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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Wednesday, November 21, 2018

Cesare, Vercingetorige ed i Mandubi

Talvolta si sente dire che, durante l'assedio di Alesia, Cesare abbia fatto morire di fame i vecchi, le donne e i bambini dei Mandubi. Vediamo come sono andate le cose, dalle parole di Cesare nel De Bello Gallico.
I Galli di Vercingetorige, assediati nell’acropoli di Alesia ed a corto di cibo, per resistere fino all'arrivo di rinforzi, obbligano i Mandubi, gli abitanti di Alesia che avevano dovuto accogliere i Galli di Vercingetorige, a lasciare il loro oppido. Che se ne vadano, vecchi, donne e bambini a farsi sfamare da Cesare, dice il capo dei Galli. E i Mandubi, cacciati dalla loro città, si offrirono schiavi ai Romani. Ma i Romani erano a loro volta accerchiati dagli altri Galli, ed avevano il cibo razionato. Per questo motivo, Cesare proibì di accoglierli. Non ordinò di ucciderli, proibì di accoglierli, e niente più. Per fare una tale proibizione, era segno che i suoi soldati avrebbero anche voluto prenderli come schiavi. Siamo al libro 7 capitolo 78 del De Bello Gallico. 
Forse avete letto o sentito dire che i Mandubi hanno avuto una lentissima agonia nella terra di nessuno tra le linee di Cesare e dei Galli, morendo di fame e di sete, dopo giorni e giorni di sofferenze e lamenti. Vediamo allora che cosa dice Cesare in sintesi. Fine del capitolo 78: dopo che furono poste delle guardie sul vallo, vietò di lasciare [i Mandubii] entrare. [79] Interea, in quel mentre, Commio e gli altri capi [dei Galli] che reggevano il comando supremo, con tutto l'esercito arrivarono ad Alesia, e, occupato uno dei colli si accamparono a non più di un miglio dalle nostre difese. Postero die equitatu ex castris educto, il giorno dopo fanno uscire la cavalleria ed occupano tutta la pianure. Ad Alesia vedono e gioiscono e fanno uscire le truppe. E scoppia la battaglia. I Mandubi hanno quindi passato una sola notte tra i Romani ed i Galli. Se sono morti, sono morti il giorno dopo perché si sono trovati nel mezzo della battaglia, e non per aver sofferto di sete e fame per diversi giorni. E' probabile invece che siano rientrati in Alesia, quando i Galli hanno aperto le porte per uscire all'attacco dei Romani. Ormai i Galli avevano già visto i rinforzi e credevano che la battaglia si sarebbe risolta presto a loro favore. Non c'era motivo per non accogliere nuovamente i Mandubi nella città.
Ricapitolando: i Mandubi, usciti da Alesia si sono rivolti ai Romani. Poste le guardie, Cesare vieta ai Romani di accoglierli. In quel mentre, arrivano i rinforzi dei Galli ed il giorno dopo scoppia la battaglia. I Mandubbi hanno passato tra le mura di Alesia e le linee romane, una sola notte.
Comunque, come mai esiste la fake news dell'agonia dei Manduii? Colpa di Cassio Dione.
Prendiamo il Dione Cassio Coccejano tradotto da Giovanni Viviani. Tomo primo. Dalla tipografia de' fratelli Sonzogno, 1823. Pagina 440. Dione mette in testa a Cesare idee che non aveva, e non rispettando i tempi del racconto, produce false speculazioni. 
"Andando in lungo l’assedio, e già cominciando a mancare il frumento, cacciò [Vercingetorige] fuori della città i piccoli figli e le donne, e tutti gli altri inutili per la guerra; sperando, ma invano, che ne sarebbe avvenuta o l’una o l’altra di queste due cose, cioè, o che tal moltitudine fatta prigioniera dai Romani sarebbe stata salvata, o che quei che restavano avrebbero sostentata più lungamente la vita con li alimenti destinati per la medesima. Ma neppure lo stesso Cesare abbondava in guisa di grano, che mantener potesse anche gli altri, e giudicando inoltre, che col rimandare indietro coloro avrebbe fatto si  che i nemici consumassero la vettovaglia in più copia, e tenendo per certo, che sarebbero stati ricevuti, li discacciò tutti lungi da sè, dal che ne avvenne, che tutta questa turba, non accogliendola ne gli uni, ne gli altri, perì miseramente fra la città e gli alloggiamenti. Di lì a non molto poi vennero presso i Barbari i rinforzi di gente a cavallo, e di altri da essa condotti, ma furono respinti dai Romani in un equestre combattimento," eccetera. "Di lì a non molto", ma Dione, era il giorno dopo!
Ecco cosa dice Cesare, unica fonte di ciò che accadde ad Alesia.
[78] Sententiis dictis constituunt ut ei qui valetudine aut aetate inutiles sunt bello oppido excedant, atque omnia prius experiantur, quam ad Critognati sententiam descendant: illo tamen potius utendum consilio, si res cogat atque auxilia morentur, quam aut deditionis aut pacis subeundam condicionem. Mandubii, qui eos oppido receperant, cum liberis atque uxoribus exire coguntur. Hi, cum ad munitiones Romanorum accessissent, flentes omnibus precibus orabant, ut se in servitutem receptos cibo iuvarent. At Caesar dispositis in vallo custodibus recipi prohibebat.
Dopo aver sentito i vari pareri, decidono di allontanare dalla città coloro che, per scarsa condizione fisica o per età non potevano combattere e di tentare tutto, prima di risolversi alla proposta di Critognato; tuttavia, in caso di necessità o di ritardo dei rinforzi, bisognava giungere a un tale passo piuttosto che accettare condizioni di resa o di pace. I Mandubi, che li avevano accolti nella loro città, sono costretti a partire con i figli e le mogli. Giunti alle difese romane, tra le lacrime e con preghiere d'ogni genere, supplicavano i nostri di prenderli come servi e di dar loro del cibo. Ma Cesare, disposte sentinelle sul vallo, impediva di accoglierli.
[79] Interea Commius reliquique duces quibus summa imperi permissa erat cum omnibus copiis ad Alesiam perveniunt et colle exteriore occupato non longius mille passibus ab nostris munitionibus considunt. Postero die equitatu ex castris educto omnem eam planitiem, quam in longitudinem tria milia passuum patere demonstravimus, complent pedestresque copias paulum ab eo loco abditas in locis superioribus constituunt. Erat ex oppido Alesia despectus in campum. Concurrunt his auxiliis visis; fit gratulatio inter eos, atque omnium animi ad laetitiam excitantur. Itaque productis copiis ante oppidum considunt et proximam fossam cratibus integunt atque aggere explent seque ad eruptionem atque omnes casus comparant.
In quel mentre, Commio e gli altri capi [dei Galli], che reggevano il comando supremo, giungono ad Alesia con tutte le truppe, occupano il colle esterno e si attestano a non più di un miglio dalle nostre difese. Il giorno dopo fanno uscire dal loro campo la cavalleria e riempiono tutta la pianura che si stendeva per tre miglia, come sopra ricordato. Quanto alla fanteria, la dispongono poco distante, nascosta sulle alture. Dalla città di Alesia la vista dominava sulla pianura. Vedendo i rinforzi, i Galli accorrono: esultano, gli animi di tutti si schiudono alla gioia. Di conseguenza guidano le truppe fuori dalle mura e si schierano di fronte alla città, coprono la prima fossa con fascine, la colmano di terra si preparano all'attacco, al tutto per tutto.
[80] Caesar omni exercitu ad utramque partem munitionum disposito, ut, si usus veniat, suum quisque locum teneat et noverit, equitatum ex castris educi et proelium committi iubet. Erat ex omnibus castris, quae summum undique iugum tenebant, despectus, atque omnes milites intenti pugnae proventum exspectabant. Galli inter equites raros sagittarios expeditosque levis armaturae interiecerant, qui suis cedentibus auxilio succurrerent et nostrorum equitum impetus sustinerent. Ab his complures de improviso vulnerati proelio excedebant. Cum suos pugna superiores esse Galli confiderent et nostros multitudine premi viderent, ex omnibus partibus et ei qui munitionibus continebantur et hi qui ad auxilium convenerant clamore et ululatu suorum animos confirmabant. Quod in conspectu omnium res gerebatur neque recte ac turpiter factum celari poterat, utrosque et laudis cupiditas et timor ignominiae ad virtutem excitabant. Cum a meridie prope ad solis occasum dubia victoria pugnaretur, Germani una in parte confertis turmis in hostes impetum fecerunt eosque propulerunt; quibus in fugam coniectis sagittarii circumventi interfectique sunt. Item ex reliquis partibus nostri cedentes usque ad castra insecuti sui colligendi facultatem non dederunt. At ei qui ab Alesia processerant maesti prope victoria desperata se in oppidum receperunt.
Cesare dispose l'esercito lungo entrambe le linee fortificate, affinché ognuno, in caso di necessità, conoscesse bene il proprio posto e ivi si schierasse. Poi, guida la cavalleria fuori dal campo e ordina di dar inizio alla battaglia. Fuori campo, situatosi sulla cima del colle, la vista dominava; tutti i soldati, ansiosi, aspettavano l'esito dello scontro. I Galli tenevano in mezzo alla cavalleria pochi arcieri e fanti con armatura leggera, che avevano il compito di soccorrere i loro [suis] quando ripiegavano e di frenare l'impeto dei nostri cavalieri. Gli arcieri e i fanti avevano colpito inaspettatamente parecchi dei nostri, costringendoli a lasciare la battaglia. Da ogni parte tutti i Galli, sia chi era rimasto all'interno delle difese, sia chi era giunto in rinforzo, convinti della loro superiorità e vedendo i nostri pressati dalla loro massa, incitavano i loro con grida e ululati. Lo scontro si svolgeva sotto gli occhi di tutti, perciò nessun atto di coraggio o di viltà poteva sfuggire: la lode gloriosa e il timore d'ignominia spronavano al valore gli uni e gli altri. Si combatteva da mezzogiorno, il tramonto era ormai vicino e l'esito era ancora incerto, quand'ecco che, in un settore, a ranghi serrati i cavalieri germani [e chi erano questi germani?] caricarono i nemici e li volsero in fuga. Alla ritirata della cavalleria, gli arcieri vennero circondati e uccisi. Anche nelle altre zone i nostri inseguirono fino all'accampamento i nemici in fuga, senza permetter loro di raccogliersi. I Galli che da Alesia si erano spinti in avanti, mesti, disperando o quasi della vittoria, cercarono rifugio in città.
In 
 si pone la seguente domanda "Come mai si parla della crudeltà di Cesare e non si parla della crudeltà dei galli che lasciarono morire di fame donne, vecchi  e bambini sotto i loro occhi?"
Perché c'è chi, per politica, vuol dipingere Cesare come crudele e allora non si legge Cesare ma si prende la versione che fa comodo, quella di  Dione.  

Sunday, November 18, 2018

The Moon on her Chariot


The Moon setting in her chariot, preceded by the evening star, Hesperus, winged and carrying a torch on the Parabiago Plate.
Museo Archeologico di Milano.


Si veda sul culto della Luna
https://www.romanoimpero.com/2010/09/culto-di-luna.html



Saturday, November 17, 2018

Il fratellino di Gherardo

Willem van Honthorst (Utrecht, 1594 – Utrecht, 19 febbraio 1666) è stato un pittore olandese rappresentante del Secolo d'oro olandese. Era il fratello minore di  Gherardo delle Notti. Entrambi, su volere del padre Herman, furono avviati alla pittura da Abraham Bloemaert.


Gherardo delle Notti

Ecco il link a Treccani Channel sul grande pittore Olandese!


«Da quando gli Uffizi sono stati investiti dalla furia criminale dell’attentato mafioso, nel 1993, l’Adorazione dei pastori di Gherardo delle Notti s’è fatta memoria di quella stagione buia, assurgendo però nel contempo a simbolo anche d’una rinascita orgogliosa» (Antonio Natali).



Ansa, 25 maggio 2018
https://notizie.tiscali.it/feeds/l-adorazione-dei-pastori-gherardo-delle-notti-00003/
L'Adorazione dei Pastori di Gherardo delle Notti, uno dei dipinti danneggiati durante l'esplosione avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, poi recuperati grazie a certosini interventi di restauro. Una 'sala memoriale' per ricordare la strage dei Georgofili nascerà agli Uffizi nell'area antistante la sala d'accesso al Corridoio Vasariano (la più danneggiata, nel museo, dalla deflagrazione dell'autobomba), in occasione della sua futura riapertura.

Friday, November 16, 2018

Piemonte Romano: Pontecurone

Il nome deriva dal latino pons Coronis o pontis Coronis, con riferimento  al ponte sul torrente Curone. Il primo nucleo abitato di Pontecurone si può dare per certo già in epoca augustea - con il rifiorire della Via Postumia (che collegava Piacenza a Genova passando per Voghera, Tortona e Libarna) nelle vicinanze dell'importantissimo guado sul Curone, grazie al ritrovamento di numerose monete di quell'epoca nel territorio.



Mi piace questa vista dal satellite perché sembra che Pontecurone abbia mantenuto la tipica planimetria a scacchiera romana.

Il Piemonte e Roma

Ecco alcuni estratti da Il Piemonte in epoca romana, di Sergio Roda
http://piemonteautonomie.cr.piemonte.it/cms/index.php/il-piemonte-in-epoca-romana

In Piemonte vi erano alcune tribù celtiche e liguri, talora definite come celto-liguri, le più consistenti delle quali sono i Salassi (stanziati in Val­le d'Aosta e nelle valli canavesane settentrionali), i Tau­rini (in una vasta area di pianura parzialmente corrispondente all'attuale provincia di Torino), i Sallui o Libui (nel Vercellese), i Vertamacori (nel Novarese), e, a sud del Po, i Bagienni (nella vasta area corrispondente all’attuale territorio di Asti, Alba e Cuneo), gli Statielli (nel territorio di Acqui Terme), gli Epanteri Mon­tani (stanziati nell'Alta Val Tanaro). Di questi ricordiamo che i Taurini si opposero invano alla discesa di Annibale in Italia nel 218 a. C..
"L’occupazione e la conquista romana del Piemonte fu assai più tarda rispetto alle altre zone dell’Italia settentrionale ove nel III secolo a. C. i Romani fondarono anche importanti colonie come Rimini, Cremona o Piacenza. ... Un primo stanziamento stabile romano sembra in ogni modo individuabile nel territorio compreso tra i fiumi Po, Tanaro e Stura ed ebbe come centro motore la città di Pollentia (Pollenzo): ...  Risale in ogni caso all’ultimo quarto del II secolo a. C. una serie di importanti realizzazioni viarie e stradali accompagnate da interventi di centuriazione nelle campagne che non determinarono però un’immediata urbanizzazione dell’area piemontese. Oltre a Dertona, istituita nel 122 a. C., il II secolo exeunte conobbe soltanto un’altra colonia, Eporedia (Ivrea), fondata nel 100 a. C. per ragioni strategiche sia militari (imposte dalla opportunità di controllare il territorio dopo la temibile invasione dei Cimbri fermata l’anno precedente – 101 – da Caio Mario in area vercellese) ..."
Sergi o Roda continua l'articolo dicendo che all'inizio del I secolo a. C. si era ancora lontani dall'avere una salda struttura amministrativa in Piemonte. Una svolta si ebbe nell'89 a.C. con l'emanazione della Lex Pompeia de Transpadanis e della Lex Plautia Papiria. Queste leggi concessero a tutte le comunità italiche a nord e a sud del Po il diritto latino di cittadinanza (ius Latii).
Questo fu "il segnale concreto della volontà romana di consolidare la propria presenza anche nella regione pedemontana, volontà che fu ulteriormente incoraggiata quando le campagne di Giulio Cesare in Gallia resero impellente la necessità di rendere agibili in maniera permanente passi di transito alpini di più antica o più recente apertura, dal Monginevro (via ad Alpes Cotitias) al Gran San Bernardo (via ad Alpes Poeninas) e al Piccolo San Bernardo (via ad Alpes Graias)."
Diventata un'area sicura per l’espansione territoriale in Gallia e nell’Europa Centrale, espansione che era nei disegni di Cesare e poi di Augusto, si ebbe il "riordino di realtà urbane come Novaria (Novara) e Vercellae (Vercelli) convertite in municipi, o della fondazione di importanti colonie come Augusta Taurinorum (Torino) e Augusta Praetoria (Aosta), o dello sviluppo di piccole città dal grande peso strategico come Segusium (Susa); mentre a sud del Po le fondazioni urbane di Augusta Bagiennorum (Benevagienna) in età augustea e quelle precedenti di Alba Pompeia (Alba) e di Aquae Statiellae (Ac­qui) erano avvenute in continuità con i centri indigeni protourbani." (Ricordiamo che Augusta Taurinorum, prima della rifondazione di  Augusto era un castrum di Cesare). Nascono anche altri centri come Forum Vibii Caburrum (Cavour), Forum Gema (San Lorenzo di Caraglio), Pedo (Borgo San Dalmazzo), la colonia lulia Augusta (Centallo). Questi centri erano, in larga misura, "corrispondenti alle stazioni di esazione della cosiddetta Quadragesima Galliarum, l’imposta del 2,5% sulle merci in transito da e per la Gallia Transalpina."
Nel 49 a. C. le colonie latine nella pianura padana divennero municipi e gli abitanti divennero cittadini romani. Nel 42 a.C. la provincia della Gallia Cisalpina, nata nella prima metà del I secolo a. C. (forse attorno al 90/89 a. C.), comprendente tutta l’Italia settentrionale, venne abolita. Era diventata parte dell’Italia romana, risultato della concezione politico-amministrativa di Augusto. Così, "l’intera penisola fino al confine della pianura con le Alpi veniva intesa come spazio sacro e inviolabile della città di Roma. " I cittadini godevano nella loro città dei diritti di una doppia cittadinanza, sia romana sia della civitas in cui vivevano.
Abbiamo finora visto cosa era successo alla pianura padana. Vediamo ora come erano governate le aree alpine. Per "i Romani, le aree di montagna costituivano una realtà geopolitica a se stante e peculiare che andava trattata amministrativamente con altrettanta specificità: in conformità a tale concezione, ... [Augusto] suddivise l’arco alpino occidentale in distretti militari governati da prefetti, le Alpes Maritimae, le Alpes Cottiae e le Alpes Graiae e le Alpes Poeninae, che si estendevano sui due versanti fino allo sbocco in pianura delle valli. Le Alpes Cottiae ebbero un regime particolare in quanto sottoposte all'autorità del re segusino Cozio che, con il titolo praefectus civitatum, dalla capitale Segusium estese il suo dominio su quattordici tribù stanziate sui due versanti alpini e garantì la sicurezza dell’importantissima via del Monginevro."
Il Piemonte non montano, da Augusto fino al III secolo d. C., era diviso in tra due delle undici Regiones dell'Italia. La zona a nord del Po era nella Regio XI Transpadana che includeva anche parte della Lombardia settentrionale. La zona a sud del Po era nella Regio IX Liguria che includeva anche l’attuale Liguria. Ecco le città. Nella Regio XI: Augusta Taurinorum (Torino), Augusta Praetoria (Aosta), Eporedia (Ivrea), Vercellae (Vercelli), Novaria (Novara). Nella Regio IX: Alba Pompeia (Alba), Aquae Statiellorum (Acqui Terme), Augusta Bagiennorum (Benevagienna), Carreum Potentia (Chieri), Derthona (Tortona), Forum Fulvii (Villa del Foro), Hasta (Asti), Industria (Monteu da Po), Iria (Voghera), Libarna (Serravalle Scrivia), Pollentia (Pollenza), Vardacate (Casale Monferrato).

Un saluto da Augusta Taurinorum, Regio XI.

Wednesday, November 14, 2018

Top 10 des inventions et découvertes de l'Egypte ancienne

Top 10 des inventions et découvertes de l'Egypte ancienne

Mathématiques, Calendrier, Gouvernement, Bibliothèque, Le vin, Cosmétiques, Momification, Médecine, Hiéroglyphes, Pyramides

"Dans les livres d’histoire, les Grecs ont parfois le mérite d’inventer les mathématiques. Ils étaient compétents en mathématiques et en astronomie, mais la vérité est qu’ils l’ont appris des Egyptiens. La principale différence est que la géométrie et l’arithmétique égyptiennes ont été principalement utilisées pour des applications pratiques: mesures, transactions commerciales, construction de pyramides et découpages de roches. Les mathématiques n’étaient pas considérées comme une science théorique."


Saturday, November 10, 2018

L'allegoria dei vizi capitali dai manoscritti illustrati alla grafica per la stampa

L'allegoria dei vizi capitali dai manoscritti illustrati alla grafica per la stampa: Una particolare allegoria dei sette vizi capitali si basa sulla rappresentazione di personaggi che cavalcano gli animali simboli dei vizi. Questo tipo di allegoria è definita come Cavalcata dei Vizi. L'articolo mostra e discute l'evoluzione di questo tipo di allegoria, partendo da illustrazioni di manoscritti medievali ed arrivando a quelle delle incisioni per la stampa.




Confronto fra l'Ultima Cena della Cappella Marchionale di Revello ed il Cenacolo di Leonardo da Vinci

Confronto fra l'Ultima Cena della Cappella Marchionale di Revello ed il Cenacolo di Leonardo da Vinci: La Cappella Marchionale di Revello ha una delle sue pareti affrescate con un'Ultima Cena chiaramente ispirata al Cenacolo di Leonardo da Vinci. L'articolo confronta e discute brevemente queste due opere. Dall'impostazione generale dell'affresco di Revello e dai diversi dettagli che in esso fanno riferimento al Cenacolo appare molto plausibile che l'artista aveva visto direttamente l'opera di Leonardo e non una riproduzione a stampa. Una curiosità: l'affresco di Revello mostra che nei piatti sulla tavola dell'Ultima Cena c'era del pesce. Proprio la presenza del pesce sulla tavola del capolavoro di Leonardo è stata proposta dai ricercatori che hanno restaurato il Cenacolo.