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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

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Friday, December 21, 2018

Erasmo e le forbici


Ho elaborato questa immagine partendo da un quadro di Quentin Massys, (anche come Matsys, Metsys, o Matsijs), (Lovanio, 1466 – Anversa, 1530), che ritrae Erasmo da Rotterdam. Quentin è stato un pittore fiammingo, fondatore della Scuola di Anversa, famosissimo artista nella sua epoca e sperimentatore di nuovi tipi di arte.

La vita di Metsys è oscura . Il "Giotto fiammingo" nasce a Lovanio da un umile padre, e presto scappa di casa per dedicarsi all'arte. Padroneggiando benissimo il pennello, diventa in breve una promessa artistica. Tra le sue opere più celebri c'è  I raccoglitori d'imposte. In esso ci sono due banchieri che raccolgono i soldi delle tasse di cui sono appaltatori. Avvolti nei loro turbanti, esprimono apertamente l'avidità di denaro. Sopra di loro, che son chini sul banco a contar soldi e a registrare somme, "pende una forbice che si erge quasi a nuova spada di Damocle e che minaccia di morte i loro possessori. Una porta lignea invece è simbolo di libertà. Ci sono infiniti particolari da analizzare ma si può dire che l'opera è il simbolo definitivo, lo spartiacque fra la vecchia e la nuova pittura." da Wikipedia.  Le forbici ci sono anche nel quadro che ritrae Erasmo. 


Io e Erasmo abbiamo la stessa Alma Mater. 
Erasmo si è laureato in Teologia il 4 settembre del 1506, all’Università di Torino.

Dalla Storia di Torino http://www.museotorino.it/resources/pdf/books/144/files/assets/common/downloads/publication.pdf

"Fin dai primissimi anni del Cinquecento, non pochi furono i transalpini che soggiornarono a Torino. Se Jean Lemaire de Belges vi fece solo una rapida apparizione, nell’estate del 1504, per offrire i suoi servigi ad una conterranea, Margherita d’Austria, altrimenti significativo è il numero degli studenti francesi che vennero a Torino per laurearsi. Essi provenivano per lo più dalla Francia del sud-est, ma non mancarono quelli di diversa origine (Parigi, Angers, Laval, Langres, ecc.). Dal 1497 al 1548, si addottorarono costì almeno in 43, con un picco di 12 per il solo 1512. All’università di Torino domandavano soprattutto lauree in utroque ed in medicina, ma si notano pure artisti e teologi. Lo studio subalpino esercitava quindi un certo richiamo oltralpe e non laureava solo frettolosi viandanti.
Ne ebbe uno di rilievo nel 1506: Erasmo da Rotterdam. Egli ci mise non poca civetteria nel dire e nel ridire che, se prese la laurea in teologia a Torino, fu controvoglia e solo perché spinto da amici. In effetti, fin dal 1498 egli aveva espresso il desiderio di addottorarsi in teologia, ma, per la verità, a Bologna e non in quel borgo sperduto in cui si ritrovava sulla via di una Italia più vera, che iniziava forse solo a Pavia [Mio commento: faccio notare che Torino non era proprio un borgo sperduto, per il semplice fatto che da Torino ci dovevano passare tutti quelli che provenivano dalla Francia]. Oltre all’eventuale risvolto culturale che tale avvenimento potrebbe avere, ci sembra doveroso citarlo soprattutto per le patenti di «umanità» che questo principe degli umanisti conferì alla gente di Torino molti anni dopo il suo passaggio nella nostra città."

 La frase «mire placebat gentis humanitas» riferita ai Torinesi è tratta da una lettera del 2 aprile 1531 a Pierre de Mornyeu. 

 E i Torinesi ricordano Erasmo con affetto.

Wednesday, August 1, 2018

Bamboccianti in Piemonte, Collezione Mellarède de Bettonet

Bamboccianti in Piemonte. Nell'età di Vittorio Amedeo II (1666-1732).
 Dipinti dalla collezione Mellarède. Ediz. illustrata

Arabella Cifani,Franco Monetti
Editore: Fusta, Anno edizione: 2018
Pagine: 80 p., ill. , Rilegato
EAN: 9788885802131


Iugurazione del Teatro Regio di Torino, Pietro Domenico Olivero (1679–1755) - Turin, Palazzo Madama - Museo civico d'arte antica, oil on canvas


MELLARÈDE DE BETTONET, Pietro
di Andrea Merlotti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)
http://www.treccani.it/enciclopedia/mellarede-de-bettonet-pietro_(Dizionario-Biografico)/

MELLARÈDE DE BETTONET, Pietro. – Nacque a Montmélian, in Savoia, nel 1659, da Jean e da Guillelmine Durat.

Il padre, appartenente a una famiglia della Linguadoca trasferitasi in Savoia nella seconda metà del Seicento, era notaio a Montmélian. Le notizie sulla giovinezza del M. sono rare, il loro reperimento risulta complicato dall’esistenza di un omonimo cugino. Per quasi un ventennio la carriera del M. si compì lungo i percorsi consueti della borghesia forense della Savoia. .... La svolta nella sua carriera avvenne con la nomina, il 22 maggio 1699, a intendente generale di Giustizia e Azienda della città e contado di Nizza. ... Nel Nizzardo il M. svolse un lavoro intenso, il cui frutto migliore fu rappresentato dai poderosi studi preparatori per la compilazione del catasto – una delle grandi riforme istituzionali avviate sotto il ducato e poi sotto il regno di Vittorio Amedeo II – e dalla stesura di alcune importanti opere storiche volte a consolidare il potere sabaudo sulla Contea. In effetti, il Nizzardo costituì una sorta di laboratorio per verificare i metodi da seguire per il catasto e per la perequazione tributaria del resto dello Stato.
Quando Vittorio Amedeo II nel 1703, durante la guerra di successione spagnola, abbandonò l’alleanza con i Borbone per passare al fronte imperiale, le truppe di Luigi XIV invasero Nizza e la Savoia. Il M. riuscì allora a mettersi in salvo a Torino. Pochi mesi dopo, in ottobre, il duca lo inviò presso la Dieta di Berna quale ministro plenipotenziario. E così Mallarède diventa diplomatico per i Savoia. Con una missione presso i Cantoni svizzeri inizia una vera e propria carriera diplomatica, nel corso della quale divenne il più saldo punto di riferimento nella complessa trama della politica estera di Vittorio Amedeo II. Il passo successivo di questa nuova carriera fu la nomina ad ambasciatore presso l’imperatore Giuseppe I, nel 1710.
La missione a Vienna prevedeva, tra l’altro, che egli gestisse i non facili rapporti con il principe Eugenio di Savoia e trattasse la spinosa questione dei feudi imperiali delle Langhe. 
Nel 1711 si recò a Berlino e a Francoforte, dove assistette alle cerimonie per l’incoronazione dell’imperatore Carlo VI. Alla conclusione della guerra di successione spagnola fu inviato ambasciatore a Londra e nominato plenipotenziario sabaudo al congresso di Utrecht (1712-13).
Le missioni diplomatiche servirono al M. per entrare in contatto con la cultura europea più avanzata. Durante il periodo trascorso a ­Utrecht il M. stabilì relazioni, fra gli altri, con diversi teologi protestanti e professori universitari che, rientrato a Torino, avrebbe fatto ufficialmente consultare a proposito della riforma dell’Università torinese, fortemente perseguita da Vittorio Amedeo II. Egli stesso, durante il soggiorno nei territori imperiali, aveva redatto e inviato a Torino una relazione sulle Università di Vienna e Colonia. A Londra le sue conoscenze giuridiche gli valsero la prestigiosa nomina a membro della Royal Society. 
Rientrato a Torino, il M. fu nominato ministro di Stato (titolo conferito per la prima volta nella storia sabauda a un togato) e primo presidente della Camera dei conti il 13 sett. 1713. Il 15 febbr. 1717, quando Vittorio Amedeo II rinnovò l’assetto delle segreterie di Stato, il M. fu nominato primo segreterio di Stato agli Affari interni; il re gli volle conferire anche il ruolo di notaio della Corona, che solitamente spettava al gran cancelliere. Lo stesso giorno della nomina del M., il re creò primo segretario di Stato per gli Affari esteri il marchese Ignazio Solaro del Borgo. Con il marchese del Borgo (restato in carica sino al 1732) il M. avrebbe retto le sorti della politica sabauda nell’ultima parte del regno di Vittorio Amedeo II, affermandosi come il principale artefice della sua politica di riforme amministrative ed economiche.
Il 28 sett. 1715 il M. entrò nelle file della nobiltà.
Nel 1715 il M. fu nominato promotore perpetuo dell’Accademia degli Incolti di Torino (*), la principale accademia della capitale. Durante gli anni torinesi mise insieme un’importante raccolta di opere di pittori bamboccianti, soprattutto fiamminghi attivi in Piemonte, e quadri di Pietro Domenico Olivero. La collezione, di grande valore sia artistico sia storico, è tuttora conservata al castello di Betton Bettonet. 
Il M. fu il più ascoltato e fidato consigliere del sovrano nelle principali fasi di riforma dello Stato durante i primi tre decenni del Settecento; ebbe parte attiva nella controversia giurisdizionalistica con Roma, nella riorganizzazione delle segreterie di Stato, nell’imponente lavoro di consolidamento delle Regie costituzioni del 1723 e del 1729, nella riforma dell’Università di Torino, nella prosecuzione della catastazione, destinata a impegnare fino alla crisi dell’antico regime la politica amministrativa dei Savoia. ...
Il M. morì a Torino il 19 marzo 1730 e fu sepolto nel santuario della Consolata.

(*) Delle società letterarie del Piemonte, Tommaso Vallauri, Favale, 1844.

Tuesday, July 31, 2018

Erasmo a Torino

Il 4 settembre 1506 Erasmo da Rotterdam si laureò in teologia all’Università di Torino, dove, nel cortile del Rettorato è stata posta la targa commemorativa. Del suo passato si conosce giusto il luogo di nascita, Rotterdam, e che divenuto orfano ancora in giovane età, e che visse miseramente per colpa delle balie che lo alleggerirono degli averi lasciategli dai genitori. Prima di laurearsi a Torino passò del tempo a Parigi per arricchirsi culturalmente. Successivamente, sempre in diverse parti dell’Europa, partecipò a numerose lezioni, tenute da diversi personaggi di spicco dell’epoca: Montaigne, Manunzio ed infine Moro. Dopo anni di lunghe battaglie che lo videro contrapposto alla Chiesa Cattolica, era il 1536 quando Erasmo morì a Basilea (*).




(*) da http://www.mole24.it/2014/09/04/erasmo-rotterdam-torino-per-laurearsi/