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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Saturday, July 28, 2018

Clades Lolliana (Latin)

Da un libro che esalta Arminio (vedi https://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2018/07/hermann.html)
Attenzione a come è  definito Arminio, il Liberator Germaniae.


ARMINIVS CHERUSCORUM DUX AC DECUS LIBERATOR GERMANIAE.
EX COLLECTIS VETERUM LOCIS composuit I. F. MASSMANN . - professor, ordin. publ. in universit. monacensi. Hans F. Massmann
1839

CLADES LOLLIANA.
Agrippam anno 19. ante Chr. n. in Hispaniam profectum 9) in Germania legatus M. Lollius secutus est, homo in omni pecuniae quam recte faciendi cupidior et inter summam vitiorum dissimulationem vitiosissimus. 10) Insidiis Romanorum Germani cisrhenani in arma versi ac circumventi sub M. Lollio legato graviter vexati erant 11). qua propter Siggambri Usipetes Tencterique 12), qui primum quosdam in suo territorio deprehensos Romanorum in crucem egerant, deinde Rheno transmisso ex Germania (romana) Gallia que praedas egerant. equitatum Romanorum contra se missum iterum per insidias civcumvenerunt et a fugientibus usque ad Lollium praefectum praeter opinionem secum pertracti hunc quoque vicerunt 1). amissaque est legionis quintae aquila 2). Post quae in suam terram regressi 3). Quae clades Lolliana 4) vocavit ab urbe in Gallias Caesarem Octavianum 5); sed majoris infamiae quam detrimenti, dum posterior Variana pene exitiabilis 6). Sed unitas semper clades nominant scriptores Lollianas Varianasque 7).

9) Dio Cass. LIV, 11. - 10) Vellej. Paterc. II, 97. - 11) Julius Obsequens de prodigiis 131. et Eusebius ad Olymp. 190: Germanous  katestrepsato Lollios Markos veoterisantas.  Quae Lipsius, Schefferus alii verti voluerunt "Germanorum Romani, quasi ex Dione imperitus quispiam historiae reverentia nominis romani vocabula haec inter se fortasse permutaverit". Cf. Ledebur de Bructeris pg. 19. et Luden Hist. Germ. I, 638, 22. - 12) Cf. et Propert. IV, 6, 75; Horatii Od. IV, 14.
1) Dio Cass. LIV, 20. - 2) Vellejus II, 97. - 3) Dio LIV, 20. - 4) Sueton. Octav. 23. - 5) Vellej. II, 97. - 6) Sueton. Octav. 23. - 7) Tacit. A. I, 10. Sueton. Octav. 23: Graves ignominias cladesque duas omnino nec alibi quam in Germania accepit Lollianam et Varianam.

Clades Lolliana

Sto facendo una ricerca su vittorie e sconfitte dei Romani.
Sulle Clades Lolliana, vi giro l'articolo di de.wikipedia 

Als Clades Lolliana (Niederlage des Lollius) wird ein Gefecht zwischen römischen Truppen und den germanischen Stämmen der Sugambrer, Tenkterer und Usipeter bezeichnet, das 17 oder 16 v. Chr. stattfand und mit einer römischen Niederlage endete.
Nach einem erneuten Einfall der drei germanischen Stämme in das linksrheinische Gebiet, das zur römischen Provinz Gallien gehörte, zog der dortige Statthalter Marcus Lollius diesen entgegen. Jedoch siegten die germanischen Stämme über Lollius und waren sogar in der Lage, den Adler der 5. Legion zu erbeuten. Dieser Verlust bedeutete einen hohen Prestigeverlust für den Kaiser Augustus, der die Bedeutung des Legionsadlers in der römischen Öffentlichkeit gerade herausgestellt hatte, um das Ende des Konfliktes mit den Parthern, die drei erbeutete Legionsadler an das römische Reich zurückgegeben hatten, in besserem Licht darzustellen. Augustus brach noch im Jahr 16 v. Chr. nach Gallien auf, wo er drei Jahre blieb. Die Lollius-Niederlage wird oft als auslösender Faktor für seinen mit den Drusus-Feldzügen (12 bis 8 v. Chr.) beginnenden Versuch gesehen, Germanien zu erobern.
Die Niederlage wird von zahlreichen antiken Schriftstellern erwähnt. Die ausführlichsten Schilderungen finden sich bei Velleius Paterculus und Cassius Dio. Tacitus und Sueton stellen die Niederlage des Lollius mit der des Varus 9 n. Chr. zusammen. Weitere Erwähnungen gibt es bei Iulius Obsequens, dem griechischen Epigrammatiker Krinagoras und eventuell Properz. Wie schwer die römische Niederlage tatsächlich ausgefallen ist, lässt sich dennoch kaum erkennen. Laut Cassius Dio (und einer Andeutung bei Horaz) schlossen die Germanen Frieden, sobald sie von der bevorstehenden Ankunft des Augustus hörten, doch wird nicht erwähnt, ob es dabei auch zur Rückgabe des Adlers kam.

The Clades Lolliana (defeat of Lollius) is a battle between the Roman troops and the Germanic tribes of Sugambri, Tencteri and Usipetes (17 or 16 BC). It ended in a Roman defeat.
After a renewed invasion of the three Germanic tribes of the left bank of the Rhine, which belonged to the Roman province of Gaul, the governor Marcus Lollius moved against them. However, the Germanic tribes triumphed over Lollius and were even able to capture the eagle of the 5th Legion. This loss meant a great loss for the prestige of Emperor Augustus, who had just exposed the importance of the eagle of a legion to the Roman people to highlight the end of the conflict with the Parthians, returning the eagles of three legions  to the Roman Empire. In 16 BC, Augustus went to Gaul, where he stayed for three years. The Lollius defeat is often seen as the triggering factor for his attempt to conquer Germania,  at the beginning with the Drusus campaigns (12-8 BC).
The defeat is mentioned by numerous ancient writers. The most detailed descriptions can be found in Velleius Paterculus and Cassius Dio. Tacitus and Suetonius compare the defeat of Lollius to that of Varus in 9 AD [that of the Teutoburg forest]. Further mentions can be found in Iulius Obsequens, the Greek epigrammatist Krinagoras and possibly Properz. How serious the Roman defeat was is still to investigate, and it can be difficult to determine. According to Cassius Dio (as hinted by Horace), the Teutons made peace as soon as they heard of the imminent arrival of Augustus, but no mention is made of whether or not the eagle was returned.



Riferimenti sulla Clades Lolliana

Reinhard Wolters: Römische Eroberung und Herrschaftsorganisation in Gallien und Germanien. Brockmeyer, Bochum 1990, ISBN 3-88339-803-9, S. 140 f. und 149–157 (Bochumer historische Studien, Alte Geschichte, 8).
Reinhard Wolters: Die Römer in Germanien 4., aktualisierte Auflage. Beck, München 2001, ISBN 3-406-44736-8.
Weblinks
Zur Clades Lolliana und ihren Folgen auf der privaten Webseite des Archäologen Jürgen Franssen


Ariovisto ed il diritto di guerra

Nel post https://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2018/07/i-germani-e-i-loro-schiavi.html
abbiamo cercato di conoscere, in certa misura, come fosse il mondo dei popoli Germanici. Ed alla fine, ci siam resi conto che Giulio Cesare e i Germani potevano intendersi abbastanza bene. In effetti, Cesare arruolava dei Germani nel suo esercito.

Vediamo adesso come era uno dei loro condottieri. Ariovisto.
Ariovisto era principe e condottiero della popolazione dei Germani Cherusci, ex prefetto di una coorte cherusca dell'esercito romano. Ariovisto è stato un condottiero suebo. Fu a capo di una coalizione di popoli germanici che invase la Gallia nel I secolo a.C. e che fu sconfitta da Gaio Giulio Cesare nel 58 a.C. ai piedi dei Vosgi. La guerra scoppiò non appena questi oltrepassò con il suo esercito il Reno accorrendo in aiuto dei popoli gallici degli Arverni e dei Sequani che combattevano gli Edui. I quali, però, con il titolo di fratelli e consanguinei del popolo romano, erano a quest'ultimo alleati.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ariovisto

"Di fronte a questo quadro descrittogli dall'eduo Diviziaco, nel 58 a.C. Cesare decise di agire. Come prima cosa mandò ambasciatori ad Ariovisto e chiese con lui un incontro. La risposta del germano, secondo quanto racconta Cesare, fu sprezzante:
« Agli ambasciatori Ariovisto così rispose: se gli serviva qualcosa da Cesare, si sarebbe recato di persona da lui; ma se era Cesare a volere qualcosa, toccava a lui andare da Ariovisto. [...] Del resto, si domandava con meraviglia che cosa Cesare o, in generale, il popolo romano avessero a che fare nella sua parte di Gallia, da lui vinta in guerra. » (Cesare, Bell. gall., I, 34,2-4.)
Di fronte a questa risposta, Cesare inviò un'altra ambasceria con la quale, redarguendolo per la sua arroganza, nonostante avesse ricevuto da Cesare e da Roma il riconoscimento del titolo di re e di quello di amico, gli pose un ultimatum: non portare altri Germani sulla sponda gallica del Reno, restituire gli ostaggi e di non recare nessun'altra offesa agli Edui e ai loro alleati. Se non avesse fatto ciò, il proconsole avrebbe agito di conseguenza.
A questo diktat Ariovisto rispose con toni ancora più accesi:
« [...] il diritto di guerra permetteva ai vincitori di dominare i vinti a proprio piacimento; allo stesso modo il popolo romano era abituato a governare i vinti non secondo le imposizioni altrui, ma a proprio arbitrio. Se Ariovisto non dava ordini ai Romani su come esercitare il loro diritto, non c'era ragione che i Romani ponessero ostacoli a lui, quando applicava il suo. Gli Edui avevano tentato la sorte in guerra, avevano combattuto ed erano usciti sconfitti; perciò, li aveva resi suoi tributari. Era Cesare a fargli un grave torto, perché con il suo arrivo erano diminuiti i versamenti dei popoli sottomessi. Non avrebbe restituito gli ostaggi agli Edui, ma neppure avrebbe mosso guerra a essi, né ai loro alleati, se rispettavano gli obblighi assunti, pagando ogni anno i tributi. In caso contrario, poco sarebbe servito loro il titolo di fratelli del popolo romano. Se Cesare lo aveva avvertito che non avrebbe lasciato impunite le offese inferte agli Edui, gli rispondeva che nessuno aveva combattuto contro Ariovisto senza subire una disfatta. Attaccasse pure quando voleva: si sarebbe reso conto del valore degli invitti Germani [...] » (Cesare, Bell. gall..)

Cesare si mosse con l'esercito contro le forze germaniche. Dopo diverse manovre, prima dello scontro finale i due si incontrarono a colloquio nei pressi di Vesontio (odierna Besançon), scortati ciascuno dalle rispettive cavallerie (per Cesare era la X legione montata a cavallo). Cesare esordì ricordando ad Ariovisto i benefici che aveva ottenuto dai romani per la loro liberalità e sottolineando l'antica e profonda amicizia che legava Roma agli Edui. Per questa ragione, Roma non poteva permettere che costoro subissero un qualche danno e fossero privati di quanto avevano. Rinnovò quindi ad Ariovisto le precedenti richieste. A questo punto il suebo rispose che lui si era recato in Gallia su richiesta dei galli, che erano stati i galli a dargli le terre che lui possedeva e che erano stati loro ad attaccarlo e non viceversa. Sottolineò anche che il tributo gli era dovuto e che se continuava a far giungere germani era per proteggersi. Ariovisto disse anche che se il titolo di amico del popolo romano doveva nuocergli, lui era pronto a ricusarlo. Il suebo chiese anche a Cesare perché Roma si intrometteva in un'area che non era di sua competenza, ma che invece era sua. Se dunque il proconsole non se ne fosse andato, Ariovisto l'avrebbe considerato un suo nemico. Cesare replicò sottolineando di nuovo il legame esistente tra Roma e gli Edui e che le vicende della Gallia erano quindi affare che lo riguardava. Mentre tra i due si svolgeva questo colloquio, la cavalleria germanica, secondo Cesare, attaccò quella romana. Cesare interruppe dunque l'incontro. Due giorni dopo, Ariovisto chiese un nuovo incontro a Cesare, che però inviò due suoi rappresentanti. Il suebo si adirò, li accusò di volerlo spiare e li fece gettare in catene.
Alla fine i due eserciti si scontarono ai piedi dei Vosgi (Battaglia in Alsazia), dove l'armata di Ariovisto fu rovinosamente sconfitta: morirono a migliaia e lo stesso Ariovisto si salvò a stento, riuscendo poi a guadare il Reno.

Jérôme Carcopino ha scritto:
« Respingendo gli svevi al di là del Reno, la barriera naturale che per tre secoli avrebbe arrestato il flusso della barbarie, tale vittoria salvava la Gallia dall'invasione dell'impero germanico, ma contemporaneamente e in modo evidente attribuiva a Roma, che aveva ingaggiato e vinto la battaglia con i soli legionari, il diritto di governare sovranamente i popoli che, grazie all'intervento degli Edui, si erano affidati alla sua protezione. Cesare si astenne dal proclamare pubblicamente un tale diritto, ma non lasciò neppure che restasse ignorato »

Friday, July 27, 2018

Plutarco, non distorce ma interpreta

Devo dire che si trovano cose interessanti su Wikipedia.
Vediamo cosa si può trovare su Plutarco.

Plutarco (Cheronea, 46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127d.C.) è stato un  biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco antico, vissuto sotto l'Impero Romano: ebbe anche la cittadinanza romana, e ricoprì incarichi amministrativi. Studiò ad Atene e fu fortemente influenzato dalla filosofia di Platone. La sua opera più famosa è costituita dalle Vite parallele, biografie dei più famosi personaggi della classicità greco-romana, oltre ai Moralia, di carattere etico, scientifico, erudito, in un pensiero fortemente influenzato da Platone e dal fatto che nell'ultima parte della sua vita fu sacerdote al Santuario di Delfi.

Di Plutarco si dice al link https://it.wikipedia.org/wiki/Plutarco le cose seguenti.

"Le Vite parallele (Βίοι Παράλληλοι) sono dedicate a Quinto Sosio Senecione, amico e confidente di Plutarco, al quale lo scrittore dedica anche altre opere e trattati. Costituite da 23 coppie (una è andata perduta), alla biografia di un personaggio greco viene accostata, generalmente, quella di un romano, ad esempio Alessandro Magno e Giulio Cesare. L'originalità plutarchea sta proprio in questo accostamento, che dimostra sia come l'Ellade aveva prodotto valenti uomini d'azione e sia come i romani non erano tutti barbari. Le sue biografie contengono un'infinità di informazioni utili alla ricerca storiografica.
Non distorce la realtà ma interpreta i fatti in base ai suoi interessi etici e alla sua impostazione morale. Tutto ciò emerge anche dal suo linguaggio; la sua narrazione risulta avvincente e lo stile s'impronta ai moduli della storiografia drammatica di età ellenistica, infatti pur se per il biografo i termini "tragico" e "teatrale" hanno valenza negativa, li utilizza nella presentazione di personaggi tragicamente atteggiati. La composizione delle Vite Parallele si colloca nella maturità di Plutarco, più o meno furono scritte dal 96 al 120 d.C. circa".

PS Si veda come Plutarco "interpreta" al post Cesare sul Reno.

Friday, July 20, 2018

3D Julius Caesar

Here the link to 3D models og Julius Caesar.

"Ebbe un ruolo cruciale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dictator di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano."

http://www.robertafontana.com/portfolio-lavori/personaggi/gaio-giulio-cesare-2/


Wednesday, July 18, 2018

Comparing the Profiles of Caesar's Heads given by the Pantelleria Marble Bust and by a Coin of 44 BC

Comparing the Profiles of Caesar's Heads given by the Pantelleria Marble Bust and by a Coin of 44 BC: Here we want to show an interesting fact concerning the profile of the Caesar’s head, which is portrayed in the Pantelleria marble bust. It is the same of the portrait of Caesar given by a coin of 44 BC. The coin was struck just after Caesar's refusal of the crown offered by Mark Antony during the Lupercalia.


The Profiles of Caesar's Heads given by Tusculum and Pantelleria Marbles

The Profiles of Caesar's Heads given by Tusculum and Pantelleria Marbles: Here we want to show a comparison of the profiles of Julius Caesar’s head, as portrayed in Tusculum and in Pantelleria marbles. These profiles are in good agreement and are in good agreement to that given in a coin of 44 BC, struck one month before Caesar’s assassination.



Sunday, July 15, 2018

Silhouettes. Tusculum bust and coins - 1



This article https://www.carotta.de/subseite/texte/articula/CesareTuscolo_CorriereDelTicino.pdf  published on the Corriere del Ticino in 2017 tell us  some information about the Tusculum bust, a portraiture of Julius Caesar, today at the Archaeological Museum of Torino.
This is a translation from the article written by Francesco Carotta entitled Il Cesare Incognito.

"The story of the discovery of the Tusculum bust has some humor in it. The marble head was found in Tusculum by Luciano Bonaparte. Luciano made profit with the antiquities, in particular those emerging from the ruins of that pleasant town among the Alban Hills (near today's Frascati), where the Roman nobility had built the villas, a famous one was that of Cicero. He used these antiquities to refund his huge debts. However, he did not realize that he had in his hands an original portrait of Caesar, which would have allowed him to restore his financial health. The bust then remained unsold and passed to the House of Savoy. With some others items of Lucien Bonaparte's collection, the bust was taken to the Castle of Agliè, where, a century and a half later, in 1940, archaeologist Maurizio Borda, comparing the profile with some coins of Caesar, recognized that Caesar was portrayed in it."

Maurizio Borda, vissuto nella prima metà del XX secolo, fu archeologo, ricercatore e docente universitario, storico e incaricato presso la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti di Roma al Ministero della Pubblica Istruzione. In qualità di archeologo, si occupò degli scavi della città di Tusculum negli anni dal 1952 al 1955. Attribuì a Giulio Cesare un ritratto in marmo riscoperto proprio a Tusculum, ritratto che oggi viene considerato l'unica rappresentazione certa del dittatore. Sistemò il primo Museo Tuscolano del dopoguerra aperto nel 1954 nel castello della curia vescovile di Frascati, poi i vari reperti del museo furono spostati alle Scuderie Aldobrandini.

Let us use the coin of August 43 BC. AR Denarius 43 BC. Rome mint. L Flaminius Chilo. Laureate head right within pelleted border. From a picture of the profile of the Tusculum bust, we can obtain a silhouette (in red). Superposing to the coin, we have a remarkable coincidence.



Julius Caesar - Coin - 44 BC


Magnifico profilo. Testa piccola.
Wreathed head of Caesar right, behind crescent; before, CAESAR·IM downwards; behind P M upwards. Border of dots. As explained by http://www.humanities.mq.edu.au/acans/caesar/Career_Coins.htm
it was struck just after Caesar's refusal of the crown at Lupercalia.

On the Lupercalia, let us read https://en.wikipedia.org/wiki/Lupercalia and https://www.etymonline.com/word/february

It is possible that the world Lupercalia derived from lupus, "wolf," though both the etymology and its significance are obscure [1]. Lupercalia was a very ancient, even  pre-Roman pastoral , annual festival,[2] observed in Rome on February 15, to avert the evil spirits and purify the city. Lupercalia was also called "dies Februatus", purified (literally "februated day") after the fumes of purification (https://www.etymonline.com/word/february). 
The Lupercalia had its own priesthood, the Luperci, whose institution and rites were attributed either to the Arcadian culture-hero Evander, or to Romulus and Remus. The Luperci were young men. They formed two religious collegia based on ancestry; the Quinctiliani (named after gens Quinctia) and the Fabiani (named after gens Fabia). Each college was headed by a magister. In 44 BC, a third college, the Juliani, was instituted in honor of Julius Caesar; its first magister was Mark Antony.[10] The college of Juliani disbanded during civil wars, and was not re-established in the reforms of  Augustus. 
Descriptions of the Lupercalia festival of 44 BC attest to its continuity. During this Lupercalia, Julius Caesar refused three times a golden crown offered to him by Mark Antony.[17][18] 

Friday, July 13, 2018

I Taurini ed Annibale - 218 a. C. - The Taurini and Hannibal - 218 BC

 Nel 218 a.C. Annibale valicò le  Alpi, probabilmente passando per le Traversette. Per giungere ad attaccare Roma, Annibale doveva passare per il  territorio dei Taurini, predecessori dei Torinesi. I Taurini rallentarono la sua avanzata, segno evidente della loro consistenza militare, ma la città dei Taurini fu infine presa e i suoi abitanti che avevano scelto di ribellarsi e resistere furono passati a fil di spada. Da allora sino alla romanizzazione si perde traccia dei Taurini.
Tutti i Taurini, e dico tutti, sono scomparsi dalla storia, grazie ad Annibale, "one of the greatest military leaders in history", come lo definisce Jona Lendering in livius.org.

In 218 BC Hannibal crossed the Alps, probably through the Traversette. To attach Rome, Hannibal had to cross the land of the Taurini, predecessors of the Torinesi. The Taurini slowed down his march, and this is a clear sign of their military consistence. However, the town of Taurini was captured and its people, who had chosen to rebel and resist, had been put to the sword. From that time until the Romanization, any track of the Taurini is lost.
The Taurini as a whole, I mean all of them, disappeared from history, thanks to Hannibal, "one of the greatest military leaders in history", as defined by Jona Lendering in livius.org.

Resta solo il ricordo di questo popolo valoroso nel nome della nostra grande città fondata da Giulio Cesare,  Torino!


Adattato  da: http://www.museotorino.it/view/s/c1d7e02f24f74b1b91b58b307020f856
Bibliografia: Culasso Gastaldi, Enrica, Annibale e i Taurini, in Sergi, Giuseppe (a cura di), Storia di Torino. Dalla preistoria al Comune medievale, Vol. 1, G. Einaudi, Torino 1997, pp. 116-121

Thursday, July 12, 2018

Denarius of Julius Caesar, struck under Mettius Roman Republican Period 44 B.C.

Denarius with head of Julius Caesar, struck under M. Mettius, Roman Republican Period, 44 B.C. Here in the image the coin.



The neck shows the rings of Venus. Let us remember that Gaius was born into a patrician family, the Caesars of the gens Julia, which claimed being descent from Iulus, son of the legendary Aeneas, son of the goddess Venus. For this reason, the neck is also a symbolic representation of the origin of the man. It does not mean that the neck was unusually long.

Sunday, July 1, 2018

Il Cesare del Camposanto di Pisa


Sempre usato Tuscolo, fitta bene.

Lo so, gli occhi sono un po' a "palla" ma sono quelli della statua ...


http://www.toscanaoggi.it/Territorio/Musei-d-arte-sacra/Museo-dell-Opera-del-Duomo-di-Pisa

"Ma l'importanza indiscussa dei reperti in esse raccolti e un tempo custoditi nel Camposanto, ne giustifica ampiamente la presenza. La sala 22 conserva infatti quarantuno reperti archeologici romani, con molte urne cinerarie e svariati busti dei secoli I e II d.C., dei quali il più celebre è forse la testa in marmo lunense di Giulio Cesare, risalente al 30-20 a.C..

Vedi  post
http://stretchingtheboundaries.blogspot.com/2018/07/il-cesare-del-camposanto-di-pisa.html


Friday, June 29, 2018

On the portrait of Caesar from Tusculum - Sul busto di Tuscolo

Dear reader, this post is devoted to a discussion of a portrait of Julius Caesar, known as the Tusculum bust.

In this post I will use the article by Francesco Carotta, published on the Corriere del Ticino in 2017. https://www.carotta.de/subseite/texte/articula/CesareTuscolo_CorriereDelTicino.pdf
and I strongly invite you to read it. The article, entitled IL CESARE INCOGNITO, is linking the marble bust of Tuscolo and a Denario by Buca, to the myth of Selene and Endymion.

Here some extracts.

The story of the discovery of the Tusculum bust has some humor in it. The marble head was found in Tusculum by Luciano Bonaparte. Luciano made profit with the antiquities, in particular those emerging from the ruins of that pleasant town among the Alban Hills (near today's Frascati), where the Roman nobility had built the villas, a famous one was that of Cicero. He used these antiquities to refund his huge debts. However, he did not realize that he had in his hands an original portrait of Caesar, which would have allowed him to restore his financial health. The bust then remained unsold and passed to the House of Savoy. With some others items of Lucien Bonaparte's collection, the bust was taken to the Castle of Agliè, where, a century and a half later, in 1940, archaeologist Maurizio Borda, comparing the profile with some coins of Caesar, recognized that Caesar was portrayed in it.


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Believing the marble head had been at the top of a statue of a "togato", Borda fixed the head in a vertical position. This position highlighted two anomalies: a sinking on the apex of the skull and a swelling of the same on the left side. Assuming the portrait as made during the life of Caesar, and without taking into account the notorious "riporto" (lock of hair combed over his baldness)  to hide his harassing baldness, Borda diagnosed in Caesar clinocephaly and plagiocephaly, hypothesizing that these pathological deformations had been caused by epilepsy. "Idle idea, not only because Caesar was estimated the most handsome man in Rome - and this is incompatible with such supposed malformations - but also because, at that time, it had been proven that the occasional fainting of Caesar had not an organic origin, but was simply due to cachexia, exhaustion for the hard life spent in continuous wars. And, [it was an idle idea also because], above all, that marble head has several other anomalies (prominent and non-anatomical eyes, the left ear higher than the right, the flatted left wing of the nose, a slit of the mandible, the dimple of the displaced thyroid-joid area, vertical venus rings, twisted neck, raised right shoulder, etc.). These deformations are those studied by the classical sculptors, which, since the time of Phidias, practised them to make the faces of the statues more beautiful, depending on what was the main perspective to see them, particularly to optimize their view from below. And in fact, if we assume for the portrait of Tusculum a recumbent posture of the subject, mainly viewed from below, all these so-called anomalies are changed into aesthetic excellences. Observed from this point of view Caesar's portrait from Tusculum is beautiful, like a masculine Gioconda. "





Here the best view of Tusculum bust, as highlighted by Francesco Carotta in
https://www.carotta.de/subseite/texte/articula/Sulla_postura_del_Cesare_Tuscolo.pdf 

Cari lettori, in questo post mi servirò dell'articolo di Francesco Carotta sul Corriere del Ticino nel 2017. https://www.carotta.de/subseite/texte/articula/CesareTuscolo_CorriereDelTicino.pdf
che invito a leggere. L'articolo, dal titolo IL CESARE INCOGNITO lega il busto marmoreo  di Tuscolo ed il Denario di Buca al mito di Selene ed Endemione.

Ecco alcuni estratti.

La cronistoria del ritrovamento del busto di Tuscolo "non manca di una certa comicità. La testa marmorea fu trovata al Tuscolo da Luciano Bonaparte". Luciano lucrava sulle antichità, "affioranti dalle rovine di quell’ameno municipio dei colli Albani (presso l’odierna Frascati), dove la nobiltà romana vi aveva costruito le sue ville, di cui fu famosa quella di Cicerone. Reperti che smerciava per pagare i suoi ingenti debiti, senza però accorgersi di avere in mano un ritratto originale di Cesare, che gli avrebbe permesso da solo di risanarsi". Il busto quindi resta invenduto e passa ai Savoia. Insieme a quanto rimasto della collezione di Luciano, il busto viene portato nel Castello di Agliè, "dove un secolo e mezzo dopo l’archeologo Maurizio Borda, comparandone il profilo con monete di Cesare, riconobbe trattarsi proprio di lui."
"Ritenendo aver essa appartenuto ad una statua di togato, fissò la testa in posizione verticale, nella quale risultano però evidenziate due anomalie: un affossamento sull’apice del cranio ed un rigonfiamento dello stesso sulla parte sinistra. Nel suo entusiasmo trattarsi di un ritratto contemporaneo ripreso dal vivo, e senza tener conto del notorio riporto dei capelli in avanti per celare la molesta calvizie, diagnosticò in Cesare clinocefalia e plagiocefalia, ipotizzando essere state quelle deformazioni patologiche la causa del suo famoso mal caduto. Idea peregrina, non solo perché Cesare era stimato l’uomo più bello di Roma, incompatibile con tali supposte malformazioni, ma anche perché è stato nel frattempo dimostrato che gli occasionali svenimenti di Cesare non avevano un’origine organica, ma erano dovuti semplicemente a cachessia, esaurimento per la dura vita passata in continue guerre,  e soprattutto perché quella testa marmorea presenta diverse altre anomalie (occhi prominenti e non anatomici, l’orecchio sinistro più alto del destro, ala del naso sinistra appiattita, mandibola sbieca, fossetta della zona tiro-joidea spostata, anelli di Venere verticali, collo torto, spalla destra rialzata, ecc.), deformazioni del tipo di quelle studiate ad arte dagli scultori classici, che fin dal tempo di Fidia le praticavano per rendere più belli i volti delle statue, a seconda di qual era la prospettiva principale, particolarmente per ottimizzarne la vista dal basso. Ed infatti, se si assume per il ritratto tuscolano una postura reclinata del soggetto con vista principale dal basso, tutte le cosiddette anomalie si tramutano in eccellenza estetica. Osservato da questo punto di vista il ritratto tuscolano di Cesare è bellissimo, quasi una Gioconda al maschile."
Grazie al dottor Francesco Carotta, ora possiamo vedere il ritratto di Cesare nel modo migliore possibile. 

Post archiviato
http://archive.is/wxmd5

Tuesday, June 26, 2018

A chi somiglia?


Per far vedere che la mia ricostruzione del busto di Tuscolo non è troppo lontana da persone reali. In alto a sinistra, un particolare del busto di Tuscolo. Coloriamo un po' la pelle ed cominciamo a tracciare gli occhi (in alto a destra). In basso a sinistra la ricostruzione. A destra, lo riconoscete tutti, c'è Fiorello. Allora, il Cesare di Tuscolo a chi somiglia? Un pochino a Fiorello.

Tuesday, April 30, 2013

Caesar and Caesarion


Quello sguardo amaro: i volti di Cesare e Cesarione. Intervista a Paolo Moreno
24/01/2011 - UmbriaLeft, by Giovanni Corazzi
Giusto un anno fa, nella nostra Umbrialeft veniva pubblicato un articolo in cui si parlava di una grande mostra, iniziata allora da qualche settimana (ottobre 2009) nel centro francese di Arles (presso il Musée départemental Arles antique) e dedicata agli oggetti riemersi dal fiume Rodano (riva destra, all’altezza, appunto, della cittadina provenzale) nel corso di una ventennale campagna condotta dal Drassm, il dipartimento ministeriale francese delle ricerche archeologiche, subacquee e sottomarine, guidato da Luc Long. .. tra cui un bellissimo busto. .. il Long sin dall’inizio avesse proposto senza esitazioni il nome di Cesare per il busto riemerso. Tale attribuzione, sebbene confermata da studiosi di valore quali lo storico Christian Goudineau (un classico il suo saggio su Cesare e la Gallia) e l’esperto di iconografia cesariana Flemming Johansen (autore di un importante lavoro del 1967, revisionato vent’anni dopo, dedicato ai ritratti in marmo di Cesare), è stata inizialmente contestata da altri studiosi, che hanno pensato a un magistrato romano o a un notabile di Arles. Fin dall’annuncio della scoperta (maggio 2008) era intervenuto al dibattito uno dei più importanti archeologi italiani, Paolo Moreno, ... Il Moreno ha toccato la questione anche nel 2009, con l’interessante ed elegante volume Cleopatra Capitolina (Editinera), e lo scorso ottobre in una lezione tenuta a Torino in occasione del «FestivalStoria». I suoi interventi hanno fornito nuove indicazioni sul ritratto, inserendolo in un ampio contesto che abbraccia il tratto mediterraneo da Arles ad Alessandria e che parla di una famiglia tanto grande quanto sfortunata. Divengono, infatti, protagonisti anche la regina d’Egitto Cleopatra e il figlio da lei avuto con Cesare, Tolemeo XV Cesare, meglio noto come Cesarione. Questi, nato nel 47 a.C., venne associato al regno a soli tre anni per volontà della madre, che evidentemente nutriva per il piccolo grandi progetti. ... 




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