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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Friday, January 4, 2019

Cozio, figlio del re Donno

Sull'arco di Augusto a Susa si legge (per una discussione si veda l'articolo, Arch of Augustus (Susa) (CIL V, 7231), Caroline Barron, Publishing date: Mon, 08/27/2018 - 15:15, URL: http://judaism-and-rome.cnrs.fr/arch-augustus-susa-cil-v-7231, Visited: Fri, 01/04/2019 - 14:11)


IMP · CAESARI · AVGVSTO · DIVI · F · PONTIFICI · MAXVMO · TRIBVNIC · POTESTATE · XV · IMP · XIII · M · IVLIVS · REGIS · DONNI · F · COTTIVS · PRAEFECTVS · CEIVITATIVM · QVAE · SVBSCRIPTAE · SVNT · SEGOVIORVM · SEGVSINORVM · BELACORVM · CATVRIGVM · MEDVLLORVM · TEBAVIORVM · ADANATIVM · SAVINCATIVM · ECDINIORVM · VEAMINIORVM · VENISAMORVM · IEMERIORUM · VESVBIANIORVM · QVADIATIVM · ET · CEIVITATES · QVAE · SVB · EO · PRAEFECTO · FVERVNT Marcus Julius Cottius, son of King Donnus, leader of the following communities: the Segovii, Segusini, Belaci, Caturiges, Medulli, Tebavii, Adanates, Savincates, Ecdinii, Veaminii, Venisamores, Iemerii, Vesubianii, and Quadiates, and the (aforementioned) communities who were under this leader (dedicated this arch) to Imperator Caesar Augustus, son of a god, Pontifex Maximus, awarded tribunician power 15 times, and acclaimed Imperator 13 times. “[In onore dell']Imperatore Cesare Augusto, figlio del divino [Cesare], Pontefice Massimo, investito della Potestà Tribunizia da 15 [anni] e Imperatore da 13, [da parte di] Marco Giulio Cozio, figlio del re Donno, Praefectus delle popolazioni che sono qui elencate: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavi, Adanati, Savincati, Ecdini, Veamini, Venisami, Imerii, Vesubiani, Quadiati e [da parte] delle popolazioni che furono sotto la sua prefettura”.



Dal libro:


Seven weeks in Belgium, Switzerland, Lombardy, Piedmont, Savoy, Volume 2
Front Cover
Longman, Orme, Brown, Green, and Longmans, 1838



La notte che la legione partì (i Batavi e la Legione XIV a Torino)

Vi prego di leggere questo post, perché vi faccio vedere come un fatto storico finisca con l'essere stravolto. Fatemi partire dal caso.

Mi è stato segnalato questo articolo molto interessante, dal titolo "Il cuore celtico di Iulia Augusta Taurinorum - Analisi degli orientamenti astronomici di Torino" che trovate al link. L'articolo vi racconta tante cose di Torino.
Un esempio. Lo sapevate che i Batavi, ausiliari dell'esercito Romano, sono stati di stanza a Torino?
I Batavi erano una tribù germanica, secondo Tacito appartenente al popolo dei Catti, che viveva negli attuali Paesi Bassi, nell'area del delta del Reno. Dall'articolo summenzionato: Torino venne "Parzialmente distrutta da un incendio provocato, secondo Tacito, dai mercenari Batavi durante i contrasti fra Otone e Vitellio; nel 69 d.C. la colonia venne nuovamente riedificata e furono aggiunti nuovi isolati. ... ". Nell'articolo troviamo anche che la "cinta muraria, sovrapposta al “quadrilatero” pomeriale iniziò a prendere forma solo tra il 50 e il 70 d.C.".
Cercando qualcosa su questo incendio, trovo il seguente passo al sito di Archeocarta. Si legge: "Gli avvenimenti militari del 69 nell’ambito della guerra civile tra Otone e Vitellio, ed in particolare dello scontro tra soldati romani ed ausiliari batavi di stanza a Torino, sono stati messi in relazione con il primo di tali incendi."  E quindi, vediamo che non c'erano solo i Batavi, c'erano anche i soldati romani ed era avvenuto uno scontro tra fazioni.

A questo punto mi son chiesta se è stato un incendio casuale dovuto allo scontro avvenuto in città. Cerco ancora. Storia di Torino: dalle origini ai nostri giorni, Volume 1, Enrico Gianeri. Piemonte in bancarella. 1973. Si dice che nel 69 d.C. un'altra disgrazia colpisce Torino. "Racconta Tacito che Vitellio, quando travolse il rivale Ottone, rinviò in congedo gli alleati Batavi, germanici rozzi ed orgogliosi, biondi alti e rissosi, che erano al seguito della XIV Legione. Disgraziatamente quelle orde sostarono a Torino. Un Batavo, probabilmente alticcio ...". I vini del Piemonte danno alla testa?
Non anticipo ancora nulla e quindi vi prego di continuare.

In riferimento alla descrizione del teatro romano della città, si dice. "Venne distrutto da un incendio nel 69 d.C., conseguenza di una zuffa scoppiata in città dovuta alle coorti ausiliarie dei Batavi che erano di passaggio per ritornare alle loro case dopo la vittoria in Roma di Vittelio si Ottone". A Pag.142, Torino. Storia e misteri di una provincia magica. Danilo Tacchino. Edizioni Mediterranee, 2007. Come vedete, in questo passo la Legione XIV, fatta da romani, è sparita. La zuffa i Batavi con chi l'hanno fatta?

Ed ancora dalla Stampa di Torino, Storie di città di Bruno Gambarotta, Pubblicato il 23/01/2009. "A cominciare dal 69 dopo Cristo, stando al racconto di Tacito, quando opposte fazioni si scontrarono per decidere la successione a Nerone, le coorti favorevoli a Otone e i Batavi a Vitellio. Questi ultimi, costretti a sloggiare, lasciarono i fuochi accesi nell'accampamento e la città andò a fuoco." La frase attribuisce l'incendio ai Batavi.
Ed infine. Da La Storia Raccontata ... del sacerdote Giovanni Bosco. Ecco il link. 18ª Edizione, TORINO, 1887 "Dopo il fatto d'armi di Bebriaco, mentre una parte dell'esercito doveva partirsi da Torino e ricondursi in Bretagna, accadde che un insolente soldato Batavo prese ad insultare con parole ingiuriose un artefice Torinese per cagione del prezzo di un suo lavorìo. Un Britanno alloggiato in casa dell'artefice prese vivamente la difesa del suo ospite. In breve si aumentò il numero dei tumultuanti, e i Britanni (Inglesi) prendendo le parti del loro legionario, venivano già alle mani coi Batavi, che difendevano il loro milite, quando si interposero due coorti pretoriane prendendo le parti dei Britanni. Parecchi rimasero uccisi da ambe le parti; e i Batavi vedendosi costretti a partirsene appiccarono il fuoco alla città di Torino, che in grande parte incenerirono. Ciò non ostante i Torinesi continuarono a mantenersi fedeli ai Romani imperatori."

Non erano Britanni, o Inglesi, come dice Don Bosco, ma soldati romani della XIV legione che erano stati richiamati da Nerone dalla Britannia. Anche i santi sbagliano... come tutti.
Infatti, tutto ciò che è detto negli estratti dati sopra è in piccolissima parte vero.
Attribuire ai Batavi l'incendio e dipingerli come barbari è FALSO, e si è volutamente FALSATO ciò che dice Tacito, che afferma tutt'altro!

Prima di veder che cosa dice effettivamente Tacito, leggiamo ancora un passo da "Torino come centro di sviluppo culturale: un contributo agli studi della civiltà italiana", Federico Navire, Peter Lang, 2009.
"Ma un avvenimento connesso alle lotte per la supremazia imperiale riporta Torino alla notorietà come teatro di un duro scontro che, nel 69 d.C., si verificò fra la XIV Legione, qui fatta pervenire dalla Britannia, e alcune coorti di Batavi. Aver acquartierato nella medesima città truppe che sostenevano due diversi pretendenti all'impero Ottone e Vitellio, non poteva che sfociare nel sangue e così si verificò: finalmente si decise di rispedire oltr'Alpe la XIV Legione, che abbandonando la città nottetempo, lasciò accesi numerosi fuochi che attizzarono un vasto e devastante incendio 16". 16 è Tacito, Historiae II 66.
"La notte, che la legione partì, pe' fuochi qua e là lasciati, arse parte della città di Torino", dice Tacito.


Le opere di C. Cornelio Tacito recate in lingua italiana: Volume 3, Volumes 1-4, dalla Nuova Società tipografica in ditta N. Z. Bettoni e Compagni, 1820.

Diciamo quindi chiaramente: la colpa è della Legione, non dei Batavi. La colpa è stata della legione romana, che partendo dalla città nottetempo, ha lasciato accesi i fuochi dei bivacchi. Lasciare di notte fuochi accesi incustoditi indica dolo. Chi doveva sloggiare da Torino era la Legione XIV, non i Batavi. La legione XIV era nota per la sua ferocia, come troviamo detto alla pagina 198  di questo link, e quindi ha voluto lasciare una testimonianza del suo passaggio.

Ed ecco finalmente le parole di Tacito. Vi faccio notare come Tacito dica le cose chiaramente, senza accusare palesemente  la legione. Notate anche che Vitellio tenne con sé i Batavi che ritiene leali, come scorta personale. Già dai tempi d'Augusto infatti, i Batavi facevano parte delle truppe ausiliari dell'esercito romane. Anzi, erano truppe di élite che l'imperatore teneva come guardie del corpo.

66. Angebat Vitellium victarum legionum haudquaquam fractus animus. sparsae per Italiam et victoribus permixtae hostilia loquebantur, praecipua quartadecimanorum ferocia, qui se victos abnuebant: quippe Bedriacensi acie vexillariis tantum pulsis viris legionis non adfuisse. remitti eos in Britanniam, unde a Nerone exciti erant, placuit atque interim Batavorum cohortis una tendere ob veterem adversus quartadecimanos discordiam. nec diu in tantis armatorum odiis quies fuit: Augustae Taurinorum, dum opificem quendam Batavus ut fraudatorem insectatur, legionarius ut hospitem tuetur, sui cuique commilitones adgregati a conviciis ad caedem transiere. et proelium atrox arsisset, ni duae praetoriae cohortes causam quartadecimanorum secutae his fiduciam et metum Batavis fecissent: quos Vitellius agmini suo iungi ut fidos, legionem Grais Alpibus traductam eo flexu itineris ire iubet quo Viennam vitarent; namque et Viennenses timebantur. nocte, qua proficiscebatur legio, relictis passim ignibus pars Taurinae coloniae ambusta, quod damnum, ut pleraque belli mala, maioribus aliarum urbium cladibus oblitteratum. quartadecimani postquam Alpibus degressi sunt, seditiosissimus quisque signa Viennam ferebant: consensu meliorum conpressi et legio in Britanniam transvecta.

66. Vitellio era turbato dalle legioni vinte, che avevano il morale tutt'altro che rotto. Sparsi i loro uomini per tutte le parti d'Italia e mischiati con i conquistatori, parlavano il linguaggio dei nemici. I soldati della quattordicesima legione erano particolarmente feroci, e sostenevano di non essere stati vinti: secondo loro, nella battaglia di Bedriaco, era stato respinto solo il reparto dei vessillari (*), mentre il grosso della legione era assente. Si decise di rispedirli in Britannia, da dove li aveva richiamati Nerone e intanto di accamparli con le coorti batave, proprio a causa di discordie di lunga data coi soldati della quattordicesima. La quiete, in quel clima di odio fra tanti soldati, durò poco. A Torino un Batavo prese a pressare un artigiano, accusandolo di frode; un legionario, suo ospite, ne prese le difese. I compagni d'arme dei due si aggrupparono attorno e dagli insulti passarono al sangue. Sarebbe divampata una mischia spaventosa, ma due coorti pretorie presero le parti dei legionari, incutendo fiducia a costoro e paura ai Batavi. Ma Vitellio li aggrega, quest'ultimi, ritenendoli a lui fedeli al suo seguito, e ordina alla legione di passare le Alpi Graie, seguendo un itinerario più lungo per scansare Vienna. Infatti anche dei Viennesi non si fidava. La notte in cui la legione partì, lasciando fuochi accesi qua e là, una parte della colonia di Torino finì bruciata: un danno dimenticato come tanti altri guasti della guerra, fra ben più gravi disastri toccati ad altre città. Superate le Alpi, i soldati più turbolenti della quattordicesima volevano puntare su Vienna, ma li contenne l'azione comune dei migliori e la legione passò in Britannia.
 
(*)  vessillari, corpi speciali di riserva composti da veterani prossimi al congedo.

66. Vitellius was troubled by the spirit of the vanquished legions, which was anything but broken. Scattered through all parts of Italy, and mingled with the conquerors, they spoke the language of enemies. The soldiers of the 14th legion were peculiarly furious. They said that they had not been vanquished; that at the battle of Bedriacum only the veterans had been beaten, and that the strength of the legion had been absent. It was resolved that these troops should be sent back to Britain, from which province Nero had summoned them, and that the Batavian cohorts should in the meantime be quartered with them, because there was an old feud between them and the 14th. In the presence of such animosities between these armed masses, harmony did not last long. At Augusta of the Taurini it happened that a Batavian soldier fiercely charged some artisan with having cheated him, and that a soldier of the legion took the part of his host. Each man's comrades gathered round him; from words they came to blows, and a fierce battle would have broken out, had not two Praetorian cohorts taken the side of the 14th, and given confidence to them, while they intimidated the Batavians. Vitellius then ordered that these latter troops should be attached to his own force, in consideration of their loyalty, and that the legion should pass over the Graian Alps, and then take that line of road, by which they would avoid passing Vienna, for the inhabitants of that place were also suspected. On the night of the departure of the legion, a part of the Colonia Taurina was destroyed by the fires which were left in every direction. This loss, like many of the evils of war, was forgotten in the greater disasters which happened to other cities. When the 14th had made the descent on the other side of the Alps, the most mutinous among them were for carrying the standards to Vienna. They were checked, however, by the united efforts of the better disposed, and the legion was transported into Britain.

Un saluto agli amici Olandesi.

PS Cosa hanno fatto le coorti Batave in seguito, si veda in
"Storia degl'imperatori romani da Augusto sino a Costantino," Volume 5, di Crevier, pubblicato a Livorno. Bertani, Antonelli, 1834"

Vi invito alla lettura di 

Thursday, January 3, 2019

Industria

Industria è un'antica colonia romana sita nell'odierno comune di Monteu da Po, nella città metropolitana di Torino. La colonia sorse probabilmente tra il 124 e il 123 a.C., nell'ambito di una serie di fondazioni di colonie nelle terre del Monferrato volute dal console Marco Fulvio Flacco, presso il precedente villaggio ligure di Bodincomagus ("luogo di mercato sul fiume Po", dal nome ligure del fiume, Bodincus) citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia. La città era iscritta alla tribù Pollia ed era compresa nella regio IX dell'Italia augustea.

Taurinis

Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, Volume 1
Jacopo Durandi
Nella Stamperia di Saverio Fontana, 1803.

Wednesday, January 2, 2019

Eridano

Secondo una leggenda, Torino sarebbe stata fondata da un principe egizio, chiamato Eridano. La storia è citata nel libro Historia della Augusta città di Torino, uscito nel 1679 e scritto da Emanuele Thesauro, uno storico del Seicento della corte di Madama Reale Maria Cristina.
Secondo questa storia, il principe egizio Pa Rahotep arrivò sulle coste italiane nel 1523 a.C. Il principe, che visse all’epoca del regno di Amenophi I, aveva lasciato le terre d’Egitto a causa di dissidi con la casta sacerdotale del dio Amon, perché lui era seguace di Aton, divinità del sole.
Il principe Pa Rahotep si spostò dapprima in Grecia e successivamente costeggiando i litorali italici approdò in Liguria dove lasciò suo figlio Ligurio. Spostandosi poi più verso nord, decise di fermarsi in un territorio dove c’era un fiume che gli ricordava l’Egitto. Fondò così Eridania, il primo nucleo di Torino. Qui Eridano vi introdusse il culto del dio Api da cui deriverebbe, secondo la leggenda, il nome stesso della città di Torino essendo il dio Api raffigurato come un toro. 



Istoria dell'augusta città di Torino, Francesco Maria Ferrero, nella Stampa delli Fratelli Zappata, 1712. Nell'immagine vedete Eridano che srotola la mappa con la "mandorla" di Torino. Mi sembra che l'illustratore abbia anche voluto aggiungere un Minotauro. Notate che l'illustrazione dice che Torino è stata fondata sette secoli prima di Roma...



La fondazione di Torino come Augusta Taurinorum e la datazione della colonia romana

Il Pingone

Filiberto Pingone (Chambéry, 18 gennaio 1525 – Torino, 18 aprile 1582) è stato uno storico italiano. Attivo presso la corte sabauda nel secolo XVI. fu il primo studioso a pubblicare una storia di Torino ed una storia della Sindone. La sue ricerche sulla genealogia di Casa Savoia, pur con importanti variazioni apportate in seguito da storici quali Samuel Guichenon furono sino al Settecento la base della storiografia dinastica.

Da http://www.treccani.it/enciclopedia/filiberto-pingone_(Dizionario-Biografico)/
Le ricerche operate da Filiberto Pingone fecero grande impressione in una città come Torino, che alla fine del XVI secolo mancava di cultura storica, tanto che il suo stesso nome entrò nella cultura popolare come sinonimo di erudito e antiquario. Sino almeno alla fine dell’Ottocento l’espressione ‘antichità d’monsù Pingon’ finì per indicare, anzi, qualsiasi cosa che fosse molto antica (l’uso è attestato da diversi dizionari dell’Ottocento, almeno a partire da L. Capello, Dictionnaire portatif piémontais-français, Torino 1814, p. 27). Anche in virtù di questa diffusa popolarità, lo scrittore Luigi Gramegna fece di Pingone l’eroe del romanzo storico Monsù Pingon (Torino 1906), apprezzato, fra gli altri, da Luigi Einaudi, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Umberto Eco. Ancora oggi una delle poche case medievali della città è detta per antonomasia ‘la casa di Pingone’.



La Porta Marmorea

AUGUSTA TAURINORUM was a colony near the Po and Dora rivers, founded probably ca. 25 B.C., about the time that the capital of the Salassi was founded. Both reflect Roman strategic needs and tactical initiatives in the area W of the Po valley. The Romans also needed new centers for veterans and for those incolae whom the Lex Pompeia de Gallia Citeriore had Romanized. All these sites were presumably brought into being according to a perfectly regulated and predetermined plan of the Roman land surveyors. The plan of the center of the city at Torino is unequivocally Roman in origin, connected with the geometric format of the castra metatio. Enclosed within a powerful defensive square, its area (ca. 800 x 700 m) is quite close to the canonical measurements fixed by Hyginus for the foundation of a fortified city.
The inner city was divided into four sections by the intersection of the cardo and the decumanus; the blocks were further divided by cardines and decumani minores. The perfect unity of the plan is evidenced by the position of the towers at the ends of the principal streets, where four gates, according to tradition, opened to meet the cardo and the principal decumanus.
The Porta Palatina, considered one of the most beautiful examples of an urban gate, has two vaulted openings to permit the passage of vehicles and a smaller one at either side for pedestrians. The architects of this gate knew well how to harmonize the solidity of a defensive structure with the refined elegance of a palace facade. The chronology of this gate is still under discussion, though its unity with the Augustan circuit wall would seem to obviate attribution to the Flavian and Trajanic periods.
The characteristics of the Porta Palatina are repeated in two other gates in the city: the marble Principalis Dextra, destroyed in 1635, recorded in a sketch by Giuliano da Sangallo; and the Porta Decumana, whose remains are still visible in the facade of the Palazzo Madama.




BIBLIOGRAPHY
C. Promis, Torino Antica (1865); G. Bandinelli, Torino Romana (1929); P. Barocelli, “Appunti sopra le Mura Romane di cinta di Torino,” Atti della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1933); C. Carducci, “L'Architettura in Piemonte nella antichità,” Atti del X Congresso di Storia dell'Architettura (1957); S. Finocchi, “I nuovi scavi del Teatro Romano di Torino,” Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (1962-63) 142ff; id., BdA 49.4 (1964).

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.
The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina.
Nel dicembre del 49 a.C., dice Cassio Dione, Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana. Nel periodo in cui fu provincia, la Gallia Cisalpina venne amministrata da un proconsole.

Segusium

SEGUSIUM (Susa) Italy.
The city, cited in the itineraries, is mentioned by Strabo (4.1.6), Pliny (3.17), Suetonius (Ner. 18), and Ptolemy (3.1.40); and recorded by Ammianus Marcellinus, Cassiodorus, and Nazario in the Panegyric to Constantine. A Celto-Ligurian oppidum of the Segusians, the city came under Roman rule in the Augustan age, and under Nero became a municipium at the time the province Alpium Cottiarum was instituted. Segusium was fortified during the Late Empire, and witnessed the siege of Constantine during the contest with Maxentius in A.D. 312.
The city plan shows characteristics of spontaneous formation, radiating from the primitive nucleus which excavation has localized near the present Porta Castello. At the intersection of the major roads in the forum indeterminate remains of important buildings have been found, including remnants of statues and a large votive base. From there the Gallic road continues toward the S and arrives at the summit of the hill, where there are ruins of ancient structures, perhaps large homes or public buildings. There is also an Arch of Augustus, with a single arch between pilasters and Corinthian columns at the corners. It bears an inscription and a figured frieze commemorating the friendship pact concluded with Rome in 9 B.C. by Julius Cozius, king of the Segusians and of the 14 cities of the Cottian Alps.
Little is known of the city in the early centuries of the Empire. Remains of roads and buildings furnish fragmentary and uncertain dates, except for clues from the presence of a bath building in the area of the present theater.

The Princeton encyclopedia of classical sites. Stillwell, Richard. MacDonald, William L. McAlister, Marian Holland. Princeton, N.J. Princeton University Press. 1976.

I Salassi e l'Arco di Augusto ad Aosta

Da  "Le guerre di Augusto contro i popoli Alpini", by Oberziner, Giovanni, 1900, Roma, E. Loescher.

"L' imperatore, che era diretto alla volta della Brettagna, cambiò divisamento; egli si recò contro i sollevati di Spagna, e contro i Salassi mandò Aulo Terenzio Varrone Murena, l'anno 729, nono consolato di Augusto con M. Silano. Il duce romano, risalito nel cuor della valle, pose il campo al confluente del Buthier nella Dora, quindi divise in più parti il suo esercito, e mentre alcuni partendo dal campo centrale s'internavano nelle valli laterali, altri nel tempo stesso penetravano dai passi della valle dell'Orco, dal Gran S. Bernardo, e dal Piccolo San Bernardo, dalla parte opposta nelle medesime valli. In tal modo riuscì a vincerli completamente, senza trovare grande resistenza, e senza grande spargimento di sangue. Le condizioni di pace furono molto miti: consistevano cioè in una contribuzione in denaro, mentre in apparenza si lasciava ad essi la loro libertà. Ma gli avvenimenti precedenti avevano troppo duramente ammaestrato i Romani, quanto poco valessero queste lezioni, che di tanto in tanto infliggevano ai Salassi, e come fosse follia lo sperare di poterli avere amici ed alleati, assoggettandoli solo a pagare annui tributi ed a contribuzioni di simil genere. Laonde, per risparmiare nuove e sanguinose guerre, Terenzio Varrone credette opportuno valersi dell'astuzia, per sottomettere completamente e distruggere la forte e laboriosa nazione de' Salassi. 

Narra Dione, che il duce romano [Varrone] impose a' Salassi di trovarsi pronti in luoghi stabiliti per pagare le somme pattuite. Egli spedì qua e là schiere di soldati con apparente pretesto di incassare il denaro; questi invece, eseguendo gli ordini del capitano, presero tutta la gioventù, e gli altri furono ridotti allo stato di schiavitù. Trentasei mila prigionieri furono condotti sul mercato d'Ivrea e venduti  come schiavi; ottomila, che erano atti alle armi, furono venduti a condizione che prima di vent'anni  non potessero esser messi in libertà. Augusto mandò tremila pretoriani ad edificare una città, che in suo onore ebbe il nome di Augusta Praetoria (Aosta), nel luogo stesso dove Varrone aveva piantato gli accampamenti; ed oggidì, soggiunge Strabone, tutta la vicina regione è in pace fino ai più alti passaggi de. monti, (testo greco). I Salassi superstiti perdettero ogni importanza politica. Del loro stesso nome non rimase che qualche pallida traccia, e quelli di loro che furono accolti entro le mura della nuova colonia, adagiandosi alla volontà del fato, ancor essi inneggiavano al monarca vincitore alzandogli un marmoreo ricordo. Per le felici spedizioni contro i Cantabri, gli Asturi ed i Salassi, il senato decretò trionfi ad Augusto, ed avendo egli ricusato, gli fu eretto un arco trionfale  ad Aosta in mezzo a quegli stessi monti che, sotto i suoi auspici, erano stati domati."

In questo passo del libro di Oberziner troviamo sia quello che dice Cassio Dione sia quello che dice Strabone nella sua Geografia. In particolare il numero di coloro che furono venduto come schiavi è di Strabone, mentre Cassio Dione dice che i giovani furono radunati per il mercato degli schiavi.

Aulo Terenzio Varrone Murena era figlio naturale di Aulo Terenzio Varrone, e fratello adottivo di Lucio Licinio Varrone Murena. Sua sorella, Terenzia, sposò il potente Gaio Mecenate, consigliere e amico di Augusto. Nel 25 a.C. Aulo guidò per ordine di Augusto una spedizione militare contro i Salassi che furono sconfitti. Secondo Strabone vennero venduti in massa come schiavi. Il numero dato da Cassio Dione l'abbiamo letto nel testo dato sopra. Nel 24 a.C. Murena dedusse la colonia di Augusta Praetoria. Divenne console insieme ad Augusto nel 23 a.C., ma morì poco dopo l'inizio del suo consolato.

Mi permetto di suggerire la lettura del seguente post di Luciano Caveri.
https://www.caveri.it/blog/2013/10/26/salassi-e-romani

Piemonte Medievale: Fontanetto Po

Dal sito del comune:
"L’origine del nome di Fontanetto Po si deve ricondurre alla presenza sul territorio dei numerosi fontanili che garantivano disponibilità di acqua pura di risorgiva alla popolazione.
Un primo nucleo abitativo su un’area in parte coincidente con l’attuale, ma forse più spostata verso il corso del Po, risale all’età romana: la località era detta Vetusta Cestis ed è attestata come tappa dell’Itinerario Gerosolimitano lungo via Pavia-Torino, al XXXII miglio da Pavia. Dopo le devastazioni subite in età barbarica, la popolazione della distrutta  Vetusta Cestis  rimase dispersa fra diversi villaggi, fino al IX secolo quando i monaci benedettini di S. Genuario decisero di raccoglierla in un unico centro abitato. ...   Nel 1011, Fontanetto fu concessa all’abbazia di Fruttuaria che ne divise la giurisdizione con la Chiesa di Vercelli e nel 1242 la località fu eretta a “borgofranco” dal Comune di Vercelli, che, tuttavia, prima della fine del XIII secolo, ne perse il controllo a favore di Teodoro Paleologo, marchese del Monferrato. Quest’ultimo, cogliendo il momento favorevole dei dissidi fra fazioni all’interno delle mura vercellesi, occupò il borgo, lo cinse di mura ed eresse il luogo alla dignità di Comune.
Il 2 Luglio 1323 fu stabilita la costruzione del borgo di Fontanetto, così descritto dalle carte dell’epoca: il borgo era circondato da mura e aveva due porte, una verso il Po e l’altra verso S. Genuario, congiunte da una via diritta (l’attuale via Viotti) tangente la chiesa parrocchiale e il cimitero, che doveva essere larga due trabucchi e dotata di portici aperti in modo che la si potesse percorrere liberamente a piedi o a cavallo. Allo stesso progetto urbanistico trecentesco risalgono le due vie laterali che tagliano in due punti l’attuale via Viotti: via Apostoli-Fratelli Negri e via Marconi-XX Settembre. Intorno alle mura, infine, si snodava un’ulteriore via di circonvallazione."



Mi piace molto questa cittadina medievale, con la struttura che già conosciamo delle Bastide.


e delle Terrenuove