Castello di Populonia. 2013. Courtesy Luca Aless per Wikipedia
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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino
Thursday, March 28, 2019
Populonia
Coruesty Roberto Zanasi per Wikipedia
Nella necropoli delle Grotte ci sono sepolture risalenti tutte al periodo ellenistico (IV - II secolo a.C.), e alcune di esse sono scavate all'interno di cave di arenaria utilizzate nei periodi precedenti.
Wednesday, March 27, 2019
Guglielmo da Volpiano
Guglielmo era figlio del nobile svevo Roberto da Volpiano. Sarebbe nato, secondo il suo biografo, sull'isola di San Giulio durante l'assedio portato dall'imperatore Ottone I di Sassonia alla regina Willa, moglie di Berengario d'Ivrea. La sua nascita avrebbe indotto gli assediati a trattare la resa e Ottone a essere clemente, al punto che lo stesso Ottone accettò di tenere a battesimo Guglielmo come suo padrino (Gianmaria Capuani, Quell'Estate del 962. I Tedeschi alla conquista dell'Italia, Jaca Book.).
Monaco benedettino, era allievo di Majolo di Cluny.
L'immagine che vedete sopra mostra la figura di un abate ed è una delle sculture che si trovano sul pulpito della basilica di San Giulio sull'isola d'Orta (a fianco ha il leone alato simbolo si San Marco). L'identificazione di questa figura come quella di Guglielmo da Volpiano è stata fatta da Beatrice Canestro Chiovenda (L'ambone dell'isola di San Giulio, Roma , 1955). La figura dell'abate del pulpito mostra la tipica tonsura monacale. Le mani sono poggiate su un bastone "tau". Chiovenda considera il bastone un bastone pastorale. Dopo aver esaminato un "tau" d'avorio proveninte dall'abbazia di Fécamp, conclude sia Gugliemo. Infatti, Guglielmo, su richiesta del duca Riccardo II, aveva assunto l'abbaziato del monastero La Trinité di Fécamp. Ed è lì che morì, durante una visita al monastero, il 1º genn. 1031.
Amante dell'architettura, lavorò tra la Francia e l'Italia fondando una quarantina di monasteri e chiese. Operò alla ricostruzione (989-1002) della chiesa di Saint-Bénigne a Digione, iniziata nel periodo in cui Guglielmo era da poco il nuovo abate del relativo monastero. In Italia la sua opera più importante è la fondazione nell'anno 1003 dell'abbazia di Fruttuaria nel comune di San Benigno Canavese, che verrà consacrata nell'anno 1007 e della quale esistono resti sotterranei visitabili.
Mosaico a Fruttuaria
San Guglielmo da Volpiano, uno dei Padri dell’Europa. Dicembre 29, 2018. Cristina Siccardi.
Un grande abate, un grande architetto, un protagonista nell’Europa del Mille, a cui noi europei dobbiamo imperitura gratitudine
Il 1° gennaio la Chiesa ricorda questo Padre dell’Europa.
2002. Guillaume de Volpiano en Normandie : état des questions; William of Volpiano in Normandy: current position, by Véronique Gazeau
Richard II’s appeal to William of Volpiano, an Italian-Burgundian reformer in 1001, must be regarded as an important stage in the revival of monasticism in the Norman principality. Fécamp becomes the ducal abbey, from where William’s disciples initiate reforms at Jumièges, Bernay, le Mont-Saint-Michel and the abbeys of Troarn, Saint-Taurin d’Evreux, Conches, and Sées. William of Volpiano’s influence is evident in liturgical and architectural matters. One cannot forget that other foreign reformers came to Normandy before William of Volpiano and after his death (1031) who had a part in the settling of monasticism in the duchy.
Neithard Bulst. Ricerche sulle Riforme Monastiche di Guglielmo da Volpiano (962-1031).
La Pieve di Romena
Pieve di San Pietro a Romena. Courtesy Vignaccia76 per Wikipedia. 2007.
Uno dei capitelli istoriati. Courtesy Sailko per Wikipedia.
Manipolare gli antichi
Estratti dall'articolo
Manipolare gli antichi: il finto razzismo dei Romani
MAURO REALI 08 GENNAIO 2019
Roma, una civiltà multietnica
Faccio due osservazioni. La prima: il titolo. Manipolare gli antichi. Quanti esempi possiamo trovare, quanti! E adesso la seconda, che sfiora il BANALE.
Manipolare gli antichi: il finto razzismo dei Romani
MAURO REALI 08 GENNAIO 2019
"Perché, invece di desumere elementi di coesione spirituale dai grandi valori che il mondo classico ci ha trasmesso, abbiamo preferito cercare nell’antichità le pezze d’appoggio per costruire identità politiche, nazionali e perfino razziali? Da «La ricerca» #15.
...
Le discriminazioni dei Romani, ad esempio, non riguardavano mai tratti somatici o colore della pelle di altre genti, ma usi, costumi, valori diversi da quelli da loro incarnati; discriminazioni destinate poi a cadere con l’avvenuta “romanizzazione” dei popoli vinti, e completamente azzerate dalla Constitutio Antoniniana del 212 d.C. con la quale l’imperatore Caracalla concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero.
...Roma, una civiltà multietnica
Già si è detto come Tacito non potesse essere un campione dell’autoctonia, tanto più di quella dei “nemici” Germani, che da ufficiale dell’esercito aveva probabilmente combattuto in quanto sudditi ribelli. Egli infatti sapeva bene, perché gli bastava guardarsi intorno, che Roma aveva costruito la sua forza proprio dalla fusione di etnie, lingue e religioni diverse, che si erano riconosciute sotto un’unica autorità politica".
Faccio due osservazioni. La prima: il titolo. Manipolare gli antichi. Quanti esempi possiamo trovare, quanti! E adesso la seconda, che sfiora il BANALE.
Settimio Severo era un "Libico" ed è diventato imperatore. Lucius Septimius Severus Pertinax, (born April 11, 145/146, Leptis Magna, Tripolitania [now in Libya]—died Feb. 4, 211, Eboracum, Britain [now York, Eng.]). Ha incorporato nel suo nome quello del Piemontese Pertinace.
Nell'impero non esistevano le nazioni come le intendiamo oggi e quindi Settimio era un romano, esattamente come Pertinace.
Nell'articolo di Mauro Reali è menzionato Caracalla. Che faccia aveva Caracalla? Eccola.
Sapete chi mi ricorda l'immagine a sinistra? Mi ricorda Alberto Tomba, l'imperatore dello sci.
To Be Taken with a Pinch of Salt
Ridley, R.T. (1986). "To Be Taken with a Pinch of Salt: The Destruction of Carthage". Classical Philology. 81 (2): 140–146. doi:10.1086/366973. JSTOR 269786.
Si può leggere liberamente on-line al sito JSTOR.
Commedia e Tragedia
Da http://www.italiapedia.it/comune-di-lenno_Storia-013-125
Sulla cittadina di Lenno sul Lago di Como.
Sulla cittadina di Lenno sul Lago di Como.
"Un'antica tradizione riferisce il toponimo all'isola di Lemnos, collegandolo ai coloni greci portati sul lago di Como da Giulio Cesare; non è escluso tuttavia che derivi da un personale latino ALENUS. L'abitato è di origine romana, come testimonia il rinvenimento di numerose tombe a cappuccina, di resti di mura con condotti in cotto e di due rocchi di colonne corinzie (questi ultimi ripescati nei bassi fondali antistanti l'abitato). Qui si trovava, secondo gli storici comaschi del XVI e del XVII secolo, la villa di Plinio il Giovane, che la descrisse collocandola in un ambiente molto simile e la chiamò "Commedia" in contrapposizione ad un'altra sua residenza, "Tragedia", esposta alle intemperie."
http://www.treccani.it/enciclopedia/plinio-il-giovane/
Plinio il Giovane è stato uno scrittore latino (n. Como 61 o 62 d. C. - m. 114 circa), figlio di Cecilio Cilone e di Plinia, sorella di Plinio il Vecchio. "Fu scolaro di Quintiliano e di Nicete Sacerdote, fu amico di filosofi come Eufrate e Musonio. Avvocato, console nel 100, legatus propraetore in Bitinia nel 111 e 112. Scrisse varie opere ma ci restano soltanto l'Epistolario in x libri e il Panegirico a Traiano. ... D'ingegno indubbiamente versatile, ha amato alternare gli ozi poetici con la pratica forense, facendo risuonare la sua voce in mezzo alla folla tumultuante, a difesa degl'innocenti e degli oppressi. Vissuto in mezzo alla società civile del suo tempo, ha ritratto nell'Epistolario non solo il suo animo e i suoi costumi, ma anche le abitudini di quella società in ogni loro sfumatura. Sotto questo rispetto l'epistolario pliniano ha un valore, oltre che letterario, anche storico e psicologico."
http://www.treccani.it/enciclopedia/plinio-il-giovane/
Plinio il Giovane è stato uno scrittore latino (n. Como 61 o 62 d. C. - m. 114 circa), figlio di Cecilio Cilone e di Plinia, sorella di Plinio il Vecchio. "Fu scolaro di Quintiliano e di Nicete Sacerdote, fu amico di filosofi come Eufrate e Musonio. Avvocato, console nel 100, legatus propraetore in Bitinia nel 111 e 112. Scrisse varie opere ma ci restano soltanto l'Epistolario in x libri e il Panegirico a Traiano. ... D'ingegno indubbiamente versatile, ha amato alternare gli ozi poetici con la pratica forense, facendo risuonare la sua voce in mezzo alla folla tumultuante, a difesa degl'innocenti e degli oppressi. Vissuto in mezzo alla società civile del suo tempo, ha ritratto nell'Epistolario non solo il suo animo e i suoi costumi, ma anche le abitudini di quella società in ogni loro sfumatura. Sotto questo rispetto l'epistolario pliniano ha un valore, oltre che letterario, anche storico e psicologico."
Monday, March 25, 2019
Como, la città dedotta da Giulio Cesare
G. Luraschi, Aspetti giuridici e storici della fondazione di Novum Comum in Novum Comum 2050 - Atti del convegno celebrativo della fondazione di Como Romana, Como 8-9 novembre 1991.
Le Mostra a Palazzo Grassi è stata nel 1991.
Ecco il testo.
Le Mostra a Palazzo Grassi è stata nel 1991.
Ecco il testo.
"Ma prima mi si consenta di rivolgermi, tra il serio e il faceto, a quanti, specie fra i miei concittadini, reduci dalla bella Mostra di Venezia sui Celti, paiono frastornati nell’avere colà appreso che Como fu oppidum celtico, e nel trovarsi poi qui impegnati nella celebrazione della sua fondazione ad opera dei Romani. Anche al meno malizioso sarà dato di pensare che ci sia qualcosa di poco chiaro e che qualcuno (sottoscritto in primis) non la conti giusta o abbia preso un clamoroso abbaglio. E siccome da un po’ di tempo e per vari motivi, le azioni dei Romani sono in ribasso, a differenza di quelle dei Celti, che invece paiono alle stelle (visto che, inopinatamente, sono assurti al rango di corifei della civiltà europea), ecco che la maggioranza è tentata di sposare la causa di questi ultimi, ... Ebbene, vorrei tranquillizzare i dubbiosi e, al tempo stesso, informarli su come stanno effettivamente le cose, restituendo letteralmente a Cesare ciò che è di Cesare.
Ma, a parte gli scherzi, la verità è che Como ebbe sul serio due fondazioni, nel senso che due città vere e proprie vennero fondate con lo stesso nome (Comum), sia pure in epoche e luoghi diversi. ...
E finalmente arriviamo al 59 a.C. Gli stessi motivi d’ordine economico, militare e politico che avevano indotto Lepido e Scipione a scegliere Como come meta di una deduzione, li troviamo puntualmente anche in Cesare. Nell’anno del suo consolato (appunto il 59 a.C.) si fece autorizzare da un plebiscito rogato dal tribuno ed amico Publio Vatinio a fondare sul suolo comasco una colonia. Quel che differenziava le due iniziative era la tempra e la genialità degli uomini che erano stati chiamati a realizzarle. Alla ristretta visione di Lepido, tutto teso all’utile suo particolare e ormai lanciato in una folle quanto improvvisata sfida alla oligarchia dominante, si contrappone il lungimirante disegno di Cesare, che inquadra la fondazione di Como in una più vasta e consapevole politica di rivalutazione della Cisalpina, in funzione soprattutto di una espansione militare e commerciale verso le terre d’oltralpe, che egli già nel 59 andava configurando. .
L’evento ebbe larga ed a volte drammatica risonanza, tanto che ne parlano ben sei autori antichi [Catullo, Cicerone, Strabone, Plutarco, Svetonio ed Appiano, di cui due, Catullo e Cicerone, furono perfino testimoni ed in qualche modo implicati.
[Segue ampia discussione sulla legislatura delle colonie]
Ci si è chiesti: perché Cesare, potendo liberamente scegliere lo status giuridico della colonia, optò per la latinità, certamente meno prestigiosa e gratificante? Una risposta esauriente mi porterebbe troppo lontano; dirò solo che a suggerire il comportamento di Cesare fu un accorto calcolo politico, ispirato alla massima prudenza e ad un sano conservatorismo; in poche parole egli rinunciò a fondare una colonia romana per non creare una ‘enclave' di cittadini romani in terre di diritto latino, quali erano il Comasco e la Transpadana, e quindi insinuare un motivo di odiosa ed impopolare discriminazione fra popolazioni di cui aveva grande bisogno per realizzare i suoi ambiziosi progetti. Quando i tempi saranno maturi, e precisamente nel dicembre del 49 a.C., allorché, liquidata ogni resistenza pompeiana in Italia, assumerà la dittatura, non esiterà un sol giorno a soddisfare, tutto in una volta, i suoi pazienti e fedeli sudditi del Nord, concedendo all’intera Cisalpina la cittadinanza romana. ...
Vediamo ora di precisare meglio i tempi e le modalità della fondazione. Lo iussus deducendi, come si è
detto, risale al maggio-giugno 59 a.C., quando fu rogata la lex Vatinia; ed è probabile che i lavori (assai impegnativi) di bonifica e di predisposizione dell’area dove sarebbe sorta la colonia iniziassero già in
quell’anno. La cerimonia ufficiale, invece, potrebbe essere avvenuta nel 58 a.C., soprattutto se si suppone
(come mi pare legittimo, considerando l’importanza dell’evento) che Cesare vi avesse partecipato di persona.
Difficilmente lo avrebbe potuto fare nel 59, quando gli impegni assorbenti del consolato ne imponevano la presenza a Roma. Nel 58, invece, durante il suo primo anno di proconsolato, ebbe più di un’occasione per soggiornare in Cisalpina fra una campagna militare e l’altra. A voler essere precisi si potrebbe suggerire la metà di marzo, quando vi transitò per raggiungere a marce forzate Genaba ed assumere il comando della legio X, ovvero alla fine di aprile (perché non il 21, natale di Roma?), quando ritornò ad Aquileia per arruolare nuove truppe, ovvero, e con maggiori probabilità, dall’ottobre in avanti, quando lasciato Labieno in Gallia, attraversò di nuovo le Alpi per svernare nell’Italia settentrionale. Sarebbe interessante stabilire con esattezza il giorno, come è stato fatto, ad esempio, per Pavia. Le principali opere edilizie, e prime fra tutte le mura, furono in ogni caso completate entro il 54 a.C., se Catullo, morto probabilmente in quell’anno, poté celebrarle nel carme 35 (datato in genere al 56 a.C.), in cui invita l’amico Cecilio ad andare a Verona “Novi relinquens Comi moenia Lariumque litus”; e non mi so convincere all’idea, assai diffusa, che questo splendido verso celi solo una figura retorica. Lo dico incidentalmente, ma io credo che anche il carme 17, quello che si apre con l’invocazione alla colonia (Novum Comum?), dai più datato proprio al 59 a.C., rifletta una realtà comasca.
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La fondazione di Novum Comum
SU 17 FEBBRAIO 2018 DA NOS43 IN COMUNICAZIONE, LAKE COMO, VIAGGI
https://edoardonoseda.com/2018/02/17/la-fondazione-di-novum-comum/
SU 17 FEBBRAIO 2018 DA NOS43 IN COMUNICAZIONE, LAKE COMO, VIAGGI
https://edoardonoseda.com/2018/02/17/la-fondazione-di-novum-comum/
"Infine nel 59 a.C., all’inizio delle guerre galliche, Giulio Cesare fondò Novum Comum, con il fine di assicurare una maggiore capacità di resistenza alle invasioni. Novum Comum venne così detta per essere distinta da Comum Oppidum, la vecchia città espugnata dal console Marcello 140 anni prima. La fondazione di Novum Comum fu un evento di grande risonanza: ne riferiscono ben sei autori: Catullo, Cicerone, Strabone, Plutarco, Svetonio e Appiano. Per consentire la realizzazione dell’impianto urbano furono deviati tre torrenti immissari del lago (Cosia, Valduce, Fiume Aperto), prosciugati gli acquitrini che rendevano inospitale la piana prospiciente il lago e posta mano alla costruzione delle mura della città. ... Il progetto di Cesare, approvato dal Senato romano, fu un’iniziativa in grande scala che coinvolse ben 5.000 nuovi coloni, con le loro famiglie, cui sono da aggiungere i 3.000 coloni condotti da Scipione nel 77 a.C., sempre con famiglia, per un totale di almeno 32.000 persone. Di questi, si pensa che 10.000 circa siano stati ospitati in città mentre gli altri si siano insediati nelle campagne, da poco dissodate e rese produttive. Dei 5.000 coloni portati da Cesare 500 erano della Magna Grecia. È probabile che Cesare intendesse affidare loro, notoriamente abili naviganti, lo sviluppo della navigazione lacuale e dei commerci transalpini."
Su Como, si legga il post sul suo tesoro.