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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Monday, August 6, 2018

De Bello Gallico 4.14-15, Giulio Cesare (Italiano, Français, English)

Ci sono due frasi, nel De Bello Gallico di Giulio Cesare, che richiedono, secondo me, una traduzione il più letterale possibile. Sono nel Libro IV, capitolo 14 e 15, e riguardano la campagna militare contro Usipeti e Tencteri. La ragione è spiegata dall'articolo Giulio Cesare e i Germani. / Il y a deux phrases, dans De Bello Gallico, qui exigent, à mon avis, une traduction aussi littérale que possible. Ils figurent dans le livre IV et concernent la campagne militaire contre Usipetes et Tencteri. / There are two sentences in De Bello Gallico, which require, in my opinion, a translation as literal as possible. They appear in Book IV and concern the military campaign against Usipetes and Tencteri. The reason is explained by the article Julius Caesar and the Germans.

LATINO Ecco di seguito il testo Latino.

[14] Acie triplici instituta et celeriter VIII milium itinere confecto, prius ad hostium castrapervenit quam quid ageretur Germani sentire possent. Qui omnibus rebus subito perterriti et celeritate adventus nostri et discessu suorum, neque consilii habendi neque arma capiendi spatio dato perturbantur, copiasne adversus hostem ducere an castra defendere an fuga salutem petere praestaret. Quorum timor cum fremitu et concursu significaretur, milites nostri pristini diei perfidia incitati in castra inruperunt. Quo loco qui celeriter arma capere potuerunt paulisper nostris restiterunt atque inter carros impedimentaque proelium commiserunt; at reliqua multitudo puerorum mulierumque (nam cum omnibus suis domo excesserant Rhenum transierant) passim fugere coepit, ad quos consectandos Caesar equitatum misit.
[15] Germani post tergum clamore audito, cum suos interfici viderent, armis abiectis signismilitaribus relictis se ex castris eiecerunt, et cum ad confluentem Mosae et Rheni pervenissent, reliqua fuga desperata, magno numero interfecto, reliqui se in flumen praecipitaverunt atque ibi timore, lassitudine, vi fluminis oppressi perierunt. Nostri ad unum omnes incolumes, perpaucis vulneratis, ex tanti belli timore, cum hostium numerus capitum CCCCXXX milium fuisset, se in castra receperunt. Caesar iis quos in castris retinuerat discedendi potestatem fecit. Illi supplicia cruciatusque Gallorum veriti, quorum agros vexaverant, remanere se apud eum velle dixerunt. His Caesar libertatem concessit.

Italiano

Disposto l’esercito su tre file e coperte rapidamente le otto miglia di distanza, arrivò sul campo nemico prima che i Germani potessero rendersi conto di cosa stava succedendo. Essi, atterriti per diverse ragioni, dall’arrivo improvviso dei nostri e dall’assenza dei loro, dal non avere il tempo di prendere alcuna decisione o di correre alle armi, erano incerti se convenisse affrontare i Romani, difendere l’accampamento o darsi alla fuga. I lori timori erano resi manifesti dai rumori e dalla confusione; i nostri, irritati dal proditorio attacco del giorno precedente, fecero irruzione nel campo avversario. Qui, chi riuscì ad armarsi in fretta, per un po’ oppose resistenza, combattendo tra i carri e le salmerie; altri invece, ossia le donne e i bambini (infatti tutti erano usciti dalle loro terre e avevano attraversato il Reno) cominciarono a fuggire. A seguirli, Cesare mandò la cavalleria.
I Germani, uditi i clamori alle spalle, e vedendo i loro cadere, gettarono le armi, abbandonarono le insegne e fuggirono dall’accampamento. Giunti alla confluenza della Mosa con il Reno, dove non v’era più speranza di fuga, molti vennero uccisi, gli altri si gettarono nel fiume e qui, vinti dalla paura, dalla stanchezza, dalla forte corrente, morirono. I nostri, incolumi, con pochissimi feriti, rientrarono al campo dopo le apprensioni nutrite per uno scontro così rischioso, considerando che il numero dei nemici era stimato a quattrocentotrenta mila unità. Ai Germani trattenuti nell’accampamento Cesare permise di allontanarsi, ma costoro, temendo atroci supplizi da parte dei Galli di cui avevano saccheggiato i campi, dissero di voler rimanere presso di lui. Cesare concesse loro la libera scelta.

A proposito di vedendo i loro cadere, cum suos interfici viderent, mi preme notare che  suos è l’accusativo plurale del sostantivo sui, che significa i suoi / i loro (non solo i famigliari, ma anche gli amici, partigiani, compagni, ecc.) (*). Dato il numero plurale ed il contesto, suos si riferisce meglio al plurale qui celeriter arma capere potuerunt,  cioè ai compagni d’arme che avevano cercato invano di opporre resistenza prendendo le armi, piuttosto che al collettivo ma singolare reliqua multitudo puerorum mulierumque, alla moltitudine di bambini e donne, che aveva preso la fuga, passim fugere coepit, e che quindi i combattenti non potevano più vedere, poiché si era già allontanata (non a caso fu mandata la cavalleria ad inseguirli: ad quos consectandos Caesar equitatum misit). Questo quos, accusativo plurale maschile, ha sostituito il singolare di multitudo, per rendere l'idea dei molti che si disperdono in tutte le direzioni nella fuga. Notiamo inoltre che il summenzionato quos non è la cosa più vicina al suos del cum suos interfici viderent, ma sono i Germani stessi, quelli che stanno combattendo contro i Romani, ad esserlo.

Si deve dunque intendere il suos riferito ai compagni d’arme dei Germani.
Più sopra, da un lato Cesare dice nam cum omnibus suis domo excesserant, significando ivi con  omnibus suis le loro famiglie, ma prima dice dei discessu suorum, intendendo l'assenza dei leader militari  (e non dei parenti). Nel terzo caso,  cum suos interfici viderent, con suos si intendono i compagni d'arme.  Ci sono quindi tre significati diversi della stessa parola nello stesso paragrafo, per via della polisemia del Latino sui.
Lasciatemi insistere su questo: pensare che il termine sui debba avere lo stesso significato in occorrenze diverse è molto fuorviante. Si deve infatti sempre considerare il contesto e la grammatica.
Per il contesto si leggano appunto Julius Caesar and the Germans oppure Giulio Cesare e i Germani.

(*) Castiglioni, L., & Mariotti, S. (1965). Vocabolario della Lingua Latina. Loescher. Torino.

In Francese

Utilizzo la traduzione proposta in "Guerre des Gaules, traduite des mémoires dits Commentaires de César", par Teophile Berlier. A Paris, chez Parmantier, libraire, rue Dauphine, n. 14, 1825.

XIV. Ayant rangé l’armée sur trois lignes, il fit avec une extrême vitesse un chemin de huit milles, et parvint au camp des ennemis avant qu’ils passent connaître ce qui venait de se passer au sien. Frappés d’une terreur subite par la promptitude de notre arrivée, manquant de chefs, et n’ayant le temps ni d’assembler un conseil, ni de prendre les armes , ils ne savaient, dans leur trouble, à quel parti s'arrêter, ou de faire sortir les troupes pour combattre, ou de se borner à la défense de leur camp, ou enfin de chercher leur salut dans la fuite. Au milieu des courses et des cris par lesquels ces Germains signalaient leur frayeur , nos soldats , irrités de leur perfidie de la veille, fondirent sur leur camp. Ceux d’entre les enne mis qui avaient usé d’assez de promptitude pour s’armer opposèrent un peu de résistance , et se battirent entre les chars et les bagages; mais tout le reste, y compris les femmes et les enfans ( car les Germains étaient sortis de leur pays et avaient passé le Rhin avec tout ce qu’ils pos sédaient) , se mirent à fuir çà et là devant la cavalerie que César envoya à leur poursuite.

XV. Ceux qui combattaient, entendant de grands cris derrière eux, et voyant le carnage qu’on faisait de leurs camarades, ne songèrent plus, jetant leurs armes et aban donnant leurs enseignes , qu'à se sauver du camp. Lorsqu'ils furent parvenus au confluent de la Meuse et du Rhin , que l’espoir de fuir plus loin leur fut ravi, et qu’un grand nombre d’entre eux eut été tué , le reste se précipita dans le fleuve , et y périt accablé par la peur, la lassitude et la violence des eaux. Les nôtres , sans qu’il en eût été tué un seul, et comptant à peine quelques blessés, rentrèrent dans leur camp , délivrés des inquiétudes d’une si grande guerre, soutenue contre des ennemis dont le nombre s’était élevé à quatre cent trente mille. César accorda aux Germains qu’il avait retenus dans son camp la faculté de s’en aller; mais , comme ils redoutaient les plus cruels traitemens de la part des Gaulois, dont ils avaient dévasté le territoire, ils exprimèrent le désir de rester auprès de César, qui voulut bien le leur permettre.

A commento di questa traduzione, potete vedere che Teophile Berlier legge nel testo di Cesare proprio quello che ho proposto nella traduzione in Italiano, ossia che il suos è riferito ai compagni d'arme.

Ecco la mia traduzione in Inglese

Having divided his army in three lines, and in a short time performed a march of eight miles, he arrived at the camp of the enemy before the Germans could perceive what was going on; who being suddenly alarmed by all the circumstances, both by the speediness of our arrival and the absence of their own chiefs, as time was afforded neither for concerting measures nor for seizing their arms, are perplexed as to whether it would be better to lead out their forces against the enemy, or to defend their camp, or seek their safety by flight. Their consternation being made apparent by their noise and tumult, our soldiers, excited by the treachery of the preceding day, rushed into the camp: such of them as could readily get their arms, for a short time withstood our men, and gave battle among their carts and baggage wagons; but the rest of the people, children and women (for they had left their country and crossed the Rhine with all their families) began to fly in all directions; to follow them Caesar sent the cavalry.

The Germans, hearing the shouting behind them, and seeing their comrades falling, threw away their arms, abandoned their standards, and fled out of the camp, and when they had arrived at the confluence of Meuse and Rhine rivers, the survivors despairing of further escape, many of them had been killed, threw themselves into the river and there perished, overcome by fear, fatigue, and the violence of the stream. Our soldiers, after the alarm of so great a war, for the number of the enemy amounted to 430,000, returned to their camp, all safe to a man, very few being even wounded. Caesar granted those whom he had kept in the camp liberty of departing. They however, dreading revenge and torture from the Gauls, whose lands they had harassed, said that they desired to remain with him. Caesar granted them permission to choose. 

Mi permetto di scrivere la discussione in Inglese della mia traduzione.
Concerning and seeing their comrades falling, cum suos interfici viderent, I have to stress that suos is the plural accusative of the substantive sui, which is easily translated in the Italian i suoi / i loro (amici, partigiani, compagni, familiari, ecc.). In (**), we see that sui, suorum, means their friends, soldiers, fellow-beings, equals, adherents, followers, partisans, posterity, slaves, family, etc., of persons in any near connection with the antecedent. Since suos is plural, and because of the context, suos is better referring to the plural qui celeriter arma capere potuerunt, that is to the men which were fighting, who had tried in vain to oppose resistance, rather than to the singular reliqua multitudo puerorum, the multitude of women and children, that had previouly fled, passim fugere coepit. As a consequence of this flight, the men could no longer see them, because women and children had already abandoned the camp (it was not by chance that the cavalry was sent to follow them: ad quos consectandos Caesar equitatum misit). Actually, this quos, accusative plural masculine susbstituing the singular multitudo, is used to render the idea of the many persons dispersed in the flight.  Moreover, let us note that the abovementioned quos is not the nearest thing to suos which appears in cum suos interfici viderent:  the nearest subject are the same Germans, which are figthing against the Romans.

For the previously given reasons, it is necessary to consider suos referred to the comrades-in-arms of the Germans, here rendered as comrades.

In fact, just above, on the one side Caesar tells nam cum omnibus suis domo excesserant, meaning here with omnibus suis their families, but before he speaks of the discessu suorum, meaning the absence of their military leaders (and not of the relatives). In the third case, cum suos interfici viderent, with suos are meant the comrades. Three meanings of the same word in the same paragraph, due to the polysemy of the Latin sui. Let us stress the following. To think that sui has the same meaning in different occurrences is misleading, because it is always necessary to consider the context and the grammar.

For the background, read please  Julius Caesar and the Germans .

(**) A Latin Dictionary. Founded on Andrews' edition of Freund's Latin dictionary. revised, enlarged, and in great part rewritten by. Charlton T. Lewis, Ph.D. and. Charles Short, LL.D. Oxford. Clarendon Press. 1879. Available at http://www.perseus.tufts.edu/

Discussione
Perché considero la traduzione di questi due capitoli del De Bello Gallico importante?
La risposta è la seguente. Molte traduzioni Italiane, Francesi e Tedesche traducono il suos lasciando semplicemente "i loro" (ed equivalente in Francese e in Tedesco), senza specificare chi siano questi "loro".  L'Inglese che non ha la locuzione adatta per dire "i loro" (diciamo meglio, potrebbe essere un theirs, ma non è bella), si trova a dover usare un sostantivo, e, nella maggior parte delle traduzioni, il suos  risulta indicare i familiari. In alcuni pochi casi si trova friends o companions.
Ripetiamo, nel sui polisemico le traduzioni inglesi vedono il significato di famiglia. 
Faccio un esempio. Il testo è Commentaries on the Gallic War. Translated into English by T. Rice Holmes. Publication date 1908:  "but  the host of women and children (for they had left their country and crossed the Rhine with all their belongings) began to flee in all directions; and Caesar sent his cavalry to hunt them down. The Germans heard the shrieks behind, and, seeing that their kith and kin were being slaughtered, threw away their weapons, abandoned their standards, and rushed out of the camp." Da queste traduzioni in Inglese, si vede che Cesare è reso  come massacratore di donne e bambini. Ma non sono solo i traduttori inglesi. Ci sono traduzioni che lasciano "i loro", ma mettono delle note che dicono che "i loro" sono le donne e i bambini, come per esempio nella traduzione di Franco Manzoni per Mursia, 1989.

C'è però un autore antico, che ha riferito in dettaglio su Cesare e lo scontro con gli Usipeti e Tencteri,  e che legge il sui come i compagni d'arme, anzi, come i soldati a piedi, e questo autore è Cassio Dione. Ecco che cosa dice.
"Stando i Romani ne’ quartieri d’ inverno presso gli alleati, i Tencteri  e gli Usipeti, popoli di Germania, si perchè erano discacciati dagli Svevi, come anche perchè venivano invitati dai Galli, passato il Reno, fecero impeto sopra i confini dei Treviri. Quivi avendo essi trovato Cesare, ne rimasero spaventati, e s’indussero a spedire a lui ambasciatori, i quali facessero alleanza col medesimo, chiedendogli che assegnasse loro una qualche regione, o elle permettesse ai medesimi di occuparsela. Ma non avendo ottenuta alcuna, di queste due cose, sulle prime promisero, che di buon grado alle lor case se ne sarebbero ritornati, e addimandarono la tregua; e poscia vedendo, che Cesare si avvicinava con pochi soldati a cavallo, i quali erano sul fior dell’ età, non ne fecero essi gran conto, e pentitisi di quanto avevano fatto, sospesero la partenza , ed all impensata diedero addosso ai detti cavalieri romani  e da ciò preso coraggio determinarono di fare la guerra. Non fu tal cosa approvata da coloro, ch’erano d’età più matura. i quali portatisi da Cesare contro la volontà de' più giovani,  implorarono il perdono, gettando la colpa sopra pochi. Cesare li trattenne, fingendo, che fra non molto avrebbero ricevuta la risposta  e quindi se n’andò contro gli altri, che stavano dentro gli alloggiamenti, e diede loro l’assalto in tempo che  dopo il mezzodì se ne stavano in riposo, e non  si aspettavano veruna ostilità, sul riflesso che quei della lor parte erano a trattar con Cesare: e fatto improvviso impeto sopra i medesimi, uccise una gran quantità di soldati a piedi, i quali oltreché non aveano campo di prender le armi, venivano anche impacciati dalle mogli e dai figliuoli, che  stavano misti confusamente insieme vicino ai carri." A pagina 386 delle  Istorie romane di Dione Cassio Coccejano tradotte da Giovanni Viviani. Tomo primo. Dalla tipografia de' fratelli Sonzogno, 1823.
Notiamo che il testo greco parla proprio di soldati a piedi (τῶν πεζῶν).

Lasciate che vi mostri una parte di una traduzione moderna, dello stesso passo di Cassio Dione, fatta da Giuseppe Norcio, BUR, 1995.
"Intanto mosse contro gli altri, che meriggiavano sotto le tende e non si aspettavano un attacco, perché i loro vecchi si trovavano presso Cesare. Assalite le tende piene di soldati, che non ebbero neppure il tempo di afferrare le armi e stavano presso i carriaggi insieme alle donne e ai bambini, fece una strage."
Come potete ben notare, la traduzione moderna ha una forma molto diversa da quella del Viviani. Nella traduzione del Viviani, secondo Cassio Dione quelli che sono stati uccisi sono i soldati. Invece, nella traduzione di Norcio, l'ambiguità su chi siano gli uccisi è evidente.

Concludiamo, nel De Bello Gallico è descritto un combattimento a piedi avvenuto nel campo dei Germani. Vedendo che i loro compagni d'arme erano uccisi dai Romani, i Germani avevano cercato di fuggire e raggiungere le donne e i bambini, che erano già fuggiti, e per questo motivo Cesare aveva messo la cavalleria a seguirli.
Cesare non ci dice che cosa è successo alle persone raggiunte dalla cavalleria. In un altro passo del De Bello Gallico però, Cesare è più preciso. Parlando dello scontro coi  guerrieri dei Treviri dice "Quos Labienus equitatu consectatus, magno numero interfecto, compluribus captis, paucis post diebus civitatem recepit." Vuol dire che la cavalleria di Labieno ne ha ucciso molti e che parecchi sono stati fatti prigionieri (pochi giorni dopo lo scontro, i Treviri si sono arresi). Allora, anche nel caso degli Usipeti e dei Tencteri, avrà fatto dei prigionieri. Forse non era necessario neppure dirlo, perché donne e bambini erano automaticamente considerati come prigionieri. Nel caso dei Treviri era invece necessario dirlo perché si trattava di combattenti.
Essendo il suos l'accusativo di sui che nel dizionario Latino-Italiano o Latino-Inglese ha svariati riferimenti a gruppi di persone legati da vincoli di causa, ossia amicizia, politica, armi etc., la mia posizione è quella che le persone che i Germani hanno visto cadere siano stati i loro compagni d'arme e non i familiari.