Come celle solari organiche si intendono quei dispositivi la cui parte fotoattiva è basata sui composti organici del carbonio, includendo anche quelle celle più prettamente di tipo ibrido. La struttura base di una cella organica è un "sandwich" composto da un substrato e da una o più sottilissime pellicole contenenti i materiali fotoattivi, in mezzo a due elettrodi conduttivi di cui uno trasparente.
"La gamma di celle solari organiche è ampia e si trova in diversi stadi di ricerca e di maturazione tecnologica e comprende, in sintesi, le celle “dye sensitized” (o DSSC), le celle totalmente organiche (anche dette plastiche), e le celle ibride organico/inorganico. Per le celle DSSC (o di Grätzel, dal nome del loro inventore), la parte fotoelettricamente attiva, spessa qualche micrometro ed inserita tra due elettrodi, è costituita da un pigmento organico, da ossido di titanio e da un elettrolita. Le celle DSSC, ispirandosi al processo di fotosintesi clorofilliana, utilizzano una miscela di materiali in cui un pigmento assorbe la radiazione solare e gli altri componenti estraggono la carica per produrre elettricità. Infatti è possibile ottenere l’effetto fotovoltaico anche con pigmenti vegetali. Efficienze massime del 10-11% e tempi di vita di vari anni, valori comunque in costante aumento, sono stati misurati in laboratorio per questo tipo di cella singola, utilizzando pigmenti sintetizzati attraverso i processi della chimica organica. ...
Le celle fotovoltaiche completamente organiche, sia quelle a “small molecules”, realizzate attraverso un’evaporazione sotto vuoto, sia quelle polimeriche, realizzate attraverso deposizione in forma liquida, sono recentemente arrivate al 4-5% di efficienza massima per celle in laboratorio. Queste celle, anche conosciute come “plastiche”, sono molto interessanti in quanto le tecniche di fabbricazione sono le più semplici da attuare."
More Rinnovabili.it: L’evoluzione “organica” delle celle fotovoltaiche
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