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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Tuesday, December 17, 2019

Santa Maria di Vezzolano

Il Medioevo in Piemonte - Santa Maria di Vezzolano (AT)

A cura di Luca De Chiara - 31 Dicembre 2014
"Lo scorso novembre ci siamo recati in visita, ...  al complesso abbaziale di Santa Maria di Vezzolano, nei pressi di Albugnano (AT), magnifico archetipo di romanico lombardo-piemontese. Non si è trattato della "gita canonica", ma si è voluta sperimentare una sorta di indagine conoscitiva, proponendo agli studenti un sopralluogo del sito con raccolta dati guidata, attraverso appunti, fotografie e disegni."



La discussione proposta dal Prof. De Chiara è estremamente interessante.

Vi rimando anche alla mia discussione archeoastronomica 

Friday, April 5, 2019

L'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine

Notizia dell'antico Piemonte Traspadano: Marca di Torino, Marca d'Ivrea, Alpi Graie e Pennine, Volume 1. Jacopo Durandi
Nella Stamperia di Saverio Fontana, 1803 - Turin (Italy)


Thursday, April 4, 2019

Caburrum

Il Museo di Caburrum

http://www.abbaziasantamaria.it/museo-archeologico-di-caburrum/

"La scelta della collocazione della sede museale, oltre a valorizzare ulteriormente il complesso dell’Abbazia, si propone di sottolineare in maniera suggestiva il legame tra gli oggetti e le evidenze della cultura materiale con il loro contesto antico di provenienza: il Museo Archeologico sorge infatti sul sito dell’antico centro romano di Forum Vibii Caburrum, fondato da Caio Vibio Pansa Cetroniano probabilmente nel 45-44 a.C., in qualità di legato del governatore della provincia della Gallia Cisalpina, Giulio Cesare, o l’anno successivo, rivestendo la suprema carica di console. Il restauro dell’edificio iniziato a partire dal 1978 ha infatti permesso di scoprire, proprio al di sotto del piano pavimentale dei locali del tinaggio, importanti strutture murarie in fondazione ed un tratto di selciato stradale di periodo romano, in parte musealizzati e tutt’ora visibili, resti delle antiche abitazioni della realtà insediativa sorta a sud-est della Rocca."

https://it.wikipedia.org/wiki/Consoli_repubblicani_romani

Oggi, Forum Vibii e Caburrum sono fusi in un solo sito.


Rivista di filologia e di istruzione classica, Volume 1, E. Loescher, 1873

Thursday, March 28, 2019

Madonna d'Oriente, Croesio

Il Sesia è ai minimi di portata ed è stata vietata l'irrigazione dei campi. Non ci resta che affidarci alla tradizione. Come consigliava mia nonna Carolina, è bene chiedere la pioggia al Santuario della Madonna d'Oriente.
Il Santuario è nel Croesio, posto sullo spartiacque tra i territori di Paesana e Sanfront.



Courtesy BeWeb


Wednesday, March 27, 2019

Guglielmo da Volpiano


Guglielmo era figlio del nobile svevo Roberto da Volpiano. Sarebbe nato, secondo il suo biografo, sull'isola di San Giulio durante l'assedio portato dall'imperatore Ottone I di Sassonia alla regina Willa, moglie di Berengario d'Ivrea. La sua nascita avrebbe indotto gli assediati a trattare la resa e Ottone a essere clemente, al punto che lo stesso Ottone accettò di tenere a battesimo Guglielmo come suo padrino (Gianmaria Capuani, Quell'Estate del 962. I Tedeschi alla conquista dell'Italia, Jaca Book.).
Monaco benedettino, era allievo di Majolo di Cluny. 

L'immagine che vedete sopra mostra la figura di un abate ed è una delle sculture che si trovano sul pulpito della basilica di San Giulio sull'isola d'Orta (a fianco ha il leone alato simbolo si San Marco). L'identificazione di questa figura come quella di Guglielmo da Volpiano è stata fatta da Beatrice Canestro Chiovenda (L'ambone dell'isola di San Giulio, Roma , 1955). La figura dell'abate del pulpito mostra la tipica tonsura monacale. Le mani sono poggiate su un bastone "tau". Chiovenda considera il bastone un bastone pastorale. Dopo aver esaminato un "tau" d'avorio proveninte dall'abbazia di Fécamp, conclude sia Gugliemo. Infatti, Guglielmo, su richiesta del duca Riccardo II, aveva assunto l'abbaziato del monastero La Trinité di Fécamp. Ed è lì che morì, durante una visita al monastero, il 1º genn. 1031.




Amante dell'architettura, lavorò tra la Francia e l'Italia fondando una quarantina di monasteri e chiese. Operò alla ricostruzione (989-1002) della chiesa di Saint-Bénigne a Digione, iniziata nel periodo in cui Guglielmo era da poco il nuovo abate del relativo monastero.  In Italia la sua opera più importante è la fondazione nell'anno 1003 dell'abbazia di Fruttuaria nel comune di San Benigno Canavese, che verrà consacrata nell'anno 1007 e della quale esistono resti sotterranei visitabili.

Mosaico a Fruttuaria

San Guglielmo da Volpiano, uno dei Padri dell’Europa. Dicembre 29, 2018. Cristina Siccardi.

Un grande abate, un grande architetto, un protagonista nell’Europa del Mille, a cui noi europei dobbiamo imperitura gratitudine
Il 1° gennaio la Chiesa ricorda questo Padre dell’Europa.

2002. Guillaume de Volpiano en Normandie : état des questions; William of Volpiano in Normandy: current position, by Véronique Gazeau
Richard II’s appeal to William of Volpiano, an Italian-Burgundian reformer in 1001, must be regarded as an important stage in the revival of monasticism in the Norman principality. Fécamp becomes the ducal abbey, from where William’s disciples initiate reforms at Jumièges, Bernay, le Mont-Saint-Michel and the abbeys of Troarn, Saint-Taurin d’Evreux, Conches, and Sées. William of Volpiano’s influence is evident in liturgical and architectural matters. One cannot forget that other foreign reformers came to Normandy before William of Volpiano and after his death (1031) who had a part in the settling of monasticism in the duchy.

Neithard Bulst. Ricerche sulle Riforme Monastiche di Guglielmo da Volpiano (962-1031).

Monday, March 25, 2019

Il borgo di Ostana


Ostana, il borgo, 5 March 2017. Courtesy Silvia Pasquetto

Ostana is in the Province of Cuneo, Piedmont, located about 60 kilometres southwest of Turin.
 Ostana is surrounded by the municipalities of Bagnolo Piemonte, Barge, Crissolo, Oncino, and Paesana.
Every year at the beginning of the June, the city hosts the Ostana Prize - Writings in the Mother Tongue [Ostana Premio Scritture in Lingua Madre]. This is a prize organized by the Municipality of Ostana and by the Cultural Association Chambra d'Oc.

http://borghipiubelliditalia.it/project/ostana/

Saturday, March 23, 2019

I Turingi di Torino

Nel IV – V secolo Torino diventa cristiana. Mentre declina e cade l'impero d’Occidente anche la regione subalpina non sfugge alle invasioni barbariche: è del 402 la battaglia di Pollenzo tra i Visigoti di Alarico e Stilicone e nel 405 le orde gote di Radagaiso devastano le campagne intorno a Torino. Dopo i saccheggi dei Burgundi e le deportazioni di contadini in Gallia (*), alla fine del V secolo si torna progressivamente alla normalità con la vittoria di Teoderico re dei Goti e l’avvio del suo regno in Italia. L’insediamento e il sepolcreto aristocratico scoperti a Collegno sono tracce materiali rare e importanti della presenza gota nella penisola italiana. Riprendono gli scambi economici e Torino recupera forse una certa prosperità, come attesta lo sviluppo del gruppo cattedrale.
Nel VI secolo si teme l’arrivo dei Franchi, ma nel 570 sono i Longobardi a prendere il controllo della regione.
Al sito www.piemonteis.org, si legge che i “Longobardi”  che giunsero in Piemonte a partire dal 569, fondando il Regnum Langobardum, erano un raggruppamento polietnico formato da tribù di ceppo diverso, accomunate dal riconoscimento dell’autorità di un leader e di un popolo-guida (i Longobardi, appunto), com’era nei costumi delle popolazioni barbariche seminomadi del tempo.


Croce Longobarda. Courtesy Wikipedia

L’area del Torinese occidentale era una zona prossima al confine con i territori occupati dai Burgundi, popolo federato dei Franchi. Per questa ragione nella regione ci fu una particolare concentrazione di insediamenti longobardi, poggianti sull’unità base di organizzazione sociale e militare detta “fara” (da cui, ad esempio, il paese di Fara Novarese). L’elemento etnico prevalente era quello dei Turingi. Come dice il sito  consultato, il duca di Torino, Agilulfo, che poi divenne re, era definito “Dux Turingorum de Taurini”. 
Il Piemonte venne ripartito in quattro Ducati, che si imperniarono sui centri di Torino, Asti, Ivrea, e sull’isola di San Giulio d’Orta, che risultava comunque già fortificata dall’età teodoriciana.
Lungo i grandi assi di comunicazione che conducevano ai valichi alpini, il confine del Regno era fortificato dalle chiuse, strutture difensive poste nei fondovalle di Aosta e di Susa, nelle strettoie di Bard e di Chiusa S. Michele, e proprio alla chiusa valsusina i Longobardi cercheranno invano di fermare l’avanzata dei Franchi di Carlo Magno nel 773.

"In questo quadro di riconsiderazione della presenza longobarda in Piemonte come parte importante della nostra storia, s’inserisce la rievocazione storica di Cannetum Longobardorum, che da sei anni a questa parte si tiene in bassa Val Maira."


Una immagine dalla rievocazione storica di Cannetum Longobardorum.
Si ringrazia il sito www.piemonteis.org per la fotografia.


Lettura fortemente consigliata:
Piccola Storia del Piemonte, Capitolo 10°, i Longobardi, Burgundi e Franchi.
https://www.ilcinzanino.org/2011/03/piccola-storia-del-piemonte-1058-i.htm

"Dai reperti disponibili si deduce che i Longobardi si stanziano sul territorio a piccoli gruppi di famiglie. All'inizio seguono le loro tradizioni, ma sono comunque attratti dalla civiltà latina, o comunque dalla civiltà del posto. Con gli anni si ha un travaso reciproco di culture, la lingua diventa ufficialmente quella latina, in pratica la lingua della gente tende sempre di più a quello che sarà il volgare piemontese. La popolazione tende ad assumere suoi caratteri particolari, ed anche il nome delle persone (come sarà rilevato più tardi, quando vi sarà maggiore documentazione scritta), diventa spesso longobardo. ... Molti sono i toponimi in Piemonte che possono essere fatti risalire ai Longobardi, in particolare quelli con suffisso in …engo, come Marengo, Murisengo, Aramengo, Odalengo, etc. ...
Se facciamo un punto della situazione linguistica verso il 650 d. C. abbiamo un originario ceppo Celto-ligure al quale il Latino ha fornito la sua struttura generica ed un certo arricchimento del lessico. Questa lingua evolve in modo abbastanza isolato ed autonomo, con interferenze provenienti dai linguaggi d'Oltralpe. A tutto ciò si sovrappone ora la lingua dei Longobardi, che pure tendono ad assumere il Latino come lingua "ufficiale", lingua che però è sempre meno conosciuta dalla popolazione. Nelle valli alpine l'influenza delle lingue galliche è dominante. Dal punto di vista etnico, la popolazione piemontese è ora di provenienza molto "incrociata", costituita da meticci che possono vantare origini in mezza Europa."

A proposito dei toponimi che finiscono in -engo, aggiungo un commento.
Diciamo che si deve leggere, -engh. Ci sono 22 comuni su un migliaio in Piemonte col nome che finiscono in -engo. Tra di essi vi è Verolengo (Vorlengh). Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli. 

Friday, March 22, 2019

Manca qualcuno?

I primi insediamenti nella regione che oggi viene chiamata Piemonte risalgono al Paleolitico (tracce della presenza umana sono state ritrovate sul Monte Fenera nei pressi di Borgosesia). Al Neolitico risalgono invece gli utensili ritrovati nei pressi di Alba, Ivrea e nella Valle di Susa.
Il territorio fu poi abitato dai Liguri, stanziatisi in gran parte dell'Italia settentrionale, e da altri popoli di stirpe celtica e celto-ligure, quali i Taurini, i Graioceli, i Bagienni, i Salassi e i Vertamocori. Una grande varietà di popolazioni, dunque, ...  Sembra che la città di Torino sia sorta in epoca romana poco lontano da un insediamento di Taurini, dai quali potrebbe prendere il nome.
I Romani giunsero in Piemonte nel II secolo a.C., fondandovi le città di Derthona nel 120 a.C. ed Eporedia nel 100 a.C. come avamposto per controllare la popolazione dei Salassi e la via delle Gallie che passava per i valichi alpini della Valle d'Aosta. Con Cesare, durante la campagna gallica, nacque la città romana di Julia Augusta Taurinorum, l'odierna Torino. La parte rimanente del Piemonte, costituita soprattutto da zone montuose, venne conquistata soltanto da Ottaviano Augusto.
Il Piemonte venne diviso tra la Gallia Cisalpina e le province romane delle Alpes Cottiae, Alpes Maritimae ed Alpes Poenninae. I Romani, come in gran parte del Nord Italia, fondarono alcune delle maggiori città piemontesi vicino o su preesistenti insediamenti di origine celto-ligure, come Asti, Alba, Acqui Terme, Novara, Vercelli. E poi ci sono i castra e le mansiones. 
Nel 312, l'esercito di Costantino I, si scontrò vittoriosamente contro le truppe di Massenzio, nell'area compresa tra Alpignano e Rivoli. L'evento viene generalmente ricordato come battaglia di Torino.
Al termine dell'epoca romana spicca la battaglia di Pollenzo, combattuta nel 402 da Stilicone contro le truppe dei Visigoti nella pianura intorno a Bra.
Segnamo: Visigoti.
Nei primi anni successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente il Piemonte passò sotto il controllo delle popolazioni germaniche: entrata prima nel dominio di Odoacre, fu poi conquistata dai Burgundi e dagli Ostrogoti. A metà del VI secolo furono sostituiti dai Bizantini. Però, nel 568, arrivò una nuova popolazione germanica, i Longobardi: le città bizantine del Piemonte si arresero senza opporre resistenza, e così finì in breve tempo la dominazione dell'Impero bizantino. Alcuni dei nuovi padroni longobardi stanziatisi in Italia settentrionale salirono a capo del nuovo regno con capitale a Pavia: tra essi, significativa per il Piemonte è la figura di Agilulfo, tra i primi duchi di Torino.
A questo periodo risalgono la suddivisione del territorio in ducati, quali quelli longobardi di Torino, Asti, Ivrea e San Giulio, la fondazione di numerosi importanti monasteri (come l'abbazia della Novalesa) e la redazione di alcune importanti norme giuridiche e amministrative.
La posizione strategica del Piemonte era ben chiara nel Medioevo, quando Carlo Magno comprese la necessità d'impossessarsi della regione per conquistare il regno longobardo di Desiderio. La battaglia che si svolse presso la Chiusa di San Michele fu decisiva per il re franco: sconfitti i longobardi, egli penetrò in profondità nel territorio piemontese, raggiungendo Torino e marciando a tappe forzate verso Pavia.
Un lungo periodo di pace fu interrotto a partire dal IX secolo, con le incursioni di pirati Saraceni provenienti dalle coste Liguri, che segnarono profondamente la storia della regione, terrorizzando la popolazione e rendendo insicuri i commerci via terra lungo i valichi alpini. Tra il 912 e il 920 venne anche saccheggiata l'abbazia di Novalesa, che sorgeva presso il Moncenisio, e Oulx fu quasi rasa al suolo. I monaci della Novalesa, dopo il saccheggio, si rifugiarono a Torino. 
Fermiamoci alle soglie del secondo millennio, quando il Piemonte è entrato a far parte integrante dell'Impero Carolingio.
Vediamo un po'. Facciamo così, nei Romani, mettiamo anche gli schiavi che arrivavano da mezzo mondo e i milirati. Ci sarebbero i Batavi e i Britanni, ma non misero radici. Invece pare che ciò sia capitato per i Sarmati. Quindi: Liguri, Celti, Romani, Sarmati, Burgundi, Goti, Longobardi, Franchi, Saraceni ... Manca qualcuno?
Gli Etruschi che percorrevano la regione coi loro commerci. I Cartaginesi, ma erano di passaggio.

La Magna Charta a Vercelli

A Vercelli arriva la Magna Charta per gli 800 anni della basilica di Sant’Andrea
Il documento del 1215, uno dei capisaldi della democrazia europea e mondiale, sarà esposto in Arca.
"Il documento rappresenta una delle quattro copie conformi del testo originale del 1215, con cui l’Arcivescovo di Canterbury decretò la pace tra l’impopolare Re Giovanni d’Inghilterra e un gruppo di baroni ribelli; sarà la prima esposizione italiana della Magna Charta, che nel corso dei secoli ha lasciato pochissime volte il suolo britannico per essere esposta altrove."

La navata centrale della Basilica di Sant'Andrea di Vercelli. Courtesy Alessandro Vecchi

A Vercelli la Magna Charta: fu il primo documento che riconobbe i diritti umani
La "Magna Charta Libertatum" esposta a Vercelli, Fino al 9 giugno nell'Arca di San Marco una mostra dedicata a Guala Bicchieri, tutore del giovane re Enrico II
"La Magna Charta — questo il nome originale — viene esposta in una mostra che celebra gli ottocento anni dell’Abbazia di Sant’Andrea di quella città. Vuole essere un omaggio al cardinale Guala Bicchieri, che con la posa della prima pietra, il 19 febbraio 1219, diede avvio alla costruzione di uno dei primi esempi di edificio gotico in Italia. La sua figura è legata alla vicenda della Magna Charta, perché l’alto prelato vercellese, dotato di grandi doti diplomatiche, fu legato pontificio presso la corte inglese e tutore del giovane re Enrico III: in quella veste fu supervisore del documento, ponendo il proprio sigillo sia nella visione revisionata del 1216, sia nella riconferma della carta del 1217 esposta a Vercelli. "

Il Guala appare in un primo documento come  Wala Bicherius beati Eusebii ecclesie canonicus.
http://www.treccani.it/enciclopedia/guala-bicchieri_(Dizionario-Biografico)/

Per Guala Bicchieri è stato proposto un legame coi  signori di Casalvolone: una famiglia antica, potente già prima del Mille, discendente da “Wala de loco Casali qui dicitur Waloni”, che è “vassus et missus” dei re Berengario II e Adalberto nel 956.
http://rm.univr.it/biblioteca/volumi/vercelli/VercellinelsecoloXII.pdf
La famiglia aveva possedeva un borgo feudale di Casale Gualonis, che dominò per molto tempo sul territorio (dall'anno 800 al 1350 circa ).

Guala è un nome proprio di persona italiano maschile e femminile. Etimologicamente, si tratta di un nome germanico, per la precisione longobardo, basato sull'elemento valah (o wala, "forestiero", "straniero", "viaggiatore"), contenuto anche nei nomi Gualfredo e Valerico. È usato anche nome cognome, attestato principalmente in Piemonte.

Friday, March 8, 2019

Il barba (lo zio) e la magna (la zia)

Un bel discorso sul Piemontese. Bello.
https://rivistasavej.it/letimologia-dimenticata-c67d234dfa8
Ecco che cosa si trova a proposito del termine "barba" per indicare lo zio. C'è chi dice che sia arrivato nel Piemontese dal Longobardo. Ma ...
"A maggior ragione se si pensa, continua Villata, che le lingue germaniche assumono dal latino avunculus il materiale lessicale per il significato di “zio” che finisce per essere uncle in inglese e onkel in tedesco, per esempio. Barba rimane una parola di squisita provenienza latina, e il significato di “zio” abbastanza complesso. Per Villata, per stabilire l’etimologia di barba con il valore di “zio” è necessario partire non dal sostantivo barba bensì dall’aggettivo barbatus, che sin dal III secolo aveva assunto il senso di “uomo di forza e di prestigio”, tanto che nel romeno moderno bărbat significa “marito” ed è presente ancora in greco e in albanese.
Se la parola barba la si vuol penetrata in Italia attraverso i longobardi, è necessario quantomeno pensare che i longobardi stessi l’abbiano assimilata dalla Pannonia o dai parlanti del nord Italia attraverso i cui territori penetrarono nella Penisola. “Però tutto questo non basta per sostenere che barba sia una voce longobarda” conclude Villata.
Più probabile e verosimile è che barba derivi da quel barbatus in seguito alla comune sorte delle desinenze -atus, -atum, cadute già nel secolo XII nelle parlate settentrionali e penetrata quindi anche in quella lingua d’oé in cui son scritti i Sermoni, e in cui barba è attestato con il significato di “zio”."

Dal Vocabolario italiano e latino: diviso in due tomi; ne i quali si contengono le frasi piu eleganti e difficili, i modi di dire, proverbj ec. dell'una e l'altra lingua; aggiuntovi in fine e favole, e i nomi delle principali citta ... per uso degli studiosi di belle lettere nella regia Università di Torino, e in tutti gli stati di s. m. re di Sardegna. Tomo primo. presso Giuseppe Antonio Elia, 1751.


E per quanto riguarda la magna?


O di padre o di madre, sempre "magna" era.


Monday, February 25, 2019

Marcello Mastroianni su Torino

Interessante quanto dice Marcello Mastroianni su Torino.
Trovo veramente bello e toccante quanto dice sul Piemonte.
Però mi piacque da morire il Piemonte profondo che scoprivo girando nei paesi in provincia di Cuneo, i bar, i portici che sembrava non fossero stati toccati dal tempo.

Friday, February 8, 2019

Piemonte e Francia

Giacomo Mantegazza. Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano.

Il 27 aprile 1859  l'Imperatore austriaco, Francesco Giuseppe, dichiarò guerra al Piemonte: scoppiava la Seconda guerra d'indipendenza italiana. Napoleone III decise di condurre l'esercito francese personalmente; giunse a Genova il 18 maggio e, approfittando dell'inazione delle forze austriache, guidate dal generale Giulay, ricongiunse le proprie truppe con il contingente piemontese. A giugno, iniziò l'offensiva: il 4 giugno, a seguito di una lunga e sanguinosa battaglia, le truppe francesi, grazie anche all'attacco sul fianco degli uomini del generale Mac-Mahon, conquistarono la città di Magenta, costringendo gli austriaci a ritirarsi nel Quadrilatero. Il 10 giugno, l'Imperatore, accompagnato dal re Vittorio Emanuele II di Sardegna, fece un ingresso trionfale nella città di Milano. Il 24 giugno fu combattuta la Battaglia di Solferino e San Martino, assai più lunga e sanguinosa di Magenta: infatti, solo dopo una lunga serie di assalti all'arma bianca, le truppe francesi riuscirono a costringere alla ritirata le forze austriache; le perdite ammontarono a oltre quarantamila uomini, di cui 17.500 francesi; l'Imperatore, inorridito dal massacro, firmò un armistizio con gli austriaci al quale seguì la Pace di Zurigo del 10 novembre 1859 e gli accordi successivi con il Regno di Sardegna che riconobbero a Napoleone Nizza e Savoia.

Thursday, February 7, 2019

Ivrea e i Salassi

IVREA. C’era una volta Eporedia e pure i Salassi
Fabrizio Bacolla  13 giugno 2018

Eporedia è stata una realtà urbanistica, amministrativa e sociale che è durata almeno sette secoli, a partire dal 100 a.C.
Di questa importante città dell’Italia Transpadana si tramandano solo pochi scritti di autori classici, ruderi di un teatro e di un anfiteatro, resti di strade, di un acquedotto e di due ponti, frammenti di steli, di tombe, tratti di mura che ci danno alcuni elementi per tentare di ricostruire uno scenario.
Eporedia viene fondata nel 100 a.C. dai Romani come baluardo contro i Salassi. L’invasione romana della Salassia comporta una guerra, con alterne vicende, che dura dal 143 al 25 a.C., anno della definitiva sconfitta dei Salassi e della fondazione di Augusta Praetoria (Aosta). ...

Leggi di più https://www.giornalelavoce.it/ivrea-cera-una-volta-eporedia-e-pure-i-salassi-306609

Monday, January 21, 2019

Forum Vibii - tra Revello e Staffarda

Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo, Volume 1
Delfino Muletti, Lobetti-Bodoni, 1829.

In Revello, insigne terra lontana tre miglia da Saluzzo, fu già copiata dal nostro infaticabile scrittore  monsignor Della Chiesa una lapide dicente:
C - VIBIVS . VETTIVS - C - F  POLLIA - SACERDOS - AVGVS - - S - - - MINERVALIS - - - ET - SVIS T - F - I
Nelle campagne di Revello verso Staffarda esisteva sicuramente l'antico Forum Vibii ricordato in due luoghi da Plinio: Transpadana appellatur ab eo ( Pado) regio undecima, tota in mediterraneo, cui maria cuncta fructuoso aloeo important. Oppida Vibi Forum, Segusio, coloniae ab Alpium radicibus, Augusta Taurinorum ecc. (1) ed alquanto prima colle seguenti parole: Padus e gremio Vesuli montis, celsissimum in cacumen elati, finibus Ligurum Vagiennorum visendo fonte profluens, condensque sese cuniculo et in Forovibiensium agro iterum ecoriens, nulli amnium claritate inferior, Graecis dictus Eridanus ecc. (1). Questa particolarità narrataci da Plinio, e confermata da Solino che dice cap. 8 ): unde se primum Padus promit, submersusque cuniculo, rursus in agro Vibonnensi ectollitur, basta ad indicarci il sito del Forum Vibii. Il Po, dopo essersi parte perduto fra sassi e fra l'arena alquanto al di sotto del luogo di Sanfronte, e la porzione maggiore e restante nell'alveo dopo esser deviata in canali pei molini di Revello e per l'irrigazione del suo vasto territorio, rimane affatto asciutto nell'estiva stagione tra Saluzzo e Revello, ma non lungi dalle possessioni dette Laurentia e Paracollo, nel confine appunto dei due territorii, ritorna a sorger da vari fonti ricco d'acque in modo che appena ad un miglio di distanza da quel punto, e senza che riceva il soccorso d'altri torrenti o canali che possano nella calda stagione condurvi nuov'acqua, egli resta spesso atto a sostenere piccole barche verso il passo della strada che da Saluzzo tende a Cavorre, ma sempre però è navigabile in vicinanza di Cardè, luogo a due sole miglia da queste seconde sorgenti. ...
Questo luogo doveva dunque trovarsi tra Revello e Staffarda, come anche opinarono il Durandi in più luoghi delle sue opere e i dotti autori della raccolta de marmi Torinesi (1). Il nome gli venne dai Vibii, illustre famiglia Vercellese, i quali o fondarono o riedificarono la terra, o città che fosse. Un Crispo Vibio a tempi di Cicerone aveva fama di valente oratore, e fu rammentato da Tacito nel libro xiv de' suoi annali. In fine l'iscrizione qui avanti apportata, già esistente in Revello, che ci rammenta un C. Vibio, figliuolo forse d'altro Caio, secondo possono spiegarsi le lettere C. F., ci toglie ogni dubbio sul luogo del Forum Vibii, e la parola POLLIA, di cui in essa, ci fa vedere che questo Foro, e probabilmente tutta la valle del Po, fossero ascritti alla tribù Pollia, come lo erano parimente le valli di Varaita, di Macra, ed alcune colonie Romane nel Piemonte, fra le quali Ivrea (2).

Friday, November 16, 2018

Il Piemonte e Roma

Ecco alcuni estratti da Il Piemonte in epoca romana, di Sergio Roda
http://piemonteautonomie.cr.piemonte.it/cms/index.php/il-piemonte-in-epoca-romana

In Piemonte vi erano alcune tribù celtiche e liguri, talora definite come celto-liguri, le più consistenti delle quali sono i Salassi (stanziati in Val­le d'Aosta e nelle valli canavesane settentrionali), i Tau­rini (in una vasta area di pianura parzialmente corrispondente all'attuale provincia di Torino), i Sallui o Libui (nel Vercellese), i Vertamacori (nel Novarese), e, a sud del Po, i Bagienni (nella vasta area corrispondente all’attuale territorio di Asti, Alba e Cuneo), gli Statielli (nel territorio di Acqui Terme), gli Epanteri Mon­tani (stanziati nell'Alta Val Tanaro). Di questi ricordiamo che i Taurini si opposero invano alla discesa di Annibale in Italia nel 218 a. C..
"L’occupazione e la conquista romana del Piemonte fu assai più tarda rispetto alle altre zone dell’Italia settentrionale ove nel III secolo a. C. i Romani fondarono anche importanti colonie come Rimini, Cremona o Piacenza. ... Un primo stanziamento stabile romano sembra in ogni modo individuabile nel territorio compreso tra i fiumi Po, Tanaro e Stura ed ebbe come centro motore la città di Pollentia (Pollenzo): ...  Risale in ogni caso all’ultimo quarto del II secolo a. C. una serie di importanti realizzazioni viarie e stradali accompagnate da interventi di centuriazione nelle campagne che non determinarono però un’immediata urbanizzazione dell’area piemontese. Oltre a Dertona, istituita nel 122 a. C., il II secolo exeunte conobbe soltanto un’altra colonia, Eporedia (Ivrea), fondata nel 100 a. C. per ragioni strategiche sia militari (imposte dalla opportunità di controllare il territorio dopo la temibile invasione dei Cimbri fermata l’anno precedente – 101 – da Caio Mario in area vercellese) ..."
Sergi o Roda continua l'articolo dicendo che all'inizio del I secolo a. C. si era ancora lontani dall'avere una salda struttura amministrativa in Piemonte. Una svolta si ebbe nell'89 a.C. con l'emanazione della Lex Pompeia de Transpadanis e della Lex Plautia Papiria. Queste leggi concessero a tutte le comunità italiche a nord e a sud del Po il diritto latino di cittadinanza (ius Latii).
Questo fu "il segnale concreto della volontà romana di consolidare la propria presenza anche nella regione pedemontana, volontà che fu ulteriormente incoraggiata quando le campagne di Giulio Cesare in Gallia resero impellente la necessità di rendere agibili in maniera permanente passi di transito alpini di più antica o più recente apertura, dal Monginevro (via ad Alpes Cotitias) al Gran San Bernardo (via ad Alpes Poeninas) e al Piccolo San Bernardo (via ad Alpes Graias)."
Diventata un'area sicura per l’espansione territoriale in Gallia e nell’Europa Centrale, espansione che era nei disegni di Cesare e poi di Augusto, si ebbe il "riordino di realtà urbane come Novaria (Novara) e Vercellae (Vercelli) convertite in municipi, o della fondazione di importanti colonie come Augusta Taurinorum (Torino) e Augusta Praetoria (Aosta), o dello sviluppo di piccole città dal grande peso strategico come Segusium (Susa); mentre a sud del Po le fondazioni urbane di Augusta Bagiennorum (Benevagienna) in età augustea e quelle precedenti di Alba Pompeia (Alba) e di Aquae Statiellae (Ac­qui) erano avvenute in continuità con i centri indigeni protourbani." (Ricordiamo che Augusta Taurinorum, prima della rifondazione di  Augusto era un castrum di Cesare). Nascono anche altri centri come Forum Vibii Caburrum (Cavour), Forum Gema (San Lorenzo di Caraglio), Pedo (Borgo San Dalmazzo), la colonia lulia Augusta (Centallo). Questi centri erano, in larga misura, "corrispondenti alle stazioni di esazione della cosiddetta Quadragesima Galliarum, l’imposta del 2,5% sulle merci in transito da e per la Gallia Transalpina."
Nel 49 a. C. le colonie latine nella pianura padana divennero municipi e gli abitanti divennero cittadini romani. Nel 42 a.C. la provincia della Gallia Cisalpina, nata nella prima metà del I secolo a. C. (forse attorno al 90/89 a. C.), comprendente tutta l’Italia settentrionale, venne abolita. Era diventata parte dell’Italia romana, risultato della concezione politico-amministrativa di Augusto. Così, "l’intera penisola fino al confine della pianura con le Alpi veniva intesa come spazio sacro e inviolabile della città di Roma. " I cittadini godevano nella loro città dei diritti di una doppia cittadinanza, sia romana sia della civitas in cui vivevano.
Abbiamo finora visto cosa era successo alla pianura padana. Vediamo ora come erano governate le aree alpine. Per "i Romani, le aree di montagna costituivano una realtà geopolitica a se stante e peculiare che andava trattata amministrativamente con altrettanta specificità: in conformità a tale concezione, ... [Augusto] suddivise l’arco alpino occidentale in distretti militari governati da prefetti, le Alpes Maritimae, le Alpes Cottiae e le Alpes Graiae e le Alpes Poeninae, che si estendevano sui due versanti fino allo sbocco in pianura delle valli. Le Alpes Cottiae ebbero un regime particolare in quanto sottoposte all'autorità del re segusino Cozio che, con il titolo praefectus civitatum, dalla capitale Segusium estese il suo dominio su quattordici tribù stanziate sui due versanti alpini e garantì la sicurezza dell’importantissima via del Monginevro."
Il Piemonte non montano, da Augusto fino al III secolo d. C., era diviso in tra due delle undici Regiones dell'Italia. La zona a nord del Po era nella Regio XI Transpadana che includeva anche parte della Lombardia settentrionale. La zona a sud del Po era nella Regio IX Liguria che includeva anche l’attuale Liguria. Ecco le città. Nella Regio XI: Augusta Taurinorum (Torino), Augusta Praetoria (Aosta), Eporedia (Ivrea), Vercellae (Vercelli), Novaria (Novara). Nella Regio IX: Alba Pompeia (Alba), Aquae Statiellorum (Acqui Terme), Augusta Bagiennorum (Benevagienna), Carreum Potentia (Chieri), Derthona (Tortona), Forum Fulvii (Villa del Foro), Hasta (Asti), Industria (Monteu da Po), Iria (Voghera), Libarna (Serravalle Scrivia), Pollentia (Pollenza), Vardacate (Casale Monferrato).

Un saluto da Augusta Taurinorum, Regio XI.

Wednesday, July 18, 2018

Il Re di Pietra e Chaucer

A prohemie, in which discryveth he,
Pemond, and of Saluces the contree,
And speketh of Appenyn, the hilles hye,
That been the boundes of West Lumbardye,
And of Mount Vesulus in special,
Wher as the Poo out of a welle smal,
Taketh his first spryngyng and his cours
That eastward ay encresseth in his cours
To Emele-ward, to Ferare and Venyse;
The which a long thyng were to devyse.

(Geoffrey Chaucer, "The Clerk's Tale," from The Canterbury Tales)

A dir la verità, questo racconto mostra un uomo molto cattivo, ma a Saluzzo sono tutti buoni come il pane!

Tuesday, September 19, 2017

I vizi capitali ed i loro animali simbolici negli affreschi medievali di Villafranca Piemonte e di Bastia Mondovì delle Cavalcate dei Vizi

I vizi capitali ed i loro animali simbolici negli affreschi medievali di Villafranca Piemonte e di Bastia Mondovì delle Cavalcate dei Vizi: L'articolo discute un tipo particolare di rappresentazione simbolica dei vizi capitali. Questa rappresentazione è detta Cavalcata dei Vizi e mostra i personaggi posti sul dorso degli animali simbolo del vizio, legati dalla catena del peccato, e spinti dai diavoli verso la bocca dell'inferno. Le Cavalcate considerate nello specifico sono quella affrescata nella cappella di Missione di Villafranca Piemonte, opera tardo-medievale di Aimone Duce, e quella nella Chiesa di San Fiorenzo a Bastia Mondovì. Autrici: Lidia Dastrù, Amelia Carolina Sparavigna.


Aimone Duce, Cavalcata dei vizi capitali, particolare. ca. 1430, affresco, Villafranca Piemonte
(Courtesy Laurom - Opera propria)