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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Friday, March 22, 2019

Crivello di Eratostene


C'è vita intelligente nell'Universo. Grande Eratostene!

crivèllo s. m. [cribellum, dim. di cribrum «vaglio»]. – 1. Apparecchio costituito da un telaio sul cui fondo è fissata una rete metallica o una lamiera perforata, usato in agricoltura, nell’edilizia, nell’industria estrattiva, ecc., per dividere materiali incoerenti in due classi di pezzatura, separando gli elementi che passano attraverso da quelli che ne sono trattenuti a seconda delle dimensioni o della forma delle maglie (o dei fori). 2. In matematica, c. di Eratostene, metodo che permette di individuare i numeri primi inferiori a un dato numero.  3. In similitudini e in usi fig.: forare, bucherellare, ridurre come un c., persone o cose (mediante spari, colpi, ecc.); raro, passare al c., passare al vaglio, sottoporre a un esame minuzioso.

Manca qualcuno?

I primi insediamenti nella regione che oggi viene chiamata Piemonte risalgono al Paleolitico (tracce della presenza umana sono state ritrovate sul Monte Fenera nei pressi di Borgosesia). Al Neolitico risalgono invece gli utensili ritrovati nei pressi di Alba, Ivrea e nella Valle di Susa.
Il territorio fu poi abitato dai Liguri, stanziatisi in gran parte dell'Italia settentrionale, e da altri popoli di stirpe celtica e celto-ligure, quali i Taurini, i Graioceli, i Bagienni, i Salassi e i Vertamocori. Una grande varietà di popolazioni, dunque, ...  Sembra che la città di Torino sia sorta in epoca romana poco lontano da un insediamento di Taurini, dai quali potrebbe prendere il nome.
I Romani giunsero in Piemonte nel II secolo a.C., fondandovi le città di Derthona nel 120 a.C. ed Eporedia nel 100 a.C. come avamposto per controllare la popolazione dei Salassi e la via delle Gallie che passava per i valichi alpini della Valle d'Aosta. Con Cesare, durante la campagna gallica, nacque la città romana di Julia Augusta Taurinorum, l'odierna Torino. La parte rimanente del Piemonte, costituita soprattutto da zone montuose, venne conquistata soltanto da Ottaviano Augusto.
Il Piemonte venne diviso tra la Gallia Cisalpina e le province romane delle Alpes Cottiae, Alpes Maritimae ed Alpes Poenninae. I Romani, come in gran parte del Nord Italia, fondarono alcune delle maggiori città piemontesi vicino o su preesistenti insediamenti di origine celto-ligure, come Asti, Alba, Acqui Terme, Novara, Vercelli. E poi ci sono i castra e le mansiones. 
Nel 312, l'esercito di Costantino I, si scontrò vittoriosamente contro le truppe di Massenzio, nell'area compresa tra Alpignano e Rivoli. L'evento viene generalmente ricordato come battaglia di Torino.
Al termine dell'epoca romana spicca la battaglia di Pollenzo, combattuta nel 402 da Stilicone contro le truppe dei Visigoti nella pianura intorno a Bra.
Segnamo: Visigoti.
Nei primi anni successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente il Piemonte passò sotto il controllo delle popolazioni germaniche: entrata prima nel dominio di Odoacre, fu poi conquistata dai Burgundi e dagli Ostrogoti. A metà del VI secolo furono sostituiti dai Bizantini. Però, nel 568, arrivò una nuova popolazione germanica, i Longobardi: le città bizantine del Piemonte si arresero senza opporre resistenza, e così finì in breve tempo la dominazione dell'Impero bizantino. Alcuni dei nuovi padroni longobardi stanziatisi in Italia settentrionale salirono a capo del nuovo regno con capitale a Pavia: tra essi, significativa per il Piemonte è la figura di Agilulfo, tra i primi duchi di Torino.
A questo periodo risalgono la suddivisione del territorio in ducati, quali quelli longobardi di Torino, Asti, Ivrea e San Giulio, la fondazione di numerosi importanti monasteri (come l'abbazia della Novalesa) e la redazione di alcune importanti norme giuridiche e amministrative.
La posizione strategica del Piemonte era ben chiara nel Medioevo, quando Carlo Magno comprese la necessità d'impossessarsi della regione per conquistare il regno longobardo di Desiderio. La battaglia che si svolse presso la Chiusa di San Michele fu decisiva per il re franco: sconfitti i longobardi, egli penetrò in profondità nel territorio piemontese, raggiungendo Torino e marciando a tappe forzate verso Pavia.
Un lungo periodo di pace fu interrotto a partire dal IX secolo, con le incursioni di pirati Saraceni provenienti dalle coste Liguri, che segnarono profondamente la storia della regione, terrorizzando la popolazione e rendendo insicuri i commerci via terra lungo i valichi alpini. Tra il 912 e il 920 venne anche saccheggiata l'abbazia di Novalesa, che sorgeva presso il Moncenisio, e Oulx fu quasi rasa al suolo. I monaci della Novalesa, dopo il saccheggio, si rifugiarono a Torino. 
Fermiamoci alle soglie del secondo millennio, quando il Piemonte è entrato a far parte integrante dell'Impero Carolingio.
Vediamo un po'. Facciamo così, nei Romani, mettiamo anche gli schiavi che arrivavano da mezzo mondo e i milirati. Ci sarebbero i Batavi e i Britanni, ma non misero radici. Invece pare che ciò sia capitato per i Sarmati. Quindi: Liguri, Celti, Romani, Sarmati, Burgundi, Goti, Longobardi, Franchi, Saraceni ... Manca qualcuno?
Gli Etruschi che percorrevano la regione coi loro commerci. I Cartaginesi, ma erano di passaggio.

La Magna Charta a Vercelli

A Vercelli arriva la Magna Charta per gli 800 anni della basilica di Sant’Andrea
Il documento del 1215, uno dei capisaldi della democrazia europea e mondiale, sarà esposto in Arca.
"Il documento rappresenta una delle quattro copie conformi del testo originale del 1215, con cui l’Arcivescovo di Canterbury decretò la pace tra l’impopolare Re Giovanni d’Inghilterra e un gruppo di baroni ribelli; sarà la prima esposizione italiana della Magna Charta, che nel corso dei secoli ha lasciato pochissime volte il suolo britannico per essere esposta altrove."

La navata centrale della Basilica di Sant'Andrea di Vercelli. Courtesy Alessandro Vecchi

A Vercelli la Magna Charta: fu il primo documento che riconobbe i diritti umani
La "Magna Charta Libertatum" esposta a Vercelli, Fino al 9 giugno nell'Arca di San Marco una mostra dedicata a Guala Bicchieri, tutore del giovane re Enrico II
"La Magna Charta — questo il nome originale — viene esposta in una mostra che celebra gli ottocento anni dell’Abbazia di Sant’Andrea di quella città. Vuole essere un omaggio al cardinale Guala Bicchieri, che con la posa della prima pietra, il 19 febbraio 1219, diede avvio alla costruzione di uno dei primi esempi di edificio gotico in Italia. La sua figura è legata alla vicenda della Magna Charta, perché l’alto prelato vercellese, dotato di grandi doti diplomatiche, fu legato pontificio presso la corte inglese e tutore del giovane re Enrico III: in quella veste fu supervisore del documento, ponendo il proprio sigillo sia nella visione revisionata del 1216, sia nella riconferma della carta del 1217 esposta a Vercelli. "

Il Guala appare in un primo documento come  Wala Bicherius beati Eusebii ecclesie canonicus.
http://www.treccani.it/enciclopedia/guala-bicchieri_(Dizionario-Biografico)/

Per Guala Bicchieri è stato proposto un legame coi  signori di Casalvolone: una famiglia antica, potente già prima del Mille, discendente da “Wala de loco Casali qui dicitur Waloni”, che è “vassus et missus” dei re Berengario II e Adalberto nel 956.
http://rm.univr.it/biblioteca/volumi/vercelli/VercellinelsecoloXII.pdf
La famiglia aveva possedeva un borgo feudale di Casale Gualonis, che dominò per molto tempo sul territorio (dall'anno 800 al 1350 circa ).

Guala è un nome proprio di persona italiano maschile e femminile. Etimologicamente, si tratta di un nome germanico, per la precisione longobardo, basato sull'elemento valah (o wala, "forestiero", "straniero", "viaggiatore"), contenuto anche nei nomi Gualfredo e Valerico. È usato anche nome cognome, attestato principalmente in Piemonte.

Limes

Dal de Volkskrant

De Wandelroute van het Jaar loopt langs de voormalige Romeinse grens, ook wel de Romeinse Limes – van Katwijk naar Nijmegen. Classicus David Rijser dwaalt door een romantisch landschap en mijmert over grenzen tussen culturen. 

David Rijser 1 maart 2019, 11:16

"Op deze plek verrees rond het begin van onze jaartelling het oudste en grootste castellum in Romeins Nederland, Fort Fectio, vlak naast het latere Fort bij Vechten. Ottenheym: ‘De grens van het Romeinse Rijk was niet zo hard als wij denken.’ We kijken naar het noorden, het Heart of Dark­ness van de Romeinen, en zien een truck met bevroren kippenbouten passeren."

Il Nord, Cuore di Tenebra dei Romani? Questo dice ad un certo punto l'autore dell'articolo. Non so bene che cosa voglia intendere. Ma questo mi permette di porvi un link, dove si spendere qualche parola su cosa è il Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. «L’orrore! L’orrore!». Sono le ultime parole di Kurtz, uno dei grandi personaggi letterari del Novecento uscito dalla magistrale penna di Joseph Conrad nel libro Cuore di tenebra. Kurtz non è un “animo candido”; sulla palizzata davanti alla sua capanna sul grande fiume aveva conficcato le teste di alcuni indigeni uccisi, eppure di fronte a ciò che accade nella foresta pluviale del Congo non può che mormorare: «L’orrore! L’orrore!».
Cosa vuol dire, il giornale, che i Romani erano come i Belgi in Congo?

"Bij de ‘grenzen van Rome’ denk je al gauw aan het begin van Ridley Scotts populaire film Gladiator, waarin een geoliede Romeinse krijgsmachine in gelid staat opgesteld tegenover verspreide plukken harige, verwilderde barbaren in de bosjes. Maar hier, bij het grootste en oudste Romeinse ­castellum in Nederland, blijkt wat ­anders. Uit de archeologische vondsten in en rond het Romeinse fort blijkt niet alleen dat de lokale cultuur aan de Romeinse kant van de grens naadloos overging in die binnen het fort. 
Ook blijkt er geen wezenlijk verschil tussen wat je aan de ‘barbaarse’ kant aantreft en wat aan de Romeinse. In Fort Fectio werd dus gewoond en geleefd, gepraat en gehandeld binnen en buiten de muren en aan beide zijden van de zogenaamde grens. In plaats van barbaren klaar voor de aanval, bestond er een bedrijvig verkeer tussen de lokale bevolking en de ‘faciliterende’ Romeinen." 



Tutto cominciò con una tartaruga

Le tartarughe sulle monete, tutto ebbe inizio sull’isola di Egina
Scritto da Luciano Zambianchi -  12 Dicembre 2017
https://www.greenious.it/tartarughe-sulle-monete-statera-di-egina/
"Di fatto la più antica moneta accettata negli scambi commerciali tra i paesi occidentali è la “Statera di Egina” che ha una tartaruga terrestre su uno dei suoi lati."


Galba dei Suessoni


Una statera di Galba

Galba dei Suessioni, o semplicemente Galba, è stato un principe e condottiero gallo, re dei Suessioni, popolo stanziato nella Gallia Belgica, nel cui comando succedette a Diviziaco.
Viene menzionato da Cesare nei suoi commentarii. A lui, definito da Cesare giusto e saggio, venne offerto nel 57 a.C. il comando delle tribù belgiche coalizzatesi per contrastare i Romani. 

Cesare, proveniente dalla Gallia cisalpina, fu informato dai suoi alleati Remi, che la coalizione comprendeva tutte le tribù della Gallia Belgica (a cui si erano unite alcune tribù germaniche), con la sola esclusione dei Remi, che offrirono invece ostaggi e vettovaglie per l'esercito romano. Cesare fornisce l'elenco dettagliato dei popoli che presero parte all'alleanza, per un totale di 306.000 armati. La cifra fornita da Cesare è però considerata esagerata dagli studiosi moderni.
Essi appartenevano al popolo dei Bellovaci (con 60.000 armati), Suessioni (50.000 armati), Nervi (50.000), Atrebati (15.000), Ambiani (10.000), Morini (25.000), Menapi (7.000), Caleti (10.000), Veliocassi (10.000), Viromandui (10.000), Atuatuci (19.000), oltre a 40.000 Germani. Tra le popolazioni germaniche sono menzionati i Condrusi, gli Eburoni, i Ceresi ed i Pemani.
Stimiamo gli Eburoni dovessero essere un quarto dei Germani, ossia 10000.
Cesare, con 15 giorni di marcia ininterrotta e dopo avere rifocillato l'esercito nelle terre degli alleati Remi, si accampò a nord del fiume Aisne (affluente dell'Oise). Lo scontro tra i due eserciti avvenne quando i Belgi tentarono di guadare il fiume e si concluse con la vittoria dei Romani.

"Cesare, informato della situazione da Titurio, portò tutta la cavalleria, i Numidi armati alla leggera, i frombolieri e gli arcieri al di là del ponte e marciò contro il nemico. Lo scontro fu violento. I nostri li assalirono mentre stavano attraversando il fiume ed erano in difficoltà. Ne uccisero la maggior parte (di quelli che stavano attraversando il fiume) e respinsero con un nugolo di frecce gli altri che, con estrema audacia, tentavano di passare sui corpi dei caduti, circondarono con la cavalleria e uccisero i primi giunti sull'altra sponda. I nemici si resero conto di non aver più speranze di espugnare la città (Bibrax), né di attraversare il fiume e videro che i nostri non avanzavano, per dare battaglia, su un terreno sfavorevole. Perciò, dato che anche le loro scorte di grano incominciavano a scarseggiare, convocarono l'assemblea e decisero che la cosa migliore era tornare tutti in patria. Sarebbero accorsi in difesa del primo popolo attaccato dai Romani: così avrebbero combattuto nei propri territori, non in quelli altrui, e si sarebbero serviti delle scorte di grano che avevano in patria. Giunsero a tale decisione, tra l'altro, perché avevano saputo che Diviziaco e gli Edui si stavano avvicinando ai territori dei Bellovaci. E non si poteva convincere questi ultimi ad attardarsi e a non soccorrere i loro."

Questa ritirata dei Belgi è disastrosa, secondo Cesare. Egli li insegue, la retrovia dei belgi ingaggia battaglia. Il resto rompe le schiere e si da alla fuga. Ovviamente Cesare, sottolinea che ne ha uccisi quanti più poteva durante il giorno. Tenete sempre presente che il De bello gallico è la collezione dei report che Cesare faceva al Senato. Egli doveva rendere conto del risultato della campagna.  Aver potenziali nemici liberi sul campo, come si evince dal fatto che la gran parte si è data alla fuga, significava per il Senato romano un risultato parziale.

"L'indomani, prima che i nemici potessero riaversi dal terrore e dallo scompiglio della fuga, Cesare condusse l'esercito nei territori dei Suessioni, al confine con i Remi, giungendo a marce forzate alla città di Novioduno. Appena giunto sul posto, tentò di espugnarla, perché si diceva che era sguarnita, ma la larghezza del fossato e l'altezza delle mura non gli permisero di impadronirsene, nonostante che i difensori fossero realmente pochi. Fortificato l'accampamento, provvide a spingere in avanti le vinee e a preparare tutto ciò che serve ad un assedio. Nel frattempo, la notte successiva rientrarono in città tutti i Suessioni che si erano dati alla fuga. Vedendo che i Romani rapidamente accostavano le vinee, innalzavano un terrapieno e costruivano delle torri, i Suessioni, scossi sia dall'imponenza delle opere costruite, mai viste o di cui non avevano mai sentito parlare prima, sia dalla rapidità dei Romani, mandano a Cesare un'ambasceria per offrire la resa. Su richiesta dei Remi, ottengono salva la vita.
Cesare, ricevuti in ostaggio i cittadini più nobili, tra cui due figli del re Galba stesso, dopo la consegna di tutte le armi che vi erano in città, accettò la resa dei Suessioni e guidò l'esercito contro i Bellovaci, asserragliati con tutti i loro beni nella città di Bratuspanzio."

Galba dei Suessioni è stato giusto e saggio, scegliendo l'accordo di pace di cui i figli erano garanti. Questo è il significato dello scambio di "ostaggi". La parola ostaggio non deve essere presa nel significato oggi comunemente usato. 

"Quando Cesare e le sue legioni distavano circa cinque miglia, tutti i più anziani uscirono dalla città e iniziarono a esprimere, a parole e con le mani protese verso Cesare, l'intenzione di porsi sotto la sua protezione e autorità e di non combattere contro il popolo romano. Allo stesso modo, quando Cesare si era avvicinato alla città e poneva le tende, dall'alto delle mura i bambini e le donne, con le mani protese, secondo il loro costume, chiedevano pace ai Romani.
In loro favore parlò Diviziaco, che dopo la ritirata dei Belgi aveva rimandato in patria le truppe edue e raggiunto Cesare: i Bellovaci in ogni circostanza si erano dimostrati alleati e amici degli Edui; a spingere il popolo erano stati i capi con i loro discorsi, sostenendo che gli Edui, ridotti in servitù da Cesare, subivano umiliazioni e offese di ogni sorta; perciò, si erano staccati dagli Edui e avevano dichiarato guerra al popolo romano. I responsabili della decisione, consapevoli del danno provocato alla loro gente, erano fuggiti in Britannia. Alle preghiere dei Bellovaci, che chiedevano a Cesare clemenza e generosità, si aggiungeva l'intercessione degli Edui. E se Cesare avesse risparmiato i Bellovaci, avrebbe accresciuto l'autorità degli Edui presso tutti i Belgi, che erano soliti fornire, in caso di guerra, truppe e mezzi per farvi fronte.
Cesare disse che, per aumentare il prestigio di Diviziaco e degli Edui, avrebbe accolto e tenuto sotto la sua protezione i Bellovaci. Poiché erano un popolo di grande autorità tra i Belgi e molto numerosi, chiese seicento ostaggi. Gli furono consegnati insieme a tutte le armi della città...."

Ho preso la traduzione dal latino del Progetto Ovidio, ed ho lasciato  "ostaggi". 
 DC obsides, ma tradurre obses con ostaggio è una cosa fuorviante. Queste erano le persone date in garanzia della tenuta della pace. Non erano gli ostaggi, come per esempio i civili, presi dai soldati e tenuti con le armi per servirsene come scudi umani. Erano pegni per il futuro. 

obsĕs
[obsĕs], obsidis 
sostantivo maschile e femminile III declinazione
1 ostaggio
2 colui che si fa garante
3 cauzione, garanzia



Hoarding

From Some Notes on the Gresham's Law of Money Circulation

Another problem concerning the “good” money is its disappearance from circulation in private hoards. This usually happened for gold and silver coins. Let us consider some recent examples, one from Italy. The Italian Republic coined some silver coins with a face value of 500 Lire, from 1958 till 1967. They were quite beautiful coins in three series, named “Caravelle”, “Unità d'Italia” and “Dante”. In 1966, Italy started to issue a banknote with the face value of 500 Lire too. The government stopped the coinage of silver coins after 1967, because of two facts. One was the cost of silver, and the other the phenomenon of “tesaurizzazione”. That is, these silver coins were collected into private hoards, disappearing from circulation. This episode is in agreement with the Gresham’s Law: people used “bad” money, the banknotes, in daily transactions instead of “good” money, the silver coins which were collected in hoards.
Silver coins circulated in Canada (until 1968) and in the United States (until 1964 for dimes and quarters and until 1969 for half-dollars). These countries debased their coins, as the market value of silver rose above that of the face value [4], and the silver coins disappeared from circulation as citizens retained them, using the newer coins in daily transactions. Moreover, some individuals were motivated to melt them down and sell the metal for its higher intrinsic value. The 1965 United States half-dollar coins contained 40% silver; in previous years, these coins were 90% silver. “With the release of the 1965 half-dollar, which was legally required to be accepted at the same value as the earlier 90% halves, the older 90% silver coinage quickly disappeared from circulation, while the newer debased coins remained in use. As the price of bullion silver continued to rise above the face value of the coins, many of the older half dollars were melted down. Beginning in 1971, the U.S. government gave up on including any silver in the half dollars, as even the metal value of the 40% silver coins began to exceed their face value” [4].

Hoxne Hoard: Display case at the British Museum showing a reconstruction of the arrangement of the hoard treasure when excavated in 1992. Courtesy: Mike Peel (www.mikepeel.net).

Private hoards are an ancient phenomenon, as archaeology is often demonstrating. It happens that  hoards, usually created with the intention of later recovery by the hoarder, survive and are uncovered in particular by the metal detector hobbyists. In fact, hoards provide a useful method to science for dating artifacts and are considered an indicator of the relative degree of unrest in ancient societies, becoming a snapshot of the period of time during which they have been created [13]. One of the most famous hoards of Roman gold and silver coins was found in the village of Hoxne in Suffolk, England, in 1992. The coins of the hoard date it after AD 407, which coincides with the end of Britain as a Roman province [14].
About the ancient hoards, we can consider what Reference [15] is telling too. If they hadn't have been lost for several reasons, probably they would have been put back into circulation and the coins would have ended up at the mint. It is therefore quite probable that “most silver ultimately found its way back to the mint”.

Questa è una 500 Lire "Caravelle". Si ringrazia il sito 
https://www.nauticareport.it per l'immagine.

Che vocabolo splendido dobbiamo al Latino
RES PUBLICA

Bad quantum money drives out good quantum one

Semi-Device Independent Quantum Money, by Karol Horodecki and Maciej Stankiewicz

The seminal idea of quantum money not forgeable due to laws of Quantum Mechanics proposed by Stephen Wiesner, has laid foundations for the Quantum Information Theory in early ’70s. Recently, several other schemes for quantum currencies have been proposed, all however relying on the assumption that the mint does not cooperate with the counterfeiter. Drawing inspirations from the semi-device independent quantum key distribution protocol, we introduce the first scheme of  quantum money with this assumption partially relaxed, along with the proof of its unforgeability. Significance of this protocol is supported by an impossibility result, which we prove, stating that there is no both fully device independent and secure money scheme. Finally, we formulate a quantum analogue of the Oresme-Copernicus-Gresham’s law of economy.

https://arxiv.org/abs/1811.10552

From the article:
A number (in fact, more than 20) of various quantum money schemes has been recently proposed [1, 5, 6, 9–23]. We then ask if the Oresme-Copernicus-Gresham (OCG) Law of economy (known also as the Gresham’s Law [24–29]) will be also applicable to the quantum schemes of money. If so, the Quantum Oresme-Copernicus-Gresham law would have a form:

Bad quantum money drives out good quantum one

Thursday, March 21, 2019

Clipping coins

Coin clipping is the practice of cutting small pieces from coins. Coins were once made of pure gold and silver, and through everyday use were subject to wear. It was not usual to receive a coin which was not perfectly round. So cutting or filing a small amount off the coin would probably go unnoticed. The cut-off pieces would then be melted into a bar and sold to a goldsmith, or used to make counterfeit coins.

Actually clippling coins produces a sort of debasement of the money because reduces the amount of precious metal in it. So the nominal value is greater than the equivalent value of base material.

The practice of clipping is common to all people. Here an example in a celtic coin.



CELTIC COINS, THE RHINELAND AND SOUTHERN GERMANY. RHINELAND, Regenbogenschüsselchen. Stater, gold, 1st c. B.C AV 7.12 g. Triskelis within wreath. Rev. Six annulets, three with pellet within them and three with an annulet; around, zigzag border.

Here another example, from https://ebrary.net/443/economics/clipping


The site explains: Clipping was the word for cutting small amounts from coins as well as filing metal from the edge of the coin, making it slightly smaller. The clippers relied on the fact that after clipping, that is reducing the intrinsic value of the silver coins, they would continue to be recognized and used for payments. They were quite right and the practice of clipping was widespread.


Clipping in celtic coins. Some pieces had been cutted out.
To avoid the filing, the Roman invented the Denarius Serratus.



The indentation of the edge of the coin had been made before the piece was struck.
So the filing of the edge, if made, is clearly visible. 

Il tesoro di Como che vale un milione di lire

Lasciatemi ricordare il tesoro di Como, con il link 


 Il tesoro di monete d'oro di tarda epoca imperiale è stato recuperato durante lo sbancamento dell'ex-cinema Cressoni, nel cuore del centro storico di Como. L'annuncio è del  7 settembre 2018.
Sono monete d'oro, di circa 4,5 grammi ciascuna.
Il sito www.npr.org riporta quanto detto da Maria Grazia Facchinetti, archeologa. "They were stacked in rolls similar to those seen in the bank today." At a news conference, she said the coins have engravings of the emperors Honorius, Valentinian III, Leon I, Antonio and Libio Severo, and "do not go beyond 474 AD." "All of this makes us think that the owner is not a private subject, rather it could be a public bank or deposit," Facchinetti said.
Riporta la CNN, "We do not yet know in detail the historical and cultural significance of the find," said Culture Minister Alberto Bonisoli in a press release. "But that area is proving to be a real treasure for our archeology. A discovery that fills me with pride."
Ovviamente il valore storico sovrasta il valore del metallo, ed il Ministro Bonisoli si riferisce al tesoro culturale della regione.


La Repubblica del 10 settembre 2018 dice che "Anche un lingotto d'oro nell'antico tesoro trovato a Como, il ministro: "Scoperta epocale" La novità annunciata dagli archeologi della Soprintendenza della Lombardia alla conferenza stampa alla quale ha partecipato il ministro dei Beni Culturali Bonisoli."


E allora, come mai il titolo del post dove si parla di un tesoro che vale un milione di lire?
Ossia 516 euro. Neanche le caramelle ci compriamo. Eppure ... 

Un lettore mi ha segnalato un post sul tesoro di Como. L'autore è Jona Lendering. Lo dico per quelle persone che si interessando di archeologia, è la persona che gestisce il sito livius.org.
Ecco il link del post https://mainzerbeobachter.com/2018/09/11/schatvondst/
Lendering commenta, a proposito del tesoro di Como, un articolo del De Volkskrant, per correggerne il contenuto.

Vi riporto quanto dice Lendering a un certo punto
Ik zou zelf in elk geval niet hebben geschreven dat de waarde van de schat volgens Italiaanse media in de miljoenen loopt. ... Hiermee reduceer je, als krant, wetenschappelijk onderzoek tot een jacht op goud. In any case, I myself would not have written that, as according to Italian media, the value of the treasure is of millions. ... With this you, as a newspaper, reduce scientific research to a hunt for gold.

I giornali italiani che io ho consultato non hanno parlato di milioni di valore. Non ne hanno proprio parlato, almeno come titoloni, del valore in euro del ritrovamento. Hanno detto che il valore inestimabile della scoperta stava nella storia che le monete rappresentano. Forse Lendering è finito sul sito della Provincia di Como., che mi par l'unico che titola di milioni. Forse in base a questo titolo, Lendering lascia intendere, con quanto dice, che sia stato un approccio sistematico della stampa italiana, per lanciare una "caccia al tesoro".

La perla non è tanto quanto detto sopra. E' in un commento.

SEPTEMBER 11, 2018 OM 5:31 PM
Vladimir Stissi
Het lijkt me overigens sterk dat deze schat miljoenen waard is, dat is weer een typisch staaltje overdrijving — van wetenschappers die zelf niet beseffen dat ze het daarmee hun discipline alleen maar lastiger maken. By the way, it seems hard to me that this treasure is worthing millions, and that is another typical exaggeration - from scientists who themselves do not realize that it only makes their discipline more difficult.

 SEPTEMBER 11, 2018 OM 5:35 PM
Jona Lendering
Lires, Vladimir, lires.

 SEPTEMBER 11, 2018 OM 6:19 PM
Robert
Lires? Waarom lires? Italië heeft toch ook de euro? Gezien de opbrengst van vergelijkbare muntschatten (maar met veel hogere gehaltes zilver en brons) in het verenigd Koninkrijk zie ik de claim niet als overdreven. Lire? Why lire? Italy also has the euro?! Given the yield of comparable coin treasures (but with much higher levels of silver and bronze) in the UK, I do not see the claim as an exaggeration.

Grazie Robert. Un grazie di cuore.