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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Thursday, April 9, 2020

Stelle, preistoria e storia

Segnalazione dell'articolo di Gabriella Bernardi su Savej

Stelle dalla Preistoria: il sito di RocceRè
L'archeoastronomia raccontata dal prof. Guido Cossard




Oltre ad interessanti discussioni sulle costellazioni ed il loro ruolo per i popoli antichi, nell'articolo si parla anche della fondazione di Torino.

A tal proposito, vi rimando alla lettura del post al link
 Buon #Compleanno #Torino!







Friday, February 21, 2020

Julia Augusta Taurinorum


Chiamarla Julia è omaggio all'immenso Carlo Promis

Ma il pedante preferisce Iulia ... 


Dal Dizionario della favola o mitologia greca, latina, egizia, celtica, persiana, siriaca, indiana, chinese, maomettana, rabbinica, slava, scandinava, affricana, americana, araba, iconologica, cabalistica, ecc., ecc. di Fr. Noel tradotto dal francese su la terza edizione del testo con correzioni ed aggiunte anche di nomi appartenenti alla storia antica da Girolamo Pozzoli. Volume 1. [-3.], Volume 2
1820

Pronome delle città o colonie romane. Quando Giulio Cesare ebbe distrutta la libertà della sua patria,  ed usurpata l'autorità dei consoli e del senato, avvenne che parecchi luoghi aggiunsero il nome di lui a quello che avevano , sia perché egli vi spedì delle colonie per accrescerne la popolazione, sia perché ebbero delle altre prove della sua benevolenza, o che si fece di procurarsela con questa testimonianza della loro divozione, o della loro adulazione. Checché si voglia pensarne, egli è certo però che si vedono città e colonie le quali si attribuirono a gloria di portare il nome semplice di Giulia senz'altra denominazione, come Julia in Germania; Julia, presentemente Fidenza o borgo san Donino in Italia ; oppure composto, come Juliopoli in Bitinia, Juliobriga nel Tarragonese; Juliodunum nella Celtica ; Juliomagus in Francia; Juliabona, Vienna, in Austria ; oppure congiunto a qualche epiteto o a qualche particolare qualità ; come Julia Fama nell'Estremadura ; Julia campestris , Habba nella Mauritania Tingitane ; Gulia nova nel regno di Napoli ; Julia Concordia , Julia Restituta, Segeda nella Beltica; Julia Traducta, Tingi nella Mauritania ; ossia semplicemente unito agli antichi nomi delle città, come Colonia Julia, Colonia Julia Accitana, Colonia Julia Sinope, ecc. 
Le Colonie romane, e molte altre città non riputarono il titolo di Augusta meno onorevole di quello di Giulia. Gli abitanti di coteste città erano persuasi di non poter meglio provare ad Augusto la loro gratitudine, e la venerazione che tributavano al suo nome, se non coll'adottarlo; e fu in qualche maniera eziandio consacrato per indicare la capitale, e il capoluogo di molti popoli particolari; d' onde venne l'Augusta Taurinorum, l'Augusta Trevirorun, Vindelinorum, Suessionum, Veronan duorum, ecc. Molte colonie prendevano anche si multaneamente la denominazione di Giulia e di Augusta ; perciò nulla avvi di più comune delle medaglie su le quali si legge : Colonia Julia Augusta Berytus; Colonia Julia Augusta Apamea ; Colonia Julia Augusta Pella; Colonia Julia Augusta, He liopolis, e tante altre , le une perché erano state fondate da Augusto in adempimento dell' ultime volontà di Giulio Cesare, o aumentate da nuove bande di soldati veterani ; le altre, perché erano state confermate ne' loro privilegi, oppure ne erano ad esse stati accordati dei nuovi. Per la ragione medesima trovansi delle città chiamate Justinopolis, dall'imperatore Giustino, ed anche un maggior numero di quelle chiamate Justiniana dall' imperadore, Giustiniano. Questo principe edificò delle nuove città, altre ne ristaurò , e costrusse delle fortezze che portano il suo nome, parecchie delle quali non lo ritennero lungo tempo. 


Monday, January 20, 2020

La città dei Taurini



Torino come centro di sviluppo culturale: un contributo agli studi della civiltà italiana
Federico Navire
Peter Lang, 2009 



Ecco cosa si dice sulla città romana.
Che assunse il titolo di Augusta ben dopo la sua fondazione.

Dal libro che ha vinto il premio 'Città di Torino - Domenico Carpanini'.
L'immagine dell'Italia continua a essere legata a quella delle sue città d'arte, come Roma, Firenze e Venezia. Ma nessuna come Torino ha contribuito a formare l'Italia nei suoi aspetti politici, industriali e tecnici. Nel 1563 con l'ingresso di Emanuele Filiberto diventò capitale del ducato al posto di Chambéry, da dove venne anche traslata la Sacra Sindone. Nel 1713 sotto Vittorio Amedeo II acquisì il titolo regio. Nel 1848 diventò con lo Statuto albertino il centro politico e intellettuale italiano e la guida del Risorgimento nazionale. Prima capitale italiana dal 1861 al 1865, centralità che riacquistò all'inizio del XX secolo affermandosi come primo centro industriale italiano. Facendo largo uso della letteratura e delle più varie testimonianze, Torino viene qui storicamente presentata nel formarsi e nel trasformarsi del suo mito, della sua immagine, della sua cultura e della sua società.






7 Febbraio 1563 - Torino diventa capitale

Torino come centro di sviluppo culturale: un contributo agli studi della civiltà italiana
Federico Navire
Peter Lang, 2009 




Dal libro che ha vinto il premio 'Città di Torino - Domenico Carpanini'.
L'immagine dell'Italia continua a essere legata a quella delle sue città d'arte, come Roma, Firenze e Venezia. Ma nessuna come Torino ha contribuito a formare l'Italia nei suoi aspetti politici, industriali e tecnici. Nel 1563 con l'ingresso di Emanuele Filiberto diventò capitale del ducato al posto di Chambéry, da dove venne anche traslata la Sacra Sindone. Nel 1713 sotto Vittorio Amedeo II acquisì il titolo regio. Nel 1848 diventò con lo Statuto albertino il centro politico e intellettuale italiano e la guida del Risorgimento nazionale. Prima capitale italiana dal 1861 al 1865, centralità che riacquistò all'inizio del XX secolo affermandosi come primo centro industriale italiano. Facendo largo uso della letteratura e delle più varie testimonianze, Torino viene qui storicamente presentata nel formarsi e nel trasformarsi del suo mito, della sua immagine, della sua cultura e della sua società.


Monday, December 23, 2019

L'inaugurazione delle statue di Cesare ed Augusto, dono di Mussolini all...




Giornale Luce B0754 del 24/09/1935

Un po' di storia sulla piazza Cesare Augusto, quella della Porta Palatina e le due statue di Cesare e Augusto. Oggi, la statua di Augusto, appare talvolta nei filmati che mostrano la città. Diciamolo però chiaramente: le statue non sono originali. Qualcuno, vedendole magari in televisione davanti alla porta romana della città può pensarle vecchie di duemila anni. No. Sono dono di Mussolini alla città Sabauda, come spiega il filmato Luce.
Da quanto mi risulta, non ci sono statue di Augusto e Cesare ritrovate a Torino. La testa di Cesare, quella di Tuscolo, che oggi è al museo archeologico di Torino, viene appunto dalla città laziale e non dal Piemonte.



Per maggiori dettagli si veda
https://www.beniculturalionline.it/location-166_-Porta-Palatina.php
oppure http://archive.is/k1tuA

"Riportata al suo aspetto attuale, la Porta Palatina fu nuovamente oggetto di restauro dal 1934 al 1938, su iniziativa del governo fascista. Vennero dunque aperti tutti i fornici e fu isolata la struttura dal contesto urbano circostante, abbattendo un gruppo di vecchie case troppo a ridosso del monumento.
Tuttavia, alcuni di questi interventi furono considerati erronei dagli archeologi, poiché la porta in origine era a ridosso dell'abitato circostante ma, soprattutto, venne contestata l'errata collocazione della coppia di statue bronzee.
Esse, infatti, sono poste erroneamente nell'area interna occupata originariamente dalla statio e non in quella esterna, dove avrebbero trovato una collocazione più credibile."




Da Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984:
PORTA PALATINA Piazza Cesare Augusto

Porta del lato settentrionale della cinta urbana di età romana.
Monumento di valore storico-artistico e documentario, con relativa area di pertinenza costituente integrazione storico- ambientale; esempio singolare anche per l'eccezionale stato di conservazione di porta urbana del I secolo a.C. - I secolo d.C.
Porta urbana aperta sul lato settentrionale, allo sbocco del cardo maximus, da cui partiva la strada per Roma, edificata contemporaneamente (età augustea) o negli anni immediatamente successiva (età flavia) alla creazione della cinta delle mura. Inglobata in strutture edilizie posteriori, fu conservata per intervento dell'ing. Antonio Bertola che ne impedì la demolizione all'inizio del XVIII secolo. Solo nella seconda metà dell'Ottocento iniziò la rivalutazione storica e scientifica con massicci interventi di restauro. Nel 1861 il Comune delibera l'isolamento della Porta Palatina e il restauro, durato fino al 1873, viene affidato a C. Promis. Vengono demoliti tutti gli edifici addossati alla porta e conservati (solo per l'autorevole intervento del Promis) i tratti delle mura adiacenti alle torri. Nel 1904 riprendono alcuni lavori di restauro sotto la direzione di A. D'Andrade, con lo scoprimento della base della torre orientale e il ritrovamento dei muri del cavaedium. I lavori interrotti per la guerra vengono ripresi nel 1932. Ultimi sondaggi e restauri nel 1937-38, con l'individuazione di strutture che fanno supporre l'esistenza di una porta precedente di età repubblicana.
Tavola: 41



Friday, November 29, 2019

Su una datazione archeoastronomica recentemente proposta per la fondazione di Augusta Taurinorum, l'odierna Torino | IRIS Pol. Torino

Su una datazione archeoastronomica recentemente proposta per la fondazione di Augusta Taurinorum, l'odierna Torino | IRIS Pol. Torino



Nell'articolo su Iris (identico a Zenodo) si sono discussi i risultati di un metodo di datazione archeoastronomica, definita come datazione ex sole, proposto in arXiv:1901.08545, ed applicata a determinare la data di fondazione di Augusta Taurinorum. La data del 30 Gennaio del 9 a.C. che detti autori propongono in arXiv:1901.08545 non è giusta, poiché si basa su diversi errori. Sono errati azimut ed altezza del sole sull’orizzonte astronomico. Con i dati giusti si arriva alla data Giuliana del 4 o del 5 Febbraio, che corrisponde, per il 9 a.C., ad una data storica, ossia del Calendario Romano in vigore all'epoca, tra il 31 Gennaio ed il 2 di Febbraio. Gli autori di arXiv:1901.08545 insistono sulla data Giuliana (astronomica) del 30 Gennaio, facendola corrispondere alla data storica del 30 Gennaio. Ma ciò è impossibile. Così, con errori vari e confusione tra date e calendari, l'articolo in arXiv deduce un legame tra la fondazione di Torino e la dedica dell’Ara Pacis. In questo articolo, oltre a segnalare gli errori, si mostrerà che la determinazione dell’anno di fondazione delle colonie romane, supposte come aventi orientazioni solari, ossia verso il punto ortivo del sole, non si può fare attraverso calcoli astronomici per via delle incertezze sperimentali. Al limite, per la fondazione di Torino, sembrano essere più pertinenti le Calende di Febbraio, che sono evolute nella Candelora, che non la dedica dell'Ara Pacis, che per altro coincideva con il compleanno di Livia, moglie d'Augusto.

...............

Il giorno 30 Gennaio del 9 a.C. del calendario Romano non è il giorno 30 Gennaio del 9 a.C. in data Giuliana. Il 30 Gennaio - data storica - è corrispondente alla data astronomica del 3 Febbraio, secondo Keplero, o del 2 Febbraio secondo altri. Per essere precisi. Quando Augusto   ha  dedicato  l'Altare   nel  Campo  Marzio,   la  data astronomica    era  il   2 o   il 3  Febbraio  dell'anno  -8 (ossia 9 a.C.).   Se volessimo  sapere,  invece,  la   data astronomica del 30 Gennaio dell'anno -8, a che giorno del calendario storico corrispondeva, si deve fare l'inverso. Si trova che la data era a.d. VII Kal. o a.d. VI Kal.  (ossia   il   26   o   il   27  Gennaio) dell'anno di Druso e Crispino consoli. 

Del resto, se si prende un'incertezza di quattro o cinque giorni, ci può stare di tutto. Se non era il 30 Gennaio data astronomica, poteva anche essere il 31 o il 29,  perché era brutto tempo.  In questo modo, una qualsiasi osservazione o critica sulla datazione può essere ribattuta.  Allo stesso tempo, però, anche il reiterato insistere  al 30 Gennaio (S.C. e M.C.) e sulla precisione dei loro dati, diventa inutile. 

Comunque, Nel lavoro proposto desidero  argomentare e correggere la presunta datazione di Torino al 9 a.C.. (come mi disse un giornalista che era stato fatto nei miei confronti). Per esempio, non deve essere confuso angolo di direzione (dalle coordinate di Mercatore del GPS), azimut di Via Garibaldi, si veda angolo di direzione ed azimut. A Torino, tra angolo di direzione ed azimut c'è una differenza di un grado. 


Un accenno alla storia contemporanea. La notizia sulla Stampa del 2018 è accompagnata dalla fotografia della Statua di Augusto alla Porta Palatina. Ma che cosa sappiamo di tale statua?





La statua è una copia, modificata in alcuni particolari, come i sandali ai piedi che nell'originale sono nudi, dell'Augusto di Primaporta, trovato nella villa di Livia. Il gesto di Augusto, quello alle Porte Palatine, non è però un pontefice benedice.  E' l'adlocutio, il gesto del duce che richiama i militari al silenzio, per fare il discorso prima della campagna militare. Non è la pace, è la guerra. E la statua è dono di Benito Mussolini a Torino nel 1935. L'impero era tornato sui colli di Roma.  La Stampa di Torino ha usato proprio quella statua e quel gesto, che non è gesto di pace, è di guerra.


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GUIDO COSSARD ED IL SUO TEAM HANNO DETERMINATO CHE L'ALLINEAMENTO CON VIA GARIBALDI CAPITA IL 4 FEBBRAIO 2020, CHE CORRISPONDE AL 6 FEBBRAIO DEL 27 BC (LO STESSO DICASI PER IL 9 BC). Per il 27 BC, si era alle None del calendario storico. Per il 9 a.C. si era, nel calendario storico al 3 Febbraio, più vicino alle None che non al 30 gennaio storico.

http://247.libero.it/rfocus/40970715/1/torino-citt-celeste-compie-2048-anni-uno-studio-del-valdostano-guido-cossard/

Forse il 9 a.C. era nuvoloso e i delegati di Augusto, queli con l'incarico di proclamare la festa, erano in ritardo. Tutto è possibile. 


Thursday, November 14, 2019

La Pace dopo le Guerre Alpine

Taluni hanno affermato che la Torino romana nascesse alla fine delle Guerre Alpine (13 a.C.) per simboleggiare la Pace tra Augusto e Cozio. Questo NON è vero - oltre ad altri svariati motivi, vedi post precedente - perché Roma aveva già un patto di amicizia con i locali che risale ai tempi di Cesare. Le guerre alpine NON hanno visto Roma contro l'area dei Taurini e dei Cozi, ma Roma far guerra oltre le Alpi, nel versante occidentale di esse, per capirci quindi in Gallia.
"Non v' ha dubbio che il declivio orientale e settentrionale delle Alpi Marittime, abitato dai Vagienni, le cui varie tribù, cioè gli Epanterii, i Viruxentini, e fors' anco i Veneni, i Venisani, occupavano le vallate della Stura, della Maira, della Varaita, e l'alta valle del Po, era già da molto tempo sotto il dominio dei Romani. Sicuri da questo lato, tutta la loro azione militare era quindi rivolta al declivio occidentale. Forse anche quella parte era stata da tempo, almeno nominalmente, riconosciuta dominio romano, ma le insubordinazioni, gli affronti, i ladronecci di quelle tribù avranno determinato un'azione energica, e de' provvedimenti radicali per ridurle definitivamente all'obbedienza."
E poi le Guerre Alpine si erano spostate già da molto tempo dalla Gallia a Est, verso Trento.

Passiamo allora all'epoca moderna e parliamo di cosa ha fatto Roma alle vallate alpine. Parliamone.
Siamo nel 1943. Vi mando al link https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_di_Chivasso
Questa dichiarazione però non parla della devastazione provocata dalla guerra, dei 100000 giovani provenienti dalle vallate alpine che non hanno fatto ritorno dalla Russia.
Sulle Alpi Cozie e Graie, ha fatto molti più morti Roma sotto Mussolini che Roma sotto Augusto.
Anzi sotto Augusto non ha proprio patito.

Sunday, March 31, 2019

Porta Palatina


Porte Palatine (Roman ruins) with the Cardo. Torino: Porte Palatine con il cardo
2008. Courtesy Anassagora per Wikipedia.

Parliamo della Porta Palatina, o Porte Palatine o Torri Palatine che dir si voglia.

Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984.

PORTA PALATINA
Piazza Cesare Augusto

Porta del lato settentrionale della cinta urbana di età romana.
Monumento di valore storico-artistico e documentario, con relativa area di pertinenza costituente integrazione storico- ambientale; esempio singolare anche per l'eccezionale stato di conservazione di porta urbana del I secolo a.C. - I secolo d.C.
Porta urbana aperta sul lato settentrionale, allo sbocco del cardo maximus, da cui partiva la strada per Roma, edificata contemporaneamente (età augustea) o negli anni immediatamente successiva (età flavia) alla creazione della cinta delle mura. Inglobata in strutture edilizie posteriori, fu conservata per intervento dell'ing. Antonio Bertola che ne impedì la demolizione all'inizio del XVIII secolo. Solo nella seconda metà dell'Ottocento iniziò la rivalutazione storica e scientifica con massicci interventi di restauro. Nel 1861 il Comune delibera l'isolamento della Porta Palatina e il restauro, durato fino al 1873, viene affidato a C. Promis. Vengono demoliti tutti gli edifici addossati alla porta e conservati (solo per l'autorevole intervento del Promis) i tratti delle mura adiacenti alle torri. Nel 1904 riprendono alcuni lavori di restauro sotto la direzione di A. D'Andrade, con lo scoprimento della base della torre orientale e il ritrovamento dei muri del cavaedium. I lavori interrotti per la guerra vengono ripresi nel 1932. Ultimi sondaggi e restauri nel 1937-38, con l'individuazione di strutture che fanno supporre l'esistenza di una porta precedente di età repubblicana.
Tavola: 41




Bibliografia
Politecnico di Torino. Dipartimento Casa Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Vol. 1, Società degli ingegneri e degli architetti in Torino, Torino 1984.  Vai alla pagina digitalizzata

La Scheda completa sulla Porta Palatina la trovate al MuseoTorino.
Prima dei restauri, la Porta appariva così.


Forse oggi non si sarebbe più smantellate le strutture aggiunte nelle varie epoche. 


Ma torniamo ad un fatto importante. Ci sono resti precedenti, di età repubblicana. Allora la deduzione della colonia di Augusto, è avvenuta in un posto già strutturato (castrum?). Vi ricordo che DEDURRE significa, con riferimento storico, dedurre una colonia (adattamento del lat. deducere coloniam), portare i coloni dalla madrepatria in altra sede, fondare una colonia.  Allora, l'altra sede , dove si mettevano coloni, che potevano essere anche soldati congedati, non doveva essere necessariamente un terreno disabitato. Prendiamo l'esempio di Como. La Como nuova, dedotta da Giulio Cesare era stata fatta in un posto dove già c'era stata una colonia romana.

Per Torino, vi invito alla lettura di 


Friday, January 4, 2019

La notte che la legione partì (i Batavi e la Legione XIV a Torino)

Vi prego di leggere questo post, perché vi faccio vedere come un fatto storico finisca con l'essere stravolto. Fatemi partire dal caso.

Mi è stato segnalato questo articolo molto interessante, dal titolo "Il cuore celtico di Iulia Augusta Taurinorum - Analisi degli orientamenti astronomici di Torino" che trovate al link. L'articolo vi racconta tante cose di Torino.
Un esempio. Lo sapevate che i Batavi, ausiliari dell'esercito Romano, sono stati di stanza a Torino?
I Batavi erano una tribù germanica, secondo Tacito appartenente al popolo dei Catti, che viveva negli attuali Paesi Bassi, nell'area del delta del Reno. Dall'articolo summenzionato: Torino venne "Parzialmente distrutta da un incendio provocato, secondo Tacito, dai mercenari Batavi durante i contrasti fra Otone e Vitellio; nel 69 d.C. la colonia venne nuovamente riedificata e furono aggiunti nuovi isolati. ... ". Nell'articolo troviamo anche che la "cinta muraria, sovrapposta al “quadrilatero” pomeriale iniziò a prendere forma solo tra il 50 e il 70 d.C.".
Cercando qualcosa su questo incendio, trovo il seguente passo al sito di Archeocarta. Si legge: "Gli avvenimenti militari del 69 nell’ambito della guerra civile tra Otone e Vitellio, ed in particolare dello scontro tra soldati romani ed ausiliari batavi di stanza a Torino, sono stati messi in relazione con il primo di tali incendi."  E quindi, vediamo che non c'erano solo i Batavi, c'erano anche i soldati romani ed era avvenuto uno scontro tra fazioni.

A questo punto mi son chiesta se è stato un incendio casuale dovuto allo scontro avvenuto in città. Cerco ancora. Storia di Torino: dalle origini ai nostri giorni, Volume 1, Enrico Gianeri. Piemonte in bancarella. 1973. Si dice che nel 69 d.C. un'altra disgrazia colpisce Torino. "Racconta Tacito che Vitellio, quando travolse il rivale Ottone, rinviò in congedo gli alleati Batavi, germanici rozzi ed orgogliosi, biondi alti e rissosi, che erano al seguito della XIV Legione. Disgraziatamente quelle orde sostarono a Torino. Un Batavo, probabilmente alticcio ...". I vini del Piemonte danno alla testa?
Non anticipo ancora nulla e quindi vi prego di continuare.

In riferimento alla descrizione del teatro romano della città, si dice. "Venne distrutto da un incendio nel 69 d.C., conseguenza di una zuffa scoppiata in città dovuta alle coorti ausiliarie dei Batavi che erano di passaggio per ritornare alle loro case dopo la vittoria in Roma di Vittelio si Ottone". A Pag.142, Torino. Storia e misteri di una provincia magica. Danilo Tacchino. Edizioni Mediterranee, 2007. Come vedete, in questo passo la Legione XIV, fatta da romani, è sparita. La zuffa i Batavi con chi l'hanno fatta?

Ed ancora dalla Stampa di Torino, Storie di città di Bruno Gambarotta, Pubblicato il 23/01/2009. "A cominciare dal 69 dopo Cristo, stando al racconto di Tacito, quando opposte fazioni si scontrarono per decidere la successione a Nerone, le coorti favorevoli a Otone e i Batavi a Vitellio. Questi ultimi, costretti a sloggiare, lasciarono i fuochi accesi nell'accampamento e la città andò a fuoco." La frase attribuisce l'incendio ai Batavi.
Ed infine. Da La Storia Raccontata ... del sacerdote Giovanni Bosco. Ecco il link. 18ª Edizione, TORINO, 1887 "Dopo il fatto d'armi di Bebriaco, mentre una parte dell'esercito doveva partirsi da Torino e ricondursi in Bretagna, accadde che un insolente soldato Batavo prese ad insultare con parole ingiuriose un artefice Torinese per cagione del prezzo di un suo lavorìo. Un Britanno alloggiato in casa dell'artefice prese vivamente la difesa del suo ospite. In breve si aumentò il numero dei tumultuanti, e i Britanni (Inglesi) prendendo le parti del loro legionario, venivano già alle mani coi Batavi, che difendevano il loro milite, quando si interposero due coorti pretoriane prendendo le parti dei Britanni. Parecchi rimasero uccisi da ambe le parti; e i Batavi vedendosi costretti a partirsene appiccarono il fuoco alla città di Torino, che in grande parte incenerirono. Ciò non ostante i Torinesi continuarono a mantenersi fedeli ai Romani imperatori."

Non erano Britanni, o Inglesi, come dice Don Bosco, ma soldati romani della XIV legione che erano stati richiamati da Nerone dalla Britannia. Anche i santi sbagliano... come tutti.
Infatti, tutto ciò che è detto negli estratti dati sopra è in piccolissima parte vero.
Attribuire ai Batavi l'incendio e dipingerli come barbari è FALSO, e si è volutamente FALSATO ciò che dice Tacito, che afferma tutt'altro!

Prima di veder che cosa dice effettivamente Tacito, leggiamo ancora un passo da "Torino come centro di sviluppo culturale: un contributo agli studi della civiltà italiana", Federico Navire, Peter Lang, 2009.
"Ma un avvenimento connesso alle lotte per la supremazia imperiale riporta Torino alla notorietà come teatro di un duro scontro che, nel 69 d.C., si verificò fra la XIV Legione, qui fatta pervenire dalla Britannia, e alcune coorti di Batavi. Aver acquartierato nella medesima città truppe che sostenevano due diversi pretendenti all'impero Ottone e Vitellio, non poteva che sfociare nel sangue e così si verificò: finalmente si decise di rispedire oltr'Alpe la XIV Legione, che abbandonando la città nottetempo, lasciò accesi numerosi fuochi che attizzarono un vasto e devastante incendio 16". 16 è Tacito, Historiae II 66.
"La notte, che la legione partì, pe' fuochi qua e là lasciati, arse parte della città di Torino", dice Tacito.


Le opere di C. Cornelio Tacito recate in lingua italiana: Volume 3, Volumes 1-4, dalla Nuova Società tipografica in ditta N. Z. Bettoni e Compagni, 1820.

Diciamo quindi chiaramente: la colpa è della Legione, non dei Batavi. La colpa è stata della legione romana, che partendo dalla città nottetempo, ha lasciato accesi i fuochi dei bivacchi. Lasciare di notte fuochi accesi incustoditi indica dolo. Chi doveva sloggiare da Torino era la Legione XIV, non i Batavi. La legione XIV era nota per la sua ferocia, come troviamo detto alla pagina 198  di questo link, e quindi ha voluto lasciare una testimonianza del suo passaggio.

Ed ecco finalmente le parole di Tacito. Vi faccio notare come Tacito dica le cose chiaramente, senza accusare palesemente  la legione. Notate anche che Vitellio tenne con sé i Batavi che ritiene leali, come scorta personale. Già dai tempi d'Augusto infatti, i Batavi facevano parte delle truppe ausiliari dell'esercito romane. Anzi, erano truppe di élite che l'imperatore teneva come guardie del corpo.

66. Angebat Vitellium victarum legionum haudquaquam fractus animus. sparsae per Italiam et victoribus permixtae hostilia loquebantur, praecipua quartadecimanorum ferocia, qui se victos abnuebant: quippe Bedriacensi acie vexillariis tantum pulsis viris legionis non adfuisse. remitti eos in Britanniam, unde a Nerone exciti erant, placuit atque interim Batavorum cohortis una tendere ob veterem adversus quartadecimanos discordiam. nec diu in tantis armatorum odiis quies fuit: Augustae Taurinorum, dum opificem quendam Batavus ut fraudatorem insectatur, legionarius ut hospitem tuetur, sui cuique commilitones adgregati a conviciis ad caedem transiere. et proelium atrox arsisset, ni duae praetoriae cohortes causam quartadecimanorum secutae his fiduciam et metum Batavis fecissent: quos Vitellius agmini suo iungi ut fidos, legionem Grais Alpibus traductam eo flexu itineris ire iubet quo Viennam vitarent; namque et Viennenses timebantur. nocte, qua proficiscebatur legio, relictis passim ignibus pars Taurinae coloniae ambusta, quod damnum, ut pleraque belli mala, maioribus aliarum urbium cladibus oblitteratum. quartadecimani postquam Alpibus degressi sunt, seditiosissimus quisque signa Viennam ferebant: consensu meliorum conpressi et legio in Britanniam transvecta.

66. Vitellio era turbato dalle legioni vinte, che avevano il morale tutt'altro che rotto. Sparsi i loro uomini per tutte le parti d'Italia e mischiati con i conquistatori, parlavano il linguaggio dei nemici. I soldati della quattordicesima legione erano particolarmente feroci, e sostenevano di non essere stati vinti: secondo loro, nella battaglia di Bedriaco, era stato respinto solo il reparto dei vessillari (*), mentre il grosso della legione era assente. Si decise di rispedirli in Britannia, da dove li aveva richiamati Nerone e intanto di accamparli con le coorti batave, proprio a causa di discordie di lunga data coi soldati della quattordicesima. La quiete, in quel clima di odio fra tanti soldati, durò poco. A Torino un Batavo prese a pressare un artigiano, accusandolo di frode; un legionario, suo ospite, ne prese le difese. I compagni d'arme dei due si aggrupparono attorno e dagli insulti passarono al sangue. Sarebbe divampata una mischia spaventosa, ma due coorti pretorie presero le parti dei legionari, incutendo fiducia a costoro e paura ai Batavi. Ma Vitellio li aggrega, quest'ultimi, ritenendoli a lui fedeli al suo seguito, e ordina alla legione di passare le Alpi Graie, seguendo un itinerario più lungo per scansare Vienna. Infatti anche dei Viennesi non si fidava. La notte in cui la legione partì, lasciando fuochi accesi qua e là, una parte della colonia di Torino finì bruciata: un danno dimenticato come tanti altri guasti della guerra, fra ben più gravi disastri toccati ad altre città. Superate le Alpi, i soldati più turbolenti della quattordicesima volevano puntare su Vienna, ma li contenne l'azione comune dei migliori e la legione passò in Britannia.
 
(*)  vessillari, corpi speciali di riserva composti da veterani prossimi al congedo.

66. Vitellius was troubled by the spirit of the vanquished legions, which was anything but broken. Scattered through all parts of Italy, and mingled with the conquerors, they spoke the language of enemies. The soldiers of the 14th legion were peculiarly furious. They said that they had not been vanquished; that at the battle of Bedriacum only the veterans had been beaten, and that the strength of the legion had been absent. It was resolved that these troops should be sent back to Britain, from which province Nero had summoned them, and that the Batavian cohorts should in the meantime be quartered with them, because there was an old feud between them and the 14th. In the presence of such animosities between these armed masses, harmony did not last long. At Augusta of the Taurini it happened that a Batavian soldier fiercely charged some artisan with having cheated him, and that a soldier of the legion took the part of his host. Each man's comrades gathered round him; from words they came to blows, and a fierce battle would have broken out, had not two Praetorian cohorts taken the side of the 14th, and given confidence to them, while they intimidated the Batavians. Vitellius then ordered that these latter troops should be attached to his own force, in consideration of their loyalty, and that the legion should pass over the Graian Alps, and then take that line of road, by which they would avoid passing Vienna, for the inhabitants of that place were also suspected. On the night of the departure of the legion, a part of the Colonia Taurina was destroyed by the fires which were left in every direction. This loss, like many of the evils of war, was forgotten in the greater disasters which happened to other cities. When the 14th had made the descent on the other side of the Alps, the most mutinous among them were for carrying the standards to Vienna. They were checked, however, by the united efforts of the better disposed, and the legion was transported into Britain.

Un saluto agli amici Olandesi.

PS Cosa hanno fatto le coorti Batave in seguito, si veda in
"Storia degl'imperatori romani da Augusto sino a Costantino," Volume 5, di Crevier, pubblicato a Livorno. Bertani, Antonelli, 1834"

Vi invito alla lettura di 

Wednesday, January 2, 2019

Il Pingone

Filiberto Pingone (Chambéry, 18 gennaio 1525 – Torino, 18 aprile 1582) è stato uno storico italiano. Attivo presso la corte sabauda nel secolo XVI. fu il primo studioso a pubblicare una storia di Torino ed una storia della Sindone. La sue ricerche sulla genealogia di Casa Savoia, pur con importanti variazioni apportate in seguito da storici quali Samuel Guichenon furono sino al Settecento la base della storiografia dinastica.

Da http://www.treccani.it/enciclopedia/filiberto-pingone_(Dizionario-Biografico)/
Le ricerche operate da Filiberto Pingone fecero grande impressione in una città come Torino, che alla fine del XVI secolo mancava di cultura storica, tanto che il suo stesso nome entrò nella cultura popolare come sinonimo di erudito e antiquario. Sino almeno alla fine dell’Ottocento l’espressione ‘antichità d’monsù Pingon’ finì per indicare, anzi, qualsiasi cosa che fosse molto antica (l’uso è attestato da diversi dizionari dell’Ottocento, almeno a partire da L. Capello, Dictionnaire portatif piémontais-français, Torino 1814, p. 27). Anche in virtù di questa diffusa popolarità, lo scrittore Luigi Gramegna fece di Pingone l’eroe del romanzo storico Monsù Pingon (Torino 1906), apprezzato, fra gli altri, da Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Umberto Eco. Ancora oggi una delle poche case medievali della città è detta per antonomasia ‘la casa di Pingone’.



La Porta Marmorea

AUGUSTA TAURINORUM was a colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolae whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized. All these sites were presumably brought into being according to a perfectly regulated and predetermined plan of the Roman land surveyors. The plan of the center of the city at Torino is unequivocally Roman in origin, connected with the geometric format of the castra metatio. Enclosed within a powerful defensive square, its area (ca. 800 x 700 m) is quite close to the canonical measurements fixed by Hyginus for the foundation of a fortified city.
The inner city was divided into four sections by the intersection of the cardo and the decumanus; the blocks were further divided by cardines and decumani minores. The perfect unity of the plan is evidenced by the position of the towers at the ends of the principal streets, where four gates, according to tradition, opened to meet the cardo and the principal decumanus.
The Porta Palatina, considered one of the most beautiful examples of an urban gate, has two vaulted openings to permit the passage of vehicles and a smaller one at either side for pedestrians. The architects of this gate knew well how to harmonize the solidity of a defensive structure with the refined elegance of a palace facade. The chronology of this gate is still under discussion, though its unity with the Augustan circuit wall would seem to obviate attribution to the Flavian and Trajanic periods.
The characteristics of the Porta Palatina are repeated in two other gates in the city: the marble Principalis Dextra, destroyed in 1635, recorded in a sketch by Giuliano da Sangallo; and the Porta Decumana, whose remains are still visible in the facade of the Palazzo Madama.




BIBLIOGRAPHY
C. Promis, Torino Antica (1865); G. Bandinelli, Torino Romana (1929); P. Barocelli, “Appunti sopra le Mura Romane di cinta di Torino,” Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1933); C. Carducci, “L'Architettura in Piemonte nella antichità,” Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura (1957); S. Finocchi, “I nuovi scavi del Teatro Romano di Torino,” Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1962-63) 142ff; id., BdA 49.4 (1964).

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.
The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina.
Nel dicembre del 49 a.C., dice Cassio Dione, Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana. Nel periodo in cui fu provincia, la Gallia Cisalpina venne amministrata da un proconsole.

Wednesday, December 26, 2018

Sulla fondazione di Torino

Torino, 26 Dicembre 2018.

Nel 2012 avevo pubblicato un articolo dal titolo The orientation of Julia Augusta Taurinorum (Torino)  https://arxiv.org/abs/1206.6062 poi ripreso nel lavoro L'orientamento astronomico di Torino che trovate in Zenodo. In questi lavori si era proposto che per la fondazione di Torino, come città Romana, si fosse seguita una orientazione solare, ossia che la città fosse stata fondata secondo un rituale etrusco, con la sua via principale, il decumano, allineata col sorgere del sole (al tempo dei Romani, per dire che un rituale era antico, si diceva che era etrusco anche se non era così). Una volta tracciato il decumano si procedeva a limitare i vari lotti del terreno con la centuriazione. Essa consisteva in una griglia di strade parallele e perpendicolari.
Per trovare l'orientazione solare, avevo così misurato l'angolo del decumano, l'attuale via Garibaldi, su una immagine satellitare. Ecco la Figura 2 dell'articolo.

"The decumanus is the hypotenuse of the triangle. Measuring a and b we find the angle. From
the figure we have an angle of 25.8 degrees." 

Si era poi calcolato l'azimut del sorgere del sole, che, confrontato con l'angolo del decumano, fornisce due date, quando il sole si allinea col decumano.


 Sunrise amplitude  and hour angle at Torino as a function of the days from equinox. The angles are in degrees from East-West direction. 

Avevo trovato che il sorgere del sole è orientato col decumano di Torino il 30 Gennaio ed il 10 Novembre. Secondo il rituale etrusco, ovviamente: in tal rituale, l'augure/gromatico si poneva in relazione al sole nascente e determinava l'orientazione della città (vi veda quanto detto sulla centuriazione in questa discussione su un forte romano in Britannia, e come vedere esempi di centuriazione nella  pianura padana).
Nel 2012 avevo seguito un approccio simile a quello dato da Giulio Magli, nella sua analisi delle direzioni delle città romane in Italia, ossia di proporre una possibile orientazione solare, senza considerare l'orizzonte naturale. Diversamente dal lavoro di Magli, avevo cercato, per Torino, di stabilire un possibile giorno di fondazione usando un'equazione che fornisce l'azimut del sorgere del sole sull'orizzonte astronomico. Quindi si erano dati il 30 Gennaio ed il 10 Novembre, come possibili giorni attorno ai quali l'agrimensore romano aveva iniziato il lungo processo di creazione della colonia.

Si può integrare in detto metodo l'orizzonte naturale. Come? Usando il profilo d'elevazione di Google Earth ed un software astronomico come SunCalc.org. Nell'immagine seguente vedete uno screenshot di questo software.

 (Nota: Software, versione 2020)

Se si usa il software SunCalc.org, si trova che il 30 Gennaio il decumano (Via Garibaldi) si allinea col sole, quando esso è alto 1.3 gradi (più o meno 0.25 gradi), ossia 1° 20', sull'orizzonte astronomico. In effetti, per Torino, l'orizzonte naturale è diverso dall'orizzonte astronomico. Ed il sole deve diventare visibile sull'orizzonte fisico, e quindi c'è la collina di Torino ad Est della città da considerare. Possiamo provare a usare Google Earth per misurare che altezza deve avere il sole per essere visibile dal centro della città romana. 


E' relativamente facile trovare l'altezza del sole. Si tira una lunga retta lungo il decumano. Si prosegue la retta oltre il Po fino alla collina. La retta ha associato un profilo d'elevazione. Dal profilo d'elevazione si ottiene, con un semplice calcolo, l'angolo per vedere il sole sorgere dall'orizzonte naturale dal centro di Torino. L'altezza del sole deve essere di almeno 2 o 2 gradi e mezzo.  Se confrontiamo la misura, col risultato del software SunCalc,org vediamo che c'è la differenza di almeno un grado. E quindi, nell'uso di software astronomici si deve andare cauti. L'accordo migliora se si prende la data del 3 Febbraio

 (Nota. Software versione 2020)

Ci sarebbe anche da compiere una piccola correzione dovuta alla variazione dell'inclinazione dell'asse terrestre ma rientra nell'incertezza del profilo della collina. E poi valutare l'effetto della rifrazione atmosferica, e questo effetto è fortemente dipendente dall'altezza del sole. Per una altezza di due gradi è di circa 14'. Nell'articolo del 2012, avevo anche proposto un'altra ipotesi, ossia che Torino fosse stata orientata secondo uno schema ideale legato al solstizio d'inverno (troppo ideale, perché è una cosa mai menzionata nel rituale etrusco, di cui per altro si conosce molto poco).

Pubblicato l'articolo nel 2012, nel 2016  esso era riportato nell'articolo "Ipotesi sulla data di nascita di Torino" (dove nel titolo si parla per la prima volta del "compleanno" della città) 
Ci si riferisce all'articolo in Italiano che trovate al link

Giulio Magli aveva, nel suo studio sulle città italiche, proposto un possibile legame con le feste del calendario. E quindi avevo cercato delle feste. Quella che sembra più possibile sono le Calende di Febbraio, l'odierna Candelora.

Oggi 26 Dicembre 2018 sento il telegiornale regionale che dice che Torino è stata fondata il 30 Gennaio, a seguito di orientazione al sorgere del sole del decumano secondo antico rituale. La cosa mi sorprende assai, non avendo avuto alcuna informazione che ci fosse alcuno interessato a proseguire lo studio archeo-astronomico. Vedo che anche la Stampa pubblicava il 6 Ottobre 2018. "Ore 7,45: data e ora esatte incrociando archeologia, storia e calcoli astronomici. la scoperta di due studiosi che hanno condotto una ricerca multidisciplinare. Anche Torino, come Roma, ha il suo Natale. Che non è il 21 aprile 753 a.C., data tradizionalmente abbinata alla nascita della capitale. Iulia Augusta Taurinorum viene fondata il 30 gennaio 9 a.C. La scoperta, che potrebbe far riscrivere i libri di storia sulla città, ... continua".

Desidero precisare che nel 2012 avevo proposto il 30 Gennaio - insieme al 10 Novembre.  Non dato l'anno, perché esso era da determinarsi su basi storiche, e questo è un campo prettamente archeologico/storico. La fondazione di Torino è inoltre già discussa in letteratura. Non vedo possibilità con l'analisi della direzione solare, nei limiti delle incertezze sperimentali, di determinare l'anno. Lo stesso dicasi per la scelta tra il giorno di Novembre e quello di Gennaio (almeno per quanto riguarda le mie analisi). L'anno di fondazione è dato tra il 27 ed 25 a.C., in accordo - in quanto precedente - con una iscrizione che riporta l'anno del console Marco Lollio (21 a.C.).
Per quanto riguarda possibili feste e celebrazioni relative ai giorni proposti, quella più vicina al 30 Gennaio che avevo trovato era una festa che poi è evoluta nella Candelora.  La festa prossima alla data di Novembre e quella del Mundus. Dal poco che si è detto al telegiornale, ho capito che l'anno è stato definito con un legame alla dedica dell'Ara Pacis, il 30 Gennaio del 9 a.C.

Dettagli sull'Ara Pacis, li trovate su Wikipedia. "L'Ara Pacis Augustae (Altare della pace augustea) è un altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace, nella sua accezione di divinità, e originariamente posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio romano (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). ... Il 4 luglio del 13 a.C., infatti, il Senato decise la costruzione di un altare dedicato a tale raggiungimento in occasione del ritorno di Augusto da una spedizione pacificatrice di tre anni in Spagna e nella Gallia meridionale. La dedica, cioè la cerimonia di consacrazione solenne, non ebbe però luogo fino al 30 gennaio del 9 a.C., data importante perché compleanno di Livia, moglie di Augusto."

Come ho detto in precedenza, il mio interesse principale è relativo al metodo. Per quanto riguarda ricerche storiche è campo di storici ed archeologi. Ma è certo possibile analizzare la letteratura a tal proposito.

Desidero scrivere ancora due cose.

1) Segnalarvi nuovamente l'articolo sulla Centuriazione, che spiega brevemente il metodo di limitazione del territorio dei Romani, ed uno che vi mostra come vederla nelle immagini satellitari.

2) concludere con alcune parole su Livia.
Come detto in Wikipedia, il 30 Gennaio è il giorno del compleanno di Livia, la moglie di Augusto. Livia Drusilla Claudia (Roma, 30 gennaio 58 a.C. – Roma, 28 settembre 29 d.C.) è anche conosciuta semplicemente come Livia. Durante la guerra civile, Livia aveva dovuto lasciare Roma. Tornò a Roma nel 39 a.C. e conobbe Ottaviano, che diventerà noto come Augusto dal 27 a.C. All'epoca Livia era sposata ed aveva già avuto il primo figlio, Tiberio, ed era incinta di Druso. Ottaviano divorziò dalla moglie ed obbligò il marito di Livia a fare lo stesso. Si sposarono a metà gennaio del 38 a.C..  Dopo il 14 d.C. Livia diventa Julia Augusta, avendola Augusto adottata nel suo testamento. Quel giorno Livia diventa, a tutti gli effetti, la capostipite della dinastia Giulio-Claudia. Fu infatti la madre di Tiberio e di Druso maggiore, nonna di Germanico e Claudio, nonché bisnonna di Caligola e trisavola di Nerone.

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PoSt del 31 Gennaio 2019 

Continuo la discussione, focalizzandomi in particolare sul  ruolo della collina nella datazione di Augusta Taurinorum. In merito si veda  https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1901/1901.00371.pdf 
Supponendo che la città fosse stata fondata partendo da un rituale che prevedeva la sua orientazione  - ossia l'orientazione della sua via principale, il decumano - col sorgere del sole, si deve considerare la relazione del punto di fondazione - detto Ombelico - coll'orizzonte naturale che lo circonda (tengo  a precisare che molti studiosi ritengono che l'orientamento delle città romane fosse dettato dalla topografia locale e non dal corso del sole). Supponendo un rituale legato al sole, la persona che decideva l'orientamento della città, si metteva in un punto preciso del terreno, l'Ombelico, determinato con buoni auspici (oppure, se si intende il senso pratico, nel punto topograficamente migliore).
L'orizzonte naturale di Torino non coincide con l'orizzonte astronomico. Quindi, per vedere il sole sorgere dalla collina, dal punto di fondazione, nella direzione di via Garibaldi, il sole deve avere una certa altezza (in gradi). Se guardate la Figura 1 (Fig.2 dell'articolo al link ) vedete che ho usato Google Earth, che fornisce il profilo d'elevazione corrispondente alla linea di vista lungo via Garibaldi. Il profilo d'elevazione ha alcuni "picchi".

Figura 1

Se prendo quello che vedete segnato in figura, con un po' di trigonometria, trovo che l'altezza del sole deve essere di 2.6°, per essere visibile dal punto, chiamato Ombelico, dove si suppone si ponesse il delegato alla fondazione della città per determinare la direzione del suo decumano. Se prendo il picco più alto, ma più distante, trovo un angolo di 2.3°. Devo prendere il picco più vicino, quindi, perché esso  "scherma" l'orizzonte astronomico di più di quello più lontano. Ecco uno schema per spiegare:

Schema 1
O è l'osservatore nell'Ombelico. Le due linee gialle rappresentano la linea di vista. O non vede (tratteggio) il sole sorgere da B, perché davanti c'è A. Lo vede sorgere da A quando è più alto. Nella figura seguente vedete la stessa cosa, ma questa volta immaginate i raggi provenienti dal sole. Data la distanza terra-sole li immaginiamo paralleli.

Schema 2

Data l’altezza di B e la distanza OB, se c'è solo la collina B, i raggi arrivano in O quando hanno la direzione data in figura. I raggi arrivano in O ed a sinistra di O, ma non a destra di O. Adesso immaginiamo la presenza anche della collina A. Mantenendo la stessa angolazione, nessun raggio arriva in O. Il primo raggio (quello rosso) arriva in O', a sinistra di O. Quindi i raggi arrivano in O' ed a sinistra, ma non a destra di O'. L'osservatore in O vedrà il sole quando i suoi raggi avranno l'inclinazione maggiore mostrata nello schema precedente (Schema 1).  
Ora, anche l'articolo che trovate al link https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1901/1901.08545.pdf  discute la fondazione di Torino con l'archeoastronomia. In arXiv:1901.08545 (*), l'articolo su cui si basano le notizie date in televisione e sulla Stampa, si considera la presenza della collina. Nell'articolo c'è la Figura 17:  si usa mappa, ossia una proiezione planare del rilievo effettivo, per determinare l'altezza che il sole deve avere per essere visto dall'Ombelico. Ho cercato sulla mappa nella detta figura i punti estremi della retta ed ho guardato con Google Earth il profilo di elevazione. I punti estremali nella Figura 17 di  arXiv:1901.08545 sono i pin gialli che vedete sotto nella Figura 2. Trovo una situazione analoga a quella che ho mostrato nella Figura 1 data sopra.

Figura 2

C'è un picco prima del picco più alto. Il picco più alto è a 8.3 km ed è la distanza che trovo nell'articolo arXiv:1901.08545 per il calcolo dell'altezza del sole per essere visibile dal punto di fondazione. Se uso il picco alla distanza di 8.3 km, quella di arXiv:1901.08545,  trovo un angolo di 1.7°. Se uso il picco alla distanza di 4.5 km, che c'è nel profilo d'elevazione, trovo un angolo di 2.6°.
Gli autori di arXiv:1901.08545 usano il picco a 8.3 km e quindi un valore di 1.7 per l'altezza del sole. Dopo correzioni dovute alla rifrazione ed alla metà del diametro solare ottengono l'altezza del sole di  1,09° = (1,7° - 0,34° - 0,27°). Con questo dato, partendo quindi da un valore di altezza del sole di 1.7°, assumono provata astronomicamente la determinazione dell'anno 9 a.C. di fondazione di Torino, considerando il valore dell'altezza del sole e discriminando tra 1.08° e 1.10°. Non concordo sull'angolo di 1.7°  usato per tal determinazione, perché come spiegato negli schemi dati sopra (Schemi 1 e 2), davanti al picco B c'è il picco A. Quindi, il valore usato per convalidare astronomicamente l'anno (9 a.C.) è sbagliato.

In ogni caso, indipendentemente dal valore errato di 1.7°, ritengo impossibile stabilire l'anno di fondazione con soli metodi astronomici. Cosa diversa è la datazione storico-archeologica.

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(*) Dating the foundation of Augusta Taurinorum ex sole.  arXiv:1901.08545


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PoSt del 29 Novembre 2019

Dopo ulteriore analisi dei dati ho trovato in arXiv:1901.08545 un altro errore. Si è confuso l'angolo di direzione, quello fornito dalle coordinate UTM, con l'azimut.  L'azimut solare deve però essere confrontato con un azimut.  Si veda la discussione generale  su angolo di direzione e decumano di Torino oppure
Su una datazione archeoastronomica recentemente proposta per la fondazione di Augusta Taurinorum, l'odierna Torino
Usando i dati della Fig.7 di arXiv:1901.08545 si ottiene l'angolo di direzione di 117.34°, che non è un azimut. Dato che il valore di quello che loro considerano un azimut è ancora maggiore del valore dell'angolo di direzione, e poiché gli autori non spiegano come tal valore è stato ricavato, si deve supporre che all'angolo di direzione sia stato sommato qualcosa. Cosa fanno allora gli autori in arXiv:1901.08545 per aumentare il valore da 117.34° al 117.68° che si trova nel loro articolo, non lo dicono. I dati GPS metrici in arXiv:1901.08545 portano ad un altro valore, che non è quello che usano per trovare la data. Con l'azimut giusto e l'altezza della collina giusta si arriva al 5 di Febbraio, come detto da Guido Cossard in Torino Città Celeste del 2018.

Dopo lungo studio e analisi, e quindi dopo aver considerato i testi dei gromatici e l'architettura di Vitruvio, dico che in primis, Torino è Città di Vitruvio. E' vero che l'orientazione solare è menzionata dai gromatici, ma essi non hanno mai detto che si fondavano le città il giorno di una festa importante. Questa è una deduzione, che non è supportata da alcuna prova storica, epigrafica o di analisi statistica che sia veramente tale. E' quindi assurdo pretendere di datare una città - ossia dare l'anno di fondazione - con la coincidenza con una festa.
E poi, la festa più vicina alla data astronomica, quella coinvolta in questa discussione, resta sempre e solo le Calende di Febbraio, come già detto nel 2012. Esisteva una festa per ricordare la dedica dell'Altare alla Pace (Ara Pacis). Augusto aveva scelto di dedicare l'Ara Pacis il giorno in cui era nata la moglie. Dopo le Calende, c'è la festa della Concordia. E' fondamentale evitare BIAS DI CONFERMA , ossia non finire con lo scegliere l'opzione che sembra apparentemente più opportuna per le proprie idee, ma che non è necessariamente quella giusta. 

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5 FEBBRAIO 2020

Osservazione  conclusiva.
Nel 2012 avevo proposto le date di allineamento, sapendo che la differenza poteva essere di qualche giorno. Mi ero sempre riproposta di fare l'osservazione diretta.  Per vari motivi, non ci sono riuscita. Comunque ci ha pensato il fisico ed archeoastronomo Guido Cossard. Cossard ed il suo team hanno fatto una serie di fotografie, il 4 FEBBRAIO 2020, del sole che sorge dalla collina di Torino. Non ci possono essere dubbi: il giorno prima e quello dopo, il sole non si può veder sorgere (ovviamente per via dell'altezza degli edifici della via). Il punto di osservazione della fotografia superiore è l'incrocio con Via delle Orfane, la seconda foto è presa in prossimità di Via della Consolata. 
Coi dati che si desumono, la data astronomica antica (ossia quella al tempo dei romani)  era il 6 FEBBRAIO. Non era il 30 Gennaio. C'è quindi la differenza di una settimana con quanto riportato dalla Stampa di Torino nel 2018, e con conseguente comitato con  torta di compleanno  in Municipio.




Fotografie sono cortesia di Massimo Brighenti e Alberto Cora. 4 Febbraio 2020.

Archiviato

Questa fotografia, con le lunghe ombre nitide, mi ha ricordato quanto letto sull'agrimensura. 
"The augurs following the Etruscan discipline (Grom. pp. 27, 166) divided the heavens and earth by the indication given by the sunrise; and as they faced the west, so as to look as the sun seemed to them to be looking, the first shadow cast by their own body or rod would give the direction for the east and west line. By the aid of the groma, posita auspicaliter, they drew the decuman, and then the kardo, at right angles (p. 170)."
E quindi questo chiarisce ulteriormente il passo latino: “Limitum prima origo, sicut Varro descripsit, a disciplina Etrusca; quod   aruspicesorbem   terrarum   in   duas   partes   diuiserunt,   dextram   appellauerunt   quae   septentrioni   subiaceret,sinistram quae ad meridianum terrae esset, ab oriente ad occasum, quod eo sol et luna spectaret, sicut [L. 28.1] quidam architecti delubra in occidentem recte spectare scripserunt.”
Con l'immagine si apprezza che l'agrimensore romano non poteva traguardare con la groma verso il sole con la luce negli occhi, ma traguardava in direzione dell'ombra.

February 8, 2020 (v1) Working paper Open Access
La Limitatio Romana: Alcune Definizioni
Sparavigna, Amelia Carolina;
Prima parte di una discussione sulla tecnica di agrimensura romana, detta limitatio o anche centuriazione. Si forniscono alcune definizioni. L'uso della groma, uno degli strumenti usati dagli agrimensori, sarà analizzato in dettaglio La discussione ha lo scopo di preparare ad una ulterior

Uploaded on February 8, 2020

Sunday, October 14, 2018

Costantino e la Battaglia di Torino - 312 AD

"La battaglia di Torino fu combattuta nel 312 nei pressi di Augusta Taurinorum tra le forze di Costantino I e quelle del suo rivale per il titolo di imperatore romano, Massenzio. Costantino vinse, muovendosi poi verso Mediolanum e verso Verona e, infine, presso Roma, dove avrebbe sconfitto in maniera decisiva Massenzio nell'ottobre dello stesso anno, nella battaglia di Ponte Milvio."
Da Wikipedia:
"Alla morte dell'augusto, Costanzo Cloro, avvenuta ad Eburacum (York) il 25 luglio del 306,  Costantino fu proclamato egli stesso augusto dall'esercito di Britannia. ... Quasi contemporaneamente anche il figlio di Massimiano Erculio, Massenzio, forte del potere dei pretoriani a Roma, fu acclamato augusto (28 ottobre). ...  Era l'inizio di una nuova guerra civile tra numerosi pretendenti.
Costantino, ormai sospettoso nei confronti di Massenzio, riunito un grande esercito formato anche da barbari catturati in guerra, oltre a Germani, popolazioni celtiche e provenienti dalla Britannia, mosse alla volta dell'Italia attraverso le Alpi (presso il Moncenisio), forte di 90.000 fanti e 8.000 cavalieri.
Costantino era diretto su Roma, dove Massenzio aveva una forza stimata in 100.000 uomini. Le truppe di Massenzio si opposero a Costantino a Segusia (Susa, in Piemonte). La città venne presa e bruciata ma, per non inimicarsi le popolazioni locali, Costantino ordinò che l'incendio venisse spento.
Costantino si diresse allora su Augusta Taurinorum, dove impegnò un esercito inviatogli contro da Massenzio, dotato di un forte contingente di cavalleria (clibanari e catafratti): Costantino, che notò che i cavalieri di Massenzio avanzavano in formazione a cuneo, ordinò al proprio centro di arretrare, allargando il più possibile il fronte del proprio schieramento, in modo che i fianchi si chiudessero sul nemico, il quale, avendo un equipaggiamento pesante, non era in grado di manovrare con rapidità. Al contrario Costantino disponeva di una cavalleria armata "leggera", e quindi maggiormente mobile. Inoltre Costantino aveva dotato i suoi uomini di mazze chiodate che, essendo contundenti, rendevano meno efficace la corazzatura pesante dei cavalieri avversari. Successivamente Costantino ordinò ai suoi soldati di fanteria di avanzare contro quella di Massenzio per tagliarne la via di fuga. La vittoria giunse, di conseguenza, in modo assai facile."

Secondo quanto riportato da Odahl, Charles Matson, in Constantine and the Christian Empire. New York: Routledge, 2004, gli abitanti di Augusta Taurinorum si rifiutarono di dare asilo alle truppe in ritirata di Massenzio, chiudendo loro le porte di accesso alla città. Al contrario applaudirono le truppe di Costantino. Queste finirono i soldati di Massenzio intrappolati contro le mura della città. Come detto da Odahl, "Paneg IX (XII). 5–6; and Paneg X (IV). 21–24 provided the only detailed ancient written accounts of the campaign and battles in northwestern Italy."  Si riferisce ai Panegirici Latini,  scritti per esaltare pregi o meriti, spesso intenzionalmente esagerati, degli Imperatori.

"Dopo la battaglia, Costantino entrò in città per essere acclamato dai suoi abitanti. Altre città della pianura italiana, riconoscendo il genio militare di Costantino e come aveva trattato la popolazione civile, gli inviarono ambascerie per congratularsi della sua vittoria. La vittoria di Torino permise a Costantino la conquista dell'Italia: dopo essere entrato trionfalmente a Mediolanum (Milano), mise in fuga un esercito nemico accampato nei pressi di Brescia, vincendo poi la successiva battaglia nei pressi di Verona, importante in quanto nel corso di essa venne ucciso il miglior generale di Massenzio, Ruricio Pompeiano, il che, unito all'aver sconfitto le forze di Massenzio nel nord Italia, permise a Costantino di dirigersi verso Roma, dove in ottobre sconfisse definitivamente Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, in cui il suo rivale per il trono d'Occidente trovò la morte."