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Benvenuti in queste pagine dedicate a scienza, storia ed arte. Amelia Carolina Sparavigna, Torino

Wednesday, January 5, 2011

Ulisse

Lo maggior corno de la fiamma antica comincio` a crollarsi mormorando pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e la` menando, come fosse la lingua che parlasse, gitto` voce di fuori, e disse:
...
Io e compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segno` li suoi riguardi, accio` che l'uom piu` oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia, da l'altra gia` m'avea lasciata Setta.
 "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi ch'e` del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec'io si` aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle gia` de l'altro polo vedea la notte e 'l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, quando n'apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avea alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto torno` in pianto, che' de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fe' girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giu`, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso.