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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Sunday, March 24, 2019

La città oltre il Fiume Nero, fortezza dei tempi andati

Afrasiyab is an archaeological site of northern Samarkand, occupied from c 500 BC to 1220 AD prior to the Mongol invasion in the 13th century. The oldest layers date from the middle of the first millenium BC. The site is the oldest and ruined site of the Samarkand.
It was located on high ground for defensive reasons, south of a river valley and north of a large fertile area which has now became part of the city of Samarkand.
https://en.wikipedia.org/wiki/Afrasiyab_(Samarkand)
The habitation of the territories of Afrasiyab began in the 7th-6th century BC, as the centre of the Sogdian culture.
Scholars consider Afrasiab to be a distortion and a corrupted form of the Tajik word Parsīāb (from Sogdian Paršvāb), meaning "beyond the black river", the river being Sīāhāb or Sīāb, which bounds the site to the north. Afrā is the poetic form of the Persian word Farā (itself a poetic word), which means 'beyond, further', while Sīāb comes from sīāh meaning 'black' and Āb meaning 'water; river; sea' (depending on the context).
http://www.iranicaonline.org/articles/afrasiab-the-ruined-site
"In Moḥarram, 617/March, 1220 Samarqand was seized by the army of Čingiz Khan and destroyed. After that event life in Afrāsīāb never recovered, and the town became a ruined site. In the 9th/15th century Afrāsīāb is mentioned under the name of Bālā Ḥeṣār as a “fortress of former days.” "



Khiva Fortress, Khiva, Uzbekistan
Image built on a picture by RyansWorld for Wikipedia

Lawrence Ferlinghetti


L'avevo usato per l'entropia.
A. Sparavigna. Fisica II Esercizi e prove d'esame. 1997. Progetto Leonardo. Bologna

Saturday, March 23, 2019

Limes

http://www.limesonline.com
GEODEMOS L’Unione Europea ha un’alta densità demografica, ottime comunicazioni, alta urbanizzazione, vaste aree fortemente industrializzate e forti disuguaglianze economiche tra Stati. Queste condizioni dovrebbero favorire la mobilità interna, che invece è assai contenuta.

http://www.limesonline.com/notizie-mondo-questa-settimana-vie-seta-xi-roma-bolsonaro-trump-golan/111738

Limes è una rivista italiana di geopolitica facente parte di GEDI Gruppo Editoriale. È stata fondata nel 1993 dall'attuale direttore, il geopolitologo Lucio Caracciolo.

The q-integers and the Mersenne numbers

The q-integers and the Mersenne numbers: Here we will show that the q-integers, the q-analogue of the integers that we can find in the q-calculus, are forming an additive group having a generalized sum similar to the sum of the Tsallis q-entropies of independent systems. The symmetric form of q-integers will be studied too. We will see that these numbers are linked to the Kaniadakis \kappa-calculus. In the article, a final discussion will be devoted to the link of the q-integers to the Mersenne numbers. Besides the discussion of the previously mentioned numbers, the general aim of the paper is that of popularizing the existence of the q-calculus.


The Tsallis Distribution

The Tsallis Distribution





The Tsallis distribution was introduced in 1988 by Constantino Tsallis as a generalization of the Boltzmann-Gibbs distribution and has been used in many fields of physics.
The distribution introduces a new parameter q. In the limit where this parameter is 1 it reproduces the standard Boltzmann-Gibbs distribution.

I Turingi di Torino

Nel IV – V secolo Torino diventa cristiana. Mentre declina e cade l'impero d’Occidente anche la regione subalpina non sfugge alle invasioni barbariche: è del 402 la battaglia di Pollenzo tra i Visigoti di Alarico e Stilicone e nel 405 le orde gote di Radagaiso devastano le campagne intorno a Torino. Dopo i saccheggi dei Burgundi e le deportazioni di contadini in Gallia (*), alla fine del V secolo si torna progressivamente alla normalità con la vittoria di Teoderico re dei Goti e l’avvio del suo regno in Italia. L’insediamento e il sepolcreto aristocratico scoperti a Collegno sono tracce materiali rare e importanti della presenza gota nella penisola italiana. Riprendono gli scambi economici e Torino recupera forse una certa prosperità, come attesta lo sviluppo del gruppo cattedrale.
Nel VI secolo si teme l’arrivo dei Franchi, ma nel 570 sono i Longobardi a prendere il controllo della regione.
Al sito www.piemonteis.org, si legge che i “Longobardi”  che giunsero in Piemonte a partire dal 569, fondando il Regnum Langobardum, erano un raggruppamento polietnico formato da tribù di ceppo diverso, accomunate dal riconoscimento dell’autorità di un leader e di un popolo-guida (i Longobardi, appunto), com’era nei costumi delle popolazioni barbariche seminomadi del tempo.


Croce Longobarda. Courtesy Wikipedia

L’area del Torinese occidentale era una zona prossima al confine con i territori occupati dai Burgundi, popolo federato dei Franchi. Per questa ragione nella regione ci fu una particolare concentrazione di insediamenti longobardi, poggianti sull’unità base di organizzazione sociale e militare detta “fara” (da cui, ad esempio, il paese di Fara Novarese). L’elemento etnico prevalente era quello dei Turingi. Come dice il sito  consultato, il duca di Torino, Agilulfo, che poi divenne re, era definito “Dux Turingorum de Taurini”. 
Il Piemonte venne ripartito in quattro Ducati, che si imperniarono sui centri di Torino, Asti, Ivrea, e sull’isola di San Giulio d’Orta, che risultava comunque già fortificata dall’età teodoriciana.
Lungo i grandi assi di comunicazione che conducevano ai valichi alpini, il confine del Regno era fortificato dalle chiuse, strutture difensive poste nei fondovalle di Aosta e di Susa, nelle strettoie di Bard e di Chiusa S. Michele, e proprio alla chiusa valsusina i Longobardi cercheranno invano di fermare l’avanzata dei Franchi di Carlo Magno nel 773.

"In questo quadro di riconsiderazione della presenza longobarda in Piemonte come parte importante della nostra storia, s’inserisce la rievocazione storica di Cannetum Longobardorum, che da sei anni a questa parte si tiene in bassa Val Maira."


Una immagine dalla rievocazione storica di Cannetum Longobardorum.
Si ringrazia il sito www.piemonteis.org per la fotografia.


Lettura fortemente consigliata:
Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 10°, i Longobardi, Burgundi e Franchi.
https://www.ilcinzanino.org/2011/03/piccola-storia-del-piemonte-1058-i.htm

"Dai reperti disponibili si deduce che i Longobardi si stanziano sul territorio a piccoli gruppi di famiglie. All'inizio seguono le loro tradizioni, ma sono comunque attratti dalla civiltà latina, o comunque dalla civiltà del posto. Con gli anni si ha un travaso reciproco di culture, la lingua diventa ufficialmente quella latina, in pratica la lingua della gente tende sempre di più a quello che sarà il volgare piemontese. La popolazione tende ad assumere suoi caratteri particolari, ed anche il nome delle persone (come sarà rilevato più tardi, quando vi sarà maggiore documentazione scritta), diventa spesso longobardo. ... Molti sono i toponimi in Piemonte che possono essere fatti risalire ai Longobardi, in particolare quelli con suffisso in …engo, come Marengo, Murisengo, Aramengo, Odalengo, etc. ...
Se facciamo un punto della situazione linguistica verso il 650 d. C. abbiamo un originario ceppo Celto-ligure al quale il Latino ha fornito la sua struttura generica ed un certo arricchimento del lessico. Questa lingua evolve in modo abbastanza isolato ed autonomo, con interferenze provenienti dai linguaggi d'Oltralpe. A tutto ciò si sovrappone ora la lingua dei Longobardi, che pure tendono ad assumere il Latino come lingua "ufficiale", lingua che però è sempre meno conosciuta dalla popolazione. Nelle valli alpine l'influenza delle lingue galliche è dominante. Dal punto di vista etnico, la popolazione piemontese è ora di provenienza molto "incrociata", costituita da meticci che possono vantare origini in mezza Europa."

A proposito dei toponimi che finiscono in -engo, aggiungo un commento.
Diciamo che si deve leggere, -engh. Ci sono 22 comuni su un migliaio in Piemonte col nome che finiscono in -engo. Tra di essi vi è Verolengo (Vorlengh). Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli. 

Lago d'Averno e lo Stige

Da Wikipedia
"Il nome Avernus deriva dal greco άορνος (senza uccelli). Si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli. Secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all'Oltretomba, regno del dio Plutone. Per tal motivo gli inferi romani (l'Ade greco) si chiamano anche Averno. Il lago di Averno giace all'interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa." Il poeta Virgilio, nel sesto libro dell'Eneide, colloca vicino a tale lago l'ingresso agli Inferi, dove  Enea deve recarsi. 

Vicino al lago c'è una galleria scavata nel tufo, abbastanza lunga e molto buia, ed in fondo c'è lo Stige.  Ho visto il fiume dove Teti ha immerso Achille, per renderlo invulnerabile, tenendolo per un tallone! 


Lago d'Averno. Sullo sfondo l'isola di Capri e sulla destra il promontorio di Capo Miseno.
Courtesy Denghiù, 2007


Campi Flegrei

Supervulcani: l'evoluzione (pericolosa) dei Campi Flegrei
https://www.focus.it/scienza/scienze/supervulcani-campi-flegrei-a-rischio-eruzione

"I Campi Flegrei sono un'area della Campania situata a ovest di Napoli e dell'omonimo golfo, nota fin dall'antichità per la sua "vivace" attività vulcanica, caratterizzata da diverse, violente eruzioni da circa 60.000 anni fa in poi - accompagnate da una lunga serie di episodi considerati "minori" in qualche caso così violenti da coprire di tufo gran parte dell'odierna Campania."

L'area flegrea è un supervulcano, inserito tra i dieci vulcani più pericolosi del Pianeta.


Mi ricordo bene la visita alla solfatara, posto molto pericoloso.

Plinio il Vecchio

Gaio Plinio Secondo

Magistrato romano

Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio (in latino: Gaius Plinius Secundus; Como, 23 AD – Stabia, 25 agosto o 25 ottobre 79), è stato uno scrittore, naturalista, filosofo naturalista, comandante militare e governatore provinciale romano.

Plinio il Giovane, suo nipote, ce lo rappresenta come un uomo dedito allo studio e alla lettura, intento ad osservare i fenomeni naturali e a prendere continuamente appunti, dedicando poco tempo al sonno e alle distrazioni. Il racconto della sua morte, contenuto in una lettera del nipote Plinio il Giovane, ha contribuito all'immagine di Plinio come protomartire della scienza sperimentale (definizione di Italo Calvino), anche se, sempre secondo il resoconto del nipote, si espose al pericolo anche per recare soccorso ad alcuni cittadini in fuga dall'eruzione, in quanto comandante della flotta di stanza a capo Miseno. Infatti, in occasione dell'eruzione del Vesuvio del 79 che seppellì Pompei ed Ercolano, si trovava a Miseno come praefectus classis Misenis. Volendo osservare il fenomeno il più vicino possibile e volendo aiutare alcuni suoi amici in difficoltà sulle spiagge della baia di Napoli, fra le quali Rectina, parte con le sue galee, che attraversano la baia fino a Stabiae (oggi Castellammare di Stabia) dove muore, probabilmente soffocato dalle esalazioni vulcaniche, a 56 anni.
Questo è quanto dice Wikipedia. Mi pare però di aver letto da qualche parte che la morte di Plinio sia stato l'unico decesso sulla nave, e che la flotta riuscì a soccorrere alcune persone. Può essere che Plinio abbia avuto un malore.
I primi eventi sismici ebbero già inizio nel 62 d.C., con il crollo di diverse case che furono poi ricostruite negli anni successivi. Solo alcuni anni dopo, nel 79 d.C., il Vesuvio iniziò il suo ciclo eruttivo che porterà poi al seppellimento di alcune zone di Stabia, Pompei, Ercolano e molte città a sud-est dal Vesuvio. Intorno all'una del pomeriggio con un boato terribile il Vesuvio eruttò. Le sostanze eruttate per prime dal Vesuvio furono fondamentalmente pomici, quindi rocce vulcaniche originate da un magma pieno di gas e raffreddato. Mescolate alle pomici si trovano parti di rocce di altra natura che furono trasportate dal magma. Secondo una stima di Plinio il Giovane, testimone del fenomeno, l'altezza della nube indicata secondo le moderne unità di misura può aver raggiunto i 26 chilometri.


Ricostruzione della morte di Plinio il Vecchio in una stampa del XIX secolo.


Marco Mengoni - Hola - Official Video (LIVE a Palazzo Madama)


Marco esce da Palazzo Madama in una notte piovosa