Pages: 54-62 Volume 3 - Apr 2014

Links
https://www.ijsciences.com/pub/article/486
https://arxiv.org/abs/1404.3371

Alfarabi and his cosmology

Abu Nasr Al-Farabi, who lived in the ninth century, left a valuable heritage for Islamic thinkers after him. In the framework of his metaphysics, he developed a theory of emanation describing the origin of the material universe. Ten intellects or intelligences are coming in succession from the First Being, and, from each of them, a sphere of the universe is produced. The first intellect created the outermost sphere and a second intellect. From this second intelligence, the sphere of the fixed stars and a third intellect had been generated. The process continues, through the spheres of the planets, downwards to the sphere of the Moon. From the Moon, a pure intelligence, defined as the active intelligence, provides a bridge between heavens and earth. In the paper, we discuss this cosmology, comparing it to the cosmology of Robert Grosseteste, an Oxonian thinker of the thirteen century.

Keywords: Al-Farabi, Robert Grosseteste, Medieval Cosmology, Medieval Science

The Ten Spheres of Al-Farabi: A Medieval Cosmology
International Journal of Sciences, 2014, 3(6), 34-39

Links
https://www.ijsciences.com/pub/article/517
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2757693

Monday, January 14, 2019

Un pizzico di sale


Saliera von Benvenuto Cellini (Paris, 1540–1543) 
Courtesy: Cstutz - Own work, for Wikipedia.

Sunday, January 13, 2019

La delizia sul lago Fusaro

La delizia sul lago Fusaro di Bacoli.

Casina Vanvitelliana a Bacoli (NA). 
Courtesy: Armando Mancini - Flickr: Napoli, 15 maggio 2011

La Casina Vanvitelliana fu costruita nel 1782 su un'isoletta del Lago Fusaro, nel comune di Bacoli. I lavori furono eseguiti da Carlo Vanvitelli su commissione del re Ferdinando IV di Borbone. L'intento era quello di realizzare un casino di Caccia sul lago; successivamente, data la bellezza paesaggistica del posto, il complesso fu utilizzato come residenza degli ospiti illustri che facevano visita ai reali e alla capitale. Tra i tanti uomini di storia e cultura, all'interno dell'edificio furono accolti anche Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini e, più recentemente, il Presidente della repubblica Luigi Einaudi.

Carlo Vanvitelli (1739 – Napoli, 1821) è stato un architetto e ingegnere italiano, attivo principalmente a Napoli e nei dintorni. A lui sono dovuti numerosi edifici in stile neoclassico. Dal re, nel primo Ottocento, venne nominato primario del corpo degli architetti e ingegneri. Il Vanvitelli operò anche nel completamento delle opere paterne apportando spesso modifiche all'originale dando un aspetto più sobrio ed elegante agli edifici, tra questi spicca la Reggia di Caserta. Carlo Vanvitelli è il primogenito di Luigi Vanvitelli .Luigi era nato nel 1700 a Napoli, da madre romana, Anna Lorenzani e da padre olandese, Gaspar van Wittel, che si era trasferito per lavorare nel cantiere del palazzo Reale.

Friday, January 11, 2019

North magnetic pole is moving

Of course the magnetic poles of the Earth are moving, and the magnetic declination is changing too. However, it seems that the poles are moving faster than before.

09 JANUARY 2019 - Earth’s magnetic field is acting up and geologists don’t know why.
Erratic motion of north magnetic pole forces experts to update model that aids global navigation.
"Something strange is going on at the top of the world. Earth’s north magnetic pole has been skittering away from Canada and towards Siberia, driven by liquid iron sloshing within the planet’s core. The magnetic pole is moving so quickly that it has forced the world’s geomagnetism experts into a rare move."
From https://www.nature.com/articles/d41586-019-00007-1


Radiofarmaci dal reattore TRIGA RC-1

Il Progetto MOLY: una via italiana per la produzione del radiofarmaco 99mTc, descritto al link.
Un progetto per ottenere Molibdeno 99 da cui "mungere" il Tecnezio.
Per il generatore di radionuclidi si veda http://lem.ch.unito.it/didattica/infochimica/2007_Tecnezio/generatore_radionuclidi.html


Limes and Computers

In order to protect their empire against hostile tribes, the Romans, from 40 to 240 AD, maintained a huge line of fortifications. It was the "limes" that also run through the Netherlands, from the North Sea to Nijmegen (Noviomagus). Along this line soldiers needed supplies. "Obviously the supplies had not to come from Rome, but mainly from the neighborhood", observed Mark Groenhuijzen from the Free University who investigated the limes and supplies and the network required to support them. In his investigations, Mark uses computer models to find the best solution in the framework of logistics parameters (M. Groenhuijzen, Palaeogeographic analysis of the Dutch part of the Roman limes and its hinterland (Leiden 2018)).

Many thanks to R. Essers for the reference and the link
https://www.nemokennislink.nl/publicaties/computer-berekent-bevoorrading-van-de-romeinen/





Thursday, January 10, 2019

Vanvitelli


Vita dell'architetto Luigi Vanvitelli

Front Cover
Luigi Vanvitelli

A. Trani, 1823 - Architects - 55 pages




Gaspare Vanvitelli



Caspar van Wittel - The Piazzetta from the Bacino di San Marco 

Courtesy: Web Gallery of Art 

Today:


The Roman Limes

The Roman Limes in the Netherlands:
How a delta landscape determined the location of the military structures.

Marieke van Dinter
April 2013 Geologie en Mijnbouw 92(1):11-32
DOI: 10.1017/S0016774600000251
Available at Researchgate

"From the 40s A.D. onwards a dense military system was established in the Lower Rhine delta in the Netherlands. Long since, it is questioned why this system was established in a wetland area and even turned into the northwest frontier of the Roman Empire, the Limes. A new detailed palaeogeographical map, based on a digital elevation model (LIDAR), soil maps and excavation results, was constructed.  .... "

Monday, January 7, 2019

La notte che la legione partì

La notte che la legione partì
Si discute dell’incendio che devastò Torino nel 69 d.C. Nella città erano stati acquartierati i Batavi e la Legione XIV. Dopo una lite sorta tra i soldati, Vitellio ordinò alla legione di lasciare la città. La notte che la legione partì, i fuochi dei bivacchi lasciati accesi provocarono l’incendio. In questo articolo vi mostro come la vicenda è stata riportata in letteratura, travisando  il testo di Tacito che narra l’accaduto, per dar la colpa ai Batavi.

The article is discussing the fire that devastated Turin in 69 AD. At the time, the Batavian and Legion XIV had been quartered in the town. After a quarrel among soldiers, Vitellius ordered the legion to leave the city. The night the legion left Torino, the bivouac fires were left to burn, causing the burning of the town. Here I show how the story has been reported in the literature, misrepresenting the Tacitus' text in order to blame the Batavian.

Het artikel is een bespreking van de brand die Turijn verwoestte in 69 AD. In die tijd waren Bataafse strijdkrachten en Legioen XIV in de stad ingekwartierd. Na een ruzie tussen soldaten beval Vitellius het legioen de stad te verlaten. De nacht dat het legioen Turijn verliet, werden de bivakvuren achtergelaten om te branden, die de brand van de stad veroorzaakten. Hier laat ik zien hoe het verhaal is gerapporteerd in de literatuur, waarbij de tekst van Tacitus verkeerd werd weergegeven om de Bataven de schuld te geven.


I Batavi

Nuovo dizionario geografico universale, statistico, storico, commerciale, Volume 1, Part 2


di Giuseppe Antonelli, 1827

BATAVI, popoli che si crede facessero parte anticamente della nazione dei Catti, aventi allora il nome di Batti o Battes. Dopo una guerra civile, essendosi gettati sopra terre quasi coperte, o almeno tutte cinte dalle acque che si trovavano fra l'imbocc. del Reno, del Vahal e della Mosa, essi aggiunsero al loro originario nome la sillaba aw, significante acqua o palude, porgendo con ciò un'idea della loro nuova situazione. Questo paese era stato poscia per qualche tempo abbandonato da suoi primi signori, che si erano associati alle scorrerie dei Cimbri e dei Teutoni; e da suoi nuovi padroni, prese il nome di Insula Batavorum. – Gli autori variano sulla prima origine dei batavi. E certo però che 54 anni prima dell'era mostra, essi formavano già un popolo possente, allorché Cesare avanzossi fino a questa estremità della Gallia. Si estesero ancora di qua della loro isola, fra il Vahalis al Nord, e la Mosa al Sud. Le antiche cronache chiamano Batos, il capo di questo stabilimento. Quantunque Tacito non nomini che una sola città, parlando dei batavi, si può presumere che ne avessero molte. Forse l'Oppidum Batavorum, di cui parla, era la piazza più importante, come poscia lo divenne Neomagum o Noviomagus. I batavi erano potenti, ed i romani molto estimavano la loro cavalleria, specialmente pel modo con cui addestravano i loro cavalli, che passavano a nuoto i fiumi senza rompere le loro fila, manovra che molte volte decise della vittoria. – Furono le coorti batave quelle che caricarono le prime alla battaglia di Farsalia. Gli imperatori ebbero tanta confidenza nella fedeltà dei batavi, che furono ammessi nella coorte pretoriana, destinata a custodire le loro persone. La riunione dei fiumi che si riscontravano nel loro paese, e la facilità che avevano i romani di servirsene per rimontare nella Germania, fatta avevano della loro isola la riunione ordinaria degli eserciti romani che si avanzavano nelle Gallie. I batavi furono per molto tempo amici dei romani. Sotto i regni di Augusto, di Tiberio, di Caligola, di Nerone e di Claudio, rimasero costantemente attaccati al servizio degl'imperatori. Ma allorché Vitellio e Vespasiano si disputavano l'impero, alcune nazioni germaniche avendo tentato di ricuperare la loro libertà, anche i batavi ne seguirono l'esempio. Uno dei primi individui della loro nazione, chiamato Claudio Cirilide [Claudio Civile, Gaius Iulius Civilis], dopo aver dimorato per lungo tempo a Roma, dichiarossi apertamente contro Vitellio, battè nel primo combattimento i romani, e fece in seguito portare alla testa delle sue truppe le aquile romane tolte in questa prima battaglia. Il suo esercito fu ben presto rafforzato dai corpi dei batavi al servizio dell'imperatore, ed ebbe per qualche tempo felici successi; ma dopo l'arrivo di Cerealide [Quintus Petilius Cerialis o Cerealis], generale romano, egli combattè con assai meno vantaggio, anzi, facendo ripassare alle sue truppe uno dei rami del Reno, ritirossi nell'isola; ruppe la diga che Druso aveva fatta costruire, e diede con ciò origine ad un nuovo braccio del fiume, quello ch'è oggi chiamato il Leck, che si getta nella Mosa verso la sua imboccatura. La guerra poi terminò con un trattato onorifico pei batavi. Questo popolo, rientrato nel l'amicizia dei romani, servì con zelo i loro imperatori. Furono veduti sotto Adriano passare a nuoto il Danubio nella Pannonia, e cagionare con questo tratto coraggioso tanto spavento ai nemici, che più non osarono di combattere. Da questo istante, i batavi racquistarono il dritto di rientrare nelle coorti pretoriane. Qualche tempo dopo, essi acquistarono maggiori diritti alla stima di Settimio Severo, disarmando gli assassini di Pertinace, suo predecessore. Da quel tempo si formarono in Germania diverse leghe contro i romani, aumentandosi l'audacia dei nemici per la conosciuta debolezza degl'imperatori. I batavi però rimasero lungamente fedeli ai romani. Il loro paese fu esposto in progresso alle  invasioni di taluno dei popoli barbari che da ogni parte si gettavano sulle terre dell'impero. I franchi, i borgognoni ed i visigoti, essendosi stabiliti nelle Gallie, non si fece più menzione dei batavi come facenti un popolo separato, e il loro nome dappoi più non ritrovossi che sulle aquile della coorti, che servivano negli eserciti romani, e che stavano di guarnigione nelle Gallie, in Italia, e fino in Oriente. I romani accordarono ai vecchi soldati di questa nazione delle terre nelle Gallie, nella Rezia e sul Danubio. Finalmente essa si rifuse in parte in quella dei franchi, ed in parte conservossi nel paese chiamato Betuwe. Gli olandesi moderni furono i primi discendenti dagli ultimi batavi antichi.
BATAVI (ISOLA ), Batavorum insula, is. nella quale abitavano principalmente i batavi, formata dal Vahalis al S., e da un ramo del Reno al N., che, unitamente al Vahalis, si congiungevano poscia con la Mosa. Qualche storico asserisce che i suoi primi abit. vi fossero trasportati dai cimbri e dai teutoni, allorchè questi si gettarono sulle terre dei romani. Sembra dunque che questa is. fosse libera, quando i batavi, che, secondo Tacito, facevano parte della nazione dei catti, scacciati da quest'ultimi, vennero a stabilirvisi. Cesare ve li trovò, 54 anni dopo, che già formavano una pop. possente, estendendosi anche oltre l'isola.
BATAVI (CITTA'), Batavorum oppidum o BATENBURG, città ch' esser potrebbe la stessa indicata da Tolomeo col nome di Batavodurum, diversa da quella di Tacito.

Saturday, January 5, 2019

Archaeoastronomy and the study of Chinese Town Planning, Architectures and Monuments

Archaeoastronomy and the study of Chinese Town Planning, Architectures and Monuments: Here the list of my papers on Chinese town planning, architectures and monuments, that I made in the framework of archaeoastronomical studies, and to find possible alignments to sunrise on solstices. In particular, the result obtained in 2012 for the mausoleum of Li Hong (formally Emperor Xiaojing) of Tang near Goushi in Henan, is here discussed again. The Tang Dynasty was a dynasty that ruled during the VII-VIII centuries CE. The mausoleum of the Emperor is a large pyramid with a flat top; near it we find a small pyramid for Empress Ai. The two pyramids are inked by the sunrise on winter solstice.


Balma Boves

Balma (Da Wikipedia 5 Gennaio 2018, l'enciclopedia libera.)
"Una balma o barma (in francese balme, in provenzale baume, in tedesco Balm, in patois valdostano barme) è un tipo particolare di grotta antropizzata presente in aree alpine e prealpine, spesso creata da distacco e posa in pendio di un masso erratico dalla particolare struttura: è un riparo al quale la roccia fa da tetto. ... Il termine è probabilmente di origine pre-celtica, in particolare ligure, oppure deriverebbe dal celtico bal-men, ossia pietra alta; un'altra ipotesi farebbe risalire l'etimologia dal latino valva, ossia apertura o finestra." Dice poi Wikipedia "Numerosi toponimi della Alpi Occidentali hanno origine da questo termine nelle sue diverse varianti, quali ad esempio quello del comune di Balme o il Colle della Barma e la punta omonima (al confine tra il Biellese e la Valle d'Aosta), oppure il villaggio di Barmasc nel comune di Ayas (che presenta il residuo di suffisso antico ligure -ascu)."
Ma Wikipedia non parla della splendida BALMA BOVES di Sanfront! Visitatela!




Friday, January 4, 2019

Sol Invictus


"Tomb of the Julii" (Mausoleum "M") survives in the Vatican Necropolis, beneath St. Peter's Basilica. Here a mosaic depicting Helios (Roman Sol Invictus) with an aureole riding in his chariot. The mosaic is dated to the late 3rd century to early 4th century. 

Cozio, figlio del re Donno

Sull'arco di Augusto a Susa si legge (per una discussione si veda l'articolo, Arch of Augustus (Susa) (CIL V, 7231), Caroline Barron, Publishing date: Mon, 08/27/2018 - 15:15, URL: http://judaism-and-rome.cnrs.fr/arch-augustus-susa-cil-v-7231, Visited: Fri, 01/04/2019 - 14:11)


IMP · CAESARI · AVGVSTO · DIVI · F · PONTIFICI · MAXVMO · TRIBVNIC · POTESTATE · XV · IMP · XIII · M · IVLIVS · REGIS · DONNI · F · COTTIVS · PRAEFECTVS · CEIVITATIVM · QVAE · SVBSCRIPTAE · SVNT · SEGOVIORVM · SEGVSINORVM · BELACORVM · CATVRIGVM · MEDVLLORVM · TEBAVIORVM · ADANATIVM · SAVINCATIVM · ECDINIORVM · VEAMINIORVM · VENISAMORVM · IEMERIORUM · VESVBIANIORVM · QVADIATIVM · ET · CEIVITATES · QVAE · SVB · EO · PRAEFECTO · FVERVNT Marcus Julius Cottius, son of King Donnus, leader of the following communities: the Segovii, Segusini, Belaci, Caturiges, Medulli, Tebavii, Adanates, Savincates, Ecdinii, Veaminii, Venisamores, Iemerii, Vesubianii, and Quadiates, and the (aforementioned) communities who were under this leader (dedicated this arch) to Imperator Caesar Augustus, son of a god, Pontifex Maximus, awarded tribunician power 15 times, and acclaimed Imperator 13 times. “[In onore dell']Imperatore Cesare Augusto, figlio del divino [Cesare], Pontefice Massimo, investito della Potestà Tribunizia da 15 [anni] e Imperatore da 13, [da parte di] Marco Giulio Cozio, figlio del re Donno, Praefectus delle popolazioni che sono qui elencate: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavi, Adanati, Savincati, Ecdini, Veamini, Venisami, Imerii, Vesubiani, Quadiati e [da parte] delle popolazioni che furono sotto la sua prefettura”.



Dal libro:


Seven weeks in Belgium, Switzerland, Lombardy, Piedmont, Savoy, Volume 2
Front Cover
Longman, Orme, Brown, Green, and Longmans, 1838



La notte che la legione partì (i Batavi e la Legione XIV a Torino)

Vi prego di leggere questo post, perché vi faccio vedere come un fatto storico finisca con l'essere stravolto. Fatemi partire dal caso.

Mi è stato segnalato questo articolo molto interessante, dal titolo "Il cuore celtico di Iulia Augusta Taurinorum - Analisi degli orientamenti astronomici di Torino" che trovate al link. L'articolo vi racconta tante cose di Torino.
Un esempio. Lo sapevate che i Batavi, ausiliari dell'esercito Romano, sono stati di stanza a Torino?
I Batavi erano una tribù germanica, secondo Tacito appartenente al popolo dei Catti, che viveva negli attuali Paesi Bassi, nell'area del delta del Reno. Dall'articolo summenzionato: Torino venne "Parzialmente distrutta da un incendio provocato, secondo Tacito, dai mercenari Batavi durante i contrasti fra Otone e Vitellio; nel 69 d.C. la colonia venne nuovamente riedificata e furono aggiunti nuovi isolati. ... ". Nell'articolo troviamo anche che la "cinta muraria, sovrapposta al “quadrilatero” pomeriale iniziò a prendere forma solo tra il 50 e il 70 d.C.".
Cercando qualcosa su questo incendio, trovo il seguente passo al sito di Archeocarta. Si legge: "Gli avvenimenti militari del 69 nell’ambito della guerra civile tra Otone e Vitellio, ed in particolare dello scontro tra soldati romani ed ausiliari batavi di stanza a Torino, sono stati messi in relazione con il primo di tali incendi."  E quindi, vediamo che non c'erano solo i Batavi, c'erano anche i soldati romani ed era avvenuto uno scontro tra fazioni.

A questo punto mi son chiesta se è stato un incendio casuale dovuto allo scontro avvenuto in città. Cerco ancora. Storia di Torino: dalle origini ai nostri giorni, Volume 1, Enrico Gianeri. Piemonte in bancarella. 1973. Si dice che nel 69 d.C. un'altra disgrazia colpisce Torino. "Racconta Tacito che Vitellio, quando travolse il rivale Ottone, rinviò in congedo gli alleati Batavi, germanici rozzi ed orgogliosi, biondi alti e rissosi, che erano al seguito della XIV Legione. Disgraziatamente quelle orde sostarono a Torino. Un Batavo, probabilmente alticcio ...". I vini del Piemonte danno alla testa?
Non anticipo ancora nulla e quindi vi prego di continuare.

In riferimento alla descrizione del teatro romano della città, si dice. "Venne distrutto da un incendio nel 69 d.C., conseguenza di una zuffa scoppiata in città dovuta alle coorti ausiliarie dei Batavi che erano di passaggio per ritornare alle loro case dopo la vittoria in Roma di Vittelio si Ottone". A Pag.142, Torino. Storia e misteri di una provincia magica. Danilo Tacchino. Edizioni Mediterranee, 2007. Come vedete, in questo passo la Legione XIV, fatta da romani, è sparita. La zuffa i Batavi con chi l'hanno fatta?

Ed ancora dalla Stampa di Torino, Storie di città di Bruno Gambarotta, Pubblicato il 23/01/2009. "A cominciare dal 69 dopo Cristo, stando al racconto di Tacito, quando opposte fazioni si scontrarono per decidere la successione a Nerone, le coorti favorevoli a Otone e i Batavi a Vitellio. Questi ultimi, costretti a sloggiare, lasciarono i fuochi accesi nell'accampamento e la città andò a fuoco." La frase attribuisce l'incendio ai Batavi.
Ed infine. Da La Storia Raccontata ... del sacerdote Giovanni Bosco. Ecco il link. 18ª Edizione, TORINO, 1887 "Dopo il fatto d'armi di Bebriaco, mentre una parte dell'esercito doveva partirsi da Torino e ricondursi in Bretagna, accadde che un insolente soldato Batavo prese ad insultare con parole ingiuriose un artefice Torinese per cagione del prezzo di un suo lavorìo. Un Britanno alloggiato in casa dell'artefice prese vivamente la difesa del suo ospite. In breve si aumentò il numero dei tumultuanti, e i Britanni (Inglesi) prendendo le parti del loro legionario, venivano già alle mani coi Batavi, che difendevano il loro milite, quando si interposero due coorti pretoriane prendendo le parti dei Britanni. Parecchi rimasero uccisi da ambe le parti; e i Batavi vedendosi costretti a partirsene appiccarono il fuoco alla città di Torino, che in grande parte incenerirono. Ciò non ostante i Torinesi continuarono a mantenersi fedeli ai Romani imperatori."

Non erano Britanni, o Inglesi, come dice Don Bosco, ma soldati romani della XIV legione che erano stati richiamati da Nerone dalla Britannia. Anche i santi sbagliano... come tutti.
Infatti, tutto ciò che è detto negli estratti dati sopra è in piccolissima parte vero.
Attribuire ai Batavi l'incendio e dipingerli come barbari è FALSO, e si è volutamente FALSATO ciò che dice Tacito, che afferma tutt'altro!

Prima di veder che cosa dice effettivamente Tacito, leggiamo ancora un passo da "Torino come centro di sviluppo culturale: un contributo agli studi della civiltà italiana", Federico Navire, Peter Lang, 2009.
"Ma un avvenimento connesso alle lotte per la supremazia imperiale riporta Torino alla notorietà come teatro di un duro scontro che, nel 69 d.C., si verificò fra la XIV Legione, qui fatta pervenire dalla Britannia, e alcune coorti di Batavi. Aver acquartierato nella medesima città truppe che sostenevano due diversi pretendenti all'impero Ottone e Vitellio, non poteva che sfociare nel sangue e così si verificò: finalmente si decise di rispedire oltr'Alpe la XIV Legione, che abbandonando la città nottetempo, lasciò accesi numerosi fuochi che attizzarono un vasto e devastante incendio 16". 16 è Tacito, Historiae II 66.
"La notte, che la legione partì, pe' fuochi qua e là lasciati, arse parte della città di Torino", dice Tacito.


Le opere di C. Cornelio Tacito recate in lingua italiana: Volume 3, Volumes 1-4, dalla Nuova Società tipografica in ditta N. Z. Bettoni e Compagni, 1820.

Diciamo quindi chiaramente: la colpa è della Legione, non dei Batavi. La colpa è stata della legione romana, che partendo dalla città nottetempo, ha lasciato accesi i fuochi dei bivacchi. Lasciare di notte fuochi accesi incustoditi indica dolo. Chi doveva sloggiare da Torino era la Legione XIV, non i Batavi. La legione XIV era nota per la sua ferocia, come troviamo detto alla pagina 198  di questo link, e quindi ha voluto lasciare una testimonianza del suo passaggio.

Ed ecco finalmente le parole di Tacito. Vi faccio notare come Tacito dica le cose chiaramente, senza accusare palesemente  la legione. Notate anche che Vitellio tenne con sé i Batavi che ritiene leali, come scorta personale. Già dai tempi d'Augusto infatti, i Batavi facevano parte delle truppe ausiliari dell'esercito romane. Anzi, erano truppe di élite che l'imperatore teneva come guardie del corpo.

66. Angebat Vitellium victarum legionum haudquaquam fractus animus. sparsae per Italiam et victoribus permixtae hostilia loquebantur, praecipua quartadecimanorum ferocia, qui se victos abnuebant: quippe Bedriacensi acie vexillariis tantum pulsis viris legionis non adfuisse. remitti eos in Britanniam, unde a Nerone exciti erant, placuit atque interim Batavorum cohortis una tendere ob veterem adversus quartadecimanos discordiam. nec diu in tantis armatorum odiis quies fuit: Augustae Taurinorum, dum opificem quendam Batavus ut fraudatorem insectatur, legionarius ut hospitem tuetur, sui cuique commilitones adgregati a conviciis ad caedem transiere. et proelium atrox arsisset, ni duae praetoriae cohortes causam quartadecimanorum secutae his fiduciam et metum Batavis fecissent: quos Vitellius agmini suo iungi ut fidos, legionem Grais Alpibus traductam eo flexu itineris ire iubet quo Viennam vitarent; namque et Viennenses timebantur. nocte, qua proficiscebatur legio, relictis passim ignibus pars Taurinae coloniae ambusta, quod damnum, ut pleraque belli mala, maioribus aliarum urbium cladibus oblitteratum. quartadecimani postquam Alpibus degressi sunt, seditiosissimus quisque signa Viennam ferebant: consensu meliorum conpressi et legio in Britanniam transvecta.

66. Vitellio era turbato dalle legioni vinte, che avevano il morale tutt'altro che rotto. Sparsi i loro uomini per tutte le parti d'Italia e mischiati con i conquistatori, parlavano il linguaggio dei nemici. I soldati della quattordicesima legione erano particolarmente feroci, e sostenevano di non essere stati vinti: secondo loro, nella battaglia di Bedriaco, era stato respinto solo il reparto dei vessillari (*), mentre il grosso della legione era assente. Si decise di rispedirli in Britannia, da dove li aveva richiamati Nerone e intanto di accamparli con le coorti batave, proprio a causa di discordie di lunga data coi soldati della quattordicesima. La quiete, in quel clima di odio fra tanti soldati, durò poco. A Torino un Batavo prese a pressare un artigiano, accusandolo di frode; un legionario, suo ospite, ne prese le difese. I compagni d'arme dei due si aggrupparono attorno e dagli insulti passarono al sangue. Sarebbe divampata una mischia spaventosa, ma due coorti pretorie presero le parti dei legionari, incutendo fiducia a costoro e paura ai Batavi. Ma Vitellio li aggrega, quest'ultimi, ritenendoli a lui fedeli al suo seguito, e ordina alla legione di passare le Alpi Graie, seguendo un itinerario più lungo per scansare Vienna. Infatti anche dei Viennesi non si fidava. La notte in cui la legione partì, lasciando fuochi accesi qua e là, una parte della colonia di Torino finì bruciata: un danno dimenticato come tanti altri guasti della guerra, fra ben più gravi disastri toccati ad altre città. Superate le Alpi, i soldati più turbolenti della quattordicesima volevano puntare su Vienna, ma li contenne l'azione comune dei migliori e la legione passò in Britannia.
 
(*)  vessillari, corpi speciali di riserva composti da veterani prossimi al congedo.

66. Vitellius was troubled by the spirit of the vanquished legions, which was anything but broken. Scattered through all parts of Italy, and mingled with the conquerors, they spoke the language of enemies. The soldiers of the 14th legion were peculiarly furious. They said that they had not been vanquished; that at the battle of Bedriacum only the veterans had been beaten, and that the strength of the legion had been absent. It was resolved that these troops should be sent back to Britain, from which province Nero had summoned them, and that the Batavian cohorts should in the meantime be quartered with them, because there was an old feud between them and the 14th. In the presence of such animosities between these armed masses, harmony did not last long. At Augusta of the Taurini it happened that a Batavian soldier fiercely charged some artisan with having cheated him, and that a soldier of the legion took the part of his host. Each man's comrades gathered round him; from words they came to blows, and a fierce battle would have broken out, had not two Praetorian cohorts taken the side of the 14th, and given confidence to them, while they intimidated the Batavians. Vitellius then ordered that these latter troops should be attached to his own force, in consideration of their loyalty, and that the legion should pass over the Graian Alps, and then take that line of road, by which they would avoid passing Vienna, for the inhabitants of that place were also suspected. On the night of the departure of the legion, a part of the Colonia Taurina was destroyed by the fires which were left in every direction. This loss, like many of the evils of war, was forgotten in the greater disasters which happened to other cities. When the 14th had made the descent on the other side of the Alps, the most mutinous among them were for carrying the standards to Vienna. They were checked, however, by the united efforts of the better disposed, and the legion was transported into Britain.

Un saluto agli amici Olandesi.

PS Cosa hanno fatto le coorti Batave in seguito, si veda in
"Storia degl'imperatori romani da Augusto sino a Costantino," Volume 5, di Crevier, pubblicato a Livorno. Bertani, Antonelli, 1834"

Vi invito alla lettura di 

Thursday, January 3, 2019

Industria

Industria è un'antica colonia romana sita nell'odierno comune di Monteu da Po, nella città metropolitana di Torino. La colonia sorse probabilmente tra il 124 e il 123 a.C., nell'ambito di una serie di fondazioni di colonie nelle terre del Monferrato volute dal console Marco Fulvio Flacco, presso il precedente villaggio ligure di Bodincomagus ("luogo di mercato sul fiume Po", dal nome ligure del fiume, Bodincus) citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia. La città era iscritta alla tribù Pollia ed era compresa nella regio IX dell'Italia augustea.

Taurinis

Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, Volume 1
Jacopo Durandi
Nella Stamperia di Saverio Fontana, 1803.

Wednesday, January 2, 2019

Eridano

Secondo una leggenda, Torino sarebbe stata fondata da un principe egizio, chiamato Eridano. La storia è citata nel libro Historia della Augusta città di Torino, uscito nel 1679 e scritto da Emanuele Thesauro, uno storico del Seicento della corte di Madama Reale Maria Cristina.
Secondo questa storia, il principe egizio Pa Rahotep arrivò sulle coste italiane nel 1523 a.C. Il principe, che visse all’epoca del regno di Amenophi I, aveva lasciato le terre d’Egitto a causa di dissidi con la casta sacerdotale del dio Amon, perché lui era seguace di Aton, divinità del sole.
Il principe Pa Rahotep si spostò dapprima in Grecia e successivamente costeggiando i litorali italici approdò in Liguria dove lasciò suo figlio Ligurio. Spostandosi poi più verso nord, decise di fermarsi in un territorio dove c’era un fiume che gli ricordava l’Egitto. Fondò così Eridania, il primo nucleo di Torino. Qui Eridano vi introdusse il culto del dio Api da cui deriverebbe, secondo la leggenda, il nome stesso della città di Torino essendo il dio Api raffigurato come un toro. 



Istoria dell'augusta città di Torino, Francesco Maria Ferrero, nella Stampa delli Fratelli Zappata, 1712. Nell'immagine vedete Eridano che srotola la mappa con la "mandorla" di Torino. Mi sembra che l'illustratore abbia anche voluto aggiungere un Minotauro ..., ma in realtà è la rappresentazione del fiume Eridano, come descritto da Virgilio, con la testa di toro. Notate che l'illustrazione dice che Torino è stata fondata sette secoli prima di Roma...



La fondazione di Torino come Augusta Taurinorum e la datazione della colonia romana

Il Pingone

Filiberto Pingone (Chambéry, 18 gennaio 1525 – Torino, 18 aprile 1582) è stato uno storico italiano. Attivo presso la corte sabauda nel secolo XVI. fu il primo studioso a pubblicare una storia di Torino ed una storia della Sindone. La sue ricerche sulla genealogia di Casa Savoia, pur con importanti variazioni apportate in seguito da storici quali Samuel Guichenon furono sino al Settecento la base della storiografia dinastica.

Da http://www.treccani.it/enciclopedia/filiberto-pingone_(Dizionario-Biografico)/
Le ricerche operate da Filiberto Pingone fecero grande impressione in una città come Torino, che alla fine del XVI secolo mancava di cultura storica, tanto che il suo stesso nome entrò nella cultura popolare come sinonimo di erudito e antiquario. Sino almeno alla fine dell’Ottocento l’espressione ‘antichità d’monsù Pingon’ finì per indicare, anzi, qualsiasi cosa che fosse molto antica (l’uso è attestato da diversi dizionari dell’Ottocento, almeno a partire da L. Capello, Dictionnaire portatif piémontais-français, Torino 1814, p. 27). Anche in virtù di questa diffusa popolarità, lo scrittore Luigi Gramegna fece di Pingone l’eroe del romanzo storico Monsù Pingon (Torino 1906), apprezzato, fra gli altri, da Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Umberto Eco. Ancora oggi una delle poche case medievali della città è detta per antonomasia ‘la casa di Pingone’.



La Porta Marmorea

AUGUSTA TAURINORUM was a colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolae whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized. All these sites were presumably brought into being according to a perfectly regulated and predetermined plan of the Roman land surveyors. The plan of the center of the city at Torino is unequivocally Roman in origin, connected with the geometric format of the castra metatio. Enclosed within a powerful defensive square, its area (ca. 800 x 700 m) is quite close to the canonical measurements fixed by Hyginus for the foundation of a fortified city.
The inner city was divided into four sections by the intersection of the cardo and the decumanus; the blocks were further divided by cardines and decumani minores. The perfect unity of the plan is evidenced by the position of the towers at the ends of the principal streets, where four gates, according to tradition, opened to meet the cardo and the principal decumanus.
The Porta Palatina, considered one of the most beautiful examples of an urban gate, has two vaulted openings to permit the passage of vehicles and a smaller one at either side for pedestrians. The architects of this gate knew well how to harmonize the solidity of a defensive structure with the refined elegance of a palace facade. The chronology of this gate is still under discussion, though its unity with the Augustan circuit wall would seem to obviate attribution to the Flavian and Trajanic periods.
The characteristics of the Porta Palatina are repeated in two other gates in the city: the marble Principalis Dextra, destroyed in 1635, recorded in a sketch by Giuliano da Sangallo; and the Porta Decumana, whose remains are still visible in the facade of the Palazzo Madama.




BIBLIOGRAPHY
C. Promis, Torino Antica (1865); G. Bandinelli, Torino Romana (1929); P. Barocelli, “Appunti sopra le Mura Romane di cinta di Torino,” Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1933); C. Carducci, “L'Architettura in Piemonte nella antichità,” Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura (1957); S. Finocchi, “I nuovi scavi del Teatro Romano di Torino,” Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1962-63) 142ff; id., BdA 49.4 (1964).

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.
The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina.
Nel dicembre del 49 a.C., dice Cassio Dione, Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana. Nel periodo in cui fu provincia, la Gallia Cisalpina venne amministrata da un proconsole.

Segusium

SEGUSIUM (Susa) Italy.
The city, cited in the itineraries, is mentioned by Strabo (4.1.6), Pliny (3.17), Suetonius (Ner. 18), and Ptolemy (3.1.40); and recorded by Ammianus Marcellinus, Cassiodorus, and Nazario in the Panegyric to Constantine. A Celto-Ligurian oppidum of the Segusians, the city came under Roman rule in the Augustan age, and under Nero became a municipium at the time the province Alpium Cottiarum was instituted. Segusium was fortified during the Late Empire, and witnessed the siege of Constantine during the contest with Maxentius in A.D. 312.
The city plan shows characteristics of spontaneous formation, radiating from the primitive nucleus which excavation has localized near the present Porta Castello. At the intersection of the major roads in the forum indeterminate remains of important buildings have been found, including remnants of statues and a large votive base. From there the Gallic road continues toward the S and arrives at the summit of the hill, where there are ruins of ancient structures, perhaps large homes or public buildings. There is also an Arch of Augustus, with a single arch between pilasters and Corinthian columns at the corners. It bears an inscription and a figured frieze commemorating the friendship pact concluded with Rome in 9 B.C. by Julius Cozius, king of the Segusians and of the 14 cities of the Cottian Alps.
Little is known of the city in the early centuries of the Empire. Remains of roads and buildings furnish fragmentary and uncertain dates, except for clues from the presence of a bath building in the area of the present theater.

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.

I Salassi e l'Arco di Augusto ad Aosta

Da  "Le guerre di Augusto contro i popoli Alpini", by Oberziner, Giovanni, 1900, Roma, E. Loescher.

"L' imperatore, che era diretto alla volta della Brettagna, cambiò divisamento; egli si recò contro i sollevati di Spagna, e contro i Salassi mandò Aulo Terenzio Varrone Murena, l'anno 729, nono consolato di Augusto con M. Silano. Il duce romano, risalito nel cuor della valle, pose il campo al confluente del Buthier nella Dora, quindi divise in più parti il suo esercito, e mentre alcuni partendo dal campo centrale s'internavano nelle valli laterali, altri nel tempo stesso penetravano dai passi della valle dell'Orco, dal Gran S. Bernardo, e dal Piccolo San Bernardo, dalla parte opposta nelle medesime valli. In tal modo riuscì a vincerli completamente, senza trovare grande resistenza, e senza grande spargimento di sangue. Le condizioni di pace furono molto miti: consistevano cioè in una contribuzione in denaro, mentre in apparenza si lasciava ad essi la loro libertà. Ma gli avvenimenti precedenti avevano troppo duramente ammaestrato i Romani, quanto poco valessero queste lezioni, che di tanto in tanto infliggevano ai Salassi, e come fosse follia lo sperare di poterli avere amici ed alleati, assoggettandoli solo a pagare annui tributi ed a contribuzioni di simil genere. Laonde, per risparmiare nuove e sanguinose guerre, Terenzio Varrone credette opportuno valersi dell'astuzia, per sottomettere completamente e distruggere la forte e laboriosa nazione de' Salassi. 

Narra Dione, che il duce romano [Varrone] impose a' Salassi di trovarsi pronti in luoghi stabiliti per pagare le somme pattuite. Egli spedì qua e là schiere di soldati con apparente pretesto di incassare il denaro; questi invece, eseguendo gli ordini del capitano, presero tutta la gioventù, e gli altri furono ridotti allo stato di schiavitù. Trentasei mila prigionieri furono condotti sul mercato d'Ivrea e venduti  come schiavi; ottomila, che erano atti alle armi, furono venduti a condizione che prima di vent'anni  non potessero esser messi in libertà. Augusto mandò tremila pretoriani ad edificare una città, che in suo onore ebbe il nome di Augusta Praetoria (Aosta), nel luogo stesso dove Varrone aveva piantato gli accampamenti; ed oggidì, soggiunge Strabone, tutta la vicina regione è in pace fino ai più alti passaggi de. monti, (testo greco). I Salassi superstiti perdettero ogni importanza politica. Del loro stesso nome non rimase che qualche pallida traccia, e quelli di loro che furono accolti entro le mura della nuova colonia, adagiandosi alla volontà del fato, ancor essi inneggiavano al monarca vincitore alzandogli un marmoreo ricordo. Per le felici spedizioni contro i Cantabri, gli Asturi ed i Salassi, il senato decretò trionfi ad Augusto, ed avendo egli ricusato, gli fu eretto un arco trionfale  ad Aosta in mezzo a quegli stessi monti che, sotto i suoi auspici, erano stati domati."

In questo passo del libro di Oberziner troviamo sia quello che dice Cassio Dione sia quello che dice Strabone nella sua Geografia. In particolare il numero di coloro che furono venduto come schiavi è di Strabone, mentre Cassio Dione dice che i giovani furono radunati per il mercato degli schiavi.

Aulo Terenzio Varrone Murena era figlio naturale di Aulo Terenzio Varrone, e fratello adottivo di Lucio Licinio Varrone Murena. Sua sorella, Terenzia, sposò il potente Gaio Mecenate, consigliere e amico di Augusto. Nel 25 a.C. Aulo guidò per ordine di Augusto una spedizione militare contro i Salassi che furono sconfitti. Secondo Strabone vennero venduti in massa come schiavi. Il numero dato da Cassio Dione l'abbiamo letto nel testo dato sopra. Nel 24 a.C. Murena dedusse la colonia di Augusta Praetoria. Divenne console insieme ad Augusto nel 23 a.C., ma morì poco dopo l'inizio del suo consolato.

Mi permetto di suggerire la lettura del seguente post di Luciano Caveri.
https://www.caveri.it/blog/2013/10/26/salassi-e-romani

Piemonte Medievale: Fontanetto Po

Dal sito del comune:
"L’origine del nome di Fontanetto Po si deve ricondurre alla presenza sul territorio dei numerosi fontanili che garantivano disponibilità di acqua pura di risorgiva alla popolazione.
Un primo nucleo abitativo su un’area in parte coincidente con l’attuale, ma forse più spostata verso il corso del Po, risale all’età romana: la località era detta Vetusta Cestis ed è attestata come tappa dell’Itinerario Gerosolimitano lungo via Pavia-Torino, al XXXII miglio da Pavia. Dopo le devastazioni subite in età barbarica, la popolazione della distrutta  Vetusta Cestis  rimase dispersa fra diversi villaggi, fino al IX secolo quando i monaci benedettini di S. Genuario decisero di raccoglierla in un unico centro abitato. ...   Nel 1011, Fontanetto fu concessa all’abbazia di Fruttuaria che ne divise la giurisdizione con la Chiesa di Vercelli e nel 1242 la località fu eretta a “borgofranco” dal Comune di Vercelli, che, tuttavia, prima della fine del XIII secolo, ne perse il controllo a favore di Teodoro Paleologo, marchese del Monferrato. Quest’ultimo, cogliendo il momento favorevole dei dissidi fra fazioni all’interno delle mura vercellesi, occupò il borgo, lo cinse di mura ed eresse il luogo alla dignità di Comune.
Il 2 Luglio 1323 fu stabilita la costruzione del borgo di Fontanetto, così descritto dalle carte dell’epoca: il borgo era circondato da mura e aveva due porte, una verso il Po e l’altra verso S. Genuario, congiunte da una via diritta (l’attuale via Viotti) tangente la chiesa parrocchiale e il cimitero, che doveva essere larga due trabucchi e dotata di portici aperti in modo che la si potesse percorrere liberamente a piedi o a cavallo. Allo stesso progetto urbanistico trecentesco risalgono le due vie laterali che tagliano in due punti l’attuale via Viotti: via Apostoli-Fratelli Negri e via Marconi-XX Settembre. Intorno alle mura, infine, si snodava un’ulteriore via di circonvallazione."



Mi piace molto questa cittadina medievale, con la struttura che già conosciamo delle Bastide.


e delle Terrenuove

Piemonte Romano: nell'itinerario da Cadice a Roma


I bicchieri di Vicarello (o vasi di Vicarello) sono quattro bicchieri in argento ritrovati nel 1852 presso la fonte termale delle Aquae Apollinares, a Vicarello, sul lago di Bracciano. Datati al I secolo d.C., sono di forma cilindrica e portano inciso sulla parte esterna l'itinerario via terra da Gades (Cadice) a Roma (Itinerarium gaditanum), con l'indicazione della varie stazioni intermedie (mansio) e le relative distanze. I bicchieri alti da 95 a 115 mm hanno la forma di pietre miliari e portano incise su quattro colonne le 104 stazioni fra Gades e Roma per un totale di 1840 miglia romane (2.723,2 km).

In Piemonte troviamo: Segusionem, Ocelum, Taurinis, Quadrata, Rigomagum. In Lombaria: Cuttias, Laumellum e poi Ticinum.
Ecco la mappa moderna.



Verolengo: Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune di Verolengo è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli.

Trino: Il primo insediamento è di probabile origine celtica. Il toponimo originario, "Rigomagus", significa infatti "mercato del re" in tale lingua. Dal II secolo a.C. Rigomagus fu sede di una mansio romana (una stazione di posta, citata nell'Itinerarium Burdigalense) di una certa importanza, strategicamente posizionata in prossimità del guado sul fiume Po, ed all'incrocio tra le vie militari che univano la Civitas Taurini (Torino) con Ticinum (Pavia) ed in seguito Augusta Praetoria (Aosta) con la Civitas Asta (Asti).

Cozzo: Il piccolo paese è l'antico municipio romano di Cuttiae, capoluogo della regione Cottuta, che secondo lo storico Strabone si spingeva fino a Pavia, e importante stazione di sosta su una delle più frequentate vie per le Gallie. Da qui si poteva raggiungere Torino, seguendo il corso del Po, per proseguire per il Moncenisio e la Provenza, oppure dirigersi verso Vercelli, Ivrea ed Aosta ed attraverso il Colle del Gran San Bernardo raggiungere la Borgogna. E' citato in itinerari (Itinerario antonino, Vasi di Vicarello) e sulla tavola Peutingeriana, una copia medievale di un'antica carta della rete stradale romana. L'Itinerarium Burdigalense precisa che si trattava di una mutatio, cioè non di un luogo destinato alla sosta notturna ma solo al cambio dei cavalli, intermedio tra le mansiones, luoghi di sosta, di Lomello e Rigomagus.

Lomello: Laumellum was a Roman mansio (a stopping place on a road) on the way of Via Regina, the main road connecting Ticinum (now Pavia) with Turin along the way of the Galliae. The archeological excavations made by the Universities of Pavia and of London during the latest years, brought to light inscriptions, cemeteries of the Imperial period, as well as ruins of fortifications and an entrance door in the boundary wall. Laumellum was perhaps a pre-Roman center of the Ligures.

Tuesday, January 1, 2019

Scorpione o Acquario?

Nel post sulla fondazione di Torino, ho raccontato come la direzione del decumano poteva corrispondere alla direzione del sorgere del sole attorno alle date del 10 Novembre e del 30 Gennaio. Uguale la direzione, ma le date si distinguono per la regione di cielo in cui si trova il sole, ossia in quale parte dello zodiaco esso si trova a sorgere.

Possiamo fare questa analisi con Stellarium. Scegliamo l'anno 25 BC. E scegliamo come luogo Torino. Ecco i risultati.


Al 10 Novembre, visto da Torino, il sole sorgeva nello Scorpione.


Al 30 Gennaio, visto da Torino, il sole sorgeva nella costellazione dell'Acquario. 

Nelle immagini date sopra, le linee bianche tratteggiano l'orizzonte. Ricordate che per il fenomeno della precessione, le costellazioni si sono spostate dai segni zodiacali corrispondenti. Dopo 2000 anni, al 30 Gennaio siamo col sole che sorge nella costellazione del capricorno. Distinguete sempre costellazioni da segni zodiacali come intesi oggi.


Ai giorni nostri, il 30 Gennaio, visto da Torino, il sole sorge nella costellazione del Capricorno. 

Come anno ho scelto il 25 aC, che è l'anno della fondazione di Aosta. Ma anche se avessi scelto il 28 aC il risultato non sarebbe cambiato.

 Ho scelto questo riferimento ad Aosta, per via dell'articolo:
Under Augustus sign: the role of Astronomy in the foundation of Augusta Praetoria Salassorum, di Stella Vittoria Bertarione e Giulio Magli.
Augusta Praetoria Salassorum (modern Aosta) was founded around 25 BC to celebrate the victory of Augustus' army on the Salassi. Aosta is a “city of the founder” under many respects; for instance, one of the two twin temples of the forum was devoted to Augustus, and a huge triumphal arc to the ruler still welcomes the town's visitors. Recently, a sculpted block has been uncovered, still in its original
position, on a corner of one of the town’s towers. The block carries reliefs – such as a plough and a spade - which are clearly related to the town's foundation ritual. As a consequence, we carried out an archaeo-astronomical analysis of the original urban plan taking into account the complex natural horizon of the Alps in which Aosta’s valley is nested. The results show that the town was very likely oriented in such a way as to pinpoint Augustus' associations with the “cosmic” signs of renewal: the winter solstice and the Capricorn. 

Walter Barthel, deutscher Althistoriker und Provinzialrömischer Archäologe

https://de.wikipedia.org/wiki/Walter_Barthel_(Archäologe)
Eduard Walter Barthel (auch Walther Barthel,  28. August 1880 in Elberfeld - 16. Juli 1915 bei Ban-de-Sapt, Frankreich) war ein deutscher Althistoriker und Provinzialrömischer Archäologe. 
"Walter Barthel war der Sohn des Betriebskassenrendanten Gotthard Barthel und seiner Gattin Emma, geborene Heuser. Er besuchte kurzzeitig das Progymnasium in Altena, wohin die Familie übergesiedelt war. Das Gymnasium besuchte Barthel ab 1894 wieder in Elberfeld.  ... Auch diese Stelle konnte Barthel jedoch nicht antreten, da er sich beim Ausbruch des Ersten Weltkriegs freiwillig gemeldet hatte. In der Nacht vom 15. zum 16. Juli 1915 fiel er bei Ban-de-Sapt in den Vogesen."


Barthel, W. (1911). Römische Limitation in der Provinz Africa, 1911, CXX, pp. 39- 126. Carl Georgi Verlag, Bonn

“Hauptlinien teilen das System in vier Regionen, welche fest ausgeprägte Bezeichnungen haben.  Frontin berichtet darüber: limitum prima origo, sicut Varro descripsit, a disciplina Etrusca; quod Aruspices orbem terrarium in duas partes diviserunt, dextram appellaverunt quae septentrioni subiaceret, sinistram quae ad meridianum terrae esset, ab oriente ad occasum, quod eo sol et luna spectaret, sicut quidam architecti delubra in occidentem recte spectare scripserunt. Aruspices altera linea ad septentrionem a meridiano diviserunt terram, et a media ultra antica, citra postica nominaverunt. ab hoc fundamento rnaiores nostri in agrorum mensura videntur constituisse rationem. Primo duo limites duxerunt; unum ab oriente in occasum, quem vocaverunt decumanum; alterum a meridiano ad septentrionem, quem vocaverunt cardinem. Decumanus autem dividebat agrum dextra et sinistra, cardo citra et ultra.
Die Regionsbezeichnung gebt also aus von dem im Mittelpunkt des Kreuzes stehenden Limitanten. Dieser schaut in der Richtung des von Osten nach Westen laufenden Decumanus. So wird die nördliche Hälfte zur regio dextrata, die südliche zur sinistrata, die vor ihm liegende (antica) westliche zur ultrata, die hinter ihm liegende (postica) östliche zur citrata. Innerhalb dieser vier Regionen werden die Limites und Centurien je nach ihrer Lage rechts oder links vom Decumanus, diesseits oder jenseits vom Kardo maximus bezeichnet und gezählt. Nach der Lehre der Feldmesser soll der Decumanus alter heiliger Ordnung gemäss nach Westen gerichtet sein, doch erwähnen sie mit grösserer oder geringerer Missbilligung auch andere Orientation. Zunächst die Umkehrung des Decumanus in die Richtung nach Osten, welche sie mit einem Wandel der religiösen Anschauung erklären: postea placuit omnem religionem eo convertere, ex qua parte caeli terra inluminatur. Sic et limites in Oriente constituuntur. Hierbei verdrehte sieh natürlich mit dem veränderten Standpunkt des Limitanten die Bezeichnung· der Regionen; die dextrata war nunmehr im Süden, die ultrata im Osten. Statt des wahren Ost machten „unwissende Mensoren" wohl auch den Punkt, an dem die Sonne am ersten Tage gerade aufging, zur Norm ihres Decumanus.
Auch wird eine völlige Verkehrung der Anlage, so dass der Kardo nach Osten, der Decumanus nach Süden schaute, bezeugt. Und oftmals waren statt solcher Rücksicht auf Himmel und Sonne auch lediglich irdische Gründe für die Orientation massgebend. So richtete man etwa die Limitation nach einer  durchlaufenden grossen Strasse aus, oder man wählte die Richtung des Decumanus nach der grössten Ausdehnung des Gebietes, oder aber man nahm Rücksicht auf eine benachbarte Limitation und legte die neue, um eine bessere Abgrenzung zu erzielen, im Winkel zu jener an. Das sind etwa die wichtigsten Züge der gromatischen Überlieferung über die Orientation”

Sulla centuriazione in Tunisia e altre referenze, si veda HAL.



Per comodità, vi riporto alcuni articoli.

Bonine, M. E. (2008). Romans, Astronomy and the Qibla: Urban Form and Orientation of Islamic Cities of Tunisia. In African Cultural Astronomy: Current Archaeoastronomy and Ethnoastronomy Research in Africa (pp. 145-178). J., Medupe, R. T., & Urama, J. O. (Eds.). Springer Science & Business Media.

Caillemer, A., & Chevallier, R. (1957). Les centuriations romaines de Tunisie. Annales. Histoire, Sciences Sociales, 12(2), 275-286.

Chevallier, R. (1958). Essai de chronologie des centuriations romaines de Tunisie. Mélanges d'archéologie et d'histoire, 70(1), 61-128.

Decramer, L.R., Elhaj, R., Hilton, R., & Plas, A. (2002). Approche géométrique des centuriations romaines. Les nouvelles bornes du Bled Segui. Histoire & mesure, 17(XVII-1/2):109-162.

Davin, P. (1931). Note sur le cadastre romain du Sud tunisien, Bull. du C.T.H.S et note additive, 1930-1931, pp. 130-132.

Decramer, L. R., & Hilton, R. (1998). Nouvelles recherches sur la grande centuriation de l'Africa Nova, Cahiers de Métrologie, t. 16, pp. 5-50.

Decramer, L. R., Etcheto, P., Plas, A., Hilton, R., Ouasli, C., & Jaouadi, L. (1998). Quand les romains mesuraient l'Afrique. Archeologia, (347), 46-51.

Decramer, L. R., & Etcheto, P. (1999). Les centurions triangulateurs de la 3e légion Auguste, XYZ, n° 78, 1er trimestre 1999a, pp. 73-81.

Decramer, L. R., & Hilton, R. (1999). Le problème de la grande centuriation de l'Africa Nova. Esquisse d'une solution. Les cahiers de la Tunisie, t. XLIX, n° 174, pp. 43-95.

Legendre, M. (1957). Note sur la cadastration romaine de Tunisie, Les cahiers de la Tunisie, n° 19-20, pp. 135-166.

Toutain, J. (1905). Le cadastre de l'Afrique romaine. Étude sur plusieurs inscriptions recueillies par le capitaine Donau dans la Tunisie méridionale, Mémoires de la Société Nationale des Antiquaires de France, n° 64, pp. 227-235. Also in the Mémoires de l'Académie des Inscriptions & Belles-Lettres, t. 12, 1907, pp. 341-382.

Trousset, P. (1978). Les bornes du Bled Segui. Nouveaux aperçus sur la centuriation romaine du sud tunisien, Antiquités africaines, Aix-en-Provence, Cnrs, t. 2, pp. 125-177. DOI : 10.3406/antaf.1978.1003

Trousset, P. (1997). Les centuriations de Tunisie et l'orientation solaire, Antiquités africaines, Aix-en-Provence, Cnrs, t. 33, pp. 95-109.


Monday, December 31, 2018

Huge, Unseen Operation Behind the Accuracy of Google Maps

GREG MILLER (SCIENCE)
12.08.1406:45 AM
THE HUGE, UNSEEN OPERATION BEHIND THE ACCURACY OF GOOGLE MAPS
https://www.wired.com/2014/12/google-maps-ground-truth/

"Other algorithms extract building footprints and heights from satellite and aerial imagery. The majority of buildings in the U.S. are now on Google Maps. For landmarks like Seattle's Space Needle, computer vision techniques extract detailed 3D models (see below). Google has said that its recent acquisition of Skybox, the high-resolution satellite imagery company, at least initially, is to improve the accuracy of its maps."

La città celeste


"In questo libro troviamo la storia, i miti e le leggende della fondazione della citta di Torino, riti e rituali di fondazione delle città romane, una panoramica sui precedenti celtici di torino capitale del popolo dei Taurini." di Guido Cossard, fisico, Presidente dell’Associazione di Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana.

Saturday, December 29, 2018

Umbilicus Siciliae


Angelo Severino, autore del libro, l'ing. Liborio Petralia esperto GIS, la redazione de L'Ora Siciliana e il team della Zenit Security (founder Fabrizio Severino) accompagneranno il lettore lungo un affascinante viaggio alla scoperta de "La verità sulla Torre ottagonale di Enna".
Antichissima torre ottagonale, erroneamente attribuita a Federico II di Svevia, è in realtà l’Osservatorio Astronomico-Geodetico della Sicilia antica. Essa è l'Umbilicus Sicilae.

Il focus del libro è sull'orientazione astronomica della torre, che ha una pianta orientata secondo il sorgere del sole al solstizio d'inverno e il suo tramonto al solstizio d'estate. 

La storia della Torre è inoltre ben documentata nel libro che appartiene alla Collana "Storie di Sicilia". Ma non solo, nel testo di Severino potete trovate molte informazioni sui monumenti di Enna, e sulla storia di questa città. Oltre a veicolare precise informazioni, il libro è una piacevolissima lettura, un appassionato resoconto sull'ombelico di un'isola splendida. Complimenti!

Nota del 2 Febbraio 2020.

Al solstizio del 2018, come detto in https://torredienna.it, dalla torre ottagonale, è stato osservato ul tramonto cosmico della luna piena molto speciale poiché evento astronomico molto raro. il sorgere del sole e il tramonto della luna erano, entro pochi gradi, sulla stessa direzione, perpendicolare ad una faccia della torre.



La torre, come detto proprio da Angelo Severino, potrebbe essere una formidabile attrazione archeoastronomica.


Molti anni sono passati quando, d'inverno, su un treno da Torino a Vercelli, ho visto sorgere il sole sulla pianura innevata e tramontare la luna piena sulle Alpi. Il capotreno aveva abbassato le luci nella carrozza, ed eravamo quasi al buio. E' stato uno spettacolo, cosmico, che non scorderò mai.

La NASA a Capodanno raggiunge Ultima Thule

Dopo aver salutato Plutone, la sonda New Horizons si sta avvicinando al suo nuovo obiettivo. E' Ultima Thule, un corpo celeste nella fascia di Kuiper. La sonda invierà un messaggio di buon anno al corpo celeste.


Courtesy  NASA/APL

Grande crisi delle patate europee - Georgofili.info

Grande crisi delle patate europee - Georgofili.info

"GRANDE CRISI DELLE PATATE EUROPEE

L'UE raccoglie circa 53 milioni di tonnellate di patate all’anno. La Germania, il più grande produttore, ne raccoglie tra i 10 e i 12 milioni di tonnellate. Ma l'Europa dovrà fronteggiare una crisi delle patate, perché la siccità di quest'estate ha ridotto il calibro dei tuberi. Si dovranno sviluppare sistemi di irrigazione migliori e coltivare nuove varietà più resistenti alla siccità. Ma sono obiettivi che richiedono tempo. ... bisogna fare i conti con la politica agricola comune a Bruxelles. "
da: "The Economist" in Agrapress rassegna stampa estera, 11/10/18

Questa è una notizia che dovrebbe preoccupare. Frutto dei cambiamenti climatici.