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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Thursday, January 3, 2019

Taurinis

Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, Volume 1
Jacopo Durandi
Nella Stamperia di Saverio Fontana, 1803.

Wednesday, January 2, 2019

Eridano

Secondo una leggenda, Torino sarebbe stata fondata da un principe egizio, chiamato Eridano. La storia è citata nel libro Historia della Augusta città di Torino, uscito nel 1679 e scritto da Emanuele Thesauro, uno storico del Seicento della corte di Madama Reale Maria Cristina.
Secondo questa storia, il principe egizio Pa Rahotep arrivò sulle coste italiane nel 1523 a.C. Il principe, che visse all’epoca del regno di Amenophi I, aveva lasciato le terre d’Egitto a causa di dissidi con la casta sacerdotale del dio Amon, perché lui era seguace di Aton, divinità del sole.
Il principe Pa Rahotep si spostò dapprima in Grecia e successivamente costeggiando i litorali italici approdò in Liguria dove lasciò suo figlio Ligurio. Spostandosi poi più verso nord, decise di fermarsi in un territorio dove c’era un fiume che gli ricordava l’Egitto. Fondò così Eridania, il primo nucleo di Torino. Qui Eridano vi introdusse il culto del dio Api da cui deriverebbe, secondo la leggenda, il nome stesso della città di Torino essendo il dio Api raffigurato come un toro. 



Istoria dell'augusta città di Torino, Francesco Maria Ferrero, nella Stampa delli Fratelli Zappata, 1712. Nell'immagine vedete Eridano che srotola la mappa con la "mandorla" di Torino. Mi sembra che l'illustratore abbia anche voluto aggiungere un Minotauro. Notate che l'illustrazione dice che Torino è stata fondata sette secoli prima di Roma...



La fondazione di Torino come Augusta Taurinorum e la datazione della colonia romana

Il Pingone

Filiberto Pingone (Chambéry, 18 gennaio 1525 – Torino, 18 aprile 1582) è stato uno storico italiano. Attivo presso la corte sabauda nel secolo XVI. fu il primo studioso a pubblicare una storia di Torino ed una storia della Sindone. La sue ricerche sulla genealogia di Casa Savoia, pur con importanti variazioni apportate in seguito da storici quali Samuel Guichenon furono sino al Settecento la base della storiografia dinastica.

Da http://www.treccani.it/enciclopedia/filiberto-pingone_(Dizionario-Biografico)/
Le ricerche operate da Filiberto Pingone fecero grande impressione in una città come Torino, che alla fine del XVI secolo mancava di cultura storica, tanto che il suo stesso nome entrò nella cultura popolare come sinonimo di erudito e antiquario. Sino almeno alla fine dell’Ottocento l’espressione ‘antichità d’monsù Pingon’ finì per indicare, anzi, qualsiasi cosa che fosse molto antica (l’uso è attestato da diversi dizionari dell’Ottocento, almeno a partire da L. Capello, Dictionnaire portatif piémontais-français, Torino 1814, p. 27). Anche in virtù di questa diffusa popolarità, lo scrittore Luigi Gramegna fece di Pingone l’eroe del romanzo storico Monsù Pingon (Torino 1906), apprezzato, fra gli altri, da Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Umberto Eco. Ancora oggi una delle poche case medievali della città è detta per antonomasia ‘la casa di Pingone’.



La Porta Marmorea

AUGUSTA TAURINORUM was a colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolae whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized. All these sites were presumably brought into being according to a perfectly regulated and predetermined plan of the Roman land surveyors. The plan of the center of the city at Torino is unequivocally Roman in origin, connected with the geometric format of the castra metatio. Enclosed within a powerful defensive square, its area (ca. 800 x 700 m) is quite close to the canonical measurements fixed by Hyginus for the foundation of a fortified city.
The inner city was divided into four sections by the intersection of the cardo and the decumanus; the blocks were further divided by cardines and decumani minores. The perfect unity of the plan is evidenced by the position of the towers at the ends of the principal streets, where four gates, according to tradition, opened to meet the cardo and the principal decumanus.
The Porta Palatina, considered one of the most beautiful examples of an urban gate, has two vaulted openings to permit the passage of vehicles and a smaller one at either side for pedestrians. The architects of this gate knew well how to harmonize the solidity of a defensive structure with the refined elegance of a palace facade. The chronology of this gate is still under discussion, though its unity with the Augustan circuit wall would seem to obviate attribution to the Flavian and Trajanic periods.
The characteristics of the Porta Palatina are repeated in two other gates in the city: the marble Principalis Dextra, destroyed in 1635, recorded in a sketch by Giuliano da Sangallo; and the Porta Decumana, whose remains are still visible in the facade of the Palazzo Madama.




BIBLIOGRAPHY
C. Promis, Torino Antica (1865); G. Bandinelli, Torino Romana (1929); P. Barocelli, “Appunti sopra le Mura Romane di cinta di Torino,” Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1933); C. Carducci, “L'Architettura in Piemonte nella antichità,” Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura (1957); S. Finocchi, “I nuovi scavi del Teatro Romano di Torino,” Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1962-63) 142ff; id., BdA 49.4 (1964).

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.
The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina.
Nel dicembre del 49 a.C., dice Cassio Dione, Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana. Nel periodo in cui fu provincia, la Gallia Cisalpina venne amministrata da un proconsole.

Segusium

SEGUSIUM (Susa) Italy.
The city, cited in the itineraries, is mentioned by Strabo (4.1.6), Pliny (3.17), Suetonius (Ner. 18), and Ptolemy (3.1.40); and recorded by Ammianus Marcellinus, Cassiodorus, and Nazario in the Panegyric to Constantine. A Celto-Ligurian oppidum of the Segusians, the city came under Roman rule in the Augustan age, and under Nero became a municipium at the time the province Alpium Cottiarum was instituted. Segusium was fortified during the Late Empire, and witnessed the siege of Constantine during the contest with Maxentius in A.D. 312.
The city plan shows characteristics of spontaneous formation, radiating from the primitive nucleus which excavation has localized near the present Porta Castello. At the intersection of the major roads in the forum indeterminate remains of important buildings have been found, including remnants of statues and a large votive base. From there the Gallic road continues toward the S and arrives at the summit of the hill, where there are ruins of ancient structures, perhaps large homes or public buildings. There is also an Arch of Augustus, with a single arch between pilasters and Corinthian columns at the corners. It bears an inscription and a figured frieze commemorating the friendship pact concluded with Rome in 9 B.C. by Julius Cozius, king of the Segusians and of the 14 cities of the Cottian Alps.
Little is known of the city in the early centuries of the Empire. Remains of roads and buildings furnish fragmentary and uncertain dates, except for clues from the presence of a bath building in the area of the present theater.

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.

I Salassi e l'Arco di Augusto ad Aosta

Da  "Le guerre di Augusto contro i popoli Alpini", by Oberziner, Giovanni, 1900, Roma, E. Loescher.

"L' imperatore, che era diretto alla volta della Brettagna, cambiò divisamento; egli si recò contro i sollevati di Spagna, e contro i Salassi mandò Aulo Terenzio Varrone Murena, l'anno 729, nono consolato di Augusto con M. Silano. Il duce romano, risalito nel cuor della valle, pose il campo al confluente del Buthier nella Dora, quindi divise in più parti il suo esercito, e mentre alcuni partendo dal campo centrale s'internavano nelle valli laterali, altri nel tempo stesso penetravano dai passi della valle dell'Orco, dal Gran S. Bernardo, e dal Piccolo San Bernardo, dalla parte opposta nelle medesime valli. In tal modo riuscì a vincerli completamente, senza trovare grande resistenza, e senza grande spargimento di sangue. Le condizioni di pace furono molto miti: consistevano cioè in una contribuzione in denaro, mentre in apparenza si lasciava ad essi la loro libertà. Ma gli avvenimenti precedenti avevano troppo duramente ammaestrato i Romani, quanto poco valessero queste lezioni, che di tanto in tanto infliggevano ai Salassi, e come fosse follia lo sperare di poterli avere amici ed alleati, assoggettandoli solo a pagare annui tributi ed a contribuzioni di simil genere. Laonde, per risparmiare nuove e sanguinose guerre, Terenzio Varrone credette opportuno valersi dell'astuzia, per sottomettere completamente e distruggere la forte e laboriosa nazione de' Salassi. 

Narra Dione, che il duce romano [Varrone] impose a' Salassi di trovarsi pronti in luoghi stabiliti per pagare le somme pattuite. Egli spedì qua e là schiere di soldati con apparente pretesto di incassare il denaro; questi invece, eseguendo gli ordini del capitano, presero tutta la gioventù, e gli altri furono ridotti allo stato di schiavitù. Trentasei mila prigionieri furono condotti sul mercato d'Ivrea e venduti  come schiavi; ottomila, che erano atti alle armi, furono venduti a condizione che prima di vent'anni  non potessero esser messi in libertà. Augusto mandò tremila pretoriani ad edificare una città, che in suo onore ebbe il nome di Augusta Praetoria (Aosta), nel luogo stesso dove Varrone aveva piantato gli accampamenti; ed oggidì, soggiunge Strabone, tutta la vicina regione è in pace fino ai più alti passaggi de. monti, (testo greco). I Salassi superstiti perdettero ogni importanza politica. Del loro stesso nome non rimase che qualche pallida traccia, e quelli di loro che furono accolti entro le mura della nuova colonia, adagiandosi alla volontà del fato, ancor essi inneggiavano al monarca vincitore alzandogli un marmoreo ricordo. Per le felici spedizioni contro i Cantabri, gli Asturi ed i Salassi, il senato decretò trionfi ad Augusto, ed avendo egli ricusato, gli fu eretto un arco trionfale  ad Aosta in mezzo a quegli stessi monti che, sotto i suoi auspici, erano stati domati."

In questo passo del libro di Oberziner troviamo sia quello che dice Cassio Dione sia quello che dice Strabone nella sua Geografia. In particolare il numero di coloro che furono venduto come schiavi è di Strabone, mentre Cassio Dione dice che i giovani furono radunati per il mercato degli schiavi.

Aulo Terenzio Varrone Murena era figlio naturale di Aulo Terenzio Varrone, e fratello adottivo di Lucio Licinio Varrone Murena. Sua sorella, Terenzia, sposò il potente Gaio Mecenate, consigliere e amico di Augusto. Nel 25 a.C. Aulo guidò per ordine di Augusto una spedizione militare contro i Salassi che furono sconfitti. Secondo Strabone vennero venduti in massa come schiavi. Il numero dato da Cassio Dione l'abbiamo letto nel testo dato sopra. Nel 24 a.C. Murena dedusse la colonia di Augusta Praetoria. Divenne console insieme ad Augusto nel 23 a.C., ma morì poco dopo l'inizio del suo consolato.

Mi permetto di suggerire la lettura del seguente post di Luciano Caveri.
https://www.caveri.it/blog/2013/10/26/salassi-e-romani

Piemonte Medievale: Fontanetto Po

Dal sito del comune:
"L’origine del nome di Fontanetto Po si deve ricondurre alla presenza sul territorio dei numerosi fontanili che garantivano disponibilità di acqua pura di risorgiva alla popolazione.
Un primo nucleo abitativo su un’area in parte coincidente con l’attuale, ma forse più spostata verso il corso del Po, risale all’età romana: la località era detta Vetusta Cestis ed è attestata come tappa dell’Itinerario Gerosolimitano lungo via Pavia-Torino, al XXXII miglio da Pavia. Dopo le devastazioni subite in età barbarica, la popolazione della distrutta  Vetusta Cestis  rimase dispersa fra diversi villaggi, fino al IX secolo quando i monaci benedettini di S. Genuario decisero di raccoglierla in un unico centro abitato. ...   Nel 1011, Fontanetto fu concessa all’abbazia di Fruttuaria che ne divise la giurisdizione con la Chiesa di Vercelli e nel 1242 la località fu eretta a “borgofranco” dal Comune di Vercelli, che, tuttavia, prima della fine del XIII secolo, ne perse il controllo a favore di Teodoro Paleologo, marchese del Monferrato. Quest’ultimo, cogliendo il momento favorevole dei dissidi fra fazioni all’interno delle mura vercellesi, occupò il borgo, lo cinse di mura ed eresse il luogo alla dignità di Comune.
Il 2 Luglio 1323 fu stabilita la costruzione del borgo di Fontanetto, così descritto dalle carte dell’epoca: il borgo era circondato da mura e aveva due porte, una verso il Po e l’altra verso S. Genuario, congiunte da una via diritta (l’attuale via Viotti) tangente la chiesa parrocchiale e il cimitero, che doveva essere larga due trabucchi e dotata di portici aperti in modo che la si potesse percorrere liberamente a piedi o a cavallo. Allo stesso progetto urbanistico trecentesco risalgono le due vie laterali che tagliano in due punti l’attuale via Viotti: via Apostoli-Fratelli Negri e via Marconi-XX Settembre. Intorno alle mura, infine, si snodava un’ulteriore via di circonvallazione."



Mi piace molto questa cittadina medievale, con la struttura che già conosciamo delle Bastide.


e delle Terrenuove

Piemonte Romano: nell'itinerario da Cadice a Roma


I bicchieri di Vicarello (o vasi di Vicarello) sono quattro bicchieri in argento ritrovati nel 1852 presso la fonte termale delle Aquae Apollinares, a Vicarello, sul lago di Bracciano. Datati al I secolo d.C., sono di forma cilindrica e portano inciso sulla parte esterna l'itinerario via terra da Gades (Cadice) a Roma (Itinerarium gaditanum), con l'indicazione della varie stazioni intermedie (mansio) e le relative distanze. I bicchieri alti da 95 a 115 mm hanno la forma di pietre miliari e portano incise su quattro colonne le 104 stazioni fra Gades e Roma per un totale di 1840 miglia romane (2.723,2 km).

In Piemonte troviamo: Segusionem, Ocelum, Taurinis, Quadrata, Rigomagum. In Lombaria: Cuttias, Laumellum e poi Ticinum.
Ecco la mappa moderna.



Verolengo: Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune di Verolengo è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli.

Trino: Il primo insediamento è di probabile origine celtica. Il toponimo originario, "Rigomagus", significa infatti "mercato del re" in tale lingua. Dal II secolo a.C. Rigomagus fu sede di una mansio romana (una stazione di posta, citata nell'Itinerarium Burdigalense) di una certa importanza, strategicamente posizionata in prossimità del guado sul fiume Po, ed all'incrocio tra le vie militari che univano la Civitas Taurini (Torino) con Ticinum (Pavia) ed in seguito Augusta Praetoria (Aosta) con la Civitas Asta (Asti).

Cozzo: Il piccolo paese è l'antico municipio romano di Cuttiae, capoluogo della regione Cottuta, che secondo lo storico Strabone si spingeva fino a Pavia, e importante stazione di sosta su una delle più frequentate vie per le Gallie. Da qui si poteva raggiungere Torino, seguendo il corso del Po, per proseguire per il Moncenisio e la Provenza, oppure dirigersi verso Vercelli, Ivrea ed Aosta ed attraverso il Colle del Gran San Bernardo raggiungere la Borgogna. E' citato in itinerari (Itinerario antonino, Vasi di Vicarello) e sulla tavola Peutingeriana, una copia medievale di un'antica carta della rete stradale romana. L'Itinerarium Burdigalense precisa che si trattava di una mutatio, cioè non di un luogo destinato alla sosta notturna ma solo al cambio dei cavalli, intermedio tra le mansiones, luoghi di sosta, di Lomello e Rigomagus.

Lomello: Laumellum was a Roman mansio (a stopping place on a road) on the way of Via Regina, the main road connecting Ticinum (now Pavia) with Turin along the way of the Galliae. The archeological excavations made by the Universities of Pavia and of London during the latest years, brought to light inscriptions, cemeteries of the Imperial period, as well as ruins of fortifications and an entrance door in the boundary wall. Laumellum was perhaps a pre-Roman center of the Ligures.

Tuesday, January 1, 2019

Scorpione o Acquario?

Nel post sulla fondazione di Torino, ho raccontato come la direzione del decumano poteva corrispondere alla direzione del sorgere del sole attorno alle date del 10 Novembre e del 30 Gennaio. Uguale la direzione, ma le date si distinguono per la regione di cielo in cui si trova il sole, ossia in quale parte dello zodiaco esso si trova a sorgere.

Possiamo fare questa analisi con Stellarium. Scegliamo l'anno 25 BC. E scegliamo come luogo Torino. Ecco i risultati.


Al 10 Novembre, visto da Torino, il sole sorgeva nello Scorpione.


Al 30 Gennaio, visto da Torino, il sole sorgeva nella costellazione dell'Acquario. 

Nelle immagini date sopra, le linee bianche tratteggiano l'orizzonte. Ricordate che per il fenomeno della precessione, le costellazioni si sono spostate dai segni zodiacali corrispondenti. Dopo 2000 anni, al 30 Gennaio siamo col sole che sorge nella costellazione del capricorno. Distinguete sempre costellazioni da segni zodiacali come intesi oggi.


Ai giorni nostri, il 30 Gennaio, visto da Torino, il sole sorge nella costellazione del Capricorno. 

Come anno ho scelto il 25 aC, che è l'anno della fondazione di Aosta. Ma anche se avessi scelto il 28 aC il risultato non sarebbe cambiato.

 Ho scelto questo riferimento ad Aosta, per via dell'articolo:
Under Augustus sign: the role of Astronomy in the foundation of Augusta Praetoria Salassorum, di Stella Vittoria Bertarione e Giulio Magli.
Augusta Praetoria Salassorum (modern Aosta) was founded around 25 BC to celebrate the victory of Augustus' army on the Salassi. Aosta is a “city of the founder” under many respects; for instance, one of the two twin temples of the forum was devoted to Augustus, and a huge triumphal arc to the ruler still welcomes the town's visitors. Recently, a sculpted block has been uncovered, still in its original
position, on a corner of one of the town’s towers. The block carries reliefs – such as a plough and a spade - which are clearly related to the town's foundation ritual. As a consequence, we carried out an archaeo-astronomical analysis of the original urban plan taking into account the complex natural horizon of the Alps in which Aosta’s valley is nested. The results show that the town was very likely oriented in such a way as to pinpoint Augustus' associations with the “cosmic” signs of renewal: the winter solstice and the Capricorn. 

Walter Barthel, deutscher Althistoriker und Provinzialrömischer Archäologe

https://de.wikipedia.org/wiki/Walter_Barthel_(Archäologe)
Eduard Walter Barthel (auch Walther Barthel,  28. August 1880 in Elberfeld - 16. Juli 1915 bei Ban-de-Sapt, Frankreich) war ein deutscher Althistoriker und Provinzialrömischer Archäologe. 
"Walter Barthel war der Sohn des Betriebskassenrendanten Gotthard Barthel und seiner Gattin Emma, geborene Heuser. Er besuchte kurzzeitig das Progymnasium in Altena, wohin die Familie übergesiedelt war. Das Gymnasium besuchte Barthel ab 1894 wieder in Elberfeld.  ... Auch diese Stelle konnte Barthel jedoch nicht antreten, da er sich beim Ausbruch des Ersten Weltkriegs freiwillig gemeldet hatte. In der Nacht vom 15. zum 16. Juli 1915 fiel er bei Ban-de-Sapt in den Vogesen."


Barthel, W. (1911). Römische Limitation in der Provinz Africa, 1911, CXX, pp. 39- 126. Carl Georgi Verlag, Bonn

“Hauptlinien teilen das System in vier Regionen, welche fest ausgeprägte Bezeichnungen haben.  Frontin berichtet darüber: limitum prima origo, sicut Varro descripsit, a disciplina Etrusca; quod Aruspices orbem terrarium in duas partes diviserunt, dextram appellaverunt quae septentrioni subiaceret, sinistram quae ad meridianum terrae esset, ab oriente ad occasum, quod eo sol et luna spectaret, sicut quidam architecti delubra in occidentem recte spectare scripserunt. Aruspices altera linea ad septentrionem a meridiano diviserunt terram, et a media ultra antica, citra postica nominaverunt. ab hoc fundamento rnaiores nostri in agrorum mensura videntur constituisse rationem. Primo duo limites duxerunt; unum ab oriente in occasum, quem vocaverunt decumanum; alterum a meridiano ad septentrionem, quem vocaverunt cardinem. Decumanus autem dividebat agrum dextra et sinistra, cardo citra et ultra.
Die Regionsbezeichnung gebt also aus von dem im Mittelpunkt des Kreuzes stehenden Limitanten. Dieser schaut in der Richtung des von Osten nach Westen laufenden Decumanus. So wird die nördliche Hälfte zur regio dextrata, die südliche zur sinistrata, die vor ihm liegende (antica) westliche zur ultrata, die hinter ihm liegende (postica) östliche zur citrata. Innerhalb dieser vier Regionen werden die Limites und Centurien je nach ihrer Lage rechts oder links vom Decumanus, diesseits oder jenseits vom Kardo maximus bezeichnet und gezählt. Nach der Lehre der Feldmesser soll der Decumanus alter heiliger Ordnung gemäss nach Westen gerichtet sein, doch erwähnen sie mit grösserer oder geringerer Missbilligung auch andere Orientation. Zunächst die Umkehrung des Decumanus in die Richtung nach Osten, welche sie mit einem Wandel der religiösen Anschauung erklären: postea placuit omnem religionem eo convertere, ex qua parte caeli terra inluminatur. Sic et limites in Oriente constituuntur. Hierbei verdrehte sieh natürlich mit dem veränderten Standpunkt des Limitanten die Bezeichnung· der Regionen; die dextrata war nunmehr im Süden, die ultrata im Osten. Statt des wahren Ost machten „unwissende Mensoren" wohl auch den Punkt, an dem die Sonne am ersten Tage gerade aufging, zur Norm ihres Decumanus.
Auch wird eine völlige Verkehrung der Anlage, so dass der Kardo nach Osten, der Decumanus nach Süden schaute, bezeugt. Und oftmals waren statt solcher Rücksicht auf Himmel und Sonne auch lediglich irdische Gründe für die Orientation massgebend. So richtete man etwa die Limitation nach einer  durchlaufenden grossen Strasse aus, oder man wählte die Richtung des Decumanus nach der grössten Ausdehnung des Gebietes, oder aber man nahm Rücksicht auf eine benachbarte Limitation und legte die neue, um eine bessere Abgrenzung zu erzielen, im Winkel zu jener an. Das sind etwa die wichtigsten Züge der gromatischen Überlieferung über die Orientation”

Sulla centuriazione in Tunisia e altre referenze, si veda HAL.



Per comodità, vi riporto alcuni articoli.

Bonine, M. E. (2008). Romans, Astronomy and the Qibla: Urban Form and Orientation of Islamic Cities of Tunisia. In African Cultural Astronomy: Current Archaeoastronomy and Ethnoastronomy Research in Africa (pp. 145-178). J., Medupe, R. T., & Urama, J. O. (Eds.). Springer Science & Business Media.

Caillemer, A., & Chevallier, R. (1957). Les centuriations romaines de Tunisie. Annales. Histoire, Sciences Sociales, 12(2), 275-286.

Chevallier, R. (1958). Essai de chronologie des centuriations romaines de Tunisie. Mélanges d'archéologie et d'histoire, 70(1), 61-128.

Decramer, L.R., Elhaj, R., Hilton, R., & Plas, A. (2002). Approche géométrique des centuriations romaines. Les nouvelles bornes du Bled Segui. Histoire & mesure, 17(XVII-1/2):109-162.

Davin, P. (1931). Note sur le cadastre romain du Sud tunisien, Bull. du C.T.H.S et note additive, 1930-1931, pp. 130-132.

Decramer, L. R., & Hilton, R. (1998). Nouvelles recherches sur la grande centuriation de l'Africa Nova, Cahiers de Métrologie, t. 16, pp. 5-50.

Decramer, L. R., Etcheto, P., Plas, A., Hilton, R., Ouasli, C., & Jaouadi, L. (1998). Quand les romains mesuraient l'Afrique. Archeologia, (347), 46-51.

Decramer, L. R., & Etcheto, P. (1999). Les centurions triangulateurs de la 3e légion Auguste, XYZ, n° 78, 1er trimestre 1999a, pp. 73-81.

Decramer, L. R., & Hilton, R. (1999). Le problème de la grande centuriation de l'Africa Nova. Esquisse d'une solution. Les cahiers de la Tunisie, t. XLIX, n° 174, pp. 43-95.

Legendre, M. (1957). Note sur la cadastration romaine de Tunisie, Les cahiers de la Tunisie, n° 19-20, pp. 135-166.

Toutain, J. (1905). Le cadastre de l'Afrique romaine. Étude sur plusieurs inscriptions recueillies par le capitaine Donau dans la Tunisie méridionale, Mémoires de la Société Nationale des Antiquaires de France, n° 64, pp. 227-235. Also in the Mémoires de l'Académie des Inscriptions & Belles-Lettres, t. 12, 1907, pp. 341-382.

Trousset, P. (1978). Les bornes du Bled Segui. Nouveaux aperçus sur la centuriation romaine du sud tunisien, Antiquités africaines, Aix-en-Provence, Cnrs, t. 2, pp. 125-177. DOI : 10.3406/antaf.1978.1003

Trousset, P. (1997). Les centuriations de Tunisie et l'orientation solaire, Antiquités africaines, Aix-en-Provence, Cnrs, t. 33, pp. 95-109.